giovedì 29 marzo 2012

Roma brucia!

Modestamente vorrei indicarvi me stesso come tipico rappresentante dell'uomo d'affari e sussurrarvi all'orecchio: 'Questi sono i nostri uomini, i prototipi del Cittadino Americano Standard ! Questa è la nuova generazione americana, giovanotti dal petto muscoloso, dall'occhio limpido, e che in ufficio hanno la macchina calcolatrice. Non vogliamo fare gli spacconi, ma -insomma- vogliamo stare ai primi posti, e chi non ci ama stia in guardia: meglio mettersi al sicuro, prima che si scateni il ciclone!
(S. Lewis, Babbitt, pp.181-2).

Dove è finito tutto questo ? Che ne è stato, di tutta questa sicumera ?
In Spagna, oggi, Huelga general, uno sciopero di un sol giorno, ma molto molto partecipato, pare.
Rajoy vuole andare avanti con le manovre, obbedendo alla BCE e alle borse, ma la recessione e la disoccupazione avanzano comunque, e tanto, e ineluttabilmente, senza rimedio.
Ed il debito non va giù. Sono disperati, nella merda più totale, ma continuano a fingere tranquillità e sicurezza, a mentire spudoratamente, almeno in pubblico.
La Passera, in Italia, ci promette recessione sino a fine anno, ma poi profetizza (non si sa bene su quali basi) che l'anno prossimo ci sarà una ripresa. Ce l'avevano già detto l'anno scorso. E non possono dirci diversamente, anche se quasi più nessuno gli crede.
Anche la Camusso ha tirato fuori oggi una bella frase: Monti pensi a salvare gli italiani, e non l'immagine del paese.
E' in corso una lotta per il potere, in cui noi siamo solo il companatico.
Non gliene frega niente a nessuno di loro di noi, dei giovani, del lavoro; gli interessa soltanto di tenere il potere e di non perderlo: sia ai governanti, sia ai politici, sia ai sindacalisti.
Come dice il proverbio indiamo: quando due grandi elefanti lottano, la vittima è l'erba.

'Gli uomini sono mortali', 'L'erba è mortale', 'Gli uomini sono erba'.
Sillogismi in erba, del grande Gregory.
Due persone, perseguitate da debiti e disastri economici personali, si sono dati alle fiamme, tra ieri e oggi.
In Tibet, come ad ogni marzo, si danno fuoco monaci e persone davvero stanche della violenza cinese.
Noi ci accontentiamo dei 'successi' degli operai ALCOA di Portovesme, dove continua il teatrino di Re Giorgio che chiama l'operaio in difficoltà, che pensa al bene dei poveracci e che 'non vede segni di cieca esasperazione' (sic!): altri sei mesi di assistenza sociale, di soldi buttati, di inquinamento, per tenere in piedi una fabbrica nociva e in perdita da anni.
Per continuare a non cambiare modo di produrre, di lavorare, di stare su questa terra.
Ma si può...?

Vecchiumi rancidi a confronto.
Il Papa Ratzinger che, con le sue mefitiche omelie e i rituali consunti e gli incensamenti senza senso, se ne sta bel bello in Plaza de la Revoluciòn, a l'Habana, a parlare di vita eterna e Dio e altre amenità simili a degli altri poveracci, già torturati a sufficienza da fame e comunismo d'antan, che si attaccherebbero a qualunque speranza pur di stare vivi.
Questa è veramente cattiveria, perfidia, sadismo.
Ratzinger e i Castro, vecchiacci terribili e tristi, che hanno perso la vita e la storia, e fanno la loro gara di consolazione per decidere chi ha vinto tra loro...
Che tristezza -e che vuoto!- questo della gerontocrazia, immensa e barbara, in cui siamo immersi...

Intanto, si parva licet, i nostri geni nostrani si impegnano -come volevasi dimostrare- per una legge elettorale in cui il Centro riprende il potere sui due Poli (ma senza proporzionale ed escludendo tutte le minoranze!).
Un bel triarcato, a guida Monti o Casini, o chi per essi, che è sempre lo stesso.
Con bella pace del bipolarismo, che va  -meritatamente, peraltro, e sempre troppo tardi - in soffitta.
E la nuova rivoluzione di Centro (cioè di Destra) è cosa fatta, grazie al inarrestabile ascesa del signor Ui e del governo cosiddetto 'tecnico'.
Ma, sotto la cenere, Roma brucia.
E il Vaticano brucerà, e il Vaticano brucerà, coi preti dentro...!
Una punta, anche leggera, di anarchia situazionista: quanto servirebbe a questo mondo...
Anche solo per riderci addosso, in tutto questo insensato agitarsi.

martedì 27 marzo 2012

aspettando il conflitto

LE OPPORTUNITA' DEL CONFLITTO (MILANO, 24.3.2012)


  1. EPISTEMOLOGIE

La specie homo sapiens è stata definita 'neghentrofaga', famelica mangiatrice di ordine e informazione: essa esprime infatti una netta ed esasperata preferenza per l'ordine, il controllo, la sicurezza. Questa tendenza profonda è divenuta ancora più forte, ossessiva, in una civiltà scientifico-tecnologica come l’attuale dell’Occidente, caratterizzata da un rischio mitomanico di onnipotenza.
Le persone non sono allenate, quindi, a leggere e gestire il disordine, non ne sostengono a lungo neppure la vista. Cercano, più velocemente possibile, di 'riportarlo all'ordine'.
La domanda frequente, anche rispetto al comportamento dei consimili, non è 'come mai si sta così tranquilli ?', ma quasi sempre 'come mai ci si agita tanto ?'.
La passività preoccupa meno dell'azione, la stabilità meno del cambiamento, la quiete molto meno del conflitto.
La salute ed il benessere sono intesi come ordine e stabilità, ed il conflitto -in una visione siffatta- non può che rappresentare soltanto il problema, il fattore critico, la malattia, il male.

