giovedì 25 giugno 2015

canini sanguinari


Christine Lagarde sorride a destra e a manca, ma quando va a negoziare addenta la preda e c'è poco da ridere.
Il FMI ha già sbranato interi paesi e popoli, non si sono mai ripresi dai suoi aiuti.
Si tratta di usurai in piena regola, che iniettano denaro come veleno e spillano sangue.
Inducono bisogni, vellicano desideri, seducono appetiti. E poi ti ammazzano.
La Grecia sta morendo, grazie alle sue manovre, ed ora attraverso i debiti che non possono rientrare.
Spero che si decidano a farla fallire e a pagarne, almeno in parte, i costi.
Anche se il grosso, ancora una volta, lo pagheranno i greci, e i poveracci come noi....

Matteo Renzi sorride a tutti, bacia i bambini per strada, stringe le mani e ha per tutti un saluto.
E' uno cordiale, simpatico, giovanile, leggero.
Ma quando deve eseguire e decidere, non ce n'è per nessuno.
Se gli dicono: riforma la scuola come vuole il mercato, lui la chiama 'Buona scuola', ed esegue l'esecuzione. Non c'è corteo o petizione che tenga. E' proprio un cattivone!
Se gli dicono: basta con la distrazione italiana sui migranti, bisogna schedarli tutti e reimpatriarli il più possibile.
Lui si ritrova a dire in Parlamento: 'il reimpatrio non è un tabu', e già sappiamo che i negri in giro non potranno più godersi i CIE e la polizia italiana. Troppa grazia.
Ora ci sarà il pugno di ferro, così come ogni poveraccio del mondo si merita....
Non ha solo i denti in fuori sul davanti.
I suoi canini sono affilatissimi.
E mordono alle gambe, di brutto.


Tanto le elezioni sono ancora lontane e tutto questo, al momento di votare, sarà solo un flebile ricordo per pochi valorosi...

martedì 23 giugno 2015

senza Malizia



Non posso fare a meno di parlare della morte di Laura Antonelli.
Per tutto il piacere che mi ha dato in vita (anche solo guardarla in viso mi eccitava, da giovane...) e per il dolore che mi ha dato in morte.
Invecchiare è sempre faticoso e spesso insopportabile per tutti.
Ma per una diva, bella e desiderata, l'arte di declinare è un'arte ancora più dura da apprendere.
Il successo e l'attraenza si dileguano in un nonnulla, e resti lì, sola e disperata: a rimpiangere il passato, a maledire il presente, ad angosciare il futuro.
E se tenti il remake del film famoso ed è un flop; e se tenti allora il botulino e il tuo volto si sfigura; se ti affidi a maghe e pretastri e ti fregano; se inizi a farti di coca e di alcool....se tutto fallisce, fallisci tu stessa, e la vita ti abbatte.
Entri in uno stato premortale, fai il morto, decadi e decedi.
Sapete quanto questi temi hanno attraversato i miei post e quanto faranno parte del libro che scrivo.
Ti sembra che non puoi fare altro che sparire alla vista, intabarrarti a casa, immalinconirti.

Quanto più camminano gli uomini, tanto più si allontanano dalla meta. Spendono le loro energie invano. Pensano di procedere, ma non fanno altro che precipitare -senza avanzare- verso il vuoto. Questo è tutto. (Kafka, lettera a Janouch).

Voglio però ricordarti com'eri, cara Laura...
Capace -ma solo sugli schermi- della malizia di vivere...


lunedì 22 giugno 2015

cicli e ricicli

Accompagnato da Momi e dalle due care Paole mi sono appropinquato ieri alla festa-incontro che Grazia ed altri hanno organizzato a Siurgus Donigala in onore di Raimondo De-Muro e Mario Mereu, in occasione del sesto anniversario dall'evento 'Nuraxia', che si è tenuto 6 anni fa ad Orroli, anche dentro il famoso nuraghe.

