sabato 31 marzo 2018

tripolitania, terra di guerra e dolcetti

Qui a Tripoli (Trablous), la città delle tre città, a maggioranza sunnita, Jamal noto Jimmy il cambiavalute mi ha consigliato di tagliarmi la barba e i capelli: l'Isis ha fatto un attentato qualche anno fa in un caffè del souk e la gente non ha dimenticato.
Finalmente si respira un'aria veramente araba (e povera) in questo martoriato Libano: ieri, leggendo la storia degli ultimi trent'anni, era difficile raccapezzarsi nell'infinito succedersi di stragi, vendette, vere e false alleanze, rivolgimenti, interventi stranieri, accordi di pace e tanta tanta guerra.
Le persone respirano un po' ora, e tengono il respiro.
Le rovine stanno a testimoniare tutta la storia qui, non ci sono i tentativi di occultamento e rimozione che abbiamo visto nella capitale, ma si cerca di tornare a vivere, con le poche cose di sempre: negozietti, furgoncini, pizzette e dolcetti, pensioncine, pullmini, bambini.
Nel delirio organizzato di questo paese Tripoli ci ha messo di buon umore: il souk è semplice e vero, la gente è curiosa e accogliente, le moschee abitate e vissute, i vicoli trascurati e labirintici, inquietanti e vivi, il mare e il vento sono potenti e sanno di natura, come i grandi cedri circostanti.

Amche la valle della Qadisha giunge sin qui, sino al mare, la terra d'origine di Khalil Gibran, terra in cui non ha vissuto, ma che ha più volte raffigurato nelle poesie e nei quadri, e in cui si è fatto riportare da morto.
Abbiamo passeggiato nel verde, risalendo le piccole colline, circondati dalle neve dei monti intorno e dal ghiaccio che si scioglie in cascatelle veloci e argentine.
A 50 km dal mare siamo in un altro mondo: questa terra è così, cambia in un attimo il tempo, il cielo, i paesaggi, ma anche la storia. In un attimo ti trovi dalla pace alla guerra, dal caldo delle case al freddo dell'esilio (1.600.000 siriani sono arrivati profughi qui, solo negli ultimi anni).
Al rientro, allo scendere del buio, dopo un enorme sole rosso al tramonto e illuminati da una luna pienissima e alta nel cielo chiaro, ci siamo dedicati ad una buona cenetta di pesce sul mare e ai dolcetti francesi della famosa pasticceria Hallab.
































'Alcuni di noi sono come inchiostro ed altri sono carta, E se non fosse per l'oscurità di alcuni di noi, gli altri sarebbero muti, e se non fosse per la lucentezza di alcuni di noi, gli altri sarebbero ciechi...' 
(K.Gibran)

giovedì 29 marzo 2018

siamo rovinati...

Ci siamo mossi in questi giorni tra le stratificazioni millenarie di questi luoghi, tra le memorie fenicie, ellenistiche, romane, islamiche...
Aanjar con le sue delicate forme, immerse nel verde e tra i pini...
Baalbek, mitica e ciclopica, davvero impressionante per raffinatezza e potenza, magniloquenza delle forme e onnipotenza dell'impero...
Ora solo rovine di un tempo che fu, e fu grande, o si credette tale...
Siamo arrivati a Tripoli, a nord, sulla strada che porta(va) a Tartus ed Homs, in Siria, dopo aver fatto un giretto nelle montagne dello Chouf, in una piccola auto a noleggio.
La patria del sogno druso, il regno della famiglia Joumblatt...