giovedì 25 febbraio 2016

su università, vqr e altre sciocchezze

Nel 2008, la cosiddetta Riforma Gelmini ha posto le basi per distruggere il senso e la struttura dell'Università pubblica in Italia.
Negli anni successivi, i vari governi di varia natura e nome hanno realizzato pienamente e senza remore i suoi dettami.
Ed oggi ci troviamo nel baratro.
Milioni di euro sottratti ogni anno agli atenei già svantaggiati, tutte le risorse destinate a stipendi (ma senza scatti), turnover tra nuovi assunti e quiescenti in un rapporto di tre a dieci, sistemi di valutazione produttiva che scimmiottano aziende decotte, e così via.
Fatto sta che anche i Rettori hanno iniziato a veder crollare il loro castello feudale e hanno provato a lamentarsi, almeno per salvaguardare l'immagine, se non più la sostanza, ormai perduta da tempo.

Alcuni coraggiosi colleghi hanno promosso una campagna di boicottaggio della VQR (ennesimo, osceno acronimo che significherebbe Valutazione sulla Qualità della Ricerca).
Con la richiesta che vengano almeno ripristinati gli scatti stipendiali, che si cambino i parametri di valutazione e che non si colleghi la valutazione all'erogazione dei fondi ordinari.
In un certo numero (tra il 20 e il 30 per cento) abbiamo aderito, ma le motivazioni e le analisi sono state condivise sostanzialmente da tutti (CRUI, CUN, Assemblee d'ateneo e di dipartimento, etc etc)...
In questi giorni, però, sono arrivati i risultati definitivi.
Non sappiamo ancora se i dati siano veritieri o manipolati, ma comunque il responso è ancora una volta abbastanza sconfortante.
Nel mio dipartimento, ci siamo astenuti in 2 su 60.
In quasi tutti non si va oltre il 15%, solo in alcuni (pochi) si arriva al 20.
La media del nostro ateneo è sotto il 10%.
Procederemo, è chiaro, ma...

Vi spiego: per quanto mi riguarda, dopo aver smesso -da solo- di insegnare per tre anni contro la Gelmini, nel momento in cui ho ripreso l'insegnamento, ho deciso di non sottostare alla logica della produttività in stile ANVUR, di cui la VQR è una delle forme più perverse di attuazione.
E quindi, dal 2012, ho scritto e pubblicato soltanto il librino con Caserini (lui sa con quante mie resistenze) ed un articolo breve su una rivista.
Ho letto moltissimo, ho scritto tantissimo, ma in forme non valutabili, antiaccademiche, non 'produttive',
Anche così si fa il morto.
Bene: sinceramente speravo ancora che vi fosse ancora una forte minoranza di colleghi capaci di un minimo di coerenza e di dignità.
Devo constatare, ancora una volta, che non è così.
Si lamentano in bagno, magari anche in qualche conciliabolo in corridoio.
Qualcuno si azzarda a contestare le leggi e i ministri in un'assemblea.
Ma, al momento dovuto, obbediscono quasi tutti, peggio delle pecore e dei conigli (con tutto il rispetto, per loro)...

L'Università pubblica, quindi, sceglie la sua catastrofe.
Qualcuno si ricorderà di essere stato così colluso e ignavo, quando si lamenterà di non ricevere più lo stipendio, o di non avere più la libertà di insegnamento e di ricerca ?
Siamo circondati ormai da gente che non vuole neppure più salvarsi l'anima.
L'ha già venduta, o l'ha uccisa da sé ancor prima che glielo chiedessero.




oscemità dell'amore

Eh, parliamoci chiaro! Vuoi che io faccia come tutti? Che mi decida? Vuoi turbare la mia pace riconquistata, orientare la mia vita verso un altro scopo, invece di quello aspro, fortificante, naturale di assicurare da sola la mia sopravvivenza? Oppure mi consigli un amante per igiene, come un depurativo? A che scopo? Sto bene e grazie a Dio non amo, non amo e non amerò più nessuno, nessuno!
Non amerai più nessuno? Mio Dio, forse è vero. E sarebbe la cosa più triste di tutte...Tu giovane e forte, e tenera...Sì, sarebbe la cosa più triste di tutte...
Oh, Hamond, sei proprio tu a dirmi questo! Dopo quello che ti è...ci è successo, spereresti ancora nell'amore?
Sì, sto benissimo come sono, certo. Ma da questo a rispondere di me stesso, a dichuarare:' Non amerò più nessuno!', francamente no! Non oserei...
Questa strana risposta di Hamond ha esaurito la nostra discussione, perchè non amo parlare dell'amore. La più sfacciata licenziosità non mi turba, ma non amo parlare dell'amore...
Se avessi perduto un figlio amatissimo, mi sembra che non potrei più pronunciare il suo nome...

