mercoledì 27 maggio 2015

non Podemos

 Dopo i Cinque Stelle e Syriza ci godiamo ora nel firmamento della politica la nuova stella che albeggia: Podemos.
Vengono dalle lotte degli indignados, che -dopo essere stati sgomberati e manganellati in piazza- si ripresentano nelle urne, e prendono molti molti voti.
I loro avversari politici perdono molti molti voti, a loro vantaggio.
Tanti che si sarebbero astenuti sono andati a votare, e si sono affidati alle speranze di Podemos o di Ciudadanos.
Ma come mai hanno dovuto lasciare le piazze e candidarsi alle elezioni ?
Perchè, alle prime botte, hanno avuto paura di continuare a prenderle.
Perchè questa è l'unica forma di opposizione concessa da chi ci domina.
Perchè chi controlla il gioco sa che è molto meglio farli entrare in Parlamento che gestirli fuori.
Perchè chi conosce il gioco sa che è più facile neutralizzarli e manipolarli, se entrano.

Guardiamo ai Cinque Stelle e a Syriza: cosa possono fare in fondo ?
Syriza è al governo della Grecia e non può muovere un passo senza obbedire alla troika.
I grillini sbraitano e si agitano ovunque possano, ma cosa combinano di fatto ? Poco o niente.
E non è che Monti o Renzi o Berlu possano aver (avuto) più potere.
Pensare che si possa influire sulle sorti di un paese attraverso le elezioni e i parlamenti si è rivelato ormai assolutamente illusorio.
Non lo è mai stato tanto come oggi, e così sarà sempre di più.
Si tratta solo di teatro, di uno spettacolo, di un evento sportivo.
Ci fa piacere comprare il biglietto, tifare, sperare di vincere, ma poi ?
Gli unici a guadagnarci qualcosa sono i politici stessi, e i loro sponsor.
Per il resto, non può avvenire nulla, solo l'ennesima sceneggiata...

Qualche tempo fa scrivevo che, ad un certo punto, -con la crisi della politica, del lavoro e dei consumi- ci sarebbero rimasti soltanto lo spettacolo e la guerra.
E che, alla fine, gli spettacoli sarebbero finiti e che lo spettacolo stesso sarebbe diventato guerra.
E che ci sarebbe rimasta solo la guerra come spettacolo.
Ci siamo quasi.
Ormai anche gli spettacoli sportivi stanno diventando questioni d'ordine pubblico, luoghi di corruzione e di guerra tra bande, contesti per alleanze violente e distruttive.
E la violenza, la guerra stanno occupando permanentemente le nostre televisioni, i cinema, i videogiochi, gli immaginari.
Coltiviamo i nostri orticelli di pace, buoni buoni.
Ma intorno cresce il delirio, ci assedia, e lo sentiamo...









martedì 26 maggio 2015

trittico della morte

Ora che li ho visti tutt'e tre posso parlarne nell'insieme.
I tre film italiani a Cannes (Moretti, Sorrentino, Garrone), pur nella loro totale differenza di stile e scelte, possono essere accomunati da un unico sguardo: quello della morte.
La morte come filtro per guardare alla vita, il morire come collina da cui ammirarla, sapienti e malinconicamente avvinti ad esse. Ad entrambe, certo, ma con una forte preminenza del morire.
Il morire fa da cornice, da prospettiva di visione.
La vita, e l'eros in particolare, solo da sparring partners, destinati alla sconfitta.
Come sapete, mi ci ritrovo attualmente.
D'altra parte, anche questa è una mia lettura.
Ed è il senso di questi tre film per me, in questo sta il loro valore comune, e la loro attualità.

Per il resto, tre film non indimenticabili, e certo non le loro prove migliori.
Dell'ultimo Moretti ho già detto a parte.
Garrone fa un film sofisticato e visivamente fantastico, ricchissimo di luoghi e colori, costumi e immagini.
Un insieme di quadri dipinti, perfetti ma fortemente manieristici.
Un film barocco, a metà tra pulp e fantasy, orroroso e post-romantico.
Ma non convince, resta estraneo, distante.
'Youth' resta, per me, il migliore dei tre.
Già solo il titolo -davvero beffardo, visto che quel che manca, e che viene a mancare, nel film è proprio la giovinezza-, merita un elogio.
E varie scene meritano un applauso.
Ma anche lui si crogiola un bel pò in se stesso.
Si autocita, e si fa la psicanalisi a nostre spese (così come anche gli altri due).
Esagera, nella sua sobrietà.
Un film da depresso, depressivo, non deprimente.
Ma non molto di più.
Di solito in un film suo ci sono materiali per più film. In questo c'è poco, c'è l'appena sufficiente per farne uno.
Sta invecchiando ? Sta morendo ?  Stanno morendo ?
Stiamo invecchiando ? Stiamo morendo ?
Siamo vivi ?
Mah...! Bah...!




lunedì 25 maggio 2015

l'italia chiamò

 Non passa lo straniero

E' passato anche il 24 maggio.
Centesimo anniversario dell'entrata in guerra.
Effluvi e profluvi di retorica della pace da parte delle istituzioni.
Si celebrano i milioni di caduti per la patria.
Intanto si prosegue a preparare nuovi interventi militari.
E proseguono le 'missioni di pace' in corso.

E continuiamo a fabbricare stranieri da non far passare.
Ora sono negri, poveri, disperati.
Non sono più i poveri soldati dello spocchioso impero austro-ungarico.
Ma l'Europa erge nuovi muri, ben più potenti delle trincee sul Carso.
E i nuovi stranieri si accalcano loro addosso, senza tregua.

Intanto, in Iraq e in Siria, invece, passa lo straniero.
L'Isis avanza, e fa stragi di militari in fuga e di civili disperati.
Noi stiamo a guardare, preoccupati più per le rovine di una città romana, che per i loro attuali abitanti.
Quelli che sopravviveranno saranno i profughi che domani batteranno alle nostre porte.
E sapremo come accoglierli, statene certi, se non affogheranno nel tragitto.

