domenica 20 maggio 2012

stringiamoci a coorte...!

TUTTI UNITI CONTRO LA MAFIA E IL TERRORISMO!
COESIONE E FERMEZZA!
NON CI FERMERETE!
VOI SIETE STERCO, TOCCA A NOI FARE PULIZIA!
NON CAMBIERETE LA NOSTRA VITA!
MARTEDI' SI TORNA A SCUOLA!
SIETE SOLO DELLE BESTIE!
IL BENE VINCERA' CONTRO IL MALE!
SALVIAMO IL PAESE, INSIEME!
INSIEME ALLE FORZE DELL'ORDINE, SEMPRE!
NEI SECOLI FEDELI !
SIAM PRONTI ALLA MORTE! (FORSE)
IO NON HO PAURA (FIORELLA M' ANNOIA)
NON ABBIAMO PAURA!

Ma non dovremmo avere paura... di NOI ?



sabato 19 maggio 2012

tre bombole a gas

LA MEGLIO  GIOVENTU'
In politica gli scritti dello Scriblero sono...per la maggior parte ironici: il loro procedere è spesso così sottile e raffinato, da correre il rischio di essere malinteso dal volgo. Una volta si spinse tanto in là, da scrivere una proposta perchè la gente si decidesse a mangiare i propri bambini, il che fu poi così poco capito da essere preso sul serio...
(J. Swift, Una modesta proposta)
Della scuola di Brindisi mi interessa poco, tanto l'avevano già distrutta la Gelmini e decenni di malcostume...
La distruzione della scuola va per conto suo, anche senza le bombe.
Ma la guerra avanza e si sta mangiando i ragazzi, i giovani: prima gli ha distrutto le teste col consumismo e le cazzate in cuffia, poi gli ha tolto ogni speranza di lavoro, ora inizia ad ammazzarli a sedici anni, con le bombe davanti a scuola. Una rapida evoluzione, in pochi decenni.
Ognuno partecipa alla guerra con i mezzi che ha e con quelli che sceglie: chi con lo spread, chi con i decreti legge, chi con le bombe e gli attentati, chi con il controllo dei giornali, chi producendo armi, chi usandole.
L'ho capito a Cuba: per sopravvivere si arriva a dare, vendere, (far)utilizzare quel che si ha: se uno ha la barca ti vende le aragoste, se uno ha l'auto fa il taxista; se non ha avuto culo nella vita, vende il culo; se uno non è Passera vende la passera.
Chi non può allestire impunemente Guantanamo o bombardare Belgrado, Tripoli o Damasco, mette insieme tre bombole a gas e ammazza la gente per strada, prepara due molotov e le butta contro un esattore...
Non c'è scampo, in guerra.
E' in corso, e prosegue a rendersi sempre più visibile, giunge alle nostre vite.


UMILMENTE, UTILMENTE
'Traversamo fiume', gridò Alduccio da sotto, e si gettò in acqua...
'Tu non te ce butti ?', chiesero al Caciotta.
'Er coraggio nun me manca -egli disse- ma è la paura che me frega!'...
'Sai notà -disse Armandino- ma mica 'o traversi fiume'.
'Pè traversallo 'o traverserebbe -ammise il Caciotta-  ma me fa impressione li mortacci sua!'
(P:P.Pasolini, Ragazzi di vita, Il bagno sull'Aniene)
Quel che ci vorrebbe sarebbe un bagno di umiltà, la capacità di ammettere: non ce la facciamo, torniamo indietro, abbiamo paura, abbiamo sbagliato, non seguiteci, inutile insistere su questa strada, è assurdo accanirsi...
E invece, preferiamo continuare a violentarci, ad umiliare, a rincorrere nuove e atroci umiliazioni che la Storia ci prepara. Chi non si umilia sarà umiliato.
Tacque per qualche istante, poi ripetè: 'Non crede che dovremmo essere più umili?'
'Dovremmo aver maggiore dignità -risposi- maggior rispetto di noi stessi. Ma forse lei ha ragione: soltanto l'umiltà ci può sollevare dall'umiliazione in cui siamo caduti.'
'Forse volevo dire questo -disse la Principessa di Piemonte abbassando il capo- siamo malati di orgoglio, e l'orgoglio non basta a sollevarci dall'umiliazione, I nostri atti e pensieri non sono puri...'
(C. Malaparte, Kaputt)