Un esperienza che solo una come Grazia, nel bene e nel male, poteva organizzare.
E che ha lasciato in me ricordi belli, ma anche inquietanti.
Mi trovavo all'inizio del mio dorato calvario catastrofico personale, e quell'evento ha rappresentato la conclusione definitiva, per me, di un ciclo di vita e l'inizio di una nuova fase, che ho ben descritto su questo blog.
Non ne ero consapevole sino a ieri.
Ieri, anche grazie agli scherzi profondi dello sciamano Momi ( un quasi coetaneo, che sento quasi gemello, per molti versi, e al quale mi lega un silenzioso e distante affetto, tipico delle persone anziane e sapienti che noi siamo), all'affetto di chi c'era e rincontravo dopo tempo, al clima paesano (magari un pò folkloristico, ma sincero e accogliente) in cui mi sono immerso, all'ottimo pranzetto al ristorante La forchetta di Mandas...l'ho capito.
E, ridendo e scherzando, mi è sembrato che -in questi giorni- quella fase particolarmente critica e dolorosa stia andando a sciogliersi, se non in un benessere, almeno in una condizione più vivibile, più sopportabile, meno negativa.
Ho sentito ieri come se si chiudesse un grande cerchio (alla testa).
Saranno state le radiofrequenze di Altana (in perfetta veste da Spennacchiotto, lo scienziato pazzo) o le terapie alternative di Aresu (che guarisce le ossa nelle tombe dei giganti), o le magiche parole di Bettina (amazzone indipendentista, regina di fierezza),  ma...mi sono sentito meglio.
Non aspettatevi grandi slanci o passaggi epocali.
I motivi di disagio, inquietudine, insoddisfazione restano sempre lì, ben piantati e persistenti nell'alveo della mia e nostre vite.
Ma, intanto, ad es., ho ripreso -da qualche giorno, a scrivere.
Non un libro per allegroni, anzi. Si intitola 'Fare il morto', figuratevi...!
Ma mi viene da scrivere, da alzarmi dal letto o dal divano, e farlo con piacere.

Insomma, qualche piccolo passo verso una, almeno parziale, guarigione.
Anche la mononucleosi mi ha lasciato, ed il corpo respira meglio.
L'estate, il sole, la luce di questa stagione fanno il resto.
Ho anche recuperato la bici. Anzi, il bi-ciclo...
Sto normalmente male o bene, non so.
Ma non mi lamento...
Chiuso un ciclo, provo a riciclarmi.
Guardo il mondo, e continuo a vedere un cassonetto miserabile.
Ma qualcosa si potrà pur salvare, no ?
Vediamo se si riesce a farne ancora qualcosa di queste carcasse...

sabato 20 giugno 2015

arruolato anche il papa!

Il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è « una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata dell’essere umano: « Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione ».2 Parlò anche alla FAO della possibilità, « sotto l’effetto di contraccolpi della civiltà industriale, di […] una vera catastrofe ecologica », sottolineando « l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità », perché « i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo ».

I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alLa continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro, in quella che in spagnolo alcuni chiamano “rapidación” (rapidizzazione). Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. A ciò si aggiunge il problema che gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale. Il cambiamento è qualcosa di auspica18
bile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità.
Dopo un tempo di fiducia irrazionale nel progresso e nelle capacità umane, una parte della società sta entrando in una fase di maggiore consapevolezza. Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta. Facciamo un percorso, che sarà certamente incompleto, attraverso quelle questioni che oggi ci provocano inquietudine e che ormai non possiamo più nascondere sotto il tappeto. L’obiettivo non è di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare.le sofferenze degli esclusi.

Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.

(Papa Francesco, Laudato sì. Sulla cura della casa comune)

E così via...
E questo è solo il prologo, leggetevi il resto...
Abbiamo arruolato anche il papa tra i catastrofisti !
Ora dobbiamo solo convincere i cristiani...

Qualche sera fa, proprio il giorno in cui è uscita l'Enciclica, mi hanno chiamato dal Corriere della Sera (a proposito, forse domani dovrebbe uscire il mio Podio letterario...) e stavano predisponendo una pagina sull'ecologia e le buone pratiche.
Non so cosa si aspettassero da me, ma la sensazione che ho avuto e che volessero in qualche modo 'neutralizzare' il catastrofismo papale con una bella tovagliata su 'quel che si fa di buono per l'ambiente, nonostante il papa...'
Evidentemente avevano sbagliato persona e, dopo una mia piccola sventagliata catastrofica telefonica, il giornalista si è arreso e ha cercato altri, immagino...
Un buon risultato, direi.
Niente fama, ma un pò di verità...



venerdì 19 giugno 2015

essere la moglie di auster

Mi ha chiesto se avevo letto La poetica della rèverie di Bachelard, e io gli ho citato una frase: 'Allora le parole assumono altri significati, come se avessero il diritto di esser giovani'.
Ethan ha fatto una risatina e ha detto: ' Forse bisogna esser vecchi per saperlo'.
E io ho preso quella risata come un gesto d'amore.

E' così facile per Rune brillare. Da dove viene tanta naturalezza ?
E lo devo veder volare privo di peso sopra di me, mentre mi nascondo sottoterra con i miei torbidi pensieri. 'Tu ora sei divenuto la cella di te stesso'.

Bruno Kleinfeld:: Prometto di fare la brava, Bruno. Non lasciarmi. Ho paura. Le dicevo che non l'avrei mai lasciata, e non lo feci. Fu lei a lasciarmi. La sua ultima parola fu 'no'. La ripetè più volte, e prima di morire, fece un rumore di ferraglia. Un suono che proveniva dal fondo dei polmoni, secco, sonoro, da brivido, e noi restammo a guardare.