Intanto, riniziamo a creare stranieri anche nell'Unione.
I greci la stanno per lasciare, direi.
'Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori' resta solo una frase del Padre Nostro.
I britannici, per motivi opposti, faranno lo stesso tra qualche tempo.
Dopo il referendum sui matrimoni omosessuali in Irlanda, ci sarà -pare- un referendum sulla permanenza nell'Unione in Inghilterra.
Ma l'euro rischia di crollare prima.
Per quanti mirabolanti artifizi possa ancora inventarsi Draghi il numero di chi -europeo o meno- si sente straniero in casa propria sta crescendo troppo.
Ed i conflitti interni al nostro stesso continente -tra ricchi e poveri, tra inclusi ed esclusi, tra vecchie e nuove generazioni- emergono con sempre più forza.
Nuove guerre da piangere e nuovi anniversari da celebrare ci attendono.




giovedì 21 maggio 2015

la grande vecchiezza

Il film ha per tema centrale la giovinezza e la vecchiaia. "Sembra un film di una persona anziana? Mi fa piacere, vorrà dire che in futuro recupererò facendo film 'da giovane'.
Per me - ha detto Paolo Sorrentino - il tempo è l'unico soggetto possibile, come trascorrere il tempo, quanto ne rimane, quanto è passato. Tutto ruota intorno al tempo".
"Penso che sia un film ottimista - ha spiegato Sorrentino - forse fatto per esorcizzare certe paure che io e credo tutti abbiamo. Il passare del tempo mi appassiona perché il futuro è una grande occasione di libertà e la libertà è un sentimento naturale dell'essere giovane. Se si può - spiega Sorrentino - avere uno sguardo sul futuro si può avere motivo per essere giovani".
 Non ho ancora visto l'ultimo film di Paolo Sorrentino.
Ma, come potete capire anche da queste parole, ci andrò presto.

Trovo vecchissime le parole e le manifestazioni di questi giorni contro la Buona scuola.
Erano già vecchie contro la riforma Gelmini di qualche anno fa.
Siamo solo al suo sequel, da una parte e dall'altra.
Con le stesse conclusioni, purtroppo.
Inutile minacciare blocco degli scrutini o scioperi ad oltranza. Li faranno in pochi e pagheranno molto.
Oggi non conta più opporsi, in piazza o in parlamento, agli iter legislativi.
Non serve più, le maggioranze (o sedicenti tali) fanno quello che vogliono (cioè quello che vogliono i poteri forti che stanno altrove).
Non ci sarà più politica se non si imparerà a disobbedire alle leggi, a non rispettarle DOPO che sono diventate leggi.
Opporsi PRIMA non ha più alcun senso, da tempo.

Insisto.
Trovo vecchissimi i giovani di Padova che non parlano di come è morto il loro compagno.
Trovo vecchissimi i giovani di Nule e Orune che non parlano di come è morto il loro coetaneo e di  come e dove è scomparso l'altro.
Perchè lo sanno.
L'unica possibilità -non retorica- di guardare oggi alla giovinezza è di osservarla dal punto di vista della vecchiaia.
E non mi pare sia una prospettiva solo mia.
Oggi possiamo vedere la vita solo attraverso le lenti della morte, o -meglio- dell'invecchiare e del morire.
Non possiamo scegliere diversamente, se vogliamo fare pensiero, arte e filosofia.
Questo lo dico a chi mi invita a non essere triste, a vedere il bello, a valorizzare il bene.
E chi dice che non lo faccia ?
Magari non emerge in un blog catastrofista come questo.
Io continuo a cercare e a vedere la bellezza.
Ma mi chiedo: voi la vedete ? e soprattutto, lei vede me ?

mercoledì 20 maggio 2015

qualcosa di positivo

No, non sono sieropositivo.
Anche se, con i sintomi degli ultimi mesi, l'ho temuto.
Visti i bagordi del passato era possibile anche questo.
Mi accontento di una bella mononucleosi, la malattia del bacio (ma quale?): oltre al danno, la beffa.
Malattia che colpisce perlopiù gli adolescenti da discoteca. Divertente.
Le mie parti adolescenti persistono a farsi vive, ammalandosi.
Spero che tornino, e stiano lì, guarite.
Di positivo c'è che finalmente so che cosa ho (avuto).
250 anticorpi stanno a rivelarlo nel mio sangue.
Anche la medichessa è soddisfatta: 'ha visto che alla fine l'abbiamo scoperta...!'. Abbiamo ?

Positivo anche il fatto che sia riuscito ormai quasi a finire le lezioni.
Ci sono stati vari momenti in cui ho temuto di non farcela.
Il gruppo di quest'anno, piccolo ma vivo e tenace, se lo meritava.
Ho provato a dare tutto quello che avevo e potevo e ce l'ho fatta.
Ed anche loro ci sono stati per intero.
E non è poco, di questi tempi...

Un'altra cosa positiva di questi giorni (tranquilli, non ce ne sono tante...) è stata la fantastica lettura di un fantastico libro di Matt Haig, Gli umani (2013).
Era da tempo che non ridevo e piangevo tanto da solo, sul divano.
Tenerezza e spietatezza, intenso dolore e senso del piacere supremo, geniale ironia e malinconia profonda: tutto si mescola in questo autore, che voglio conoscere meglio.

Devi sforzarti di essere normale.
Sì.
Devi cercare di essere come loro.
Lo so.
Non fuggire prima che sia ora.
Non fuggirò. Ma non voglio stare qui. Voglio tornare a casa.
Sai che non è possibile. Non ancora.
Ma non avrò abbastanza tempo, Devo andare nell'ufficio del professore, poi a casa sua.
Hai ragione. Devi farlo. Ma prima di tutto devi essere calmo e fare quel che ti dicono. Lasciati portare dove vogliono, fà quel che ti chiedono. Non dovranno mai sapere chi ti ha mandato. Non cedere al panico. In questo momento il professor Andrew Martin non è tra loro. Ci sei tu, invece. Avrai tutto il tempo. Gli umani muoiono, per questo sono impazienti. Le loro vite sono brevi. Non diventare come loro. Usa i tuoi doni con saggezza.
Lo farò. Ma ho paura.
Hai tutte le ragioni per averne. Sei tra gli umani.

Ricorda: durante la missione non dovrai mai lasciarti influenzare nè corrompere.
Gli umani sono una specie arrogante, violenta e avida per definizione.
Hanno conquistato il pianeta in cui vivono, l'unico al momento di cui possano disporre, e lo stanno portando alla rovina. Hanno creato un mondo pieno di separazioni e categorizzazioni, senza mai riuscire a capire quanto in realtà si somiglino tra loro. Sono psicologicamente incapaci di reggere il passo con la velocità del loro sviluppo tecnologico, tuttavia si ostinano a inseguire un progresso che non serve a nulla, fuorchè a soddisfare la loro avidità di denaro e di fama.
Non devi mai cadere nella trappola degli umani. Non devi mai guardare in faccia uno di loro senza perdere di vista i crimini commessi dall'intera specie. Sotto ogni faccia sorridente si nascondono tutti gli orrori di cui ognuno di loro è capace e responsabile, seppure indirettamente.
Resta puro. Conserva la tua logica.