(Colette, La vagabonda, 1910)

Senza bisogno di pensarci, tirò la pancia in dentro per infilarsi tra il muro e la mezza coda del pianoforte e riprese contatto col grande divano nel modo tradizionale, vale a dire sedendosi all'amazzone sullo schienale imbottito, buttandosi giù da una parte e rotolando sul sedile...
Alla fine si abbandonò sul 'cucciolaio natale', l'ampio divano indistruttibile di origine inglese, affossato come il viottolo di un bosco durante la stagione delle pioggie...
Chi ci dormirà? Hermine o Colombe? Ma adesso che hanno tanto spazio non ci dorme più nessuno, forse... Infilò l'avambraccio fra lo schienale e il sedile, esplorò l'imbottitura in tutta la sua lunghezza, tirò fuori un po' di tabacco sbriciolato, un pezzetto di cellofan appallottolato, una matita e una compressa di aspirina, ma non trovò nessun pigiama arrotolato come un salame.
Allora rimase ferma ad ascoltare l'acquazzone che tamburellava sui vetri.
'Se non piovesse darei un po' d'aria, ma sento ancora la pioggia...'



((Colette, Il cucciolaio, 1938)

lunedì 22 febbraio 2016

non moriremo democristiani

Nelle primarie statunitensi, Jeb e la famiglia Bush si ritirano dalla corsa alle presidenziali.
Non sono abbastanza di destra, ormai.
Davanti a Trump o agli esuli cubani incattiviti sembrano ormai dei democristiani, conservatori e compassionevoli.
Non c'è più spazio per loro, per la conservazione, e per la compassione.
Il capitalismo finanziario non può più permettersele.
L'età buona, quella della guerra in Iraq e di Guantanamo, è finita.
Ora siamo oltre.

Anche Cameron in Gran Bretagna cerca di farsi alfiere dell'integrazione europea, per quanto ridotta e annacquata. Ma non basta. Anche lui sembra ormai un moderato democristiano.
Gran parte dei suoi ministri, compagni di partito ed elettori vogliono di più, vogliono riprendersi la sovranità nazionale intera, non vogliono immigrati, rivogliono gli schiavi.
Vogliono la globalizzazione, ma solo degli affari.
La City, infatti, vuole restare nella UE, ma solo per quelli.
Per il resto, da buona potenza imperiale decaduta, vuole proseguire a fare i suoi comodi nel mondo, senza troppe interferenze esterne.
Magari al referendum la Brexit non ci sarà. Ma in ogni caso l'Europa va a ramengo.
Anche questa UE, in mano ai banchieri e alle lobbies, appare troppo di sinistra, ormai.

Pensate alla Merkel.
Sta al potere solo perchè l'economia tedesca continua a marciare, per quanto solo a discapito delle altre economie europee.
Ma, politicamente e culturalmente parlando, appare ormai scavalcata dai tempi.
Anche lei rappresenta l'estremo tentativo di tenere in piedi un regime di destra democristiana nel cuore di una barbarie emergente, di una giungla selvaggia.
Quel che ci appariva destra, ora sembra quasi sinistra.
Lo spostamento è avvenuto, e continua ad avanzare.
Berlusconi deve rincorrere Meloni e Salvini, Sarkozy vince solo se votato dai socialisti, Renzi governa solo se sostenuto da Alfano e Verdini.

Intanto, la vecchia sinistra-sinistra, si incontra a fare Cosmopolitica.
Sì, perchè potrà vincere solo nello spazio celeste.
Si troveranno in paradiso, con i democristiani, i martiri, i cherubini e i santi...





























giovedì 18 febbraio 2016

farla finita

Cosa ci dice l'uccisione di Giulio Regeni ?
E l'assistenza dei profughi in mare e per terra ?
E il bombardamento di ospedali e scuole ?
E la crisi verticale dell'Università ?
Che sarebbe l'ora di smetterla di fare i salmoni.
Non ricercare più, non assistere più, non curare più, non insegnare più.
Non per molto, basterebbe farlo davvero per un mese soltanto.
E tutto questo sistema smetterebbe di fingere di funzionare.
Già non funziona per nulla, ma grazie al nostro lavoro e al nostro impegno che risponde, si prodiga, tappa le falle, prosegue.
Dobbiamo correre il rischio di veder morire e di morire, se vogliamo riprendere a vivere e riprenderci la vita.
Se continuiamo a collaborare siamo complici, ci manteniamo sulle miserie altrui, parassitiamo la guerra e la violenza.
Lasciare il vuoto, renderlo visibile, evidenziare la disperazione e l'assurdità del tutto, non supplire a nulla, farla finita.