In una visione complessa, invece, ordine e disordine si equivalgono ed entrambi appaiono costitutivi della vita e dei suoi processi.
Essi si trovano, cioè, in una relazione 'complementare': se un sistema deve restare stabile ed ordinato ad un livello, dovrà cambiare e disordinarsi ad un altro.
'Niente è più stabile, in natura, del cambiamento', ripetono spesso, e giustamente, gli scienziati naturali.
Se un sistema vuole restare stabile a livello 1, deve essere capace di cambiare e di accettare il cambiamento a livello 2. Se non si lascerà perturbare, non potrà essere stabile e non durerà nel tempo (ad es. una coppia che riesce a stare insieme e e restare vitale e viva per lungo tempo, non potrà che cambiare i suoi 'modi di stare insieme' nel tempo).
Questa visione complessa ci ricorda che i latini usavano 'adgredior' per dire 'avvicinarsi', con la sua carica ambivalente di affinità crescente ma anche di minaccia.
Noi, nell'italiano, abbiamo ripreso da lì la nostra matrice di 'aggredirsi', dimenticando il polo positivo dell'etimo ed estremizzandolo verso il negativo.
Così come, nella parola 'in-contro', abbiamo preferito dare più valore al'avvicinamento che al contrasto (pur presente nella parte della parola che dice: 'contro'.

'Ciò che comunemente intendiamo per 'comprendere' coincide con 'semplificare': senza una profonda semplificazione il mondo intorno a noi sarebbe un groviglio infinito e indefinito, che sfiderebbe la nostra capacità di orientarci di decidere le nostre azioni...Questo desiderio di semplificazione è giustificato, la semplificazione non sempre lo è. E' un'ipotesi di lavoro, utile in quanto sia riconosciuta come tale e non scambiata per la realtà; la maggior parte dei fenomeni storici non sono semplici o non semplici della semplicità che piacerebbe a noi...' (P. Levi).
Gli ordini, insomma, sono solo 'mappe'.
E, come ci ricorda Bateson nel bellissimo metalogo ?Perchè le cose finiscono sempre in disordine?', gli stati definiti 'disordinati' saranno sempre più frequenti e probabili di quelli definiti 'ordinati': infatti c’è bisogno di lavoro per togliere la polvere e non dobbiamo invece impegnarci per mettercela.
Sorgeranno continuamente conflitti, spesso non mediabili, proprio tra le diverse visioni esistenti e compresenti su 'ciò che riteniamo ordinato': infatti, quando si mette in ordine la stanza spesso non si trova più nulla e ci si lamenta....
Gran parte dei problemi umani, e della violenza infine, non nasce da un eccesso di disordine, ma proprio dai tentativi di imporre un ordine (di specie, di gruppo, individuale) a sistemi che, se fossero lasciati liberi, ne sceglierebbero altri. Quel che si genera così è un disordine di secondo livello, generato proprio dai conflitti tra diversi e presunti 'ordini'.
'Due pericoli minacciano il mondo, l'ordine e il disordine', amava dire Paul Valery..

Sarebbe importante e urgente, quindi, ri-bilanciare le premesse e le tendenze delle nostre azioni sociali, culturali e formative, favorendo ora, dopo secoli di 'preferenza per l'ordine', una maggiore capacità delle persone di 'stare nel dis-ordine', fino ad 'apprezzarlo' per la sua 'carica' orientata al cambiamento, e di imparare a gestirlo, insieme e più costruttivamente, nelle situazioni di stress, di conflitto, di crisi che spesso porta con sé.
Queste capacità, che sono fatte, più che di tecniche, di una più profonda alfabetizzazione emotiva e di una formazione eticamente sensata, appaiono vitali e centrali: se la salute ed il benessere saranno interpretate non più come 'assenza di conflitto' ma come 'assenza-basso tasso di violenza' nel sistema, allora il conflitto stesso potrà essere visto come opportunità, sintomo 'neutro' da cui partire per una sua elaborazione e trasformazione costruttiva ed evolutiva: positivo e negativo non saranno più termini applicati al conflitto, ma soltanto alle modalità in cui lo gestiremo.