Consigli per un umano.
1. La vergogna è una prigione. Liberatene.
4. La tecnologia non salverà l'umanità. Saranno gli umani a salvarla.
6. Sii curioso. Fa domande su tutto. I fatti di oggi sono le finzioni di domani.
7. L'ironia va bene, ma i sentimenti sono meglio.
9. A volte per essere te stesso dovrai dimenticarti di te stesso e diventare qualcos'altro. Verrà il momento in cui dovrai cambiare per stargli dietro.
15. Una tragedia è solo una commedia che non è giunta a buon fine. Un giorno ne rideremo. Rideremo di tutto.
22. Non preoccuparti se ti arrabbi. Preoccupati quando arrabbiarti diventa impossibile. perchè significa che ti hanno consumato.
30. Non ambire alla perfezione. L'evoluzione e la vita sono possibili grazie agli errori.
31. L'insuccesso è un gioco di luci.
33. Non sei la creatura più intelligente dell'universo. Non sei nemmeno la creatura più intelligente del tuo pianeta. Il linguaggio tonale che è alla base dei canti delle megattere è più complesso di tutta l'opera di Shakespeare. Non è una gara, Anzi, sì, ma non preoccuparti.
37. Non devi sempre sforzarti di restare freddo. Nell'insieme, l'universo è freddo. I punti importanti sono quelli caldi.
44. Hai il potere di fermare il tempo. Succede quando baci qualcuno.
46. Un paradosso: le cose che non ti servono per vivere  -i libri, l'arte, il cinema, il vino e via dicendo- sono quelle che ti servono per vivere.
57. Ci sono un mucchio di idioti nella tua specie. Ce ne sono a bizzeffe. Tu non fai parte del gruppo. Tieni duro.
58. Quel che conta non è la lunghezza della vita. E' la profondità. Ma mentre scavi il tuo cunicolo, non perdere mai di vista il sole.
60. Obbedisci alla tua testa. Obbedisci al tuo cuore. Obbedisci ai tuoi visceri. Obbedisci a tutto, fuorchè agli ordini.
65. Non pensare di sapere. Sappi di pensare.
67. La guerra è la risposta. Alla domanda sbagliata.
76. Nella tua mente, cambia nome a ogni giorno e chiamalo sabato. E cambia nome al lavoro: chiamalo gioco.
86. Dire che qualcosa ti piace è un insulto. Amala o detestala. Sii appassionato. L'avanzare della civiltà va di pari passo con l'avanzare dell'indifferenza, E' una malattia. Immunizzati con l'arte. E con l'amore.
88. Il che significa: non ti uccidere. Anche se il buio è completo.
93. La scuola è una barzelletta. Ma vai avanti, perchè sei quasi arrivato alla battuta finale.
94. Non sei obbligato a diventare un accademico. Non sei obbligato a diventare nulla. Non sforzarti.
Tasta il terreno e non smettere mai, finchè non trovi qualcosa che ti sta bene. Magari non ti starà bene nulla. Magari sei la strada e non la destinazione. Va bene così. Sii pure la strada. Ma accertati che ci sia un bel panorama dietro i finestrini.





martedì 19 maggio 2015

pentitevi! la fine del mondo è vicina....

Sembra che tutti siano in vena di pentimenti.
L'Europa si è pentita di se stessa, ad esempio.
Gli Stati nazionali si proteggono da lei e ritornano a parlare di frontiere invalicabili, di autodifesa dei propri confini. Si rifiutano di aderire a regole comuni di accoglienza e distribuzione di gente disperata.
Già la logica della divisione in quote ricorda molto i binari di Auschwitz.
Ma neppure l'accettano.
D'altra parte, se i poveracci arrivassero in massa sulle coste della Danimarca, da nord, noi ce li prenderemmo ?

Coerentemente, tutti lavorano oggi ad una nuova missione di guerra per distruggere, dicono loro, barconi e scafisti. Al di là della solita illusione campata in aria di poterlo davvero fare (e, come sempre, con effetti collaterali minimi), mi pare che la logica sia sempre la stessa: tentare di fermarli lì, in Africa.
Che muoiano di fame, che siano torturati, che vivano in guerra, che siano disperati...
Ma stiano lì, lontani.
E se ci provano a partire, li bombardiamo.
Ora sono tutti pentiti, addirittura di aver fatto fuori Gheddafi: con lui al potere si sarebbe potuta trovare ancora una collaborazione in Libia, farli 'accogliere' da lui, che sapeva come prenderli.
Ma ora ? 
Vogliamo fermare l'infermabile, contenere l'incontenibile.
Non vogliamo passare per nazisti, ma lo siamo, purtroppo.
E così saremo ricordati.

Nel suo piccolo, anche lo sparatore folle di Secondigliano si è pentito e chiede perdono ai familiari e ai concittadini. Appena preso ha dichiarato: 'Avevo subito troppo, per tutta la vita...'.
Forse per questo si era riempito la casa di armi e cacciava animali a destra e a manca.
Ma, ad un certo punto, le bestie non bastano più.
Si passa ai parenti.
E non si notano differenze di rilievo.

Pare che non si pentano, invece, i compagni di classe del ragazzo che è caduto dalla terrazza di un albergo a Milano. Un muro di omertà e di mezze verità si erge intorno ad una notte piena zuppa di alcool e goliardate finite male.
Possibile che già a quell'età si sia così disonesti e paurosi ?
Dai, dite qualcosa...
Almeno da anonimi, e su Facebook...!






sabato 16 maggio 2015

testamento extraspirituale

'E così sei vissuto a Parigi per un po' ?'
'Già'.
'E quando ?'...
'Oh, la fine degli anni Sessanta, Sessantasette, Sessantotto, giù di lì...'...
Il punto è che... in effetti ero stato lì per tutto il mese di maggio, vale a dire quando ebbero luogo l'incendio della Bourse, l'occupazione dell'Odèon, le serrate di Billancourt...
Io però non avevo visto niente di niente. A essere sincero, non ricordo nessuno sbuffo di fumo nel cielo. Dove avevano affisso tutti i manifesti ? In ogni caso, non nel mio quartiere...
Luigi XVI (spero possiate perdonare il paragone) se ne andò a caccia il giorno della presa della Bastiglia e al suo rientro, quella sera, annotò sul diario: 'Rien'.
Per giorni e giorni rientravo a casa e scrivevo 'Annick'...
Toni, naturalmente, è alquanto caustico rispetto alla mia esperienza parigina.
'Cazzo, non ti smentisci mai! L'unica volta nella vita in cui ti trovi nel posto giusto al momento giusto, tu cosa fai ? Ti rinchiudi in una mansarda a scoparti una tipa...Se tanto mi dà tanto, durante le schermaglie del '14-'18 te ne stavi a ripararti la bici. E durante la crisi di Suez preparavi l'esame di terza media. (In effetti sì, più o meno...). E durante la guerra di Troia ?
'Sarò stato al cesso'.
(Julian Barnes, Metroland, 1980)

A ripensarci, possiamo riconsiderare alcune dimensioni di questa (mia ?) catastrofe.

