sabato 30 aprile 2022

Pessimi risultati

 

A proposito di Mariupol, città martire.

Chi sta creando i martiri?

Chi sta facendo morire la popolazione civile?

Gli stessi che stanno mandando a morire i soldati russi ed ucraini.

I governi occidentali che armano e riarmano, governati a loro volta dalle industrie d'armi e dalle borse.

Chi sta tenendo asserragliata la gente dentro l'acciaieria, in una battaglia già persa?

I miliziani di Azov non vogliono farla uscire e la utilizzano come scudo umano, la tengono in ostaggio per evitare o almeno rimandare l'attacco dei ferocissimi ceceni di Kadirov, che non vedono l'ora di scannarli.

I corridoi umanitari non si realizzano perchè queste due forze in campo, zeppe di fanatici nazisti ed islamisti, non vogliono che questo avvenga.

Non si arriva a risultati negoziali, qui e altrove, perchè si vuole la guerra e non la pace, la vittoria e non la salvezza dei propri cittadini.

Primo pessimo risultato.


A proposito di Kiev, città inconquistabile.

La Russia ha rinunciato ad occuparla e a rifare un cambio di regime.

I loro avversari hanno difeso la capitale, a costo di far devastare le sue periferie.

I bombardamenti di qualche giorno fa fanno il paio con il Consiglio di guerra riunito contemporaneamente alla base militare di Ramstein e lanciano lo stesso segnale: ce ne freghiamo dell'Onu, non conta più nulla, ed esisterà solo sino a quando lo vorremo noi.

La proseguiamo a tenere in vita (artificiale) solo perchè potrebbe ancora servire a coprire i nostri interessi o a ratificare le nostre decisioni.

L'Onu non serve più per quel che è nata (impedire la guerra), ma per farla legalmente, sempre che le potenze mondiali abbiano bisogno di richiederlo ancora.

Credo che, rispetto ai conflitti armati precedenti, non ne sentiranno più il bisogno o la necessità.

Secondo pessimo risultato.


A proposito di Kharkiv e Odessa.

Gli attacchi a queste città appaiono eminentemente punitive.

Si tratta di città storicamente e culturalmente russofone e russofile.

Ma che , al momento, sono molto attratte dall'Europa, e non vogliono ridiventare russe.

Vanno punite doppiamente, quindi, in quanto doppiamente traditrici.

Kharkiv è già quasi rasa al suolo, Odessa inizia ora a pagare le sue colpe.

Quel che l'Ucraina non avrebbe perso se avesse avviato da subito le trattative senza iniziare la guerra, si avvia ad essere perduto o, nella migliore delle ipotesi per lei, ad essere mercanteggiato quando i negoziati ci saranno, inevitabilmente, alla fine.

Alla fine, forse, torneranno a far parte del territorio nazionale, ma con costi enormi e prospettive ancora più incerte.

Terzo pessimo risultato.


A proposito di Kherson.

Unica città dell'Ucraina che, a quanto possiamo sapere da qui, è stata conquistata ed occupata quasi senza resistenza armata e si è opposta al nuovo regime con metodi di protesta nonviolenti.

Non ha accettato il sindaco collaborazionista, continua a manifestare in piazza, a boicottare le decisioni che spingono ad una russificazione forzata.

Resta molto isolata all'interno, per nulla sostenuta dall'esterno e quindi la sua resistenza risulta vulnerabile e debole.

Ma cosa sarebbe accaduto se in tutte le città ucraine fossero avvenute delle cose simili?

La guerra ha determinato la desertificazione delle città, producendo profughi e persone affamate, totalmente dipendenti dall'assistenza degli amici (i primi) e del nemico (i secondi).

Tutto questo fa solo il gioco dell'invasore, checchè ne dicano i nostri opinionisti e strateghi da strapazzo.

Inutile, dentro la guerra, sperare in una tregua o in slanci di compassione tra le parti, ormai divenute ineluttabilmente, spietatamente e univocamente 'nemiche'.

Chi finge di stupirsene o è stupido o è in malafede (o entrambe le cose).

Se la popolazione avesse rinunciato alle armi e si fosse organizzata per una difesa civile e non armata contro l'occupazione, la massima parte di quel che sta avvenendo non ci sarebbe stato e sarebbe avvenuto probabilmente molto altro: eventi non meno dolorosi forse, ma molto meno distruttivi e, almeno in prospettiva, più 'umani'.

Solo questo sarebbe (stato) un primo buon risultato.











mercoledì 27 aprile 2022

affidàti a putin ?

 

Chi volesse pretendere di presentarsi come un intellettuale o un politico intellettualmente e politicamente onesto dovrebbe ora ammettere che la situazione si è fatta più chiara.

Se prima poteva ancora nascondersi dietro il dito del diritto a resistere, della guerra umanitaria, del sostegno legittimo al debole aggredito, dovrebbe almeno riconoscere che da ieri la situazione è cambiata.

Da ieri l'obiettivo dichiarato (e non più coperto) diviene quello di 'sconfiggere e disarmare la Russia': obiettivo ancor più complesso e pericoloso di quel 'cambio di regime' peraltro retoricamente condannato soltanto un mese fa, quando un Biden in preda ad un 'lapsus veritatis' se lo fece fuggire dal seno...

Non sono più io e (pochi) altri a dirlo: lo ammettono coloro che, da entrambe le parti, vogliono vincere questa guerra: vogliono proseguirla, e quindi non vogliono che finisca.

Perchè, chi vuole vincere questa guerra, come è sempre più evidente, non può volere che finisca.

Può solo espanderla, nel tempo e nello spazio.

Non vuole negoziare, sino a quando non vince o almeno lo crede possibile.

Ma, a quel punto non si tratterà più di negoziare il conflitto, ma -come alla fine di ogni guerra- solo di trattare sulle condizioni che il vincitore detterà allo sconfitto: il vincitore le chiamerà 'pace' e andrà così invece a costituire le basi delle guerre che verranno (come già accaduto a Versailles e Yalta).

Allora, possiamo ora tornare agli intellettuali ed ai politici: chiunque di loro, almeno da ora in poi, sostenga le ragioni di una guerra offensiva dell'Occidente contro la Russia e la giustifichi utilizzando strumentalmente le ragioni dell'Ucraina, si rivela per quel che è: un militarista.

E va da subito ritenuto responsabile dell'escalation in atto e riconosciuto come colui che ci sta portando dritti dritti dentro la Terza guerra mondiale (nucleare).


Lo so che non lo crediamo possibile. E che il non crederci ci permette di proseguire a non agitarci e a non agire.

Accade, lo sappiamo bene, anche per le catastrofi climatiche, che pure iniziano a manifestarsi.

Su entrambe le questioni, non si vuole neppure ascoltare le voci di ragionevolezza che pur si levano da più parti anche all'interno delle nostre società, sempre più insistenti, nonostante un regime di guerra sempre più invadente e repressivo.

La prosecuzione della guerra con altri mezzi (più pesanti, più distruttivi, più offensivi, più disastrosi, più irreversibili) dà la sensazione al timoniere di divenire più potente e di controllare meglio il corso e gli esiti, ma in realtà lo affida (e ci sottopone) ad una serie di evenienze ed imprevisti assolutamente fuori dalla sua e nostra portata, come avviene in una grande tempesta nell'oceano.

E soprattutto ci abbandona paradossalmente proprio e soltanto alla ragionevolezza del nemico: dinanzi alle nostre sanzioni e minacce e alla nostra sempre più scoperta co-belligeranza, le ragioni della pace potranno infatti confidare soltanto nella capacità che Putin saprà avere di non reagire e di non collaborare all'escalation avviata ieri dalla Nato.