2.PSICOLOGIE DINAMICHE

Prima di passare alle visioni sistemiche del conflitto, un breve excursus su alcuni passaggi chiave delle visioni su di esso all'interno delle teorie psicanalitiche e psicodinamiche.
Il conflitto è inteso in esse prioritariamente come frustrazione, cioè come conflitto tra principio di piacere e principio di realtà.
Come reagiamo a questo conflitto così eterno ed insolubile, ineluttabile e precoce ?
Freud, in 'Al di là del principio del piacere', ci racconta del suo piccolo ma già 'maturo' nipotino che, davanti alla scomparsa della madre per lavoro, si inventa il famoso 'gioco del rocchetto', in cui gestisce l'assenza del suo oggetto primario d'amore attraverso la 'scomparsa e ricomparsa' di un rocchetto, appunto, legato ad un filo.
Secondo M.Klein, quando la madre si assenta ed il seno scompare al suo insopprimibile desiderio di latte e di tetta (una vera catastrofe, almeno per lui !), il bambino può reagire in due modi.
Il primo è assumere una posizione schizo-paranoide: creare due personificazioni, Seno buono e Seno cattivo, non appartenenti alla madre, amando il primo (che gli fa del bene) e odiando il secondo (che gli fa del male). I vantaggi sono che non si deprime, resta attivo, non deve elaborare il dolore come se riguardasse sé e la sua relazione primaria, ma lo proietta verso un'entità esterna cattiva, contro cui agire.
Il secondo modo con cui il bambino può reagire è assumere una posizione depressiva: accettare inconsciamente che la stessa madre possa esserci e non esserci e che questo non sia sempre in connessione con i suoi desideri ed in sintonia con i suoi tempi; assumersi il rischio della posizione depressiva, ma anche della possibile creatività che da essa può derivare.
Winnicott, in 'Gioco e realtà', insiste sul fatto che ogni relazione profonda e significativa si muove originariamente su un gioco-conflitto a più stadi:
' a) il soggetto entra in rapporto con l'oggetto;
b) il soggetto distrugge l'oggetto;
c) l'oggetto sopravvive alla distruzione;
d) il soggetto può usare l'oggetto.'
E il grande Gino Pagliarani, commentando Bion, ci ricorda che per quest'ultimo 'il pensiero si pone come un cambiamento della frustrazione e quindi come un rapportarsi con la realtà. Il pensiero è cioè prodotto dalla frustrazione tollerata e poi mezzo per tollerare ulteriori frustrazioni'.





3. DISSONANZE E IGNORANZE

Attraverso incessanti e costosi tentativi di razionalizzazione (che assumono di volta in volta la forma del giustificare, minimizzare, an-estetizzare, ridicolizzare, deviare su altro, procrastinare...) si va a costituire quella che possiamo iniziare a chiamare 'ignoranza 2'.
Le persone comunemente percepiscono e pensano secondo modalità 'non popperiane' ed 'anti-sperimentali': in genere, se una nuova esperienza falsifica una nostra premessa preferiamo falsificare (manipolare, mistificare, negare) l'esperienza percettiva piuttosto che cambiare idea.
La negazione si nutre di un meccanismo di difesa, noto come “dissonanza cognitiva”, così spiegato da Paolo Fabbri:
Quando percepiamo un’incongruenza tra un nostro comportamento e qualcosa su cui siamo indotti a ragionare, per esempio rispetto a cose in cui siamo coinvolti e convinti come singoli o come gruppo, abbiamo bisogno di ridurre questa “dissonanza”. Tra i due fattori che stridono, le nostre abitudini e le informazioni che ci arrivano, modifichiamo quello più semplice da modificare, le informazioni e il nostro atteggiamento verso di loro. Cerchiamo soluzioni scappatoia, che ci permettono di uscire dalla dissonanza. Se dico “è importante che tutti paghino le tasse”, ma io non le pago, vivo un’incongruenza che devo risolvere: probabilmente continuo a non pagare le tasse, ma dico che non lo faccio per colpa del Governo o perché gli altri non le pagano, a poco a poco distorco la mia percezione sull’obbligo di pagare le tasse.
Il meccanismo della “dissonanza cognitiva” si realizza dunque mettendo in discussione, modificando e distorcendo gli elementi che alimentano il disagio. Festinger, già nel 1957, ha dimostrato con degli esperimenti divenuti celebri che si tratta di un meccanismo involontario. Se sono coinvolto su un argomento con una delle parti in causa, rileggo gli input a riguardo cercando di farli andare d’accordo con il gruppo a cui appartengo: li distorco, li modifico, li reinterpreto, li svaluto, in qualche modo riduco l’efficacia della comunicazione dell’altro, che mi provoca dissonanza. È una difesa verso le comunicazioni persuasive, ma funziona al contrario: mi difende dal bombardamento della pubblicità che mi vuole imporre dei desideri artificiali così come mi evita la destabilizzazione, il fastidio che provoca il dover mettere in discussione una convinzione o uno stile di vita.

L'ignoranza 2 rappresenta la strategia di sopravvivenza primaria per adattarsi alla catastrofe che è già in corso.
Per la maggioranza degli esseri umani che la attuano, anche colti ed intellettualmente dotati,non indica quindi il problema, ma la soluzione.
Ci sono molte persone colte ed intellettualmente capaci a livello 1, ma questo non gli impedisce di essere consapevolmente ignoranti ad un livello 2.
Potremmo dire, anzi, per paradosso ulteriore, che gran parte della loro impotenza ad agire viene addirittura giustificata e motivata proprio da quel che sanno (del tipo: “Stiamo cercando di verificare se è ancora troppo presto per avere la certezza che abbiamo già fatto troppo tardi”).