ASPETTANDO I BARBARI
'Tutti i popoli della nuova Europa, e per primi i polacchi, dovrebbero sentirsi fieri di avere in Hitler un padre giusto e severo. Ma sapete quel che i polacchi pensano di noi ? Che siamo un popolo di barbari.'
'E vi sentite offeso ?' gli domandai sorridendo.
'Siamo un popolo di padroni, non di barbari: un Herrenvolk.'
'Ah, non dite questo!'
''Perchè no ?', mi domandò Frank con profondo stupore.
'Perchè padroni e barbari sono la stessa cosa', risposi.
'Non sono del vostro parere...Avete forse l'impressione stasera, di trovarvi in mezzo ai barbari ?'
No: ma in mezzo ai padroni', risposi.  E aggiunsi sorridendo: 'Debbo riconoscere che stasera, entrando nel Wawel, mi pareva di entrare in una Corte italiana del Rinascimento.'
Un sorriso di trionfo illuminò il volto del Re tedesco di Polonia. Egli si volse intorno, guardando ad uno ad uno i commensali con uno sguardo colmo di orgogliosa soddisfazione. Era felice. E io sapevo che le mie parole lo avrebbero reso felice.
(C. Malaparte, Kaputt)
Dopo aver letto 'Aspettando i barbari' di Coetzee mi sono avvicinato alla lettura di Kaputt: ve li consiglio caldamente entrambi, se vi sentite pronti.
Raccontano di quel misto di decadenza, raffinatezza estenuata, volgarità crassa, violenza e fragilità estreme che mi pare tipico anche del nostro oggi, e di ogni tramonto d'Imperi.
Molte delle loro parole, e quelle appena citate, mi vengono in mente a guardare l'ennesimo incontro del G8 in tv, a vedere un nero che crede di governare Wall Street e che ospita nella sua superprotetta tenuta in campagna bianchi, gialli e rossi, tutti ormai allo sbando.
E quindi pronti - dopo aver fatto le loro cortesi cenette insieme- a mangiarci tutti.





















mercoledì 16 maggio 2012

equa italia?

NONEQUITALIA
Se lo stato ritarda o ha debiti con i cittadini non paga, paga quando vuole e non viene sanzionato.
Se un lavoratore dipendente volesse non pagare le tasse, non può; se un ricco non vuole pagare le tasse, paga un avvocato ed un commercialista e lo fa.
Se si devono togliere soldi ai pensionati tutto si fa rapidamente; se si devono togliere soldi ai partiti, ai militari, alle industrie d'armi, alle lobbies, tutto diventa molto più lungo e improbabile.
In queste condizioni di disparità e di diseguaglianza sfacciata e senza ritegno, ci si viene a parlare di 'fiducia nello Stato' o ci si invita ad una 'partecipazione più attiva alla politica'.
Non vedo come.
Lo stesso  (Las) Vegas, parlando alla Borsa lunedì, ha dovuto ammettere che 'lo spread e i mercati non seguono le regole della democrazia e restano al di fuori delle possibilità di essere condizionati dal volere dei cittadini...'
Da qui, inevitabilmente: demotivazione, depressione, aggressione.
E' il ciclo della violenza, fondato sull'ingiustizia e sulla sfiducia (motivata), e che avvolge progressivamente la nostra vita.
'Solo con le armi si sovvertono i poteri! Questo è il momento buono, avanti con la rivoluzione!'.
Questo urlavano ieri, dalle gabbie del Tribunale, gli ultimi epigoni delle BR. (Brrrrr....ifidus!)
Che il momento sia buono, impossibile dar loro torto, direi.
Che i mezzi e le parole d'ordine siano ancora quelle, mi pare invece molto opinabile.
La storia ci ha già detto tutto sul tema: quanto serve prendere in ostaggio,gambizzare o uccidere un 'servo dello Stato'  per far avanzare la rivoluzione proletaria.
Ma qual'è l'alternativa per sbaraccare verminai come Ansaldo e Finmeccanica ?
O per scacciare i nostri politici dai loro troni ?
Ci sarebbe, ma chi la fa ?
La farà il sistema stesso, forse.