Purtroppo (e con molta maggiore probabilità), le ragioni della guerra si fondano invece sul fatto che Putin (come già accaduto nei mesi scorsi) si lasci provocare e contrattacchi. E se sarà lui -a quel punto- ad aggredire Polonia, Bulgaria o Romania (da cui stanno già partendo di fatto armamenti ed attacchi anche sul suolo russo e verso cui iniziano -non a caso- a chiudersi i rubinetti del suo gas), il gioco è fatto: la Nato potrà legittimamente intervenire, per 'difendersi', ovviamente.

Ed anche l'uso del nucleare, a quel punto, potrà giustificarsi.

Affidare la cura della propria psicosi di massa ad uno psicotico di rango quale è Putin (a sua volta apprendista stregone della psicosi di massa inevitabilmente in corso nel suo paese contro di noi) può farci capire quanto stiamo rischiando oggi.

La tragedia sta nel fatto che, anche capendolo, non vediamo come sia ancora possibile fermarsi.

Non si vedono reazioni credibili, generalizzate e sufficientemente potenti all'orizzonte per provare ad invertire il corso degli eventi.

Ed i precedenti stessi non confortano: nella storia, nessun popolo, nessun diritto internazionale, nessuna organizzazione mondiale è mai riuscito a fermare una guerra, quando i potenti l'hanno voluta e si sono alleati -pur atteggiandosi a nemici- per farla insieme.

lunedì 25 aprile 2022

disarmare pace e libertà

 

Ecco: si prende un bimbo di due o tre anni, lo si mette dentro un vaso di porcellana dalla foggia più o meno bizzarra, senza però il coperchio e senza il fondo per lasciare liberi il capo e i piedi; di giorno, il vaso viene tenuto dritto e di notte, invece, si sdraia perché il bimbo possa dormire.

Egli così, ingrossa, senza allungarsi, e la sua carne pigiata e le sue ossa prendono la forma del vaso stesso.

Questo sviluppo umano dentro un contenitore dura per più anni finchè non c'è più rimedio; allora, conseguito lo scopo, quando il mostro è bell'e fatto, si rompe l'involucro, si libera la povera creatura e si ha un uomo-vaso.

La cosa è davvero assai comoda: volendo, si può commissionare anticipatamente un nano della forma che più ci piace.

(Victor Hugo, L'uomo che ride, 1869)


Insisto.

La liberazione è stata messa in un vaso e trasformata in un nano chiamato libertà.

Questo essere deforme si è rivestito di parole come resistenza, pace, democrazia.

La resistenza è ora un diritto, ma solo per chi non lotta contro di noi.

Si ha diritto a resistere solo contro i nostri nemici.

Se si resiste qui, contro la guerra e l'inimicizia, si diviene disertori.

La resistenza deve essere armata e va armata, senza se e senza ma.

Qualunque altra scelta collabora col nemico: chi non è con me è contro di me.

Fascismo diffuso, violenza culturale senza requie: altro che democrazia, seppur liberale!

Liberarsi di questa 'libertà': questa può essere la sola, vera liberazione oggi.

Continuare a scegliere l'umanità e non le nazioni, il pianeta e non le lobbies, le persone comuni e non le aristocrazie, i bisogni primari e non i diritti borghesi, la disperazione dei reietti e non la speranza degli agiati.

Continuare a tenere aperti conflitti e differenze, a manifestarli, a farli convivere.

Celebrare libertà e liberazioni, se tutto questo smette di essere possibile, è solo -proprio oggi , 25 aprile- l'ennesima mistificazione.


Insisto.

Non esiste diritto alla resistenza armata, non può esistere una guerra giusta.

Dobbiamo liberarci di questi vasi, se vogliamo smettere di essere mostri e divenire umani.

Se qualcuno ci invade, lasciamogli occupare i nostri territori, ma non le nostre menti.

Non facciamoci militarizzare, non opponiamoci con i suoi stessi mezzi.

I costi di un'occupazione che si scontra contro una resistenza armata -lo vediamo- sono altissimi ed irrecuperabili: perdite umane e materiali, brutalizzazione crescente, allontanamento di ogni prospettiva negoziale, irrefrenabili escalation.

Se non è stata già predisposta una difesa popolare nonviolenta (come da decenni propongono i movimenti e gli studiosi antimilitaristi), non abbiamo alternative: accettare l'occupazione e organizzare la lotta soltanto in seguito (così come, peraltro, è accaduto nella stessa resistenza partigiana non solo in Italia, ma anche in Francia, Danimarca e Norvegia: tutte lotte, infatti, sopraggiunte solo ad occupazione avvenuta).

La maggioranza degli ucraini ha voluto resistere da subito con le (nostre) armi ?

Ma sbagliavano, e sbagliano.

Sta a noi correggerli e smettere di assecondarli.

Se facciamo il contrario, non ci interessa la loro 'libertà', ma la loro distruzione per il nostro dominio.


Insisto.

Pace è ormai soltanto una parola consumata, ambigua, pervertita.

Il pacifismo è morto e va superato.

Dobbiamo liberarcene.

L'alternativa alla guerra non sono il dialogo e la diplomazia, non è la politica.

L'alternativa alla guerra può essere soltanto la nonviolenza integrale, cioè il disarmo (degli stati, dei popoli, delle relazioni, delle coscienze).

Se la Chiesa vuole la pace, la smetta di ordinare i cappellani militari e di benedire le armi e gli eserciti.

Se i sindacati vogliono la pace, la smettano di far produrre armi ai loro iscritti.

Se i politici vogliono la pace, non votino e non finanzino il riarmo.

Sino a quando non faranno questo, dovrebbero essere esclusi dalle marce per la pace.

Ed invece (ieri, 24 aprile, a due mesi dall'inizio della guerra), non solo vi partecipano, ma le organizzano.

Così come oggi organizzano i cortei per la liberazione, per proseguire a mantenerci schiavi.











sabato 23 aprile 2022

VINCERE! ...E VINCEREMO?

 



Gli Usa, anche quando perdono (vedi Cuba, Vietnam, Iraq, Siria, Afghanistan...), non perdono mai.

E, se non hanno vinto, certamente 'vinceranno'.

E, se qualcun altro vince al loro posto, la sua vittoria non va mai riconosciuta.

Devono essere, infatti, sempre gli unici a vincere.

Perchè, semplicemente, non sanno perdere.

A perdere devono, per statuto, essere sempre e comunque 'gli altri', anche quando questi vincessero.

Non la prendono mai sportivamente.

É già accaduto ripetutamente nella storia e sta riaccadendo oggi in Ucraina.

Putin sta per vincere la sua guerra.

La situazione si va facendo pericolosissima per tutti proprio perché gli Usa stanno ancora una volta perdendo, ma non possono accettarlo, nè riconoscerlo.

Continuano a pompare i poveri ucraini, consegnandogli armi e promettendogli vittoria.

Nel frattempo, sono loro a morire a decine di migliaia; ma -se obbediranno ai loro ordini, promettono i loro alleati statunitensi- vinceranno.

Il futuro di un'illusione, di una bugia che però ha già le gambe corte.


Perlomeno, comunque, gli Usa fanno il loro gioco: sempre lo stesso, ma è il loro.

L'Unione Europea, sinora, no: li segue come una marionetta, tanto che Europa e Nato paiono al momento coincidere. Borrell, Michel e Von der Leyen, anzi, fanno dichiarazioni e compiono scelte ancora più aggressive e riarmiste di quelle dello stesso Stoltenberg.

Se proseguirà in questo atteggiamento la UE si suiciderà.

Ancora una volta, tutto dipenderà dalle scelte di Francia e Germania (che iniziano -pare- a smarcarsi -almeno a parole- dal delirio statunitense e britannico).

Inutile sperare -a breve- nell'Italia: l'appiattimento politico è totale, indipendentemente dalle opinioni pubbliche interne. Da tempo, qui da noi, non esiste un'opposizione in Parlamento o un movimento pacifista (né, tanto meno, nonviolento) degno di questo nome.

Ma i militaristi non sono riusciti a sfondare sul fronte della persuasione collettiva, nonostante abbiano a disposizione quasi tutti i giornali e tutte le televisioni.