Dal 'sapere di non sapere' socratico, tipico dell'homo sapiens sapiens, si è giunti alla sua totale inversione: il 'non so di sapere' (un ignoranza 2, quindi, non di primo ma di secondo livello...) è divenuto lo slogan vincente dell'homo insapiens sapiens (che appare come una neo-specie, frutto di una mutazione antropologica).
Se prevale l’ignoranza 2 significa che noi tutti sappiamo, siamo informati della catastrofe in corso, la vediamo, la sentiamo nel corpo e nelle menti, stiamo male anche. Ma la neghiamo, la rimuoviamo, fingiamo di ignorarla. E, facendo questo, sopravviviamo.
L'inazione e l'occultamento del conflitto cognitivo deriverebbero quindi da un parad-ossimoro: un'ignoranza consapevole. A differenza dei dinosauri, ci estingueremo ben informati e per nulla ignoranti del perché e del come ciò sia accaduto.
4. LA SISTEMICA DEI CONFLITTI


Per Bateson esiste 'informazione' solo laddove vi è 'dissonanza', 'differenza che crea differenza': una variazione significativa, un contrasto-conflitto tra quel le nostre premesse si attenderebbero e quel che percepiamo-veniamo a conoscere.
Un sintomo ad es. ci può dire qualcosa sulla violenza del contesto comunicativo, se il conflitto si trova costretto a cercare in esso uno spazio per esprimersi, spazio negato alla comunicazione diretta.
Un sintomo riconosciuto come tale ci può pemettere poi di fare/far fare delle ipotesi proprio a partire da una contraddizione, ad es. tra livello verbale e non verbale di una comunicazione.
(Ipotizzazione, Circolarità, Neutralità, 1980),
E se la contraddizione si fa cronica e all'interno di una relazione significativa e senza possibilità di autosottrazione da questa, essa può generare dei 'doppi vincoli' patogeni.

Nella prima cibernetica si colsero soprattutto i rischi dei paradossi comunicativi, ancora immersi in un'epistemologia dell'ordine che mirava a semplificare e purificare il linguaggio per giungere a forme di comunicazione più logiche e corrette.
'Il grosso dei nostri problemi personali, interpersonali, internazionali ed ecologici deriva in ultima analisi dalla semplice trasformazione di una distinzione in una separazione e di questa in un'opposizione. Ma come mantenere invece questi livelli non separati e non confusi ?' (Bateson).
Ma col tempo si è giunti ad accettare l'inevitabilità delle contraddizioni, dei paradossi e dei 'paradossimori' in qualunque comunicazione.(perlomeno a partire da Cronen, Johnson, Lannaman, 1982) ed anzi a viverli come opportunità e risorsa per la terapia e la mediazione (controparadosso, prescrizione del sintomo, ridefinizione in positivo...)
Così come si è giunti ad accettare l'assioma 'non si può non comunicare', così anche -nel comunicare- dovremmo accettare l'assioma secono cui 'non si può non esercitare potere'.
Un tema ostico, questo del potere, già molto temuto dallo stesso Bateson, ma anche in tempi più recenti da Maturana e Davila, in 'Emozioni e linguaggio in educazione e politica' (2006), quando ad es. affermano che 'le relazioni umane che non si fondano sull'accettazione dell'altro come altro legittimo nella convivenza, non sono relazioni sociali. Le relazioni di lavoro non sono relazioni sociali...
Noi esseri umani non siamo sempre sociali: lo siamo soltanto nella dinamica delle relazioni di reciproca accettazione. Senza azioni di reciproca accettazione non siamo sociali.'.

Trovo più interessanti e realistiche le riflessioni batesoniane sulla schismogenesi che portarono alle proposte dei modelli di interazione a prevalenza simmetrica e/o complementare nella 'Pragmatica' e che trovano assonanze nel modello di mediazione dei conflitti proposto da Pat Patfoort (detto anche 'modello dell'equivalenza' e inteso come superamento del 'modello M-m (Maggiore/minore)).
O l'ecologia dell'azione nella visione di Edgar Morin.
Oppure le visioni di Barnett Pearce con la sua lettura dei conflitti e delle varie modalità di gestione che la società umana ha nel tempo elaborato e costruito (monoculturale(conflitto negato)-etnocentrico (conflitto noi/loro)-modernista (conflitto individuale e interminabile) cosmopolitica (conflitto ineliminabile, da gestire nel rispetto delle differenze).





mercoledì 21 marzo 2012

giusto così

E' giusto così.
Che si faccia finalmente chiarezza, almeno un pò, a spese di quell'ameba che è il PD.
Quel che gli sta accadendo era nell'aria e se lo merita in pieno.
E' entrato da solo nella trappola, e se la è costruita con le sue proprie mani.
Non so cosa sperare: che si dividano ancora, e tornino a fare i democristiani e i socialisti (i comunisti, mi sembra difficile...).
O che vadano a definirsi finalmente per quel che sono da tempo: un partito di centro, con tradizioni sociali e progressiste magari, ma di centro (cosa che, dalla svolta della Bolognina in poi, è sempre apparsa evidente, seppur negata dai più).
O che non si dividano e continuino a stare su tre tavoli, sette gambe sghembe, e tremila identità coperte tenute insieme dal Carneade, segretario di turno, da impallinare.
E che si sappia che il voto a sinistra (per quel che ancora può significare questa parola) sta e va altrove.
Ma, purtroppo, non sarà tutto così chiaro: si continuerà a impiastricciare e ad impaludare, a cercare di tenere insieme il mostro blob.
Il PdL va verso gli stessi dilemmi, ed è già da tempo in mezzo al guado.
Quando Berlu non ci sarà più, che sarà anche della sua amata creatura ?

Unici veri vincitori, come previsto i centristi, ed in particolare Casini.
Che assistono gongolanti allo scombussolamento degli altri, rimettendosi definitivamente al centro della politica partitica italiana e governando di fatto, da soli, usando i voti degli altri.
Come volevasi dimostrare.
Davanti alla rivelazione che ci troviamo sempre davanti a 'false trattative', il cui risultato è già predefinito e deciso, qualcuno si straccia le vesti.
Ma era già tutto previsto.
E staremo a vedere, ora che le fasulle mediazioni sociali e istituzionali si mostrano nella loro nudità, cosa faranno le persone, sia quelle che sinora si sono sentite ancora rappresentate, sia quelle che non ci credevano già più da tempo.