NONEQUIEUROPA
Nel senso che l'Europa non è equa, fa figli e figliastri.
E nel senso che l'Europa non è qui, non c'è più.
In un certo senso, non c'è mai stata.
Il Grande Bluff (e Capitan Miki)) sta venendo fuori con chiarezza: nonostante i tagli alla spesa sociale e agli stipendi, il debito continua a salire, insieme alla recessione e alla disoccupazione.
Siamo già in decrescita o a crescita zero e si sposta continuamente in avanti il momento in cui 'se ne uscirà'...
Tutti continuano a improvvisare posizioni e soluzioni, e mediazioni che non decidono.
Ma se 'non siamo la Grecia', lasciamola uscire dall'euro, no ?
E invece 'non può uscire': i cittadini greci devono rassegnarsi, possono solo stare dentro, e continuare ad accettare il ricatto della troika.
Se lei esce, anche altri potrebbero scoprire che esistono altre strade o che si muore, ma da liberi.
Se lei esce, tutti noi scopriremmo che non morirebbe da sola, perchè l''effetto domino' (quel che iniziano a chiamare 'il contagio') sarebbe immediato e fortissimo.
Perchè 'noi, anche noi, siamo la Grecia', che lo si voglia o no, che lo si ammetta o no.
E' solo questione di tempo e di tempi, di gradazioni del disastro, di inerzialità differenziate dei sistemi.
Ma il processo è uno solo, interdipendente, orientato verso il collasso: della democrazia, della convivenza 'pacifica', del vivente.






lunedì 14 maggio 2012

che in-curate!

E' possibile pensare le grandi rotture successive che fanno la Storia come 'catastrofi', nel senso inteso da Renè Thom: equilibri e continuità che si rompono in un sistema, cambiamenti e fratture che si possono individuare solo a posteriori...Non è possibile militare in favore di una rottura, come se fosse un ounto che si può prendere di mira o raggiungere. Una sola cosa è certa per coloro che scelgono questo metodo:è il miglior modo di impedire qualunque cambiamento. Per andare verso il cambiamento, non ci sono scorciatoie.
Le grandi fratture storiche, i cambiamenti profondi di egemonia non si possono programmare: l'insurrezione, l'avvenimento storico sono sempre puro eccesso, puro incontro...
(F.Aubenas-M.Benasayag, Resistere è creare, 2002)


ANNIVERSARI.
Ieri si è tenuta a Cagliari una Marcia per la pace e la nonviolenza, a 50 anni da quella omonima indetta da Capitini.
Quattro gatti volenterosi e spelacchiati, in un lungo giro sotto il sole, con varie tappe e soste a confortare i loro spiriti motivati e afflitti.
Sempre i soliti, che conosco da decenni, più qualche faccia nuova, giovani minoranze in cerca di qualcosa che non sia fare shopping o ascoltare musica in cuffia.
Li ho guardati da fuori, quasi di nascosto, come sempre più spesso mi capita davanti alle manifestazioni del mondo (e soprattutto di quel che è stato il 'mio mondo') provando compassione ed un senso -molto soggettivo-di tristezza e di non senso.
Gente carina, buona e generosa: buoni marciatori, consumatori di yogurt biologici, giusti con se stessi e con gli altri (forse), ma ormai solo un relitto anacronistico e residuale, fuori dal tempo della storia, quasi folkloristico nei suoi rituali autoconsolatori, e -soprattutto- totalmente impotente.

Anche gli indignados si sono dati appuntamento ieri, su varie piazze del mondo, ad un anno esatto dall'occupazione di Puerta del Sol. Sono già tornati a casa, volenti o nolenti.
Si moltiplicano gli anniversari, quindi.
Ma, fra un anno e l'altro, che succede ?
J. P. Morgan sì che lavora assiduamente per tutto l'anno!
A quattro anni dal disastro finanziario USA hanno continuato a comprare derivati, alla faccia delle regole e dei risparmiatori: 2 miliardi di perdite.
Questo sì che è un buon modo di celebrare un anniversario...
Loro sì che si prendono sempre cura di noi e di se stessi: sono davvero dei grandi in-curatori!
Lo fanno per lavoro.