Sweet Autumn Pinkney: D'un tratto, Harry ha fatto uno scatto e con una voce che ha risvegliato tutti, ha detto: 'No'. Poi l'ha detto di nuovo e per sicurezza l'ha ripetuto anche una terza volta. E dopo, non ha più detto nulla...
Prima di andarsene, Harry ha fatto un rumore strano, un suono profondo, cupo, come un brivido, e quando l'ho sentito, mi è parso che mi rimbalzasse in testa, simile all'annuncio di una fine e di un nuovo inizio.

(Siri Hustvedt, Il mondo sfolgorante, 2014)


martedì 16 giugno 2015

alla berlina

Stiamo assistendo in pochi mesi ad un enorme salto di quantità e qualità del fenomeno 'immigrazione'.
Il numero di persone che fugge, che si imbarca e che sbarca, che cerca rifugio e un futuro, innanzitutto: sta salendo, e -con l'avanzare dell'estate- crescerà ancora esponenzialmente.
Già ora non si riesce ad accoglierli e ad assisterli, figuriamoci a breve...
La chiamiamo emergenza, ogni volta. Ma è solo perchè ogni volta siamo impreparati, facciamo finta che non accadrà, aspettiamo che accada, ed ogni volta fingiamo sorpresa.
Eppure sappiamo quel che abbiamo combinato e stanno combinando in Nord Africa e in Medio Oriente, negli anni.

Ma, al di là della ressa e dei numeri, sta cambiando la qualità del processo.
Da un lato, una buona parte degli immigrati non accetta più di essere identificato e recluso nei Centri, non si fa più irregimentare e rinchiudere nei lager nostrani.
Si gettano a corpo morto sugli scogli, alle frontiere, nelle stazioni, per le strade, tra di noi.
Divengono visibili, fastidiosi, seccanti.
Ostacolano e inquietano i nostri viaggi da pendolari, da turisti, d'affari.
Si gettano a fianco a negozi, gentili commerci, panchine dei parchi e dei giardinetti.
Se devono morire, se sono già morti, stanno lì, qui, non più altrove.
'Non torneremo indietro!', urlano.
Stanno in mezzo alle nostre vite quotidiane, e le assediano.
A Milano, l'Expo si deve confrontare con la fame vera, quella che creiamo noi e che non siamo mai stati capaci di nutrire. E ne esce con le ossa rotte, non solo in termini di immagine, ma di sostanza.

D'altro lato, la reazione degli Stati, a tutti i livelli.
L'israelizzazione del mondo procede: si ergono muri, si ritorna alla difesa dei confini nazionali, ci si affida inutilmente a ridicole distinzioni in punta di diritto: sì ai profughi che scappano dalle guerre e dalle persecuzioni, no ai migranti economici, che scappano solo dalla fame e dalla totale assenza di lavoro e di prospettive.
E chi può distinguerli e separarli davvero ?
E poi, a partire da quale principio, si permette l'accesso agli uni e non agli altri ?
Gli immigrati italiani, e di tutto il mondo, da sempre non sono stati della seconda categoria ?
E quelli che provavano a scappare da Berlino Est verso l'Ovest meraviglioso ?
Con quale credibilità ci mettiamo oggi a fare cavillosi distinguo ?
Saremo costretti a prenderli tutti, ad aprire le frontiere, ad accettare la globalizzazione dei corpi, delle nude vite, dei poveri e degli appestati.
Ma, prima, ci chiuderemo ancora intorno ai nostri privilegi, faremo ancora guerra, costruiremo ancora muri e argini contro lo straniero, contro chi non ha diritti, non ha libertà (se non quella di morire, e a casa sua, possibilmente...).
La secessione dei ricchi non è più una parola d'ordine di leghisti e lepenisti, ma sta avvolgendo la stessa politica ex-liberale ed ex-solidale, che -in stato di stress- rivela la sua natura profonda: la soglia sta per essere oltrepassata e la tolleranza è finita.

E' decisivo che si arrivi a questo, che il conflitto per la vita e per la morte si manifesti in tutta la sua crudezza e spietatezza.
E' urgente che la palude sia smossa.
Noi occidentali non lo faremo mai, da noi e da soli.
Ma -al di là della nostra pigra volontà- i processi catastrofici avanzano e ci costringeranno a tenerne conto e a cambiare.





sabato 13 giugno 2015

oro pro nobis

Alla Divina Provvidenza di Molfetta non si fidavano più di lei, ma -come tutti- credevano di più nell'oro.
Azzollini, senatore della repubblica, fa paura a guardarlo e a sentirlo parlare.
Sembra una parodia di Totò. Eppure è ancora lì, a presiedere la Commissione Bilancio.