1. Il mondo divorato.
Anarchico, extraparlamentare, rivoluzionario.
Tre parolacce, anche allora. Ma mi appartenevano, le sentivo mie, le indossavo con piacere.
Ma se vuoi fare davvero politica, mi dicevano, devi sporcarti le mani (e forse anche il resto, pensavo).
Ed allora, eccomi lì a cercare di mediare col mondo degli altri: ho provato a frequentare i politici, a interloquire coi partiti, a votare anche.
Per almeno vent'anni, ho collaborato con lo Stato, con i Parlamenti, con i 'riformisti'.
Con scarsissimi risultati.
Ed oggi scopro che il mondo è stato divorato dal turbocapitalismo tecno-bellico-finanziario: una superpotenza anarchica (che non accetta regole e gerarchie al di fuori di sé e distrugge qualunque ordine sociale non compatibile ad essa), extraparlamentare (che se ne fotte di qualunque mediazione politica tradizionale e 'democratica'), rivoluzionaria (che ci costringe a continui cambiamenti e trasformazioni profonde, per restare sempre uguale a se stessa e per restare al potere).
Il mondo è diventato quello che ero e che mi aveva chiesto di non essere.
Ma procedendo in un altro verso, opposto a quel che speravo e teorizzavo allora.
Il mondo è andato altrove.
E ci ha ormai sottratto ogni possibile 'politica', almeno per il senso che ha avuto questa parola sinora.
E con questo anche ogni possibile senso della 'cultura', della 'formazione', dell''educazione'.
Perchè ogni nostra azione o passione è inscritta nell'alveo dell'impossibilità di cambiare il mondo, nella morte della possibilità di 'fare politica'.
Il mondo è stato divorato: dalla tecnologia, dalla finanza, dalla guerra.

2.La vita dileguata.
Ognuno di noi, immagino, ha cercato in questi ultimi vent'anni di 'non perdere la vita'.
Nella catastrofe emergente, anche io ho proseguito a leggere, a scrivere, a viaggiare, a godermi un brano musicale, un quadro, una passeggiata, un film.
Ho incontrato – spesso con piacere- persone, gruppi, studenti, colleghi.
Ho fatto parte di movimenti, reti, rapporti a breve ed ampio raggio e durata.
Ho fatto l'amore.
Stavo bene in salute.
Anche se il mondo faceva sempre più schifo, la (mia) vita era, mi appariva, vivibile e, talvolta, godibile.

Quando muoiono le teorie ? E perchè ? Dite pure quel che vi pare, ma finiscono eccome, e per la maggior parte di noi. E' un unico avvenimento decisivo a ucciderle ? Forse per qualcuno. Ma di solito muoiono d'usura, lentamente e sull'onda delle circostanze.
E dopo vi domanderete: fino a che punto le avevamo prese sul serio ?...
Flaubert ebbe a dire che il successo è sempre un malinteso. Sono stati i brani più caricaturali a fare di Madame Bovary un capolavoro. Secondo Toni, chi lo applaudì per ragioni sbagliate doveva essere psicologicamente persino più interessante di chi lo denigrò per ragioni altrettanto sbagliate...
Leigh mi spiegò su quali principi si basava la sua attività, che pareva ispirarsi molto a ciò che lui definiva 'la bancarotta creativa'...
(sempre da Metroland)

Ecco, il mondo era smaccatamente in bancarotta.
Ma mi sembrava di riuscire a starci creativamente.
Di saper 'giocare con la catastrofe', così come teorizzavo alla fine del decennio scorso.
E che anche altri ci riuscissero, almeno un po', e insieme a me.
Ora, da qualche tempo, non ho più questa sensazione.
Dopo il mondo divorato, anche la vita si è dileguata.
Eros si è nascosto, è in agonia.
E lo dico non solo per me, che ne sono fuori da tempo, ma anche per chi ancora è innamorato, fa sesso, si sposa, fa figli. Per chi scrive, studia, fa arte, cultura, musica. Per chi ancora gioca, o si diverte.
Sento in loro la stessa stanchezza, insensatezza, insanità che vivo in me.
Mi sbaglio ? E' un'empatia indebita quella che compio ?
Vedo solo tanti, disperati, esercizi di sopravvivenza, terapie di mantenimento, flebo per l'anima morente.
Alcuni sono ancora anche gradevoli e confortanti, ma niente più.
Cos'altro può essere, potrà essere LA VITA VERA ?
Sono solo io che soffro, e che non so 'accontentarmi' di quel che c'è ?
Sono io che, per amor di perfezione, non colgo il bene e il bello che restano in vita e per noi ?
Parliamone pure, ma basta con auspici, auguri, consigli e consolazioni, per favore...!

La vita fugge e non s'arresta un'ora
e la morte vien dietro a gran giornate
e le cose presenti e le passate
mi danno guerra, e le future ancora;

e 'l rimembrare e l'aspettar m'accora
or quinci or quindi, sì che 'n veritate,
se non ch'i' ò di me stesso pietate
i' sarei già di questi pensier' fora.

Tornami avanti s'alcun dolce mai
ebbe 'l cor tristo; e poi da l'altra parte
veggio al mio navigar turbati i venti;

veggio fortuna in porto, e stanco omai
il mio nocchier, e rotte arbore e sarte,
e i lumi bei, che mirar soglio, spenti.

(F. Petrarca, 1343)












mercoledì 13 maggio 2015

autolettura del contatore

Ieri ho fatto ancora dei prelievi, come sapete.
Attendiamo il responso.
Quando uno arriva a sperare che si trovi qualcosa, è messo male.
Il mio corpo continua ad aggirarsi per il mondo e, come un sensore, lo ascolta, lo sente, lo incorpora.
Si sente ancora capace di emozioni, passioni, ironia e tenerezza, ma non trova rimandi e richiami per questo.
Non si innamora, e non fa innamorare.
Cammina tra paura e indifferenza.
Percepisce chiusura, la propria e del mondo.
Si sente tradito, ma non sa da chi o da cosa.
Si sente stanco, di aspettare soprattutto.
A proposito di attese: arrivano ora le cartoline spedite un anno fa da Angkor.

Mi sento una donna, colei che attende...
Oggi, questa tristezza di sempre, potrei chiamarla con il mio nome, tanto mi assomiglia.
Oggi questa tristezza è un sollievo, il sollievo di esser finalmente precipitata nel baratro che mia madre mi annuncia da sempre, quando urla nel deserto della vita.

Come si fa a non ritornare ? Bisogna perdersi. Non so. Imparerai. Vorrei che mi indicassero come perdermi. Bisogna non avere riserva mentali, disporsi a non riconoscere più nulla di quello che si conosce, dirigere i propri passi verso il punto più ostile dell'orizzonte, vasta distesa di acquitrini solcata ovunque da mille argini senza che si sappia perchè. (M. Duras)


In questo mondo, solo gli esseri caduti all'ultimo grado dell'umiliazione, ben al di sotto della mendicità, non solo senza considerazione sociale, ma guardati da tutti come sprovvisti della prima dignità umana, solo costoro hanno la possibilità di dire la verità. Tutti gli altri mentono. (S. Weil)


Io in generale sono stanca della vita terrestre. Mi cadono le braccia quando penso a quanti pavimenti lavati e non lavati, latte bollito e non bollito, padroni di casa, pentole, ecc, mi attendono ancora. In questo mondo non so vivere! (M.Cvetaeva)


Vivere è una fatica che, in alcuni momenti, appare impossibile da compiere; la fatica di percorrere la lunga processione degli istanti, di opporre resistenza al tempo; resistere al tempo è la prima operazione che l'essere vivi richiede.