E la sconfitta degli ucraini, sempre più evidente, potrebbe ribaltare la situazione: gli italiani non vogliono guerre in casa e -soprattutto- non stanno mai con chi perde.

Sanno sfilarsi sempre con qualche anticipo: anche loro sanno vincere anche quando perdono (forse è anche questo che li rende 'filo-americani' ?).


Come sta la Russia?

Difficile saperlo e dirlo.

Putin, almeno apparentemente, procede come un treno.

Da vero autocrate, se ne frega di sanzioni, ingenti perdite militari, minacce e profezie di sventura.

Se ne frega degli oligarchi che lo mollano o si suicidano.

Non si scompone di fronte agli incendi e alle esplosioni che iniziano a succedersi nelle sue città.

Se ne frega delle (assurde) esclusioni da Wimbledon o da altre federazioni sportive.

Con quei suoi occhi da felino senza sentimenti prosegue a far strage di corpi e città.

E sta per celebrare la sua vittoria sul campo.

Vedremo se proseguirà oltre il sud-est o si fermerà, andando a trattare da posizioni di forza.

Molto dipenderà anche da noi.

Inutile illudersi: se lui proseguirà e noi proseguiremo sulla strada attuale, non ci sarà più via di scampo da un'estensione, nello spazio e nel tempo, di questa guerra maledetta.



























mattatoio n.5, e 6, e 7...

 



-É un libro contro la guerra?

-Sì, dissi, credo.

-Sa cosa rispondo quando uno mi dice che sta scrivendo un libro contro la guerra?

-No. Cosa dice?

-Dico: perché non scrive un libro contro i ghiacciai, allora?

Quello che voleva dire, naturalmente, era che ci saranno sempre guerre, che impedire una guerra è facile come fermare i ghiacciai. E lo credo anch'io.


-Eravate solo dei bambini, durante la guerra...Come quelli che stanno giocando di sopra!

Annuii:era vero. All'epoca della guerra eravamo degli stupidi sbarbatelli, appena usciti dall'infanzia.

-Ma lei non ha intenzione di scriverlo, questo, vero?

Non era una domanda, era un'accusa.

-Io...io non so, dissi.

-Bè, lo so io, fece lei. Fingerà che eravate degli uomini anziché dei bambini, e poi ne tireranno fuori un film interpretato da Frank Sinatra e John Wayne o da qualcun altro di quegli affascinanti vecchi sporcaccioni che vanno pazzi per la guerra. E la guerra sembrerà qualcosa di meraviglioso, e così ne avremo tante altre. E a combatterle saranno dei bambini come quelli che ho mandato di sopra...


I tedeschi e il cane erano impegnati in un'operazione militare che aveva un nome spassosamente esplicativo, un'attività umana che di rado viene descritta nei particolari e il cui solo nome, riportato nei giornali o nei libri di storia, dà a molti entusiasti della guerra una sorta di appagamento post-coitale. É, nell'immaginazione degli appassionati della guerra, quello svagato gioco amoroso che segue all'orgasmo della vittoria. Si chiama 'rastrellamento'.


Alla riunione del Lions Club lo speaker era un maggiore dei marine. Disse che gli americani non avevano altra scelta che combattere in Vietnam finchè non avessero ottenuto la vittoria o finchè i comunisti non si fossero resi conto che non potevano costringere i paesi più deboli ad accettare il loro modo di vivere. Due volte il maggiore era stato laggiù. Parlò di molte cose terribili e molte cose meravigliose che aveva visto. Lui era per aumentare i bombardamenti, per bombardare il Nord Vietnam fino a farlo tornare all'età della pietra, se non voleva sentire ragioni.


Vista a rovescio da Billy, la storia era questa:

Gli aerei americani, pieni di fori e feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo d'aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori...Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracoloso magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici di acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei...Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri d'acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano gli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale...I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli nel terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più far male a nessuno...


L'ottavo giorno nel vagone il vagabondo quarantenne disse a Billy:

-Non va poi così male. Io riesco a star bene dappertutto.

-Davvero?

Il nono giorno il vagabondo morì. Così va la vita. Le sue ultime parole furono:

-Va così male, secondo te? No, non va poi così male.


-Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvertimenti o spiegazioni. É, e basta. Lo prenda momento per momento, e vedrà che siamo tutti insetti nell'ambra.

-Lei mi ha l'aria di non credere nel libero arbitrio, disse Billy Pilgrim.

-Se non avessi passato tanto tempo a studiare i terrestri, disse il tralfamadoriano, non avrei la più pallida idea di cosa intendete per 'libero arbitrio'. Ho visitato trentun pianeti abitati dell'universo e studiato i rapporti su altri cento. Solo sulla Terra si parla di libero arbitrio.


La creatura venuta dallo spazio aveva studiato a fondo il cristianesimo per capire, se possibile, perché per i cristiani fosse tanto facile essere crudeli. Era arrivata alla conclusione che il guaio derivava almeno in parte dal modo trasandato in cui era scritto il Nuovo Testamento. Secondo lui, l'intento dei Vangeli era insegnare alla gente, fra le altre cose, a essere misericordiosi, anche verso i più umili. Ma i Vangeli, in realtà, insegnavano questo:

Prima di uccidere qualcuno, accertatevi bene che non abbia relazioni importanti.


Per andare a Chicago ha dovuto attraversare tre confini internazionali. Gli Stati Uniti d'America sono stati balcanizzati, sono stati divisi in venti staterelli perché non siano mai più una minaccia per la pace nel mondo. Chicago è stata distrutta da una bomba all'idrogeno cinese. Così va la vita. Ora è stata ricostruita ed è nuova di zecca.


Questo era il titolo di un libro di Trout, 'Il fenomeno senza intestino'.

Parlava di un robot con l'alito cattivo che, guarito da questo malanno, era diventato molto popolare. Ma ciò che rendeva notevole il racconto era che prevedeva l'uso del napalm sugli esseri umani. Il napalm veniva lanciato su di loro dagli aerei. Erano dei robot ad effettuare il lancio. Questi robot non avevano né coscienza né circuiti che gli permettessero di immaginare cosa succedeva alla gente sulla terra. Il capo dei robot sembrava un essere umano e sapeva parlare, ballare e così via, e anche uscire con le ragazze. E nessuno ce l'aveva con lui perché sganciava il napalm sulla gente. Quello che trovavano imperdonabile era il suo alito cattivo. Poi però il robot riuscì a curarsi, e la razza umana lo accolse tra le sue file.


Dei caccia americani scesero in picchiata sotto il fumo per vedere se qualcosa si muoveva. Videro Billy e gli altri e li spruzzarono di proiettili di mitragliatrice, ma li mancarono. Poi videro altre persone che si muovevano lungo la riva del fiume e spararono anche a loro. Ne colpirono alcune. Così va la vita. L'idea era questa: affrettare la fine della guerra.


La prefazione di Eaker terminava così:

Io mi rammarico profondamente del fatto che nell'attacco su Dresda i bombardieri inglesi e americani abbiano ucciso 135.000 persone...Che il bombardamento di Dresda sia stato una grande tragedia nessuno può negarlo. Che fosse realmente una necessità militare pochi lo crederanno. É stata una di quelle cose terribili che a volte accadono in tempo di guerra, causate da una sfortunata combinazione di circostanze. Coloro che l'approvarono non erano né malvagi né crudeli, ma può darsi benissimo che fossero troppo lontani dall'amara realtà della guerra per comprendere pienamente il terrificante potere distruttivo di quei bombardamenti della primavera '45.