Il Papa in Messico invita a non rassegnarsi.
Ci sarebbe da rassegnarsi, invece, rassegnando le dimissioni, almeno per un pò.
L'unico modo per non rassegnarsi al male è smettere di collaborare con esso, smettere cioè di fare del bene in nome suo, dentro il suo cerchio.

martedì 16 febbraio 2016

cartoline dai morti

A un certo punto ho pensato che potevo diventare un uomo importante. Sentivo che la morte mi dava tempo. E allora infilai la testa nel mondo come un bambino che infila le mani nella calza della befana. Poi è arrivato il mio giorno. Svegliati, disse mia moglie. Svegliati, continuava a ripetere.

Fuori era una bella giornata. Non volevo morire con tutto quel sole fuori. Ho sempre pensato di morire di notte, nell'ora in cui abbaiano i cani. E invece sono morto a mezzogiorno, mentre alla televisione cominciava un programma di cucina.

Ci ho provato in vari modi, ma senza convinzione. Alla fine mi sono impiccato.

Già due volte mi era venuto un giramento di testa. Sono caduto. Mi hanno portato all'ospedale.Mi hanno operato. Era un giorno di ottobre. In quel giorno era uscito il sole, erano usciti i giornali, c'erano le macchine per strada, e la gente nei bar che parlava. Io sono stato messo bruscamente da parte. Era il mio momento, non so come spiegarvi.

Si dice che l'ora più frequente in cui si muore è prima dell'alba. Io per anni mi sono svegliato alle quattro del mattino e ho aspettato in piedi che passasse l'ora brutta. Mi mettevo a leggere o guardavo la televisione. Qualche volta uscivo in strada. Sono morto alle sette di sera e non è stata una cosa così speciale. Quel vago fastidio che era sempre stato il mondo, quel vago fastidio di essere al mondo è finito all'improvviso.

Era un giorno d'autunno e in piazza c'ero solo io. Tenevo stretto il bastone fra le mani. Il vento veniva da ogni parte. Mi ha sollevato in cielo insieme alla panchina.

L'ultimo mio respiro è stato un respiro da formica. E' stato così piccolo che nessuno l'ha notato. Già erano tutti agitati, già cercavano le scarpe nuove, il fazzoletto, la giacca nera.

Io passeggiavo, mangiavo poco, cercavo di non arrabbiarmi con nessuno. Non è servito a niente.

Io sono morto di vecchiaia, anche se non ero tanto vecchio, avevo cinquantanove anni.

Era un mercoledì di gennaio. C'era un'aria di neve. Avevo appena parlato con Vincenzo il marmista. Non avevo la minima idea che stavo per morire.

Prima di me erano già morte ottanta miliardi di persone.

Sono morto allo stadio. La mia squadra stava vincendo e faceva melina a centrocampo.

Sono morto alle sette del mattino. Un modo come un altro per cominciare la giornata.

Mi sono impiccato il giorno stesso che il medico mi ha detto che dovevo fare altri accertamenti. Per me era tutto chiaro: dovevo solo trovare una fune nel garage.

Pensavo sempre di avere qualche brutta malattia, ma i medici mi dicevano sempre che non tenevo niente. Io ora li vorrei prendere a calci uno per uno.

Io stavo a Zurigo. Sul manifesto hanno scritto che sono salita alla casa del padre. La verità è che mi sono buttata dal quinto piano.

Mi sono sempre sentito affannato e fuori posto nella vita. Adesso finalmente riposo tranquillo e in pace nella tomba vicino alla mia.

Basta una distrazione piccolissima. Sono caduto dalle scale perchè stavo pensando che tipo di dentifricio mi dovevo comprare.

Non c'è neanche il niente, almeno così mi pare.


(Franco Arminio, Cartoline dai morti, Nottetempo, 2010)



tra due fuochi (fatui)

Il dibattito sulle unioni civili mette a confronto due integralismi.
Uno in discesa, quello cattolico-familista-sessuofobico.
Ed uno in ascesa, quello queer-genderista-libertariano.
Il primo ha un'idea monistica-assolutistica su tutto e tutti.
Il secondo ha un'idea pluralista-relativista su tutto e tutti.