E' questo il processo che continua ad interessarmi di più, al di là del teatro in corso in tv e sui giornali.
E al di là delle poco credibili scenette 'firmo/non firmo' degli stessi sindacati, CGIL inclusa.
Se non accadrà qualcosa di nuovo, che sappia andar oltre il noto, saremo fritti.
E sarà giusto così.

martedì 20 marzo 2012

nessun dorma

La situazione, silenziosamente, continua a precipitare, mentre noi proseguiamo a dormicchiare.
L'unica cosa che migliora è lo spread (importante, no ?).
Pare che a Monti vada bene così, e anche a tutti noi.
Nel frattempo:
- ogni giorno ci svegliamo e andiamo a letto con 32.300 euro di debito pubblico a testa, creato dalle nostre spese pazze, dalla corruzione e dalle tangenti, dagli sprechi istituzionali e non.
Il debito continua ad aumentare, mese per mese, 60 miliardi in più nell'ultimo anno solare.
Malgrado i sedicenti risparmi e i tagli da macello.

- la Fornero dice a Marchionne che, in sintesi, 'non può fare i cazzi suoi, fregandosene dell'Italia, dopo tutto quello che ha ricevuto...!'.
Ma perchè, lei e il suo governo, cosa stanno per fare sul mercato del lavoro e cosa hanno già fatto sulle pensioni ? Esattamente lo stesso.
Dopo tutto quello che lo stato ha ricevuto dai lavoratori, in termini di produzione e tasse, ora li frega e tradisce, in nome della salvezza del paese...

- riprende ad emergere la corruzione endemica dei sistemi istituzionali, a tutti i livelli.
Dai sindaci ai ministri, dalle Regioni alle circoscrizioni, dalla sinistra alla destra.
Ti passa anche la voglia di parlarne: il gioco è tra quelli che vengono scoperti e quelli che non lo sono stati ancora. Gli incorrotti sono un'eccezione ingenua, il sistema è troppo potente, corrompe continuamente e, potremo dire, per statuto.

Mi viene da parlare e scrivere poco.
E' tutto così triste, squallido, senza speranza e ripetitivo!
Viene solo da dire: buon sonnellino a tutti!

domenica 11 marzo 2012

non lavorare stanca ?

I percorsi in bici sull'Isla Graciosa, i crateri e le montagne di fuoco a Timanfaya, la playa caraibica de la Concha, la semplicità africana di Harìa e Tabayesco, la camminata in ascesa per andare dall'una all'altra, le chiacchiere, gli scherzi, le lacrime, le risate e i giochi con C., i campi neri e rossi, i cieli grandi e le onde alte, il sole pieno e la luna piena a illuminare il mare, il silenzio del vento: ecco Lanzarote per me.
La bellezza di potersi prendere una pausa e partire, in un periodo in cui chi ha un lavoro lavora e non tutti hanno il tempo e la voglia di andare in vacanza, di farsi vacui, di svuotarsi.

Certo non gli svizzeri, che ancora una volta -in un referendum proposto da sindacati e cooperative sociali- hanno votato contro l'allungamento delle ferie pagate da 4 a 6 settimane l'anno!
Malati gravi, evidentemente.
Eppure, proprio qui possiamo leggere la radice della collusione che tiene ancora in piedi i poteri dominanti ed i governi: il mito del lavoro, della competizione produttiva, della vita che perde/non ha senso senza il lavoro, della necessità di crescere, andare sempre avanti, tendere al di più comunque e a qualunque prezzo, etc etc...
Ho sentito oggi, a tavola, di un signore che -non potendo più fare il panettiere- si è lasciato morire.
Ed anche i popoli, gli stati, sembrano seguire questa china: la crisi del lavoro come crisi della vita.
Almeno sino a quando non saremo costretti ad accettare la fine di questo mito, e riprenderemo a vivere (e magari anche, un pò, a lavorare), ma dando valore al tempo, alle relazioni, alla natura, all'ozio e alla noia.
Che bella catastrofe sarebbe...!

L'umanità che torna giovane, ragazza...
Ho lasciato casa, in questi giorni, a mia nipote diciottenne.
Mi ha commosso vedere lei ed i suoi giovani amici, al mio rientro: la casa profumava di incenso e sigarette, i letti sapevano di scoperta e intimi segreti, i piatti erano lavati ed il frigo quasi vuoto, gli spazzolini tutti insieme -dimenticati- sopra il lavandino, le facce sveglie, curiose e divertenti...
Un senso, forte, del tempo libero e vuoto di quando si è giovani. E della sua, irripetibile, bellezza.
E il senso di crudeltà dell'invecchiare, dentro e fuori, irreversibile e ineluttabile.
E da lì, dalla perdita della gioventù, che nasce l'attrazione del lavoro ?
Ed è l'età del lavoro a dirci che la vera giovinezza è finita ?