Odevaine, che si fa leggere alla francese, si autodefinisce 'facilitatore' dei traffici corruttivi a Roma.
Un bel termine, non c'è che dire.
Noi l'usavamo per dire altro, ma si sono divorati anche questo.
Deve essere l'atmosfera dell'Expo: nutrire il pianeta, aiutarlo a mangiare.
Infatti, se magnano tutto...

Per consolarmi, mi rileggo il Protagora.
I sofisti, in confronto, sembrano degli idealisti democratici.
E pensare che Socrate si lamentava di loro perchè si facevano pagare dai giovani per le loro lezioni...!

Così provveduti, da principio gli uomini vivevano sparsi, chè non v'erano città.
E perciò erano distrutti dalle fiere, perchè in tutto e per tutto erano più deboli di quelle...: non possedevano ancora l'arte politica.
Cercarono dunque di radunarsi e di salvarsi fondando città: ma ogni qual volta si radunavano, si recavano offesa tra loro, proprio perchè mancanti dell'arte politica, onde nuovamente si disperdevano e morivano.
Allora Zeus, temendo per la nostra specie, minacciata di andar tutta distrutta,, inviò Ermes perchè portasse agli uomini il pudore e la giustizia affinchè servissero da ordinamento della città e da vincoli costituenti unità di amicizia.
Chiede Ermes a Zeus in quale modo debba dare agli uomini il pudore e la giustizia: 'Debbo distribuire giustizia e pudore come sono state distribuite le arti ? Le arti furono distribuite così: uno solo che possegga l'arte medica basta per molti profani e lo stesso vale per le altre professioni. Anche giustizia e pudore debbo istituirli nel medesimo modo, o debbo distribuirli a tutti ?'.
'A tutti, rispose Zeus, e che tutti ne abbiano parte: le città non potrebbero esistere se solo pochi possedessero pudore e giustizia...Istituisci, dunque, a nome mio una legge per la quale sia messo a morte come peste della città chi non sappia avere in sè pudore e giustizia'.
E così, Socrate, gli Ateniesi e tutti gli altri, qualora si debba discutere di architettura o di qualche altra attività artigianale, ritengono che solo pochi abbiano il diritto di dare consigli...; qualora, invece, si accingano a deliberare su questioni relative alla capacità politica, che si impernia tutta sulla giustizia e sulla saggezza, è ragionevole che tutti vengano ammessi, poichè si ritiene necessario che ognuno sia partecipe di questa dote, o non esistano città.

(Platone, Protagora, 322-323)

mercoledì 10 giugno 2015

pilastri e disastri

Tre pilastri della nostra vita sociale vanno verso il disastro.

La famiglia tradizionale, che da tempo barcolla per motivi interni (divorzi, convivenze libere e variate, amanti e tradimenti, repressione sessuale, violenze e abusi..., robette da nulla, insomma!), è sottoposta oggi ad attacchi concentrici e furibondi delle sempre più potenti lobbies omosessuali, bi-trans-queer e così via...
Ne verrà un rafforzamento della cultura familiare ?
Tutti in famiglia, a fare belle famigliole, indipendentemente dall'orientamento sessuale ?
O forse l'anarcocapitalismo consumista non ha più bisogno della famiglia e prova a farla fuori ?
Il suo cavallo di Troia potrebbe proprio essere la richiesta di ammettere i matrimoni, le famiglie, i concepimenti e le adozioni fra omosessuali.
Si chiede di metter su famiglia per abbatterla ?
Astuzie della storia. Ben vengano, se si riesce a liberarsi di certe anticaglie...

Il calcio, che da tempo barcolla in mano alle pay-tv, alle moviola, alle tattiche degli allenatori scientifici, si trova ancora una volta dentro un pandemonio di scommesse, denaro, corruzione, truffe.
Le grandi macchine nazionali e internazionali che l'hanno parassitato (FIFA, UEFA, LegaCalcio...) stanno venendo fuori con le loro orrende magagne.
Verminai veri e propri, simile a Mafia Capitale, ma con effetti ancor più squilibranti per il nostro sistema 'panem et circenses'.
Il pane diminuisce per tanti, e se viene a mancare anche il calcio...!
La fiducia anche nello sport è ormai a zero.