Sono poche le situazioni, come quella dell'esilio, in cui si presentano, come in un rito iniziatico, le prove della condizione umana. Come se si stesse compiendo l'iniziazione dell'uomo.


Per non perdersi, per non alienarsi, nel deserto bisogna rinchiudere dentro di sé il deserto. Bisogna introdurre, interiorizzare il deserto nell'anima, nella mente, negli stessi sensi, aguzzando l'udito a detrimento della vista per evitare i miraggi ed ascoltare le voci. (M. Zambrano)







attualità di flaubert 3

FANTASTICHERIE
Idee sublimi che ci rimangono incomprensibili.
FILOSOFIA.
Farsi una bella risata.
FONDAMENTO
Tutte le notizie ne sono destituite.
GALANTE
Non sempre un uomo galante è un galantuomo.
GELONE
Sintomo di buona salute, viene dall'essersi scaldati quando si aveva freddo.
GENERALE
Fa 'generalmente' mestieri estranei al suo, ad es. l'ambasciatore o il capo di governo.
GENIO
Inutile ammirarlo. Bisogna sempre esclamare: 'Il genio, è una nevrosi', il che non vuol dire proprio niente.
GINNASTICA
Non se ne fa mai troppa. Quanto ai bambini, estenuateli.
GODIMENTO
Parola oscena.
GRAMMATICA
Insegnarla ai bambini sin dalla più tenera infanzia trattandosi di cosa chiara e semplice.
IDEALE
Assolutamente inutile.
IGIENE
Previene le malattie, -quando non ne è la causa.
ILLUSIONI
Ostentare di averne avute molte. Rimpiangere di averle perdute.
IMMAGINAZIONE
Diffidarne. Quando non se ne ha, bisogna denigrarla negli altri.
INCENDIO
Spettacolo da non mancare.
INGEGNERE
La miglior carriera di un giovane. Conosce tutte le scienze. E' il titolo più bello e invidiabile.
INNOCENZA
L'impassibilità ne dà prova.
INTRODUZIONE
Parola oscena.
ITALIA
Bisogna vederla immediatamente dopo essersi sposati. Meta di tutti i viaggi di nozze.
LACONISMO
Lingua che non si parla più.
LEGALITA'
La legalità ci ammazza! In essa nessun governo è possibile.
LETARGIA
Se ne son viste che duravano anni.
LIBERO SCAMBIO
Causa di tutti i nostri mali, -delle incertezze del commercio.
LIBERTA'
'O libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome'.
MAESTRO
Parola italiana che significa 'pianista'.
MAGLIETTA
Molto eccitante.
MALINCONIA
Segno di cuore nobile e di spirito elevato.
MATTINIERO
Esserlo, prova di moralità. Se uno va a letto alle quattro del mattino e si alza alle otto, è pigro; ma se va a letto alle nove di sera per alzarsi alle cinque del giorno dopo, è un essere attivo.
MEDICINA
Burlarsene quando si sta bene.
METAFISICA
Riderne è prova di intelletto superiore. Non si sa cos'è, ma riderne.
METAMORFOSI
Ridere del tempo in cui la gente ci credeva. Il suo inventore è Ovidio.
MOSTRI
Non se ne vedono più.
NATURA
'Com'è bella la Natura!': dirlo ogni volta che ci si trova in Campagna.
NEGRI
Stupirsi che abbiano la saliva bianca.
NERVOSO
'E' un fatto nervoso!' . Si dice ogni volta che di una malattia non si capisce nulla, e chi ascolta è soddisfatto.
NOBILTA'
Disprezzata e invidiata.
OMEGA
Seconda lettera dell'alfabeto greco, dato che si dice sempre l'alfa e l'omega.
OMNIBUS
Non vi si trova mai un posto.
OPERAIO
Sempre onesto, quando non fa sommosse.
ORCHESTRA
Immagine della società, ognuno suona la propria musica, e c'è uno che la dirige.
ORRORI
Si possono fare, ma non si possono dire.
OSTILITA'
Le ostilità sono come le ostriche: si aprono. 'Le ostilità sono aperte!'. Sembra che altro non rimanga che mettersi a tavola.
OTTIMISTA
Equivalente di imbecille.
PAURA
Dà le ali.
PEDANTERIA
Prenderla in giro, salvo quando si applica a cose futili.
PENSARE
E' penoso. Le cose che vi costringono a farlo, in genere si lasciano cadere.
POESIA (LA)
Del tutto inutile. Fuori moda.
POLIZIA
Ha sempre torto.
POSTO
Chiederne sempre uno.
POVERI
Interessarsi di loro rimpiazza ogni virtù.
PROGRESSO
Sempre mal compreso e troppo precipitoso.
PROPRIETA'
Una delle basi della Società. Più sacra della Religione.
RARITA' ANTICHE
Sono sempre di fabbricazione moderna.
RICCHEZZA
E' il sostituto di ogni cosa, perfino della stima e della considerazione. Suo prestigio.
SALUTE
Troppa salute, causa di malattie.
SCAPOLI
Pazzi, egoisti e scapestrati. Bisognerebbe imporgli una tassa. Si preparano una triste vecchiaia.
SOCIETA'
I suoi nemici, Ciò che ne provoca lo sfacelo.
STAMPA
Scoperta meravigliosa. I danni che ha prodotto superano i vantaggi.
STRUZZO
Digerisce i sassi.
STUDENTE
Portano tutti berretti rossi, pantaloni alla ussara, fumano la pipa per la strada, e non studiano.
SUFFRAGIO UNIVERSALE
Punto d'arrivo della scienza politica.
TALPA
'Cieco come una talpa', eppure gli occhi ce li ha.
TEMPO
Eterno argomento di conversazione. Lamentarsene sempre. Causa universale di malattie.
TERRA
Dire 'i quattro angoli della terra', dandosi il caso ch'essa è rotonda.
VACCINO
Frequentare solo persone vaccinate.
VANGELO
Libro divino, sublime, morale, ecc.
VENDITA
Vendere e comprare, scopo della vita.
VISO
'Specchio dell'anima', quindi c'è gente che ha l'anima proprio brutta.
ZANZARA
Più pericolosa di qualsiasi belva.
ZUCCHERARE
Edulcorare il proprio caffè.