I sostenitori del disarmo nucleare sembrano credere che, se potessero raggiungere il loro scopo, la guerra diventerebbe tollerabile e decente. Essi farebbero bene a leggere questo libro e a riflettere sul destino di Dresda, dove durante una sola incursione aerea perirono 135.000 persone. Nella notte del 9 marzo '45 un'incursione aerea su Tokio da parte di bombardieri pesanti americani che impiegarono bombe incendiarie e ad alto esplosivo causò la morte di 83.793 persone. La bomba atomica lanciata su Hiroshima ne uccise 71.379.


Kurt Vonnegut, Mattatoio n.5, Feltrinelli, 1966

giovedì 21 aprile 2022

global/no-global

 

Da qualche tempo, ogni mattina poco dopo le 8, sento risuonare dal letto l'inno di Mameli, non so se proveniente dal Comando Militare che sta su o dal Palazzo della regione che sta giù.

Dopo aver temuto, criticato e dileggiato il sovranismo-populismo dell'anti-politica, lo Stato si mostra nel suo feroce e gentile sovranismo-populismo di Stato.

Almeno l'altro era più originale, meno istituzionalizzato, più folkloristico.

Questo è il solito refrain del nazional-popolare nostrano: quella strana musichetta che, almeno dal secondo dopoguerra, mette insieme Bella ciao e Fratelli d'Italia, strade ancora intitolate ai Savoia, motti fascisti sui muri dei palazzi insieme ai funerali di Berlinguer e Napolitano che segue a Pertini.

E non che gli altri paesi siano messi meglio di noi: a vedere Biden non ci viene da scordare Trump, a sentire Johnson non sfigura con la Thatcher, assistendo al confronto tra Macron e la Le Pen senti facilmente quel che li lega.

La guerra è soltanto l'ultimo, definitivo collante di un'èlite che si è ormai impossessata degli Stati, non sa più cosa farsene della democrazia, ma ha ancora bisogno di allestire il suo teatro (talk show, elezioni, parlamenti...) per stare in piedi.


La crisi della globalizzazione è causa ed effetto del neo-patriottismo nazionalista.

La tentazione autoreferenziale ed autarchica non va certo insieme con l'interconnessione dei mercati e dell'informazione.

La pandemia endemica ed ora la guerra permanente rendono impossibile il loro precedente intreccio e molto più complicata la loro stessa compatibilità.

Quando, agli inizi del XXI secolo, i cosiddetti 'no-global' avevano posto le basi per una critica ecologica e pro-sociale della mondializzazione sfrenata a cui eravamo sottoposti, sono stati militarmente repressi, politicamente marginalizzati, culturalmente omessi.

L'uscita dal mito 'global' ora avverrà, ma per mano di quello stesso G8 (Russia inclusa) che faceva trincee intorno ad esso, barricandosi allora in zone rosse e reticolati di guerra contro di noi ed oggi attraverso un conflitto armato che li separa tra loro e devasta le società ed i sistemi viventi.

La guerra globalizzata sta prendendo quindi il posto della globalizzazione economica?

Forse si tratta solo della sua ultima, estrema variante.


In tutto questo, che ne è del politico ? E delle ideologie morali o religiose?

Il dominio borghese è da sempre anticristiano ed antisocialista.

Vive la religione solo come affare privato, e lascia la società ai suoi propri affari.

Il socialismo può sussistere in esso solo come solidarismo umanitario e filantropico o sindacalismo embedded (l'involuzione della cosiddetta 'sinistra' sta tutta qui dentro).

Ma, almeno da due decenni, il dominio borghese si è stancato anche di essere liberale.

Come già avvenuto esattamente un secolo fa, le èlites si fanno oggi portatrici di una svolta apertamente autoritaria ed imperialistica.

La guerra in Ucraina, da entrambi i fronti, è soltanto la prima, plastica rappresentazione di questo passaggio anche per noi europei.

I primi segnali ci erano già giunti dagli ex paesi sovietici riuniti a Visegrad.

Ora, approfittando di ben accolte (e mal gestite) catastrofi, i venti dell'est e dell'ovest si rafforzano a vicenda per condurci verso disastrosi esiti comuni: autocrazie, economie di guerra, cataclismi.

Su questi tre ambiti, a breve, le differenze tra i regimi e tra le società, non si noteranno più.

Neppure le apparenze -come è stato sinora- inganneranno più.

martedì 19 aprile 2022

meno tre, meno due, meno uno...fuoco!

 

La Terza guerra mondiale è iniziata.

Non è stata ancora formalmente dichiarata, ma ci siamo già dentro fino al collo.

La Russia ora attaccherà e distruggerà con ancora più foga e spietatezza, per salvare la faccia dopo l'umiliazione subìta con l'affondamento dell'incrociatore Moskva (colpito, pare, da un missile Nato).

Già ieri i militari ucraini imploravano il Papa di intervenire a salvarli a Mariupol.

Ma se il Papa, come dicono, è la massima autorità morale, perché non gli hanno obbedito quando chiedeva che la guerra non avesse inizio e non proseguisse? Ora è troppo tardi.

Non mi pare che la Russia stia andando in default ed il 9 maggio celebrerà la sua vittoria in Ucraina: sterminata la popolazione di Mariupol ed eliminata la resistenza dei militi dell'Azov, avrà infatti acquisito tutto il sud-est.

L'Occidente potrà sopportarlo ed accettarlo? Certamente no.

E' evidente da quel che già sta accadendo:

Finlandia e Svezia sono pronte ad entrare nella Nato e a completare l'accerchiamento militare anche sul Baltico e sul Barents.

Arrivano segnali esplosivi dal Medio Oriente: la polizia israeliana entra nella Spianata delle moschee, palestinesi e israeliani si uccidono tra loro e ripartono razzi da Gaza.

La Cia inizia a paventare l'utilizzo del nucleare tattico da parte di Putin: è la nuova profezia che si autoavvera.

L'Italia e l'Europa stanno avviando rapporti con paesi -certo non più decenti né più affidabili del regime russo- per poter rinunciare al gas e rompere i rapporti economici con Mosca.

Gli Usa, la Gran Bretagna e l'Unione Europea proseguono a riarmare gli ucraini, esplicitando sempre più che questi ultimi stanno conducendo una guerra per procura, avviata al fine di indebolire e sconfiggere la Russia e non -come dichiarato inizialmente- per difendere la nazione ucraina. Salgono le probabilità quindi che la Russia e l'Occidente entrino direttamente in guerra tra loro.

In prospettiva, la Cina e gli Stati Uniti si stanno preparando -con questa guerra- ad affrontarsi militarmente: tra Ucraina e Taiwan, si stanno ponendo le basi perchè questo avvenga. Quel che resterà dell'Europa si troverà totalmente schiacciata tra i due blocchi in lotta per il predominio del mondo: si troverà a breve devastata dalla crisi economica e dall'economia di guerra, mentre gli Stati Uniti -pur fallendo ancora una volta sul piano politico-militare- non vedranno colpita -almeno inizialmente- la loro economia (che anzi sarà foraggiata con gli ulteriori commerci di gas e armi).

Gli ucraini sono solo l'antipasto della loro cenetta.

Gli europei, da bravi commensali invitati in attesa bramosa dei dividendi di guerra, si trasformeranno a breve in squisite pietanze su cui avventarsi.

Nel menu statunitense la Russia sarà il primo, e noi il secondo.

sabato 16 aprile 2022

tu trascini la nostra vita...

 

Chi inizia una guerra ha già fatto i suoi calcoli: crede che, comunque vada a finire, avrebbe comunque perso qualcosa a non farla e avrà comunque qualcosa da guadagnare nel farla (fosse anche soltanto un superiore orgoglio di sé, anche se sconfitto).

Chi aggredisce con le armi ritiene già, a torto o a ragione, di non aver più nulla da perdere e di non aver più nulla da vivere, se non iniziasse ad agire contro l'altro.

Omicidio e suicidio si assomigliano in questo, eccettuato l'oggetto su cui la violenza agisce.

Ed ecco perché ogni omicidio è anche un suicidio, ed ogni vittoria è anche una sconfitta.