L'euro e l'Unione Europea barcollano e vanno verso il tracollo morale e politico, ancor prima che economico.
Sempre più estranei ai loro stessi concittadini, peraltro di serie A e di serie B, ed anche C.
I greci saranno ulteriormente affamati e devastati dalla troika, Tsipras dovrà arrendersi.
E sempre più inospitali e razzisti verso gli 'extranei', quelli che stanno fuori, che non devono entrare.
Si continua a cercare di conciliare il cattosolidarismo di facciata con il nazismo strutturale del liberismo applicato. Il militarismo di fondo con l'umanitarismo retorico.
Ma è inutile tentennare: sarebbe più onesto lasciarli morire, in Libia o in mare.
Occhio non vede, cuore non duole.
Non vale più neppure questo: anche se vediamo con gli occhi, siamo ciechi, ed il dolore -se c'è- è ben celato nei nostri cuori.


martedì 9 giugno 2015

reti e retine divertenti

Qualche pomeriggio fa mi trovavo al giardinetto e ho visto arrivare un gruppo di studentesse del mio corso, che però ancora non mi conoscono.
Una si siede sulla mia panchina ed inizia ad intervistarmi su quel che accadeva nella piazza.
Le ucraine, di giovedì, stavano sparse in giro, e chiacchieravano tra loro come sempre.
I nordafricani, anche loro a parlottare, ma all'ombra del ficus vicino ai bagni pubblici.
Credo che inizialmente mi abbia preso per uno di loro: ero come al solito vestito in modo arabeggiante.
Gli ho raccontato un pò di storie che sapevo sul giardinetto, ed ho capito -all'arrivo del mio collega Cattedra (nomen omen), geografo napoletano- che stavano facendo per lui una ricerca attiva sui luoghi della città.
Divertente.

Mentre venivo intervistato dal gruppo, è arrivata Martina, una studentessa che voleva parlarmi della sua tesi.
Pensavo che fosse da sola, ed invece il gruppo degli studenti di quest'anno mi ha fatto una sorpresa: sono spuntati all'improvviso e ci siamo ritrovati di nuovo in un abbraccio, così come spesso è capitato durante le lezioni.
Sono stati di parola, sono venuti a trovarmi, a farmi compagnia.
Abbiamo mangiato un gelato sotto il ficus.
Divertente.

Credo che siano sempre loro a farmi 'girare in rete', a rendermi -mio malgrado- pubblico.
Oggi mi ha chiamato il Corriere della Sera e mi hanno chiesto di stilare 'il podio del critico' sulle pagine della Lettura di una delle prossime domeniche.
Il redattore, un gentilissimo signore di nome Severino, mi ha detto che il mio nome gira in rete un bel pò, e si dice che legga e conosca molti libri, di cui parlo ai miei studenti e nel mio blog.
Ho stilato il mio terzetto (Gli umani, La società della stanchezza, L'uomo dei dadi) e l'ho spedito, con una breve autobiografia.
Divertente.



lunedì 8 giugno 2015

la solitudine tra noi

E nemmeno credeva di possedere qualche vantaggio sui colleghi i quali, secondo Moran, si godevano e sopportavano il matrimonio, la genitorialità, le promozioni e le vacanze, né più né meno come lei reggeva la solitudine. Bisognava essere sciocchi per considerarsi migliori, o anche solo diversi, unicamente perchè si affermava qualcosa che gli altri non potevano vantare.
L'affollata vita familiare e la fidatezza della solitudine -due decisioni entrambe coraggiose, o entrambe vigliacche- alla fin fine incidevano assai poco sul rpofondo e sconcertante isolamento in cui dimora ogni cuore umano.

Considerando la penosa lunghezza della vita, aveva detto lei, i cinque anni che avevano trascorso insieme rappresentavano giusto una deviazione. Quello che Moran non gli aveva detto era che, rinunciando al matrimonio, lei aveva deciso di vivere in maniera più circoscritta, desiderando un'unica cosa: che la mente e il cuore fossero sgombri; da allora si era attenuta con disciplina a una drastica routine che purificava e sterilizzava la sua esistenza.
Ma oggi erano arrivate due telefonate, annunciando una morte e un decesso incombente, e adesso cosa riempiva lo spazio sgombro se non un dolore che neanche la sterilizzazione più radicale riusciva ad alleviare ? Le mancava Josef; le mancavano le persone.

Ma la gente non sceglieva il silenzio proprio per acquisire potere sugli altri ? Quello di sparire è un vecchio trucco, eppure funziona sui cuori di tutte le età: vuoi vedere che non ci libereremo mai del bambino che è in noi, il quale, terrorizzato di non vedere più il volto amato, da allora non ha mai smesso di gridare ?

Tutto ciò che concerne il cuore mette il cuore in subbiglio.
Non desiderare significa non essere vulnerabili.

Tuttavia la solitudine è una fiducia ingannevole nella rilevanza del mondo, tanto quanto l'amore; scegliendo di sentirci soli, proprio come scegliendo d'amare, ricaviamo uno spazio accanto a noi che qualcun altro deve occupare; un amico, un'amante, un barboncino nano, un violinista alla radio. Ruyu da sempre credeva di essere capace di difendersi dall'amore e dalla solitudine, il suo segreto consisteva nel lasciare vivere il presente solo per il tempo che gli era consentito...