Il primo è disfunzionale al capitalismo-consumismo in sede pubblica, ma non in quella clandestina (favorisce, infatti, il sorgere della prostituzione, dei vari mercati del sesso e del porno, proprio attraverso la repressione e i divieti).
Il secondo è funzionale al capitalismo-consumismo (ma di nascosto, ammantandosi invece di istanze emancipatrici e progressiste in pubblico).

La sessualità 'solida', monogamica e univocamente definita ha creato al suo opposto un movimento di rivolta antagonista che si fa chiamare 'sessualità fluida' o 'liquida', che fa dell'indefinizione e del continuo transitare il suo urlo di guerra.
Sinceramente, non mi ritrovo in nessuno dei due.
Credo che ognuno possa amare chi gli pare, uomo o donna, gay o trans che sia.
E che ogni forma d'amore abbia lo stesso valore.
Ma amo il contrasto ed il conflitto, e non amo il neutro.
Diffido, poi, delle mode.
Soprattutto di quelle che ci evitano di pensare, di soffrire e di cambiare davvero.

Sono contrario al fatto che le coppie omosessuali possano avere figli (tanto meno con uteri in affitto), a meno che non li adottino.
Sono favorevole all'adozione da parte del coniuge e a favorire le adozioni in genere (anche per le famiglie etero).

Ma sono contrario al matrimonio, in genere.
Non posso impedire a nessuno di sposarsi, e se qualcuno lo vuol fare, qualunque sia la sua scelta sessuale, dovrà essere libero di farlo.
Ma lo sconsiglio vivamente, a quasi tutti.
Pochissime coppie hanno davvero la vocazione al matrimonio e alla famiglia tradizionale.
Se i matrimoni non dessero i diritti che danno, molte meno persone si sposerebbero, credo.
Nel momento in cui il diritto positivo si insinua nelle relazioni umane, non sai più se le persone stanno davvero scegliendo quel che fanno, o se lo fanno solo o soprattutto per comodità o per ricatto.
E' triste, non trovate ?













giovedì 11 febbraio 2016

è quel che è

In un certo modo 'ti amo' dice tutto, c'è tutto in 'ti amo', e quando diciamo 'ti amo' diciamo tutto.
Ti amo un po', ti amo molto: si sa già che questo non è amore.
Se qualcuno vi chiede 'mi ami?' e voi gli rispondete 'sì, ti amo molto', l'avete già deluso.
Con ciò voglio dire che 'ti amo' è assoluto, dobbiamo dire 'ti amo' e basta. Non possiamo quantificare...
E tutti sappiamo che stiamo affermando qualcosa di diverso da qualunque altro tipo di dichiarazione, come potrebbe essere 'sono contento di trovarmi con te'; incontrando dei cugini, ad esempio, o dei vecchi amici, siamo contenti, ma non diciamo loro 'ti amo'.
Noi pronunciando 'ti amo' diciamo davvero qualcosa di molto particolare e allora viene immediatamente da chiedersi: ma che cosa stiamo dicendo, che cosa vuol dire ?
Posso dirvi che nessuno è in grado di rivelare il senso di queste parole, nessuno.
Potrei illustrarvi migliaia di pagine in cui si afferma che nessuno può rivelare il senso di queste parole o che il loro senso è sempre al di là di ciò che possiamo dire, che questo senso risiede unicamente nel fatto di dirle...
Ma quando lo diciamo sinceramente, sappiamo di esprimere quel che può essere detto di più intimo.
'Intimo' è il superlativo latino di 'interiore', che in latino vuol dire 'più interno di'.
L'intimo è ciò che è maggiormente interiore, più profondo, e dunque più segreto, più riservato, ciò che mi appartiene di più, e lo è a tal punto da poter essere mio senza che io stesso lo sappia, senza che io possa veramente spiegarlo.
Quando dico 'ti amo', dico quello che c'è di più intimo per me e per l'altro, perchè lo coinvolgo nella sua intimità.
Per questo il soggetto è molto imbarazzante...