(G. Flaubert, Dizionario delle idee correnti, 1881)

sabato 9 maggio 2015

attualità di flaubert 2

AMERICA
Magnifico esempio di ingiustizia. Colombo la scoprì, e il nome lo prese da Amerigo Vespucci.
In ogni modo esaltarla, specie se non no la si è mai vista.
ARCHITETTI
Tutti imbecilli. Dimenticano sempre le scale quando fabbricano le case.
BAMBINI
Ostentare verso di loro una tenerezza lirica. Quando c'è gente.
BORSA (LA)
Termometro della pubblica opinione.
BORSA (AGENTI DI)
Tutti ladri.
CALVIZIE
Sempre 'precoce'. E' provocata da eccessi di gioventù o dall'aver concepito grandi pensieri.
CANE
Creato a bella posta per salvare la vita del suo padrone. E' l'amico ideale dell'uomo, perchè è il suo schiavo devoto.
CARNEFICE
Sempre, di padre in figlio.
CIGNO
Prima di morire, canta.
'Canto del cigno', perchè non canta.
COLONIE (LE NOSTRE)
Rattristarsi quando se ne parla!
CONFORTEVOLE
Preziosa scoperta moderna.
DANNI E INTERESSI
Rivendicarli sempre.
DAZIO
Frodarlo.
DEPUTATO
Polemizzare con forza contro la Camera dei Deputati.
In Parlamento, troppi chiacchieroni.
Non fanno nulla di nulla.
DIOGENE
'Scostati via dal mio sole'. Inventore della lanterna.
DIPLOMA
Prova di sapere. Ma non prova un accidenti.
DIRITTO
Non si sa di che si tratta.
DOCUMENTO
Si tengono sempre addosso, per far sì che, non appena arrestati, essi siano trovati.
Non c'è un cospiratore arrestato che no abbia con sé documenti fra i più compromettenti.
ECCEZIONE
Dite che conferma la regola. Non avventuratevi a spiegare in che modo.
ECONOMIA
Sempre preceduta da 'ordine': l'ordine e l'economia conducono alla ricchezza.
ECONOMIA POLITICA
Scienza senza pietà.
EMOZIONE
Sempre inseparabile da un esordio.
ENIGMA
Bambino.
ENRICO III ED ENRICO IV
Parlando di questi re non dimenticare di aggiungere 'Gli Enrichi sono stati tutti sfortunati'.
ENTUSIASMO
Sempre 'impossibile descriverlo', e per due colonne il giornale non parla d'altro.
EPOCA (LA NOSTRA)
Inveire contro. Lamentarsi perchè non è poetica.
Definirla 'epoca di transizione, di decadenza!'.
ESAGERAZIONE
Le persone che ragionano.
ESAURIMENTO.
Sempre prematuro. Consigli agli uomini svigoriti.
ESPOSIZIONE
Motivo di delirio del secolo XIX.
ESTIRPARE
Questo verbo si usa esclusivamente per le eresie, le cattive passioni e per i calli dei piedi.
EVIDENZA
Balza agli occhi, quando non li acceca.

(G. Flaubert, Dizionario delle idee correnti, 1881)



uno scattino

Imparare senza pensare è fatica perduta.
Pensare senza imparare è pericoloso.
(Confucio)

Ogni tanto mi capita ancora di fare degli scatti.
Stare in questo stato di malattia a bassa intensità, prolungata e senza spiegazione.
Essere guardato e curato 'a pezzi', con farmaci ad hoc, di volta in volta prescritti e falliti.
Vivere gli sbandamenti del camminare, dell'alzarsi in piedi, del voltarsi.
Insomma, mi sono rotto.
Sono scattato, deciso, sono giunto dalla cara medica, con un bigliettino scritto a penna rossa, e gliel'ho letto:

fase I
febbri ricorrenti
inappetenza
perdita repentina di peso
faringite persistente con tosse secca e alta
forte astenia
laringite

fase II
squilibri cinetici
orticaria
raucedine continua
pressione bassissima
affaticamento polmonare
linfonodi infiammati

Tutte cose che sapeva già, si intende, ma -diciamo così- gliele ho messe in fila.
E le ho fatto una domanda: secondo lei, con questa lista di sintomi, che malattia avrebbe il paziente ?
E all'unisono abbiamo esclamato,come sulla via di Damasco: mononucleosi !
'Vedo che siamo giunti alle stesse conclusioni, dottoressa...Procediamo ? '
Insomma, mi sono fatto l'autodiagnosi e l'autoprescrizione: nuove analisi del sangue, alla ricerca del citomegalovirus o qualcosa di simile, e radiografia polmonare.
La radiografia è andata bene, nessun focolaio, nessuna infezione dentro la gabbia.
Ora andremo alla ricerca di quegli altri amichetti dell'uomo, immagino di origine asiatica.
Magari mi sbaglio, ma mi pare che le cose comincino a quadrare.
Magari non guarirò, ma almeno saprò di che morte devo morire.
Andare dal medico, alla fine, può anche essere divertente...

La natura ha voluto che le illusioni esistessero per i savi come per i pazzi, affinchè i primi, con la loro saggezza, non fossero troppo infelici
(N. de Chamfort)


venerdì 8 maggio 2015

l'interregno










Noi che viviamo nell'interregno fra il "non più" e il "non ancora"


La crisi dell'autorità, della politica e della modernità. A confronto Zygmunt Bauman e Ezio Mauro. Anticipiamo un brano di "Babel", edito da Laterza
di ZYGMUNT BAUMAN e EZIO MAURO


08 maggio 2015






 [E. M.]
Viviamo in una fase di interregno, e questo può spiegare la crisi della governance, dell'autorità, della rappresentanza. Siamo sospesi tra il "non più" e il "non ancora", siamo instabili per forza di cose, nulla è solido attorno a noi, nemmeno la direzione di marcia. Non ci sono infatti movimenti politici che, avendo messo in crisi il vecchio mondo, siano oggi pronti a ereditarlo; non c'è un'ideologia che selezioni un pensiero vincente e lo diffonda; non c'è uno spirito costituente - morale, politico, culturale - che prometta di dare forma a nuove istituzioni per il mondo nuovo.

Stiamo scivolando verso un territorio sconosciuto e lo facciamo da soli, in ordine sparso, con le forme e i modi che hanno regolato le nostre vite che perdono contorno mentre smarriscono efficacia e autorità. Non usiamo più la politica, diffidiamo delle istituzioni che ci siamo dati, dubitiamo persino della democrazia, che sembrava l'unica religione superstite - e secondo alcuni destinata a diventare universale - dopo la fuga dalle false divinità che avevamo creato nel Novecento. Tu spieghi la ragione ultima di tutto questo: quando la politica non riesce a incidere sulla nostra vita quotidiana, non interseca le nostre inquietudini sul futuro dei nostri figli, a che cosa ci serve, qual è il suo valore d'uso? Chi ha perso il lavoro per la crisi e non lo trova più a cinquant'anni, potrebbe dire qualcosa di terribilmente simile addirittura per la democrazia: tu non mi aiuti, le tue regole auree valgono solo in tempi di benessere oppure valgono solo per i garantiti; noi esclusi siamo fuori da tutto, dalla procedura democratica concreta e anche dai diritti, perché senza libertà materiale non c'è libertà politica.