Ruyu aveva già perso ogni possibilità, -no, non l'aveva perduta per il semplice motivo che, fin dall'inizio, non gliene era stata accordata alcuna – di un'infanzia normale. Lo diceva senza delusione: la delusione è per quelli che cominciano con un progetto, è per quelli che piantano dei semi e si rifiutano di accettare la sterilità della vita.

Quando quel sogno si era infranto, Paul non era stato capace di immaginarne un altro...
Gli esseri umani sono dei pessimi attori, ma i più cani di tutti sono quelli che eccedono rispetto a quanto sarebbe loro richiesto: eroi in panni di comparse. Ma questo forse è qualcosa da cui la gente non può astenersi; ci inventiamo di essere importanti perchè la nostra piccolezza è troppo gravosa da portare.

Nello sperare in un aiuto, diventiamo piccoli, e più piccoli ancora, quando l'aiuto sperato non arriva. Solo allora capiamo che questo momento è sempre lì, in attesa, vorace, sotto mentite spoglie, o persino palese in tutta la sua arroganza.
Come aveva potuto fraintendere la vita con tanta stoltezza ?
Eppure non era questo il peggio. Il peggio non è il momento rubato alla nostra esistenza, bensì ciò che ne prende il posto: un abisso dentro il quale possono scivolare facilmente tutti gli altri momenti.

Nessuno può astenersi dall'agire, seguitò Boyang...Dobbiamo agire per vivere. E facciamo del male oppure, se siamo davvero molto fortunati, facciamo un po' di bene. Il problema, sai, è che il mondo è un posto squilibrato, e per mantenere il suo squilibrio ha bisogno più del male che del bene.
Se vuoi fare una cosa buona, - se, poniamo, vuoi dare l'elemosina a una bambina che mendica- non sembra granchè difficile, giusto ? Invece no, non è così semplice. Per riuscire a compiere quel gesto devi ingannare te stesso, e convincerti che la banconota che lasci cadere nel suo cestino l'aiuterà, le darà un boccone in più da mangiare, le risparmierà per una volta le botte dei genitori.
Mentre in realtà tu ed io sappiamo perfettamente che quella ragazzina forse è stata rubata o affittata o venduta alla cricca dei mendicanti,..
E allora io cosa faccio ? Posso darle dei soldi, oppure no, a seconda del mio umore di quel giorno. Ma in entrambi i casi, non mi illudo di fare qualcosa di buon per lei, o per chiunque altro.
Mi dispiace, questo è troppo sconfortante per te ?

-Sai, ho notato che chiedi sempre alle persone se sono felici o no-
-Davvero ?, si domandò Moran.
-Non credo che la gente domandi cose del genere, disse Ruyu.
-No ?
-Nessuno mi ha mai chiesto se sono felice. Tu sei la prima e l'unica. E se ci pensi, non esiste una domanda più insulsa. Se uno risponde sì, sono felice, che succede ?
-Succede che sono felice per lui
-E se non è felice ?
-Se una persona non è felice, farò il possibile per cambiare la sua condizione, disse Moran.
Ruyu la guardò come si guarderebbe un uccellino mutilato da un gatto selvatico, pena e disgusto fusi in qualcosa di meno distinguibile. Ruyu si avviò senza pronunciare altre parole.
Essere condotta in quel modo a comprendere la propria stoltezza era come andare a sbattere in un muro di cui aveva sempre ignorato l'esistenza.

Forse nella vita di tutti noi c'è una linea superata la quale si rivela una certa verità che non siamo stati capaci di vedere prima, e che trasforma la solitudine da libera scelta a unica condizione possibile dell'esistenza. Moran aveva sempre pensato di aver oltrepassato quella linea già da un pezzo; ma non riusciva ad individuare il momento esatto. ..
La sua solitudine, da cui non era stata scelta ma che aveva scelto lei in prima perosna, era diversa dalla solitudine di Josef: la sua era una protesta; quella di lui, una resa...
No, quella di Moran non era una solitudine, la sua era un'interminabile quarantena...

-Sei lenta ad andare avanti, sai ?, disse Josef dolcemente.
-Andare avanti ? Questa è una cosa molto americana in cui non credo, rispose Moran.
L'ultimo giorno del Ringraziamento che Moran aveva festeggiato come moglie di Josef, nel 2001, poco dopo l'11 settembre, l'argomento che avevano discusso a tavola era stato l'andare avanti.
Andare avanti. Verso dove ? Verso cosa ?, si era chiesta Moran.
In quel periodo aveva visto spesso quella frase sui giornali e l'aveva trovata più che sconcertante, benchè solo lei sembrava nutrire dei dubbi su cosa significasse per quel paese, o per la sua popolazione, andare avanti.
Che sconfinata sicurezza, nella famiglia di Josef; ma dove si potevano rinvenire le prove che tanto ottimismo fosse giustificato ?...
La nostra mente, irretita dall'orgoglio, non sa riconoscere la saggezza che nasce dal dolore.
Cerchiamo troppo spesso un rimedio nella dignità, ignari che la dignità, ancora più che il rifiuto, trasforma il nostro cuore in un organo timoroso, che implora protezione.