Ma anche altri si agitano per prendersi cura di noi e per in-curarci a loro modo...
La Grecia -ben in-curata da BCE e FMI- è nell'ingovernabilità più totale, anche dopo inutili elezioni.
Una sorte che, di volta in volta, toccherà a sempre più paesi europei, che vanno verso prospettive politiche una volta tipiche solo del Sudamerica.
Anarchici insurrezionalisti riprendono a gambizzare 'infami' dirigenti in stile BR (con le solite reazioni dello Stato che, per in-curarci meglio, si propone ancora una volta di militarizzarci la vita ancor più di quanto non lo sia già...).
Disoccupati e tartassati d'ogni dove lanciano molotov contro le sedi di Equitalia oppure si suicidano, in una disperata alternanza tra aggressione proiettiva e depressione autodistruttiva.
D'altra parte, 'senza lavoro non si vive', continuano a ripetere.
Il Governo reagisce, come sempre in automatico: 'Chi attacca Equitalia, attacca lo Stato!'.
Oppure, il sempre in piedi Re Giorgio (che, ancora, purtroppo, non va a riposarsi) che tuona e biascica: 'il terrorismo ha fallito e perderà e non fa paura allo Stato e ai suoi cittadini!'
Che belle parole, e -soprattutto- piene di novità...
Tutti lo fanno per il nostro bene, ovviamente, da qualunque parte stiano e agiscano.
Noi, intanto, facciamo da companatico per un panino che altri stanno mordendo da tempo.
La violenza sale, e noi in mezzo, in-curati, in una strada che appare senza uscita.












sabato 12 maggio 2012

i peggiori anni della nostra vita (di renato zero zero)

Fa più vittime la speranza che la disperazione 
(J.Swift)


Morris vede che l'amico ha l'aria stanca, più sbattuta del solito.
Come hanno fatto a diventare così vecchi ? si domanda.
Ora hanno entrambi sessantadue anni e anche se nessuno dei due è in cattiva salute, nè grasso o calvo o pronto per il cappotto di legno, le loro teste sono grigie, si sono stempiati e hanno raggiunto quel punto della vita  in cui agli occhi delle donne al di sotto dei trent'anni, forse anche dei quaranta, si diventa trasparenti.

Per sei mesi non ha avuto piani, nè idee, nè un progetto per occupare i suoi giorni. Quando non era in viaggio si sentiva abulico e scarico, senza desiderio di rimettersi al tavolino e ricominciare a scrivere. E' vero, ha già vissuto dei vuoti del genere, ma mai nessuno altrettanto pervicace e protratto, e anche se non ha ancora raggiunto lo stato di allarme, sta cominciando a chiedersi se non sia la fine, se ormai il vecchio fuoco non sia estinto. Frattanto passa i giorni non facendo quasi nulla -legge, pensa, passeggia, guarda film, segue le notizie del mondo. In altre parole, si sta riposando, ma in verità si tratta di uno strano tipo di riposo, dice, un riposo ansioso.

Con tre ragazze di età fra i quattordici e i venticinque, nominalmente ingaggiate come assistenti, Cochran partì per il Costarica sul suo yacht di 12 metri...Qualche settimana dopo la barca andò ad arenarsi sulla costa del Guatemala. Cochran era morto a bordo, di una grave infezione polmonare, e le tre ragazze -in preda al panico, completamente digiune di vela- negli ultimi giorni erano andate alla deriva per l'oceano con il cadavere in putrefazione di Cochran...Le tre donne, atterrite, sperdute in mare con il corpo di una defunta stella cinemaografica in sfacelo sotto coperta, convinte che non toccheranno mai più terra.
A proposito, dice, dei migliori anni della nostra vita.

(da Paul Auster, Sunset Park, 2010)



L'indolente C. attraversa la strada. La sua indolenza è il sentimento, ancorato fisiologicamente, della vanità delle cose. Perchè chiamare indolenza questa filosofia del corpo, che si lascia appena trascinare, come una barca tirata stancamente verso la riva ?

L'adulterazione.
Il male dell'adulto.
Rinunciare per riuscire.
Invecchiare.
Quel che voglio rifiutare nell'invecchiamento: la deriva.
La grande deriva che comincia per alcuni a dieci anni, per altri a venti.
Straordinaria deriva che ci porta ai nostri antipodi, correnti che conducono i nostri Kon-Tiki verso il Père Lachaise.
La deriva comincia quando ci si ferma.
Invecchiare significa perdersi e fissarsi insieme.
Invecchiare significa anche chiudersi mentalmente e affettivamente, la paura di uscire...
Ma perchè mi accanisco contro la parola invecchiare ?
Paura, sì, paura della vecchiaia, o peggio, dell'invecchiamento...