Quanto mi manca la gioventù, la mia, quella di altri, e quella del mondo.
Non ho mai idealizzato la mia giovinezza, e non lo farò con la loro.
Conosco e ricordo tutte le sofferenze, le tristezze, le ansie e le irresolutezze di quell'età.
Ma se potessimo ringiovanire, qualche volta...!
Anche solo per qualche giorno o mese, o un anno.
Rivivere la prima casa da soli, il primo viaggio, il primo bacio, le prime delusioni, il primo tradimento.
Che figata!, direi.
Ma forse anche questa parola i giovani -quelli di oggi- non la usano più.

lunedì 5 marzo 2012

i pesci non chiudono gli occhi

Mi sono ritrovato, nel leggere il grande Erri, ancora una volta, a fare i conti con me stesso, con quello che sono stato, che ho vissuto...
Che ho perso, mi manca tanto, e non so se ritroverò più.
Non ho rimpianti, non ho nostalgie, non ho pentimenti.
Ma, nell'assenza, provo dolore.

Doveva essere questa la conseguenza del cambio nel corpo. Crescere comportava un precipizio di effetti sconosciuti. Era bastato un centimetro. (p.90)

Prese tra le mani la mia faccia e mi volle baciare sulla bocca. Mi scansai per istinto e così mi baciò mezzo naso ancora rosso e gonfio, svegliandomi il dolore.
'No, disse lei, stai fermo', e mi baciò di forza sulla bocca e a lungo da dover respirare con il naso. Si tolse dalle labbra con lo schiocco. Ero rimasto immobile a guardarla.
'Ma tu non chiudi gli occhi quando baci? I pesci non chiudono gli occhi'.
I due stesi sulla rena ripigliavano fiato dai lamenti.
Lei mi prese per mano e mi portò. Camminammo, sudavo nel suo palmo, sbandavo sul suo passo, è difficile andare a fianco di una donna, ancora adesso non mi riesce il ritmo.  (p.98)

Oggi so che quell'amore pulcino conteneva tutti gli addii seguenti. Nessuna si sarebbe fermata, non avrei conosciuto le nozze...L'amore sarebbe stato una fermata breve tra gli isolamenti.  (p.102)

'Ti piace l'amore ?', chiese guardando dritta di fronte..
'Prima di quest'estate lo leggevo nei libri e non capivo perchè gli adulti si scaldavano tanto.
Adesso lo so, fa succedere cambiamenti e alle persone piace essere cambiate...'...
Mi posò le labbra sulla bocca mezza aperta dalla meraviglia.
'Meraviglia' dissi, quando si staccò, facendolo pianissimo.
'Questo era tuo. Te lo chiedo ancora, ti piace l'amore?'.
'Bè sì, se è questo, sì.'.
Pensai che avrei capito tutti i libri del mondo dal quel momento in poi.  (pp.112-3)


(da Erri De Luca, I pesci non chiudono gli occhi, 2011)

siamo stati in val di susa e abbiamo capito...

Una popolazione autoctona (radicata, non paracadutata o contingente), studia bene il caso e si oppone, per lungo tempo e con ragionamenti ben pensati, creando in suo appoggio una rete di esperti e politici ;
-di fronte al tentativo di proseguire comunque da parte degli avversari, riesce ad elevare il grado dello scontro e passa alla non collaborazione attiva e alla disobbedienza civile (blocchi non simbolici, boicottaggi, sabotaggi)
-nella lotta, riesce sempre a differenziarsi (senza criminalizzarle) dalle forme di lotta 'non- nonviolente';
-propone una visione alternativa della vita e dell'economia, attraverso un 'programma costruttivo' che abbandona i paradigmi dello sviluppo e della crescita senza limiti.
Un ottimo modello, ed un caso rarissimo in Italia, da cui partire per rifondare una politica democratica.
Ecco perchè vengono presi a botte.
Leggete sotto e, se vi va, sottoscrivete questo appello.
Di solito non lo faccio più (non credo a petizioni o cose simili, ormai...), ma in questo caso....

http://siamostatiinvaldisusa.wordpress.com/
http://www.facebook.com/pages/Siamo-stati-in-Val-di-Susa-e-abbiamo-capito/315037188552577

SIAMO STATI IN VAL DI SUSA ED ABBIAMO CAPITO

Siamo stati in Val di Susa ospiti degli abitanti della valle:
insegnanti, agricoltori, pensionati, studenti e abbiamo visto:
Un luogo attraversato da due strade statali, un'autostrada, un
traforo, una ferrovia, impianti da sci, pesanti attività estrattive
lungo il fiume
Persone che continuano a curare questo territorio già affaticato da
infrastrutture ed attività commerciali e cercano di recuperare un
rapporto equilibrato con l’ambiente e la propria storia.
Una comunità che crede nella convivialità e nella coesione sociale e
coltiva forti rapporti intergenerazionali.

Abbiamo capito che in Val di Susa non è in gioco la realizzazione
della ferrovia Torino-Lione, bensì un intero modello sociale. Un
popolo unito e coeso, una comunità forte non può essere assoggettata a
nessun interesse nè politico, nè economico. E’ interesse di tutti i
poteri forti dividere, isolare, smembrare per poter meglio controllare
e favorire interessi particolari.

Abbiamo capito perché tutto l’arco costituzionale vuole la TAV, non è
dificile, basta guardare alle imprese coinvolte:

Cmc (Cooperativa Muratori e Cementist) cooperativa rossa, quinta
impresa di costruzioni italiana, al 96esimo posto nella classifica dei
principali 225 «contractor» internazionali che vanta un
ex-amministratore illustre, Pier Luigi Bersani, si è aggiudicata
l’incarico (affidato senza gara) di guidare un consorzio di imprese
(Strabag AG, Cogeis SpA, Bentini SpA e Geotecna SpA) per la
realizzazione del cunicolo esplorativo a Maddalena di Chiomonte.
Valore dell’appalto 96 milioni di Euro.