La vita, col senno di poi, può essere semplice come una serie di aneddoti, e noi la viviamo aneddoticamente, scambiando la nostra giovanile fiducia nella felicità, -e negli anni verdi la felicità quasi sempre significa essere buoni, essere giusti, ed essere amati,- con la fiducia nella possibilità di sentire meno, di soffrire poco...

Moran non era l'unica persona intrappolata nella vita. Aveva paura d incontrare qualcun altro come lei, ma le faceva ancora più paura non incontrarlo mai, e che nessun suo simile la guardasse mai negli occhi, anche soltanto per un istante, così che avrebbe saputo di non essere sola nella sua solitudine.

La quarta volta che si mise a strombazzare , Sizhuo la guardò gelida e disse: -Credi che a suonare il clacson cambierà qualcosa ?
-Non lo faccio perchè cambi qualcosa.
-Lo fai per lamentarti ?
-Per protestare.
-Che differenza c'è ?
-Protestare ti fa sentire una persona migliore, disse Boyang. Ad ogni modo, per come la vedo io, non c'è molta differenza.
-E protesti spesso ?
-No, rispose Boyang. In genere penso che non serve a niente.
-Ma oggi serve ?
Si girò a guardarla.
-Cosa intendi ?


(Yiyun Li, Più gentile della solitudine, 2014) 

mercoledì 3 giugno 2015

festa alla repubblica

Ogni volta che arriva il 2 giugno provo tristezza.
Quando vedo le parate militari che sfilano, i tricolori che garriscono, famiglie e bambini sui Fori Imperiali, sento tutto il tradimento e la mistificazione dentro cui ci fanno vivere.
Gli eserciti fanno la festa alla repubblica.
Lo Stato si riappropria della sua forza profonda, la forza armata, e con essa ricopre la vita civile della 'democrazia' .
E le rappresenta come coincidenti, sovrapponibili, rispecchianti.
Quel che è l'opposto della libertà e della vita politica, -la cultura e la pratica militare- si autorappresenta come simbolo e a difesa della politica repubblicana.
Ma è una rappresentazione astratta, distante, forzata.

Come può stupirci che anche il voto si sposti a destra ?
Proviamo a mettere insieme tutti i partiti di destra, e aggiungiamoci tranquillamente una parte non indifferente di quelli che votano Renzi e Grillo: la destra ha superato di molto ormai il quorum del 50% . E peraltro si sposta sempre di più verso forme estremistiche, xenofobe, populiste.
Possiamo unire a questo schieramento di votanti anche una buona metà di chi si astiene.
Ed arriviamo ad un buon 70% della popolazione.
Mattarella, che va napolitanizzandosi giorno dopo giorno, è giunto alle sue conclusioni: l'astensione cresce perchè c'è troppa litigiosità tra i partiti e nel paese.
E giù con i soliti appelli alla coesione e all'unità.
L'astensione, caro presidente, nasce invece proprio dalla stanchezza, dall'omologazione, dall'assenza di vero conflitto, dalla scomparsa della lotta politica.
Il rito elettorale sta perdendo due-tre milioni di votanti ad ogni turno.
Partiti che perdono milioni di voti possono dichiararsi vincitori, e lo fanno.
Ma lo svuotamento di senso è palese.
Ed il senso di separatezza è assoluto.

La comunicazione digitale si contraddistingue per il fatto che le informazioni vengono prodotte, inviate e ricevute senza l'intervento di intermediari; esse non sono filtrate e guidate da un mediatore; l'azione dell'istanza mediatrice è sempre più abolita. Mediazione e rappresentazione vengono interpretate come mancanza di trasparenza e inefficienza, come un ristagno di tempo e di informazioni...
La crescente spinta alla de-medializzazione investe anche la politica e mette in difficoltà la democrazia rappresentativa. I rappresentanti politici non sembrano più trasmettitori, ma barriere...
Il crescente obbligo di presenza, prodotto dal medium digitale, minaccia universalmente il principio di rappresentanza...
Sotto il diktat della trasparenza non si arrivano a discutere neppure opinioni divergenti o idee non convenzionali: difficilmente si rischia qualcosa.
L'imperativo della trasparenza genera una potente costrizione al conformismo.

(Byung-Chul Han, Nello sciame. Visioni del digitale, 2013)



martedì 2 giugno 2015

vivere tra liste


La lista degli impresentabili non ha avuto un grande effetto.
De Luca, chiamandosi Vincenzo, ha vinto, in barba alle condanne.
Ora -come sempre- se la vedrà coi magistrati.
Ma ha vinto, questa è l'unica cosa che conta, per lui e per Renzi.
E, pare, per i suoi elettori.
In questo paese, ma non solo, l'etica, la giustizia e la verità vengono molto sotto in classifica.
Vengono dopo la convenienza, gli interessi, il lavaggio dell'auto, il calcio e l'amante.
E quando la lista dei valori è compromessa, non c'è altra lista che tenga.