Perchè ogni violenza rompe la trama, lacera il tessuto ecologico delle interdipendenze in cui e di cui i viventi, essenzialmente ma inconsapevolmente, vivono.


Chi inizia una guerra sa già che non finirà presto e che non finirà più.

Sa che deve fare di tutto perché non si arrivi ad una conclusione e neppure ad una tregua, se non per convenienza. Se non per farla proseguire, sotto mentite spoglie.

Perchè sa che, anche dopo aver sottoscritto la 'pace', la guerra proseguirà nei cuori e nei corpi di chi resta.

Perchè sa che la guerra deve restare lì: infissa nella memoria, gonfia d'odio, sempre pronta a tornare, angosciosa e terrifica.

Perchè una guerra può finire, ma la guerra deve restare, fino ad apparire come esistente da sempre, primordiale ed inestirpabile, della stessa età dell'uomo, come se fosse cresciuta con lui.

E proprio come se, senza di lei, non si potesse crescere.


Chi inizia una guerra sa che la guerra non potrà frenare, ma dovrà -per sua natura- accelerare, aggravarsi, espandersi.

Il circuito delle rivalse e delle ritorsioni, delle vendette e delle rivendicazioni sa sempre avvitarsi su se stesso, avvolgendo gli esseri come in un gorgo di ingovernabili fatalità.

La guerra giustifica sé stessa e più avanza nel suo distruggere vite e sacrificare a sé morali e ragionamenti più appare impossibile da fermare, più si nutre della nostra impotenza a fare qualunque altra cosa, che non sia giustificarla ancora, pur di vederla proseguire.

Ammutoliamo, senza possibilità alcuna di ammutinamento.

La guerra -come ogni violenza ben fatta e come ogni vero amore- lascia attoniti.


Ma una guerra inizia? E quando?

Quando la si dichiara? Quando si invade un territorio? Quando ci si arma? Quando si inizia ad uccidere?

Lì, quando la si vede e la si proclama, è già troppo tardi.

La guerra è già tra noi, da tempo.

Come la catastrofe, che proseguiamo a chiamare emergenza, crisi, criticità, pur di non vederla, ma che sta per sommergerci.

Come il conflitto, che preferiamo nascondere o rivoltare su altri lontani, o proiettare sullo schermo di un cinema, sentendoci al sicuro sulle nostre poltrone reclinabili che invitano al sonno.

Ci stiamo già adattando anche a questo spettacolo.

Tra poco anche questa guerra sarà solo un trafiletto in cronaca della nostra coscienza.

Ma la guerra, quella che non passa, resterà.

E ci avvolgerà nel suo manto che non conosce compassione.

domenica 10 aprile 2022

ma come (ci) si può sentire ?

Sono angosciato per una guerra che procede, giorno dopo giorno, a ripetere i soliti ritornelli di ogni guerra, ad avvolgerci nelle sue spire e si espande, coinvolgendoci senza lasciare scampo nell'anima e nei corpi.

Quel che sento e prevedo, purtroppo, è che, se l'Ucraina non perde la guerra e la Russia non prende i territori che ritiene propri, sarà guerra globale tra noi e loro.

E che, se l'Ucraina perde la guerra e la Russia se li prende, l'Occidente non potrà accettarlo e ci coinvolgerà nella 'sua' guerra.

Già a questo punto, infatti, le altre vie d'uscita iniziano a chiudersi definitivamente.

E l'escalation in corso non si fermerà, se non temporaneamente e solo per prepararsi a nuovi attacchi, da entrambe le parti.

Ci stanno trascinando, come agnelli sacrificali, verso il rogo che ci incendierà.

Non contiamo nulla come persone, né gli ucraini, né i russi, né noi.

E nessun dio ci può salvare.


Sono pieno di vergogna per quel che vedo e ascolto in giro, in rete e soprattutto in tv.

Il giornalismo libero è quasi ammutolito, scomparso, criminalizzato.

Siamo ormai a bollettini di guerra redatti direttamente dagli eserciti.

Gli inviati sono super-embedded, quelli in studio si sdilinquiscono: la loro lingua giunge a leccare l'intero Atlantico sino alle insanguinate sponde del Potomac.

La Rai offre cartoni animati in lingua ucraina, presenta video creati dalle forze armate ucraine, intervista qualunque vecchietta ucraina si aggiri per le strade distrutte o qualunque violinista si sia rifugiata ad occidente.

Su quel che si dice o si pensa (anche di noi) in Russia nessuna vera notizia.

Solo spettacolo del dolore: per spingerci ad identificazione, commozione, rabbia contro il nemico comune. Modelli fascisti, hitleriani, stalinisti applicati dalla propaganda 'democratica' di regime.

Ma anche se avessimo un informazione diversa, le premesse culturali profonde -già rafforzate dalla guerra al virus- appaiono al momento irriformabili, orientate ed impregnate come sono da tempo solo di immunitarismo, securitarismo, paura, oltranzismo polarizzante, cooperazione a competere, formazioni reattive, ossessive, paranoidi.


Resto perplesso quando il governo ucraino insiste per più di un mese a non far sgomberare la gente ed ora permette che invece si affollino in massa nelle stazioni ferroviarie, trasformandole così in bersagli perfetti per chi vuole colpirle ed annientarle.

Resto perplesso che si permetta già ora il rientro a Kiev di molte persone sfollate, senza che vi sia alcuna certezza che i bombardamenti e i blindati non tornino a punirle e sterminarle.

Ma che gioco stanno giocando i servizi segreti? Quali informazioni hanno e propongono ai governi?

Perchè si fanno sempre delle scelte a discapito delle popolazioni ed a vantaggio del martirio di persone e città, ma che vanno a costituire motivo d'orgoglio e gloria di una nazione e di uno stato?

Lasciare gli ucraini nel Donnbass ad attendere patriotticamente le bombe può servire se si vuole questo, ma non ci si può poi lamentare se le conseguenze sono i massacri.

Ma anche i massacri, alla fin fine, servono a bloccare le (finte) trattative ed a giustificare (e stimolare ulteriormente, anche nelle opinioni pubbliche) il fatto che li stiamo armando.

Il fine giustifica i mezzi (e qualunque perdita, se -infine- è anche questa a far guadagnare rispetto ad esso).


Sono davvero triste -ancora una volta- a vedere molti intellettuali di vaglia prendere posizioni che sostengono la guerra.

Come ricorda scorata la Arendt, il nazismo ebbe il sostegno del fior fiore dell'intellighenzia tedesca.

E lo stesso è accaduto in Italia, negli atenei e sui giornali.

Ma se la cultura non attiva la sua forza di mediazione, i suoi ponti, le sue potenzialità di dialogo ed incontro, non sta svolgendo il suo compito (che è la difesa vera, ad oltranza dell'umano e del vivente), ma soltanto collaborando ad ulteriori divisioni e disastri.

Non è cultura: è conformismo, adattamento, rabbia sublimata, irresponsabilità.

Non mi stupiscono i vari Molinari, Giannini, Flores d'Arcais, Mentana, Floris, Galli della Loggia...

Non possiamo aspettarci molto dai liberal a stelle e strisce, quando lo stress cresce e la patina di tolleranza ed equilibrio inevitabilmente va perduta.

Quel che mi rattrista è ascoltare le parole di quelli che potevo sentire come possibili compagni di strada: Erri de Luca, Manconi, Sinibaldi, Lerner e vari altri...

Quelli che 'pur soffrendo, dobbiamo armarli...'.

Quando ci troveremo nella Terza Guerra mondiale, se saranno onesti, sapranno riconoscere il loro terribile errare di oggi?


Sono già terribilmente stanco: da un mese e mezzo di guerra, eccidi, stragi giornaliere, massacri senza fine. Dopo due anni di pandemia ed infodemia pandemica, stillicidio giornaliero e prolungato di morte e distruzione, angoscia e terrore, cos'altro ci stanno imponendo?