Rocksoil s.p.a società di geoingegneria fondata e guidata da Giuseppe
Lunardi il quale ha ceduto le sue azioni ai suoi familiari nel momento
di assumere l’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei
trasporti del governo Berlusconi dal 2001 al 2006. Nel 2002, la
Rocksoil ha ricevuto un incarico di consulenza dalla società francese
Eiffage, che a sua volta era stata incaricata da Rete Ferroviaria
Italiana (di proprietà dello stato) di progettare il tunnel di 54 Km
della Torino-Lione che da solo assorbirà 13 miliardi di Euro. Il
ministro si è difeso dall’accusa di conflitto di interessi dicendo che
la sua società lavorava solo all’estero.

Impregilo è la principale impresa di costruzioni italiana. È il
general contractor del progetto Torino-Lione e del ponte sullo stretto
di Messina. Appartiene a:
33% Argofin: Gruppo Gavio. Marcello Gavio è stato latitante negli anni
92-93 in quanto ricercato per reati di corruzione legati alla
costruzione dell’Autostrada Milano-Genova. Prosciolto successivamente
per prescrizione del reato.
33% Autostrade: Gruppo Benetton. Uno dei principali gruppi
imprenditoriali italiani noto all’estero per lo sfruttamento dei
lavoratori delle sue fabbriche di tessile in Asia e per aver sottratto
quasi un milione di ettari di terra alle comunità Mapuche in Argentina
e Cile
33% Immobiliare Lombarda: Gruppo Ligresti. Salvatore Ligresti è stato
condannato nell’ambito dell’inchiesta di Tangentopoli pattuendo una
condanna a 4 anni e due mesi dopo la quale è tornato tranquillamente
alla sua attività di costruttore.

Abbiamo capito che l’unico argomento rimasto in mano ai
politico-imprenditori ed ai loro mezzi di comunicazione per
giustificare un inutile progetto da 20 miliardi di euro mentre
contemporaneamente si taglia su tutta la spesa sociale è la
diffamazione. Far passare gli abitanti della Val di Susa come violenti
terroristi. Mentre noi abbiamo visto nonni che preparavano le torte,
appassionati insegnanti al lavoro, agricoltori responsabili,
amministratori incorruttibili.

Abbiamo capito che questo è l’unico argomento possibile perchè ormai
numerosi ed autorevoli studi, di cui nessuno parla, hanno già
dimostrato quanto la TAV sia economicamente inutile e gravemente
dannosa.

Questi i principali:

Interventi scientifici e studi relativi all'Alta Velocità Torino-Lione
dei ricercatori del Politecnico di Torino:
http://areeweb.polito.it/eventi/TAVSalute/

Analisi degli studi condotti da LTF in merito al progetto
Lione-Torino, eseguiti da COWI, rinomato studio di consulenza che
lavora stabilmente per le istituzioni europee:
http://ec.europa.eu/ten/transport/priority_projects/doc/2006-04-25/2006_ltf_final_report_it.pdf

Contributo del Professore Angelo Tartaglia, del Politecnico di Torino:
http:/www.notav.eu/modules/Zina/Documenti/2010_11-Angelo%20Tartaglia%20confuta%20teorie%20S%EC%20TAV%20On.%20Stefano%20Esposito.pdf

Analisi economica del Prof. Marco Ponti del Politecnico di Milano
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002454.html

Rapporto sui fenomeni di illegalità e sulla penetrazione mafiosa nel
ciclo del contratto pubblico del Consiglio Nazionale dell'Economia e
del Lavoro:
http://www.notav.eu/modules/Zina/Documenti/2008_Rapporto%20sugli%20appalti.pdf

Risultanze del controllo sulla gestione dei debiti accollati al
bilancio dello Stato contratti da FF.SS., RFI, TAV e ISPA per
infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema “Alta
velocità”:
http://www.notav-avigliana.it/doc/delibera_25_2008_g_relazione.pdf

Presentazione dell'Ingegnere Zilioli, in relazione a “EFFETTI TAV -
STUDI EUROPEI/buone pratiche e cattivi esempi”
http:/www.comune.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/PESIdDoc/CE2F74FF4EBDC0A7C125783000474080/$file/Presentazione%20Ing.%20Zilioli.pdf

Ricerca del Politecnico di Milano sull’alta velocità in Italia che
svela un buco di milioni di utenti.
http://www.tema.unina.it/index.php/tema/article/view/486

NON POSSIAMO RESTARE IN SILENZIO, COSTRUIAMO LA NOSTRA INFORMAZIONE
DAL BASSO, INOLTRA E DIFFONDI QUESTO MESSAGGIO.