Caso Blatter, idem come sopra.
Arresti, scandali, mazzette per fare i Mondiali nel deserto e per tante altre cose ancora.
Da cinque mandati consecutivi!
UEFA indignata, Platini all'attacco. E poi ?
Blatter stravince ancora una volta, va a scherzare e a baciarsi con tutti, tutto a posto.
Non è così, ora si ammazzeranno di nascosto, lasceranno fare a Nike ed Adidas per disfarsi della Blatter gigante.
Sembra di essere ad un Consiglio di Dipartimento: tutti si detestano e si fanno le scarpe a vicenda, e tutti si sorridono in pubblico, come nella società di corte.

Mi è invece arrivata la lista dei presentabili.
A rileggere i nomi e i nomignoli dei miei studenti di quest'anno mi sono commosso.
Teddy, Rnzo, Medusa, Aracne, Merida, Tartaruga, Estella, Zeno, Paola, Pippi, Rottermaier, Baudelaire, Flerst, Libro, Don Giovanni....e tutti gli altri e altre.
Uniti a me, il prof. Iguana.
Oggi è il primo martedì senza lezioni, e mi mancano.

Mia nipote Marta, che è stata dei nostri, mi ha prestato l'ultimo libro di Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione.
Quel che abbiamo vissuto in questi mesi, tra pallone-palestra e parco, può anche essere ben descritto da quel che scrive ancora una volta quel vecchio sapiente ebreo di Salonicco.

Comprendere è comprendere le motivazioni, situare nel contesto e nel complesso.
Comprendere non è spiegare tutto. La conoscenza complessa riconosce sempre un residuo inesplicabile.
Comprendere non è comprendere tutto, è anche riconoscere che c'è dell'incomprensibile.
Tutto ciò esige un'educazione etica, antropologica, epistemologica, e questo esige una riforma dell'educazione che verta sulla conoscenza, sulle sue difficoltà, sui suoi rischi d'errore e di illusione...

Bisognerebbe poter insegnare la comprensione a partire dalla scuola primaria e continuare attraverso la scuola secondaria fino all'Università.
Questa integrerebbe in sé l'apporto delle diverse scienze umane, trarrebbe lezioni di comprensione umana dalla letteratura, dalla poesia, dal cinema.
Svilupperebbe in ognuno la coscienza degli imprintings (marchi culturali indelebili subiti nell'infanzia e nell'adolescenza) , poiché solo questa coscienza permette di cercare di affrancarsene.
Essa genererebbe la coscienza delle derive, che permetterebbe a ciascuno e a tutti di resistere alla corrente e di sfuggirvi.
Produrrebbe la coscienza dei paradigmi, che permetterebbe di issarsi in un meta-punto di vista.
Mostrerebbe che questa coscienza esige autoesame e autocritica, e favorirebbe l'etica in ognuno e in tutti.
Nelle violenze scolastiche c'è la crisi globale dell'insegnamento e nella crisi dell'insegnamento c'è la crisi globale della civiltà.
Non abbiamo solo bisogno di comprendere, dobbiamo anche promuovere, come uno dei rimedi ai mali dell'educazione, innanzitutto un'etica della comprensione, sia negli insegnanti che negli insegnati.
La vera autorità dell'insegnante è morale, sta nella forza di una presenza, ha un non so che di carismatico, si impone senza imporre niente quando le sue proposte suscitano l'attenzione e l'interesse. E queste hanno grande familiarità con Eros, virtù suprema dell'insegnante...
Malgrado tutte le comunicazioni attraverso video, manca a Internet la presenza fisica, carnale, psichica, attiva, reattiva e retroattiva dell'educatore, come direttore d'orchestra che permetta di considerare, criticare, organizzare le conoscenze di Internet.
Dipende da noi civilizzare questa rivoluzione introducendovi l'Eros del direttore d'orchestra, maestro o professore, che può e deve guidare la rivoluzione pedagogica della conoscenza e del pensiero.
Chi altri se non il direttore d'orchestra potrebbe insegnare concretamente le trappole dell'errore, dell'illusione, della conoscenza riduttrice o mutilata, in un dialogo permanente con l'allievo ?
Chi altri potrebbe, se non nello scambio comprensivo, insegnare la comprensione umana ?
Chi altri potrebbe incitare concretamente, nell'incoraggiamento e nella stimolazione, ad affrontare le incertezze ?
Chi altri, nel suo umanesimo attivo, potrebbe incitare a essere umano ?