Un anno, due anni, un tempo infinito di telegiornali e maratone di guerra?

Ma ci si rende conto degli effetti psicosociali su una popolazione già devastata, depressa, desocializzata, disorientata, sfinita? Ammazzateci, ma ora, subito...!

Non mi interessa sapere chi ha ucciso chi, chi sono i carnefici e le vittime, chi merita un processo.

Non mi interessano i giudizi popolari, né quelli dell'Aja, che arrivino o meno.

Siamo tutti, da ogni parte, nelle mani di assassini criminali, che ci governano e ci aggrediscono nelle nostre vite, da qualunque parte ci voltiamo, di fronte a noi e alle nostre spalle, a fianco...

Lo ripeto: la guerra è un crimine legalizzato, chi vi partecipa diviene un criminale, anche se ritiene di essere nel giusto.

Abbiamo tabuizzato l'incesto, ma non l'omicidio e la guerra. Come mai?

L'omicidio può ancora accadere, ma -attenzione- non è la guerra: la guerra è pianificata, preparata. Non è una soluzione estrema, irriflessa, autoconservativa come gran parte degli omicidi. E – a differenza dell'omicidio- è legalizzata, giustificata e presentata come soluzione e rimedio.

Fare confusione tra loro è un errore -come vediamo- dalle terribili conseguenze.

Gli omicidi che avvengono in guerra rappresentano i frutti inevitabili della guerra stessa.

Lamentarsene ed esibirli è solo parte del gran teatro allestito da chi la vuole e la ama.

 

giovedì 7 aprile 2022

propaganda e verità

Per quel che può servire proseguire a ragionare ed argomentare (cioè 'nulla' se volessimo fermare la guerra e la catastrofe, ma 'qualcosa' per noi che vogliamo continuare a dire quel che pensiamo e capiamo e a dircelo, almeno tra noi...), riprovo a distinguere (esercizio quasi impossibile in guerra) tra propaganda e verità.

E lo faccio criticando l'Occidente, proprio perchè ne faccio parte e perchè dò per scontato che i regimi autocratici come la Russia non possano far altro che vivere di propaganda e di repressione della critica interna.

Mi rivolgo quindi alle nostre post-democrazie liberali, utilizzando gli spazi che ancora ci lasciano.

1. Propaganda: La Nato afferma che armare l'Ucraina abbrevia la guerra e porterà la Russia a trattare anticipatamente e con minori pretese.

Verità: La Nato afferma che questa guerra potrebbe proseguire molto a lungo (settimane, mesi, anni...), trasformandosi in un conflitto armato a bassa intensità, cioè una guerra permanente.

La contraddizione tra i due asserti si scioglie osservando quel che già sta accadendo: dopo un mese e mezzo stiamo entrando solo ora nella fase più acuta dello scontro e dei massacri su terra.

L'escalation è in corso e diverrà sempre più irrefrenabile

E i mass media ci tortureranno ancora a lungo, con le loro infinite trasmissioni e dibattiti, spettacoli pornografici del dolore, ennesimi brutali lavaggi del cervello infodemici, come già appena accaduto con la pandemia (prova generale della guerra, come già più volte previsto qui).


2. Propaganda: La Nato afferma di non essere in guerra con la Russia e di aiutare l'Ucraina a difendersi da un'aggressione, in linea con la propria 'ragione sociale', puramente difensiva.

Verità: La Nato è in guerra con la Russia, per ora solo attraverso l'Ucraina; è dotata (e la dota) di armamenti difensivi ed offensivi.

Se gli Stati e le alleanze militari volessero soltanto difendersi dovrebbero produrre e approntare soltanto armi che difendano da un'aggressione altrui; se questo accadesse, dovrebbero soltanto difendere i propri cittadini e territori da attacchi esterni.

Paradossalmente, proprio la no-fly zone, ad esempio, sarebbe una strategia difensiva e non offensiva, in quanto impedirebbe il sorvolo di aerei nemici. Non la si applica perché chiarirebbe il coinvolgimento della Nato, svelando apertamente la verità e negando la propaganda di cui sopra, e provocherebbe-giustificherebbe un'espansione della guerra verso di essa (cioè di noi) da parte della Russia.


3. Propaganda: Draghi afferma che dovremmo scegliere tra la pace ed i condizionatori accesi.

Verità: Lo Stato italiano preserva la sua 'pace' proseguendo a tenere accesi i condizionatori (e le sue aziende) comprando il gas russo.

La contraddizione non c'è: quel che sta finendo non è 'la pace' (come titola il nuovo 'Limes'), ma la 'nostra pace'.

La 'nostra pace' è sempre stata 'la guerra' per altri. Ora lo sta diventando anche per noi.

Questa è l'unica, ma sostanziale, differenza.

E stiamo facendo (fare) la guerra soltanto per provare ancora una volta a far soffrire altri e non noi.

Ma sarà dura, alla lunga, far riuscire il solito gioco delle tre carte: l'Europa rischia grosso da subito (sia militarmente che economicamente) , pur di permettere agli Stati Uniti di durare ancora un po' sul fronte più decisivo, quello anti-cinese: qui l'accerchiamento del vero nemico americano procede soprattutto sul versante del Pacifico, più che su quello atlantico, e condurrà alle prossime guerre, ben più devastanti e globali dell'attuale.

Quando Russia ed Europa conteranno ancor meno, dopo questa guerra: l'una, perché -sfiancata e logorata da spese militari e sanzioni- sarà divenuta solo un satellite della Cina; e noi, perché da sempre incapaci di svincolarci dai ricatti statunitensi, saremo devastati da ulteriori, distruttivi sviluppi della guerra permanente che si appalesa e tetra ci angoscia all'orizzonte.









martedì 5 aprile 2022

non smettiamo di pensare (ad altro)

 

 


Mentre assistiamo impotenti al disastro in corso, non dovremmo smettere di pensare a quel che potrebbe avvenire -contro tutti noi- nel prossimo futuro.

I nuovi pontificanti esperti sul virus della guerra potrebbero finalmente riflettere sui troppi, gravissimi fattori di escalation in corso, provocati dalle scelte di entrambe le parti nel tempo:

  • episodi d'attacco al di fuori del territorio ucraino (come già accaduto a Belgorod, in Russia, o come potrebbe accadere in territorio polacco o rumeno, per errore o per scelta deliberata);

  • prolungamento, intensificazione e brutalizzazione ulteriore del conflitto armato (genocidi, stragi, pogrom e pulizie etniche, rastrellamenti e trasferimenti forzati detentivi...);

  • catastrofi radioattive nei pressi di centrali nucleari ucraine (forse già in corso, ma sottaciuta, a Cernobyl);

  • aumento reciproco delle sanzioni, sino alla crisi economica, energetica, alimentare di una o di entrambe le parti (Russia e Occidente);

  • attentati terroristici ed hackeraggi di stato contro paesi Nato o contro la Russia con conseguenti paralisi elettriche, elettroniche, informatiche di una od entrambe le parti;

  • presunte prove sullo stoccaggio di armi di distruzione di massa non convenzionali, batteriologiche e chimiche quale giustificazione per un attacco, come già accaduto in Iraq.

Quando una di questi fatti accadrà e farà espandere la guerra, anche coinvolgendoci direttamente, gli attuali sicofanti accentueranno ulteriormente la loro propaganda, spacciandola per storia o giornalismo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/02/ecco-perche-sullucraina-il-giornalismo-sbaglia-e-spinge-i-lettori-verso-la-corsa-al-riarmo-lo-sfogo-degli-ex-inviati-in-una-lettera-aperta-basta-con-buoni-e-cattivi-in-guerra-i-dubbi-sono/6546348/



La pandemia stava dentro quella che chiamavamo 'salute'.

Così la guerra sta dentro quella che chiamavamo 'pace'.

E la catastrofe climatica sta dentro quella che chiamiamo 'economia'.

