venerdì 12 dicembre 2014

vincere, a tempo perso

Perder tempo ?

Raggomitolato sotto il plaid sul divano, malinconico come non mi capitava da mesi (invano ho atteso per ore un segno da una donna, che passa molto del suo tempo a pochi metri da casa, e che non sembra abbia il desiderio di corrispondere a quei miei microdeliri che mi ostino a chiamare 'innamoramenti subitanei', ma -a quanto pare e ancora una volta- non reciproci...etc etc)...
Insomma, bisognoso di calore e di distrazione, e di non pensiero e di non sentire...
Mi conforto, stamattina, leggendo d'un fiato Bravi Camboni. L'epica minore del Cagliari: piedi storti, teste matte e colpi di genio del bravissimo Paolo Piras, che già apprezzo molto nei suoi servizi (non sportivi) in tv.
E, poco fa, ho iniziato Qui e ora. Lettere 2008-2011, un carteggio tra Paul Auster e John Coetzee, due fra i miei autori viventi preferiti (insieme a Murakami e Houellebecq).
E leggo:
30 dicembre 2008
Caro Paul,
La 'crisi del mondo della finanza' di cui ho scritto l'ultima volta sembra decisa a continuare nell'anno che viene. A questo punto credo dovrei abbandonare il mio ruolo di commentatore degli affari economici del mondo. Mi viene in mente Ezra Pound, il cui squilibrio cominciò durante la depressione degli anni Trenta quando si convinse di vcdere i motivi per cui l'economia andava come andava mentre gli altri, confusi dalle favole, erano troppo ciechi per vedere: e in breve si trasformò in quello che Gertrude Stein chiamava 'il maestro del villaggio', lo zio Ez.
In questo emisfero siamo in piena estate e ho passato quasi tutta la domenica seduto davanti a uno schermo televisivo a guardare il terzo giorno di una partita di cricket di cinque giorni tra Australia e Sudafrica. Ero totalmente preso, emotivamente partecipe e me ne sono staccato a malincuore.
Per guardare la partita ho messo da parte anche i due o tre libri che stavo leggendo...
Perchè spreco il mio tempo buttato davanti allo schermo a guardare questi giovani che giocano ?
Perchè lo devo ammettere: è proprio una perdita di tempo.
Ho una qualche esperienza (esperienza di seconda mano), ma a quanto pare non mi serve. Non imparo niente. Non mi serve a niente.
Quel che ti dico ti suona in qualche modo familiare ? Tocca una corda che riconosci ? Lo sport è semplicemente come il peccato ? Che si disapprova ma a cui si cede perchè la carne è debole ?
Sempre tuo John


10 gennaio 2009
caro John,...
sono d'accordo con te che sia un'attività vana, una completa perdita di tempo.
Eppure quante ore della mia vita ho buttato precisamente in quel modo, quanti pomeriggi ho sprecato proprio come hai fatto tu il 28 dicembre ? La somma totale è senz'altro spaventosa, e il solo pensarci mi riempie di imbarazzo.
Tu (scherzando) parlavi di peccato, ma forse il termine esatto è piacere colpevole, o forsr solo piacere...
C'è piacere nel nuovo, ma c'è piacere anche nel già noto.
Il piacere di mangiare cibo di nostro gusto, il piacere del sesso. Per quanto una vita erotica possa essere bizzarra e complessa, un orgasmo è un orgasmo, e noi lo pregustiamo con piacere per il piacere che ci ha dato in passato.
Tuttavia, ci si sente abbastanza stupidi dopo aver passato la giornata davanti a un televisore guardando giovani uomini che si gettano gli uni sugli altri. Le ore, non sai dove sono finite; e, peggio ancora, la tua squadra ha perso.
Questo lo dico da Parigi, sapendo che domani, quando i New York Giants giocheranno una partita decisiva dei playoff contro una tosta squadra di Filadelfia, non la potrò vedere, - e sono pieno di rimpianto.
Un grande saluto al di là degli oceani e dei continenti,
Paul.

A conferma del tempo perso, tanto per non farmi (e farvi) mancar nulla, mi sputtano sino all'ultimo già che ci sono.
Ieri, per la prima volta, ho visto una puntata di X factor.
Ho scoperto che era la finale e sapevo che erano rimasti in lizza due sardi (di cui un giovane di Carbonia, certo Madh).
Pur alternando con la partita del Napoli in UEFA, ho visto tutta la trasmissione, che è fatta in modo tale da prenderti, con tutti gli elementi classici di un gioco profondo in salsa postmoderna: arte, grazia, amicizia, competizione, narrazioni, gioie e drammi, vittorie ed eliminazioni, sorte e decisioni...
Il tutto infarcito dalla musica, una delle tossicodipendenze giovanili più diffuse e inquinanti sul pianeta.
Quel che ha inquietato il mio io cosciente (quello incosciente era lì, imbambolato davanti al monitor) sono:
  • le quantità di sms che vengono spediti da tutta Italia, ad ogni turno: in una sera ne saranno arrivati 10 milioni, con grande soddisfazione delle compagnie telefoniche;
  • la logica illogica, simile a quella che regna nelle elezioni europee, per cui far lottare un sardo contro un siciliano è una lotta impari, vista la disparità di popolazione tra le due isole (e, infatti, ha vinto il catanese); ma il tutto viene presentato come gioco delle pari opportunità, democratico, non truccato;
  • che il catanese ha vinto anche perchè il suo inedito era molto più banale e orecchiabile delle altre canzoni proposte, e il motivetto stava già fracassandoci i neuroni da vari giorni in radio;
  • che tutti hanno presentato solo canzoni in inglese, come se vivessimo in un mondo già globalizzato e monolingua e come se non si potesse più scrivere e cantare testi in italiano, senza apparire provinciali o datati.
    Immagino che una canzone in inglese abbia più mercato, come si dice.
    Ma forse il motivo non è solo questo, è più intimo, e ancora più preoccupante (almeno per me): è dentro il nostro 'desiderio di essere come tutti'.
    Giovani disoccupati, schiavizzati, umiliati, scartati.
    Ma, almeno nella lingua e nella cultura da canzonette, uguali e vincenti.



1 commento:

  1. Intemporaneo "Il mio sogno non sorge mai dal grembo
    Delle stagioni, ma nell’intemporaneo
    Che vive dove muoiono le ragioni
    E Dio sa s’era tempo; o s’era inutile.

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