Mauco parla della necessità, per accedere alle terre fertili e pacifiche della terza età, di una rinuncia.
Bisogna accettare che non si può più far tutto.
Dice che la maggior parte degli adulti fra i 40 e 50 anni ignorano la gravità della crisi che attraversano, crisi che si può superare solo con un lavoro di lutto.
Qui faccio un mio intervento (che qualifico di menopausa).
Come è possibile conciliare l'etica della rinuncia con deve fondare la terza età, con l'etica di questo secolo, che è rifiuto dell'invecchiamento e mantenimento, ad ogni prezzo, degli attributi della giovinezza, amore e seduzione ?
...Io dico allora che la rinuncia è l'altra faccia dell'autorealizzazione.
A differenza di Mauco non posso concepire la terza età come rinuncia all'amore. Diciamo che non posso non subire l'invecchiamento fisico, ma mi rifiuto di entrare nell'invecchiamento sociologico.
...Bisogna resistere ma senza restare.  Essere un resistente e non un ritardato.

Giovane.
Come mai sono arrivato a concepire i 'giovani' come una nozione a me estranea ? Come e quando ?

Aggiunta.
Limite della morale (universale).
Non si può vivere senza essere parzialmente ottusi, ciechi, pietrificati.
Indifferenza.
1.So che bisogna accettare l'indifferenza: abbiamo bisogno di questa durezza, di questa corazza per vivere.
2.Questa idea mi rivolta e più di tutte le altre. Per me, essa fa più che rivelare la relatività di ogni morale, rende derisoria ogni morale.
3.L'idea di un compromesso con l'indifferenza mi sembra necessario e ripugnante.

La tragedia.
Per fortuna l'angoscia della morte non cresce con l'età. Sembra che a partire da un certo momento, ci sia un certo quantum di angoscia che non aumenta nè diminuisce.
La tragedia moderna si gioca nella fuga dalla tragedia. Sono gli sforzi per dimenticare la morte, che si frappongono alla tragedia della morte e diventano tragici quanto lei.
Solo, questa notte del 14 luglio.
...Ciclo depressivo, senso insopportabile di solitudine. Bisogno di una sconosciuta.

(da Edgar Morin, Il vivo del soggetto, 1969)










giovedì 10 maggio 2012

deludenti illusioni

L'ascesa del Movimento 5 Stelle ?
La prima grande illusione di queste elezioni amministrative è l'ascesa (il boom, alla faccia di Re Giorgio, il presidente di tutti (?!)) dei 'grillini'.
In tutte le fasi storiche di crisi e di sbandamento crescono movinenti e partiti che richiamano temporaneamente i delusi di altri partiti,gli astensionisti in pectore, i protestatari.
Ma attenzione all'avverbio: temporaneamente.
Non mi pare che Grillo, i suoi candidati ed i suoi elettori possano rappresentare qualcosa di più di una meteora, in attesa di meglio (o di peggio).
Una buona alternativa, senz'altro, alla Lega (da cui trae un bel pò di voti oggi) e alle formazioni neonaziste e di estrema destra (che invece vanno avanti in altri paesi europei).
Ma, secondo me, come sapete, sarebbe meglio far partire una bella campagna di disobbedienza civile per un astensionismo di massa, pubblico e politicamente motivato.
Svuotare le dinamiche elettorali tradizionali e mandarle definitivamente in tilt.
Non continuare a dar loro credito, immettendo linfa nuova e fresca nel solito Moloch.
Che, ineluttabilmente, è solo questione di (poco) tempo, le divorerà e omologherà, come sempre.