In questo strappo del patto tra Stato e cittadino c'è una condanna, come se la democrazia fosse una forma temporanea della costruzione umana e non riuscisse a governare il nuovo secolo appena incominciato, arenata nel Novecento; per definizione e per sua natura, la democrazia non prevede esclusioni: o vale per tutti oppure non funziona. Ma c'è anche un insegnamento: la democrazia dopo aver sconfitto le dittature non ha lo scettro per sempre, deve riconquistarlo ogni giorno rilegittimandosi continuamente, e la politica deve ritornare a occuparsi in concreto della vita delle persone, legando gli interessi legittimi in campo con i valori di cui è portatrice e con gli ideali a cui fa riferimento.

Esiste quindi una strada. Ma si rischia di non vederla perché l'interregno è anche il luogo in cui si libera l'irrazionale della decadenza, in una ribellione mossa più dall'angoscia che dalla libertà, dove nascono figure sciamaniche che operano una riduzione carismatica del meccanismo politico, rispondono agli istinti con emozioni, coltivano le paure per risolverle in una grande banalizzazione, come se esistessero soluzioni semplici a problemi complessi. Io chiamo tutto questo "neopopulismo", e credo sia uno spirito dell'epoca, quello in cui sembra rifugiarsi l'energia politica residua di democrazie estenuate, addirittura una riserva di forza e un'illusione di giustizia che le istituzioni temono di aver smarrito.

Che ci piaccia o no, il "neopopulismo " che affascina masse deluse e disperse potrebbe sembrare una nuova strada per riportare il cittadino dentro il recinto del discorso pubblico, disertato ogni giorno di più. Ma quale discorso, e per quale concetto di pubblico? Più che di discorso pubblico dovremmo parlare di un nuovo sistema di relazione tra il leader e le masse, che si sta proponendo in vari paesi, all'insegna della Grande Semplificazione. Ma se il termine masse è del tutto inadatto a definire le solitudini che si raccolgono dietro i nuovi pifferai, quasi sentissero la loro musica magica ognuno nelle sue cuffie, anche la parola leader viene da un altro secolo e non spiega questo tempo mutante.

Se la politica ormai vive soltanto nell'immediato, di momenti singoli o di fuochi fatui, se il gesto politico si consuma mentre si compie, il leader diventa un performer, che non cerca più di convincere perché gli basta strappare una vibrazione di consenso quotidiana e una delega periodica. Quanto a noi, crediamo di partecipare, magari con rabbia, ma il consenso è banalizzato in audience. La politica e l'indignazione si accendono e si spengono come la musica sul palco e si torna a casa soli come prima, perché il rapporto è soltanto verticale, mentre politica e pubblica opinione scorrono in orizzontale, unendoci agli altri. Che discorso pubblico può nascere da questa somma di secessioni individuali che non riescono a tramutarsi in politica? Che messaggio collettivo? Forse solo questo: l'ultimo spenga la luce.

[Z. B.]
Dove dunque possiamo approdare con una battaglia di idee ridotta a competizione fra spin doctors? Come dici tu, l'interregno è il luogo in cui si libera l'irrazionale della decadenza, il tempo in cui si vive sospesi tra "non più" e il "non ancora ". Prendiamo come esempio la crescita incessante della disuguaglianza sociale nella sua nuova incarnazione di rifiuto/esclusione. Non possiamo più leggerla nei termini di semplice dicotomia fra ricchi e poveri. L'aspetto morfologico della nuova divisione è costituito dall'opposizione fra mobilità e fissità. Essa sta sotto a tutte le altre opposizioni e gerarchie, anche quella fra ricchi e poveri, fra quelli che sono in grado di autodeterminarsi e quelli che sono determinati dall'esterno, fra controllanti e controllati, fra soggetti e oggetti. Naturalmente, la divisione di mobilità contro fissità è a sua volta il prodotto della fine unilaterale della reciproca interdipendenza sociale/economica che aveva segnato la fase "solida" della modernità capitalista, quell'interdipendenza fra i proprietari e i produttori del capitale, fra i datori di lavoro e i lavoratori, dei tempi del capitale "fisso" investito in pesanti, massicci, non trasferibili edifici e macchinari industriali: in altre parole, dei tempi in cui il lavoro dipendeva dal capitale locale per la sua sopravvivenza, e il capitale dipendeva dalla forza lavoro locale per i suoi profitti.

A quei tempi i due protagonisti - la forza lavoro e il capitale - erano, per così dire, condannati a una duratura, forse infinita, coesistenza, ed erano perciò destinati con inesorabile necessità a elaborare un modus covivendi sopportabile per entrambi e per entrambi accettabile, capace di resistere ai conflitti di interessi e alle conseguenti animosità reciproche; mantenere la forza lavoro locale in una condizione che permettesse di sopravvivere alle difficoltà della vita di fabbrica e gestirne le complesse esigenze era nell'interesse del capitale-locale, immobile, fisso.

Questo "patto" non scritto, imposto dalla necessità, pone un limite naturale, ineludibile, alla disuguaglianza sociale. Nel momento in cui il capitale finanziario prende il posto del capitale industriale come principale motore di distribuzione della ricchezza e del reddito, questo patto può essere - ed è stato - unilateralmente annullato. Il capitale che opera all'insegna di "il mondo è il mio orticello", mobile, facilmente trasferibile, libero di spostarsi in qualsiasi momento verso il luogo dove è stata pubblicizzata un'erba più verde, non ha interesse a guardare al destino e alla condizione della forza lavoro fissata a una qualche località del pianeta.

In passato i lavoratori potevano combattere con un minimo di successo contro gli attacchi dei capitali fissi al loro standard di vita; oggi sono del tutto disarmati di fronte a "investitori" straordinariamente mobili, ondeggianti, capricciosi, inquieti e imprevedibili, continuamente a caccia di più alti profitti, con la conseguente incertezza che viene trasformata nella loro condizione esistenziale. I sindacati? Gli scioperi? Non c'è da aspettarsi altro che più fabbriche e uffici chiusi e abbandonati dai proprietari del capitale offesi dalla inospitalità, dalle arroganti pretese e dalla militanza degli incontrollabili soggetti locali. Nessuna meraviglia che lo smantellamento di quel che rimane del welfare state sia diventato al giorno d'oggi una questione "al di là della sinistra e della destra".

mercoledì 6 maggio 2015

tra igea e pan

 Notti in cui mi sveglio sudato, stanco come se non dormissi.
Notti placide, ingenue, come quelle di un bambino che non sa ancora di soffrire.
Mattine in cui non riesco a centrare il water, per quanto vacillo.
Mattine tranquille in cui sorseggio il thè, e respiro prima di andare a prendere il filobus come tanti.
Pomeriggi in cui mi rannicchio sul divano rosso, a leggere o a sonnecchiare.
Pomeriggi in cui il petto sembra scoppiare, in preda al panico.
Sere ventose, in cui la pressione sale, e mi vedo guarito.
Sere buie e insensate, in cui capisco che non voglio guarire e che non so neppure cosa potrebbe più significare...
Così siamo.