Il cielo è rasente la terra...
L'amore deve essermi rivelato.
Quando amiamo diamo l'amore all'altro, ma diamo qualcosa che noi stessi riceviamo da un'altra parte, dall'altro forse, al di fuori del rapporto con noi stessi e del rapporto dell'altro con se stesso.
E' qualcosa che non viene da nessuna parte e arriva da ogni dove, e ci permette di rivolgerci a un altro quando siamo presi, colpiti, da lui o da lei.
'La bellezza di una persona è l'effetto in lei del sentimento che ha di essere desiderata' (D. Hume)
Questa è un'idea magnifica, l'antidoto alla bellezza da rotocalco.
Capovolge quella stupidaggine o mezza stupidaggine secondo cui il rospo trova bella la rospa o quell'altro luogo comune, l'amore è cieco.
Non è affatto così: piuttosto, l'amore rende belli.
Non bisogna pensare ai modelli da copertina, la bellezza di una persona è ciò che la rende disponibile a mettersi in rapporto, a presentarsi come se stessa, inassimilabile a qualunque modello, canone, o immagine di sorta.
E' per questo che l'immagine dell'amore immaginario non deve allontanarsi troppo dalla persona reale.

L'amore non è altro che questo, il rapporto con il valore assoluto di una persona.
Tutto il problema e la difficoltà sono nel fatto che il valore assoluto di una persona è anche il suo mistero assoluto.
Per questo l'amore è così difficile, pieno di rischi, di pericoli tanto quanto lo è di bellezza, forza e passione.

Pensa che un amore possa essere eterno ?
Prima di tutto vi ricordo che dovreste usare correttamente la parola 'eterno'.
Eterno non significa sempiterno. L'eternità non è ciò che gli scoliasti del medio evo chiamavano 'sempiternità'. La sempiternità è ciò che dura per sempre.
Eterno significa ciò che è fuori dal tempo. L'amore è eterno nel senso nel senso che 'è fuori dal tempo', non di 'ciò che dura per sempre'.
Certo quindi che un amore può essere eterno, fuori dal tempo.
Dopo che ha avuto inizio non ha più senso parlare di durata...

(Jean-Luc Nancy, M'ama, non m'ama, 2008)


un vecchio e un bambino si preser per mano...

Un giovane morto molto giovane.
Una decina di giorni fa è stato torturato ed ucciso un giovane ricercatore, italiano ma cittadino del mondo, Giulio Regeni.
Il suo unico torto quello di essere un idealista, di credere nel cambiamento del mondo, nel proseguire a cercare la verità e la giustizia, nel proseguire a scriverne e a parlarne.
Niente di più grave e delittuoso, niente di più pericoloso nelle nostre società odierne.
Niente di più nonviolento e di più violento insieme.
E se l'Egitto è una dittatura, sostenuta dai governi di mezzo mondo, compreso il nostro, insediatasi a tradimento dopo le speranze della primavera in piazza Tahrir, questo non significa che le nostre democrazie, tanto esaltate, siano immuni dalla paura della vera ricerca, della verità e della libertà.
Anche da noi sappiamo torturare ed uccidere le coscienze e le passioni, seppure in modi perlopiù garbati e inapparenti.

Un giovane vecchio morto non vecchio.
Il primo febbraio è morto Nanni Salio, uno dei riferimenti più lucidi e attenti della nonviolenza in Italia. Uno dei più aperti, uno dei meno settari. Un concentrato di intelligenza e serietà in un corpo piccolissimo e scattante.
Il suo centro a Torino, per quanto troppo accentrato su di lui, è stato uno dei luoghi più stimolanti e curiosi del panorama culturale nel quale mi sono immerso sin da ragazzo.
Lì, per la prima volta, ho incontrato Pontara, Galtung, i redattori della rivista Satyagraha.
Lì è stata organizzata la pubblicazione delle opere di Sharp.
Non ci sentivamo, dopo una bella frequentazione anche di casa sua e di sua moglie Daci, dal fatidico 2008, quando abbiamo litigato alla presentazione del mio 'Casca il mondo!', che si era tenuta proprio lì, al Centro Sereno Regis.
Quando ho dichiarato che anche la scienza e la tecnologia erano uno dei fattori di potenziamento dei processi catastrofici, lui ha sbottato, io ho reagito, e così via...
Tutto si poteva toccare per Nanni, ma non la sua fiducia nella scienza.