La fine del Terzo Polo ?
Fallimento del progetto Terzo Polo, dice lo stesso Casini.
E' certamente così: l'esperimento dei tre piccoli porcellin (Rutelli, Fini e Casin) non sfonda.
Anche perchè oggi chi si avvicina troppo a Monti, elettoralmente, muore.
Ma attenzione: per un Terzo Polo che schiatta c'è l'ipotesi di Grande Centro che avanza.
Quel che Casini ha in mente (e che potrebbe avere successo, vista la matrice profonda dell'elettorato italiano, fondamentalmente di destra democrista) è l'espansione di una grande area di Centro, sedicente moderata, che non raccolga solo i pezzi sinora raccattati, ma si riprenda anche pezzi di PdL e Lega, ormai in coma profonda, e destinati a morire con i loro leader fondatori, da tempo in rianimazione e coperti di scandali e vergogne.
A meno di trasformazioni più profonde e rivolgimenti rivoluzionari, il progetto Grande Centro resta non solo in piedi, ma ben piantato nel futuro del nostro triste paese.

La tenuta del Centrosinistra ?
Altro leit-motiv dei commenti politici, soprattutto sulla stampa stile 'La Repubblica' o 'L'Unità'.
Il PD e il Centrosinistra unici a reggere, tra le macerie.
Chi si accontenta gode, verrebbe da dire.
Ma Vendola e Di Pietro sanno molto bene che, su questa strada, non si va avanti di un passo e che loro stessi rischiano di perdere voti, verso l'astensione o i 'cinquestelle'.
Con un Bersani che, inevitabilmente, continua ad aggrapparsi sugli specchi, stretto tra i due 'alleati' e la linea Veltroni-Ichino, e ad oscillare paurosamente, tirato per la giacchetta di qua e di là.
La  'Cosa' continua a non convincere, a non generare fiducia, a non dare speranza.
Il Centrosinistra continua ad essere un 'buco nero' della politica italiana.
Tiene, si fa per dire, perchè ha ancora una parte di elettorato stabilmente ancorato al territorio e alla storia del PCI, e che resta genericamente progressista e riformista.
Ma una roba simile non potrà mai avvicinare le giovani generazioni o i perplessi, gli astensionisti e gli scettici.
E soprattutto non potrà mai nè capire nè tantomeno generare qualcosa di veramente nuovo.
Inutile farsi illusioni: ci deluderà sempre.







sabato 5 maggio 2012

cupio dissolvi

Con quali premesse culturali stiamo affrontando i conflitti che la catastrofe in corso porta con sè ? INDIVIDUALISMO Ognuno sta solo sul cuor della terra...Le persone si sentono sole e abbandonate nel disastro, come su una nave che affonda senza salvataggio, ed improvvisano soluzioni individuali, due volte disperate. SPOSTAMENTO Ognuno, anzichè affrontare il conflitto dirattamente e con chi dovremmo aprirlo (lo Stato, ad es,, e i governanti), se la prende con impiegati e funzionari (ad es. con quelli di Equitalia). L'ultimo di loro è stato tenuto in ostaggio due giorni fa nel Bergamasco e si chiedeva 'perchè ce l'aveva proprio con me?' VITTIMISMO La maggioranza delle persone si muove tra colpa, sacrificio e vittimizzazione, in attesa di nuovi padri e madri, di nuove assistenze (che non arriveranno più, spero). COLLUSIONE Tutti siamo continuamente richiamati all'ordine, con inviti all'unità e all'armonia, a non aprire i conflitti, ad obbedire, a protestare ma non troppo. Re Giorgio, i sindacati, i partiti ci pressano all'inciucio permanente. Il peggiore di tutti, Re Giorgio, invita i partiti ad autorigenerarsi. Bum! Intanto, come nel gioco delle tre carte, esponenti di partito invitano i sardi a votare per i referendum per l'abolizione delle provincie e di altri privilegi dei politici stessi. Al di là di questo inghippo, i quesiti non sono male e rivelano l'impossibilità di un'autoriforma dei partiti. Sempre che si tenga conto di quel che la gente voterà...! CRIMINALIZZAZIONE Chiunque si opponga veramente all'andazzo dominante e rompa l'unità collusiva viene additato e condannato come violento e antipolitico, come 'fuori dal gioco', non credibile, scorretto e antidemocratico. Con queste premesse, cosa si vuol sperare ? Meno male che la pedagogia delle catastrofi procede ad ampi passi: oggi i giapponesi, costretti da due bombe atomiche, uno tsunami ed un disastro nucleare 'civile' che ha contaminato tutto il paese, hanno finalmente spento del tutto tutti i loro 54 reattori! Una buona notizia con gli occhi a mandorla.