Se non cambiamo premesse su ciò che riteniamo 'bene', avremo il 'male'.

Se non immagineremo l'impensabile, accadrà il già pensato, il già visto, già temuto, già sofferto.

O qualcosa di ancor più terribile che, nelle nostre vite, non avevamo ancora dovuto vivere.

Vi stiamo precipitando.

https://comune-info.net/chi-ha-gia-vinto/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=Immaginare+l%E2%80%99impensabile

Ma intanto invece continuiamo a nutrire false ed ipocrite speranze ed auspici.

Ora speriamo che il fuoco non divampi e cessi. Dopo averlo alimentato e mentre continuiamo a incendiarlo sempre di più.

Ora diciamo di essere vicini alle popolazioni devastate, in fuga, morte. Dopo averle esaltate dai nostri divani per la loro resistenza, il loro eroico persistere in città, in attesa di vincitori e liberatori che non arriveranno prima che la loro vita sia finita.

Ora gli americani chiariscono finalmente che non si tratta più di difendere l'Ucraina, ma di vincere la guerra contro i russi (e Zelensky conferma su Foxtv: 'Non accetteremo alcun risultato che non sia la vittoria!'). Dopo che metà Ucraina è già stata distrutta e non è stata difesa nei suoi palazzi, ospedali, scuole, natura, ponti, università, aziende, persone.

Ora ci si appella alle convenzioni internazionali. Dopo che noi abbiamo già ammazzato milioni di civili inermi in Iraq, Libia, Siria,Yemen, Afghanistan...E ben sapendo che proprio Usa, Russia, Cina ed Ucraina non hanno mai voluto ratificare la costituzione della Corte Internazionale né firmare la convenzione contro l'uso di bombe a grappolo (ma ora protestano e chiedono processi e condanne per i nemici...).



Immaginare l'impensabile... Due esempi.

La colpa e la pena.

Le prostitute e i protettori sono i colpevoli per una sessualità che induce a cercare donne a pagamento. Ma chi ci induce a vivere una sessualità tutta ipocritamente iscritta nella famiglia?

I machi che violentano e uccidono sono i colpevoli di relazioni in cui non ci si sa (far) rispettare. Ma chi sono i padri e le madri che ci hanno educato a un'idea d'amore malato?

Gli spacciatori ed i consumatori di droghe sono colpevoli per coloro che li cercano per farsi. Ma chi costringe a vite insensate, disperate e dolorose che cercano ormai solo malefici rimedi?

I bulli in classe sono i colpevoli per la passività di chi li subisce e che ha imparato a subire. Ma dove hanno imparato? Forse non proprio in un contesto di bullismo istituzionale (scuola, governi, eserciti...) ?

Chi corre troppo e investe qualcuno è il colpevole della violenza stradale. Ma chi è costruisce e vende auto che corrono a 300 all'ora per spingerli a comprarle?

Chi uccide qualcuno è il colpevole per la morte di un altro (da qui ergastolo o pena di morte). Ma viviamo tutti in un sistema mortifero e brutalizzante, che invita a competere, sopraffare, eliminare l'altro.

Chi commette crimini in guerra è un criminale di guerra? É la guerra che è un crimine, ed è un criminale chi vi partecipa.

Troppo costoso cambiare strada, e smetterla con le colpe e le pene verso individui per evitarci la responsabilità sistemica degli eventi.

Alla fine, vogliamo davvero solo restare comodi a contemplare e spettacolarizzare il male, a creare professioni che lavorano a gestirlo, a metterci sempre e solo nel ruolo di giudici.

Bene, ma su questa strada staremo sempre meno comodi, dobbiamo saperlo.

La violenza cresce e crescerà, e ci sta arrivando addosso come uno tsunami.

Non ci saranno servizi sociali, ospedali, tribunali, eserciti, governi che potranno più reggere l'urto.

La sudditanza e l'indipendenza.

Gli stati, se avessero voluto sopravvivere nella globalizzazione e darsi un futuro possibile, avrebbero dovuto democratizzarsi, cioè in primo luogo espandere la loro capacità di pluralizzare e far convivere differenze e mediare conflitti, al loro interno e tra loro.

Hanno preso la strada opposta: identitarismo, nazionalismo, sovranismo, integralismo, tribalismo, feudalesimo. Mentre i liberal e i radical chic si pavoneggiavano nella multiculturalità, nell'illusione dell' 'all inclusive', nel cantar la solfa dei 'diritti', nel frattempo (col consenso aperto o coperto di gran parte dei loro elettori, piccoli e grandi, come di mostrano anche le recenti elezioni in Serbia ed Ungheria) procedevano ad erigere muri invalicabili, a difendere frontiere, a costruire sicurezza solo per chi era già dentro contro chi stava fuori.

Le frammentazioni localistiche e separatiste, gli indipendentismi (e non solo in Donbass, ma anche in Europa, in Italia e in Sardegna) appaiono a molti la soluzione, ma sono invece solo l'altra faccia della falsa alternativa (o sudditi o indipendenti).

Appare solo come una risposta di ulteriore chiusura difensiva che, senza mettere in discussione la forma-stato, condurrebbe solo alla formazione di nuovi staterelli, peraltro ancora più sensibili alle pressioni, promesse e ricatti dei grandi imperi in formazione.

L'evoluzione, invece, sarebbe rappresentata da modelli reticolari, post-statali e trans-nazionali, che riconoscano come ineliminabile la reciproca interdipendenza, con autorevoli forme di coordinazione unica e concertata su questioni comuni (finanze, fisco, sicurezza, energia, mercato del lavoro, ecologia...) e significative, peculiari autonomie delle varie territorialità e culture.

Complesso? Sì, certo.

Ma è inutile, nocivo, distruttivo (lo vediamo) proseguire a semplificare la complessità in formule del passato che non possono più funzionare, che non reggono più, che non ci tutelano e che ci conducono al disastro.

Ma non vogliamo cambiare. Quel che credo (e scrivo) da tempo è che solo una catastrofe globale potrebbe forse costringerci (dopo) a provare a farlo, come già accaduto -seppure solo in parte e con mille contraddizioni- dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Per chi ci sarà ancora, se ci sarà.



domenica 3 aprile 2022

De te fabula narratur. Piccolo Dizionario Narrativo di questa guerra.

Allarme.

Il Covid esiste ancora, ma l'allarme sanitario e la sua gestione emergenziale devono interrompersi.

Altre allerta ci avvincono, ben più potenti ed utilizzabili dai governi e dai media.

Capiamo così che tipo di allarme fosse, sin da subito: un'esigenza biopolitica, di controllo e dominio sulle persone e sui popoli.

Ci sentiamo così presi in giro prima (da obblighi vaccinali e di green pass) ed ora (da guerra e riarmo coatto).

Ora, per un po', la pandemia non serve più. Sino a quando 'non si potrà evitare' di tornarci.

Quando la febbre ucraina sarà passata, vedrete che...un'altra emergenza, puntuale, arriverà.

O tutte le catastrofi si uniranno in un unico, sinfonico, cataclismatico concerto d'autunno.

Quel che il politicamente corretto (guai parlare di 'catastrofe'!) ama chiamare la 'tempesta perfetta'...


Azioni militari.

I giornalisti che sono lì non possono filmare quasi nulla, se non le città distrutte e la gente nei bunker, per renderci commossi e solidali con le vittime.

Gli unici spargimenti di sangue e gli unici morti che si vedono in tv sono quelli provocati dai russi.

Gli ucraini avanzano eroicamente, fanno vittime e stragi come gli altri, ma non si vedono.

Quando un attacco è ucraino (ad es. quello contro i depositi petroliferi di Belgorod in territorio russo) si dice: 'Mosca accusa Kiev di aver...'.

Quando attacca Mosca invece è semplicemente un dato di fatto inoppugnabile.