Un giovane vecchio ancora giovane e ben vivo.
In questi giorni ho ricevuto l'invito ad un evento a Firenze, in cui Alberto L'Abate festeggia i suoi 85 anni. Tra me e lui ci sono sempre stati 30 anni di differenza esatti o quasi. Quando l'ho conosciuto lui aveva più o meno l'età che ora ho io, ed io ero davvero giovane.
Alberto è tra le persone che hanno contribuito di più a cambiare la mia vita, e a darle l'orientamento che ancora oggi ha.
Il campo di Comiso, i primi training a San Gimignano, le tante azioni dirette fatte insieme, le notti e i giorni passate a casa della sua bella famiglia, i libri scritti con lui e da lui, le esperienze formative a Pruno di Stazzema, e tanto tanto altro...
Tutto questo sta nella mia vita, nella nostra e nel nostro reciproco affetto.
Nella mail mi diceva di essersi avvicinato a ricercare sui rapporti tra nonviolenza ed anarchia, dopo tanti anni trascorsi a studiare quelli tra nonviolenza e marxismo, in particolare con Gramsci. Mi ha chiesto di indicargli qualche libro sul tema, intuendo -anche se da tempo non ci sentivamo- che anche io stia esplorando verso lì, sempre di più,.
Gli ho spedito le bozze di Fare il morto, e gli ho consigliato la lettura di Guerra e rivoluzione di Tolstoj.
Ha reagito con gioia ed entusiasmo, come un ragazzino, come sempre...

Spero che anche lui, dopo il trapasso, possa raggiungere le isole dei Beati, le Macaronesi (makarios: felice, beato).
E sapete quali isole erano chiamate così dagli antichi ?
Proprio le isole di Capo Verde...




mercoledì 10 febbraio 2016

cime tempestose

C'è un temporale in arrivo sopra la città, porta novità, porta novità...
Nel novembre del 2008 cantavo spesso questa canzone di Jovanotti, anche in riferimento a quel che stava accadendo nel frattempo all'Università, la cosiddetta Onda, etc...
Proprio da allora io dato l'inizio della sperimentazione diretta, nuda e cruda, senza remore, della catastrofe.
Nella mia vita, e in quella del mondo.
'Casca il mondo!' era uscito qualche mese prima, e sapevo già che ora mi toccava viverlo...
Così è stato, e così è tuttora.

Sette anni e qualche mese dopo, ci ritroviamo in questi giorni in una nuova tempesta perfetta.
E non parlo solo delle borse mondiali.
E non solo della pioggia che è finalmente tornata a bagnarci e a benedire la terra.
Il mio silenzio postcapoverdiano e di questa ultima decade rivela e nasconde qualcosa di quel che sta passando nella mia vita ora.
Di quel che passa e di quel che sta passando, di quel che mi spassa e che sto passando.
Da tempo attendevo la catastrofe, ora ne vedo compimento e catarsi (almeno per me).
Ora mi godo questo susseguirsi di cicloni, così vivi, forti e gentili.

'Il mondo attorno è atroce, è come se il tempo si stesse spezzando...E allora non rimane che porsi le domande ultime: sull'amore, sulla paura sull'essere uomo e donna. Io lo faccio con il mio corpo svestito, perchè è quello che so fare'.

Ho scoperto in questi giorni che da sempre ho tenuto il termostato del frigo al massimo grado di freddo ritenendo invece che fosse al minimo.
Le tacche da 0 a 5 le avevo lette in crescendo, semplicemente.
Ma mi sbagliavo.
Da tempo guardavo rassegnato l'olio dei barattoli solidificarsi o il freezer ghiacciare e brinarsi eccessivamente.
Ma non avevo mai posto in dubbio le mie premesse sul funzionamento del termostato (o, in questo caso, si dice 'criostato' ?).
Ora, non da solo, ho capito: 0 significa zero gradi e da lì si va a riscaldare relativamente il frigo, sino a 5, che vuol dire 5 gradi.
Lo so che sembra semplice, e vi sembrerà stupido che non l'avessi ancora capito.
Ma su certe cose, quando andiamo in automatico, siamo davvero terribilmente, incredibilmente, drammaticamente, amabilmente stupidi.

Ti mando questa mela. Se mi ami, prendila, e dammi in cambio la tua verginità.
Ma se non vuoi, prendila ugualmente, e pensa com'è breve la stagione bella...



giovedì 4 febbraio 2016

ritratto invisto

vedo in questo ritratto di vi qualcosa che so di me, di quel che sono diventato, ma che- da solo- non riuscivo, e forse non riesco, ancora a vedere...

mercoledì 3 febbraio 2016

rassicurazioni

Cari e care,
solo per rassicurarvi.
Sono vivo, ma non ho da scrivere.
Gli effetti del viaggio restano positivi, la mia vita resta la stessa, ma non mi sono riambientato a dovere.
Dormo alquanto, leggo poco, sento t.q.b.
A presto, non preoccupatevi
saluti e baci