venerdì 4 maggio 2012

come farci la festa

Da quando sono tornato dal ghana, sono rimasto un bel pò a casa o nelle vicinanze. Il mio quartiere era circondato da feste civili e religiose (ma che differenza fa, ormai ?) e ho preferito 'stare al coperto'. Il manifestino 'antifa' (nome più moderno del solito, vecchio 'anrifascista', ma che nasconde sempre la solita sbobba, mi pare,,,) per il 25 aprile recitava: FACCIAMO PULITA LA NOSTRA CITTA' e, a fianco, il disegnino di una svastica che viene buttata nella pattumiera (della storia?). Mi ha colpito l'utilizzo di un linguaggio tipicamente nazista (e leghista, si parva licet) per attaccare i nazisti: il mito della pulizia e dell'igiene del mondo applicato contro chi l'ha propagandato e creato. Slogan consapevolemnte paradossale, figlio di una scelta stituazionista ? Purtroppo non credo. Non si è ancora imparato niente da quel che è già successo in Italia ed in Europa, dopo cinquant'anni di divieti e opposizioni 'antifasciste' di facciata. Ci si ripete, ad età diverse, e senza apprendere nulla dalla storia (se non gli slogan nazisti). Si è poi festeggiato il 1 maggio, Festa del Lavoro (!?). Qui a Cagliari ci tocca vivere, in contemporanea, anche il trito rituale di Sant'Efisio, una palla totale che si ripete da vari secoli, puro folklore per turisti ormai (salvo per quei pochi 'religiosi' che dicono ancora di crederci...). Ma torniamo all'altra festa, quella che celebra la vera religione in decadenza, quella del Dio Lavoro. Una festa triste, che non c'è, dice Fornero il coccodrillo, sempre pronta a piagnucolare mentre ammazza la gente con le sue riforme da stronzissima integralista fanatica del Lavoro qual'è. Il lavoro non c'è e non ci sarà più, diventa soltanto simbolo da adorare e da richiamare in vita, come in una seduta spiritica senza più l'ospite. 'Salviamo il lavoro!' era uno degli slogan. Ricorda 'Salviamo i panda' e avrà gli stessi effetti. Mantra salvifici, senza senso nè effetto, come sanno anche gli stessi che li pronunciano, tentando ancora di ipnotizzarci, sacerdoti del nulla. Intanto il Moloch-Dio Lavoro continua a mietere vittime sacrificali: gente che si suicida, che si barrica e si asserraglia dentro banche e agenzie delle entrate, che vive gravi depressioni;gente, abbandonata a se stessa, individui ormai soli, che hanno sempre vissuto di lavoro e che non riescono a pensare la vita altrimenti. Un delirio totale, quasi come il campionato di calcio. E tutto questo perchè neppure ci proviamo a cambiare premesse su come viviamo e come stiamo su questa terra. Ma quali colpe profonde dobbiamo espiare per riuscire a stare dentra questa accettazione supina del sacrificio e della rinuncia a vivere ? E senza proposte collettive, mai. A proposito: qualcuno riprende a palare di obiezione fiscale, all'IMU questa volta... Ben venga, se qualcuno volesse farla davvero, pubblica e politicamente motivata. Certo, se la propone la Lega...! Alla tv la Vodafone non si smentisce. Ora, al suono di 'Scende la pioggia', fa piovere su tutti, a milioni, i suoi nuovi tablets. Su buoni e cattivi, su ricchi e poveri, come se tutto fosse dovuto, e in regalo. Anche da noi, tra poco, come in Ghana o in Albania, ci sarà 'piazza Vodaphone' ? Io proseguo, mestamente, con il mio antiquato cellulare, e non sollevo gli occhi al cielo, Spero nella pioggia, ma nel nord del Ghana, e di acqua vera, e che sia tanta! Intanto, mi hanno rubato -in mia assenza- il pc portatile dallo studio all'Università. Ma questo sarebbe piccola, seppur triste, cosa. Il bello è provare a denunciarne la scomparsa ai carabinieri: sembra di vivere in una vera barzelletta. Tra dubbi burocratici e cambiamenti senza senso, c'è proprio da ridere. Mi viene talmnete da ridere, che non riesco neppure a trovare la forza per raccontarvelo...almeno per ora!