Il resto dell'informazione, quelli che vengono chiamati 'fatti', sono solo veline dei governi e degli apparati di propaganda militare, da entrambe le parti. Ma 'noi' non eravamo diversi da 'loro' ?


Carovana di pace.

La Carovana che ieri è arrivata a Leopoli è senz'altro un'azione pacifista, umanitaria, solidale.

Ed anche, indubbiamente e dichiaratamente, antimilitarista.

Ma chiamarla 'azione diretta nonviolenta' non corrisponde a verità: dirlo è solo propaganda, che fa il paio con il chiamare 'operazione militare speciale' la guerra da parte di Putin o 'missioni di pace' le nostre guerre di ieri e di oggi ( e meno male che è Putin a non usare le parole giuste...!).

'Anch'io a Sarajevo', con cui si cercherebbe di realizzare ora un inopinato raffronto, era un'azione nonviolenta perché si poneva l'obiettivo (riuscito) di entrare in una città in guerra guerreggiata (non è il caso di Leopoli) e quello (fallito) di porsi come forza di interposizione non armata tra le parti (e non solo di assistere i cittadini con cibo o altro, attività che infatti non chiamiamo 'diretta e nonviolenta' se avviene a qualche decina di km da Leopoli, in Polonia).

Non basta attraversare un confine per qualche ora per darsi attributi che non si ci si può dare.

Dopo aver inquinato la parola 'pace' cercate di non sputtanare anche 'nonviolenza', vi prego...


Conflitto.

Le ragioni profonde del conflitto restano sempre le stesse (ad un primo livello sullo status territoriale dell'Ucraina, ad un secondo sullo status dell'ordine mondiale), ma la guerra continua a rimuoverle e coprirle.

Ed a coprire anche gli interessi e i traffici che continuano a sussistere tra le parti in guerra, a solo discapito delle popolazioni straziate.

I ricchi ed i potenti continuano a fare i loro commerci, anzi di più (vedi il boom azionari dei produttori d'armi e dei loro finanziatori).


De-escalation.

Come previsto, e come accade in tutte le guerre, la situazione non recede ma precipita.

Gli eventi di questi ultimi giorni ci dicono due semplici cose:

-che la de-escalation sembra sempre che sia solo il nemico a non volerla, nonostante la nostra buona volontà ed i nostri enormi sforzi per raggiungerla;

-che la de-escalation dipenderebbe da una nostra scelta, mentre l'escalation avviene da sola.

Sappiamo da sempre infatti che l'escalation simmetrica, in effetti, ha una sua potenza progressiva inerziale, anche nelle litigate quotidiane tra automobilisti o tra coniugi.

L'unica possibilità è che almeno una delle due parti scelga di fermarla. Se nessuno lo fa, nessuno potrà scegliere che prosegua. La guerra sa farlo da sé.


Garanti.

C'è una corsa a fare i garanti del futuro dell'Ucraina (di quel che ne resterà).

Traduzione del concetto: chi condizionerà il suo governo fantoccio, chi se ne spartirà le risorse, chi guadagnerà dalla ricostruzione delle città rase al suolo e quindi chi ne difenderà i confini con le armi, a garanzia della sua 'neutralità'.

Sarebbe più onesto, ma meno presentabile, chiamarli 'protettori', 'magnaccia di stato'.

Non a caso, infatti, non si accenna neppure a forze di interposizione dell'Onu, ma soltanto di eserciti appartenenti a Stati: membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (i soliti noti, Russia esclusa) ed altri paesi satelliti (tra cui noi).

A garanzia, come sempre, solo di se stessi e delle prossime, infinite, guerre tra fazioni, controllate a turno proprio dalle potenze 'garanti'. (vedi quel che già accade in Libia da tempo).


Oligarchi.

Tutti i regimi del mondo sono ormai da tempo delle oligarchie.

Le post-democrazie occidentali così come le 'democrazie illiberali' russe o il regime post-comunista cinese.

In tutti gli stati comandano potentati, più o meno controllati (o controllanti) il potere politico, a sua volta più o meno eletto dal popolo.

Ed il mondo intero, si sa, è oggi dominato prepotentemente da entità finanziarie, circoli elitari, paperoni globali.

Ma la parola 'oligarca' va usata solo per quelli russi. Sono loro da sanzionare e punire.

E chi le eroga queste punizioni contro i cattivissimi oligarchi figli di Putin? Semplice: i nostri.

E chi fa da facilitatore alle trattative in corso? L'oligarca Abramovich, quello che da sempre fa soldi con entrambi i fronti, forte del suo passaporto russo, portoghese, israeliano e chissà cos'altro.

E nessuno si mette a ridere.


Partigiani.

'É il popolo ucraino che vuole resistere in armi, come i nostri partigiani!'.

Questa è la giustificazione che porta anche le persone 'di sinistra' a sostenere questa guerra (perché, ricordiamolo anche a loro, 'armare gli ucraini' significa 'sostenere la guerra').

Ma cosa c'entra con i partigiani quel che sta avvenendo oggi?

I partigiani non hanno scelto la guerra, già c'era ed era già in atto da anni.

L'occupazione nazista era già avvenuta da tempo.

Non si trattava di respingere un'invasione militare, ma di lottare per renderla svantaggiosa e costosa.

Non si trattava di un esercito regolare , ma di formazione coordinate per la guerriglia asimmetrica.

Siamo in tutt'altro scenario.

(Infine, ricordo che la lotta partigiana è stata anche sostenuta da moltissime azioni nonviolente e non armate, quasi sempre dimenticate, sottovalutate, sottaciute).


Riarmo.

Col pretesto degli ucraini si corre a riarmarci, come si è corsi al vaccino un anno fa.

Le multinazionali delle armi si sostituiscono a quelle farmaceutiche, e guidano i governi, con i loro bilanci superiori ormai a quelli degli stati stessi.

Ormai sono loro, i governi: la lobby è quella dei politici, che cerca di condizionare e limitare le loro scelte, e non viceversa.

D'altronde, sembrerebbero interessanti e rassicuranti i sondaggi che vedono in Italia una maggioranza contraria al riarmo.

Ma anch'essi vengono utilizzati solo strumentalmente (vedi le tardive proteste 5Stelle) oppure ci confermano nella solita pretesa nostrana di far (fare) la guerra anche per noi, ma senza di noi.

Noi italiani vogliamo sempre stare con chi è forte e vince, ma a costo zero.

Questo oggi è il solo significato della parola 'pacifista'.


Trattative.

La guerra non facilita le trattative, è ovvio: la fiducia reciproca scende ancora di più, le stragi e le distruzioni aumentano la sensazione di odio ed inimicizia.

La guerra serve solo ad andare a trattare -ma alla fine della guerra stessa- in posizioni di vantaggio (a discapito di chi muore quotidianamente sotto le bombe).

Quindi, inutile e nocivo star dietro alle belle ed ipocrite speranze di volta in volta sbandierate da turchi, israeliani, opinionisti e giornalisti occidentali.

C'erano già state trattative che avevano portato ad un accordo a Minsk, ma Ucraina e Stati uniti l'hanno sottoscritto ma non l'hanno rispettato.

C'erano già state richieste di trattative da parte russa nel 2021 e gli Stati uniti hanno risposto 'Niet!' (peraltro in una risposta che -su richiesta di questi ultimi- 'doveva rimanere segreta' ).

E ci saranno delle trattative, quando i russi decideranno di aver raggiunto i loro obiettivi sul campo.

Più tempo ci vorrà, più resistenza armata troverà, più la guerra durerà e più i negoziati si allontaneranno.

Ma le trattative vere saranno solo quelle che inizieranno tra statunitensi (padri putativi degli ucraini e degli europei tutti) e cinesi (padri putativi dei russi).

Nel frattempo, in modo tale che la guerra continui ad libitum, si lasciano giocare i bambini ai soldatini che cercano l'armistizio o almeno un 'cessate il fuoco', ma intanto -per sicurezza- sparano.