Primi firmatari:
Caterina Amicucci, Sara Taviani, Carla Cipolla, Paolo Carsetti, Andrea
Baranes, Antonio Tricarico, Giulia Franchi, Luca Manes, Carlo Dojmi di
Delupis, Elena Gerebizza, Luca Bianchi, Laura Boschetto, Vitaliana
Curigliano, Chiara Berlingardi, Stefania Grillo, Pamela Teoli, Adriana
Rosasco, Benedetto Calvo, Riccardo Carraro, Stefania Pizzolla, Andrea
Cocco, Filippo Maria Taglieri, Sara Turra, Andrea Provvisionato,
Michela Bortoli, Francesco Martino, Silvia Nesticò, Dario Radi, Elena
Cavassa, Mario Martone, Anna Ferrari

per aderire posta un commento su:
http://siamostatiinvaldisusa.wordpress.com/

domenica 4 marzo 2012

canarino

Qui a Las Palmas de Gran Canaria non fa nè caldo nè freddo.
Ci sono 20/25 gradi, ma il sole, soprattutto la mattina sta sempre sopra una fitta coltre di nubi grigio-chiare, e non spunta quasi mai.
Solo ieri l'abbiamo sentito forte, a 2000 metri, su un Roque chiamato Nublo (bel paradosso).
Alla spaggia de Las Canteras, vicino a casa di M., c'è spesso vento e senti lo scroscio di onde alte, soprattutto la sera.
Con C. una mia frase fatta di questi giorni, sin da quando ci siamo incontrati a El Prat di Barcelona, è 'sono minimamente interessato'.
In questi giorni, come sempre ultimamente, anche in viaggio, mi alterno tra questi stati: quel che vedo o vivo 'non mi fa nè caldo nè freddo', oppure 'sono minimamente interessato', oppure no.
Non vado oltre questa soglia, minima, di vita, appena adatta a star vivo.
Un calore simile a quello del the alla vaniglia che ora sorseggio pigramente, sempre troppo tiepido e un pò insapore, come tutto quello che di solito esce da un forno a microonde, almeno a me.

Qualche buon sapore, e un pò più forte ?
La vitalità -oltre i suoi stessi limiti- di C., e della sua giovinezza profonda,che ancora lotta per la vita, tra i flutti, e i tentacoli -teneri e violenti- di sempre nuove Vergini Marie.
La potenza dei dracones, dracene alte e succulente, che si stagliano nell'aria.
La presenza invadente e gustosa dell'ajillo, nelle salse, sui gamberi, sul pes espada a la plancha, sul pane.
Il sorso, ingollato o lentamente accolto, di un chupito di RumMiel, precioso.
L'altra notte, verso le 3, in un locale pseudo hawaiano (Aloha), ne ho bevuto uno che si chiamava 'Orgasmo' (mi accontento così, in mancanza d'altro... No, non mi accontento, in verità, ma la vita mi scorre accanto, e non la prendo più, davvero...)
La guardo, se posso, e se non dà troppo dolore, come le donne che si strusciano e strusciano su Calle Amenizabal, tutte tiratissime e trassate, sotto gli occhi di maschi inetti e inadeguati, come ovunque. Come me, invisibile e trasparente, assente ai loro occhi, e non solo per come mi vesto, che pure conta.
E' un'estraneità, un'alienazione più intima e profonda quella che sento, mia per loro e loro per me.
Decine di bottigliette di birra e vasos de tinto sui tavoli, in un gioco nauseante e infinito, leggero e senza fiato, che mi avvolge, in cui provo a giocare, ma che 'non mi interessa minimamente'.
Indifferente gioventù s'allaccia.
Sbanda a povere mete.
Ed è la paura della morte che
infine
aiuta a vivere (U.Saba)

Fare il canarino, in questa gabbia ?
Una gabbia dorata, laccata e placcata, ma senza pregio.
Una colonia trascurata e lontana, da conquistatori distratti e odiati (Fora los godos! (Fuori i goti!), su qualche muro...).
Ma con la benenvolenza di chi ha ancora la verde ad un euro, ed una sorta di zona franca in cui galleggiare, in questa crisi che tutto taglia e inizia a percuotere.
M., il  nostro affettuoso e curioso ospite-bambino ferrarese, cura i bambini nel pronto soccorso di qui, dove ha scelto di passare i quattro anni di specializzazione.
'L'Università è molto meno baronale, familista e inefficiente che da noi', mi conferma.
Segue poco l'attualità, non fa politica, ma -da medico in erba- vede, e dice:
'L'Europa è come un malato terminale, in coma irreversibile, che ancora sopravvive, ma a cui è già stata staccata la spina...E' spacciato, ma ancora non è clinicamente morto...'
Mi ha ricordato la moglie di George Clooney in 'Paradiso amaro'.
Così come Las Palmas ricorda la triste Honolulu, i tristi tropici, di quel film: super-costruita e super-abitata, con molti orribili palazzoni per i suoi 750.000 abitanti accalcati, e così poco africani.
Un bel centro storico, per i turisti, ma non molto di più.
I guanchos, la popolazione indigena sterminata da tempo, è sopravvissuta solo al museo.

Domani, girando in guagua ( i bus si chiamano come a Cuba, e alcune altre cose di qui me la ricordano..questo posto assomiglia più all'America Latina che all'Africa, mi pare...), cercheremo le grandi dune di Maspalomas, a sud, dense di sabbia chiara, di gay e corpi nudi concentrati e palestrati, al sole.
Un luogo naturale bellissimo, ci dicono, un pezzo di Sahara sul mare, ma le cui strade circostanti -sulla mappa che leggo qui, vicino al gatto- hanno alcuni nomi dei tour operators che l'hanno conquistata e che la vendono ogni giorno!
Martedì saremo a Lanzarote, fuori dalle città, nei pressi di Harìa.
Pare che il mitico architetto Manrique l'abbia (quasi) salvata da tutto questo.
I miei occhi ed il mio cuore di canarino hanno bisogno di riprendersi gli occhi ed il cuore di queste isole. Attendo ancora di incontrarle e di incontrarmi.
Non so più cosa sperare, in fondo...