Si pensi a che alterazione va incontro la mia esperienza del mondo quando il mio corpo è abitato dal dolore. ..Per l'esperienza che ne ho, non è il mio stomaco che soffre , ma è la mia esistenza che si contrae...Non è una parte dell'organismo che soffre, ma è il rapporto col mondo che si è contratto, è la mia distanza dalle cose, la successione del tempo, l'ordine della presenza...
In questo arretramento della presenza, in cui il malato si scopre attento al proprio corpo invece che al mondo e, sempre più incapace di trovare uno sbocco sulle cose, dimora in sé.
La presenza si raccoglie nell'ascolto del proprio corpo, un ascolto ansioso, inquieto, che rattrappisce ogni prospettiva, allontana ogni progetto, defila il mondo in una distanza sempre più remota, perchè, nel dolore, il mio corpo diventa per me il mondo, l'unico polo della mia cura.
Il corpo ha preso il posto del mondo...
L'esistenza trasforma la malattia in quella realtà tenebrosa che corrode a tal punto l'apertura del mio corpo al mondo da circoscriverla nei limiti di un organismo sempre più bloccato, più immobile, più in-fermo, sempre più fermato su di sé...

Vivere il proprio corpo e vivere il mondo non sono che modi di nominare la stessa esperienza.
Quel che consente di comprendere tutto il significato di questo rapporto è soprattutto il conflitto...
La bocca, l'ano, il fallo non sono solo degli orifizi del corpo, ma le vie del suo contatto col mondo...
Lo stesso vale per tutte quelle regioni che assicurano il contatto del nostro corpo con l'esterno, quindi per gli organi respiratori, digestivi, sessuali, fino all'epidermide.
Un mal-essere di questi organi è un'impossibilità a essere, a esteriorizzarsi; è un disequilibrio dell'esistenza, costretta a vivere nel proprio corpo la sua impossibilità o incapacità a progettarsi in un mondo.
Una volta che la presenza non può esprimersi nel mondo come le 'piace', è costretta a trattenersi e a ripiegarsi su di sé. Non è tanto un 'ingorgo della libido' ciò che si produce, ma una mancata presenza...Non resta altro modo di vivere se non quello del progressivo assentarsi.
Il corpo diventa il teatro dove si vive ciò che non si può vivere nel teatro del mondo...
Il modo con cui l'esistenza vive il proprio corpo rivela il modo con cui vive il mondo.
Per questo non parliamo di conversioni o trasferimento di conflitti psichici agli organi fisici, perchè non ci sono due realtà, ma un'unica presenza che dice nel corpo il proprio modo di essere al mondo.
In presenza di una malattia dei bronchi, dello stomaco, del cuore è impossibile circoscrivere un effetto, perchè disturbato è tutto il modo di essere-nel-mondo, un modo più debole, più apprensivo, più pauroso...
Non è la carenza affettiva o l'eccessiva repressione sessuale che 'causa' disturbi gastrici, ma è la presenza che,impossibilitata a esprimersi in un mondo che sente troppo ostile o troppo proibitivo, dirige verso il proprio corpo le sue pulsioni aggressive e sessuali...
Un mondo inospitale, un mondo che non si lascia abitare non sopprime la presenza, ma la costringe alle corde, la lascia esistere nelle forme dell'apprensione, dell'ansietà, della malattia.
Ciò che si constata non è la 'conversione' di una tensione effettiva in un sintomo organico, ma il progressivo 'assentarsi di una presenza' che, incapace di diluire la sua tensione col mondo,' si ammala', cioè riduce l'intensità dei suoi rapporti con le cose, la propria partecipazione, se stessa come presenza. Nella malattia essa ha la possibilità di non occuparsi più del mondo, ma esclusivamente di sé.

'Quando le vie diventano troppo difficili o quando non scorgiamo alcuna via, non possiamo più rimanere in un mondo così pressante e così difficile. Quando tutte le vie sono sbarrate, eppure bisogna agire, allora tentiamo di cambiare il mondo, cioè di viverlo come se i rapporti delle cose con le loro potenzialità non fossero regolati da processi deterministici, ma dalla magia.' (Sartre).
Quando le gambe mi vengono meno, il cuore mi batte più debolmente, quando impallidisco, cado e svengo perchè la minaccia del pericolo mi toglie ogni possibilità d'azione, niente mi sembra meno adeguato di questa condotta che mi lascia alla mercè del pericolo. Eppure, osserva Sartre:
'Questa è una condotta d'evasione, Lo svenimento è qui un rifugio...Non potendo evitare il pericolo attraverso le vie normali e le concatenazioni deterministiche, l'ho negato, attivando una condotta magica dall'intenzione annichilente...'.

Chi, inesperto, si tuffa nell'acqua ha paura dell' 'onda' che per un attimo lo sommerge e, nel tentativo di salvarsi, diventa malsicuro rispetto alla 'totalità del mare'; perde la testa, e l'angoscia che l'assale non è più per l'onda, ma per la totalità che gli scompare senza offrirgli un appiglio a cui agganciarsi. Come scrive Biswanger:
'L'angoscia in fondo non è un sentimento né un affetto, ma l'espressione del rattrappirsi dell'umana presenza nel vuoto che si determina con la progressiva perdita del mondo, cui si correla una perdita di sé'.

(da U.Galimberti, Il corpo)



martedì 5 maggio 2015

perdono

L'Italicum, dice Renzie, impedirà alle minoranze di porre il veto sulle decisioni della maggioranza di turno.
Quel che non può dire è che a governare sarà una minoranza, la sua.
Una democrazia rappresentativa poneva già seri problemi a definirsi tale se decideva a suon di maggioranza.
Figuriamoci ora che, con un 20% di voti al primo turno, potresti avere tutto in mano al secondo.
E con il partito unico, neppure in coalizione.
Perchè quel che conta è decidere, possibilmente da soli e in fretta.
Si realizza il grande sogno di Gelli e Craxi.

Ma tanto, che si sia maggioranza o minoranza, vincenti o perdenti, tutti perderanno e perderemo insieme.
La democrazia è già perduta, ne restano il nome e gli ultimi scampoli.
Non è più compatibile con i diktat delle banche centrali e della finanza.
E chiunque vinca, sarà sempre solo una minoranza nel paese, e un minorato rispetto ai poteri forti di cui sopra.
Le elezioni ricordano sempre più la partita di ieri notte a Milano.
Delle vecchie glorie, imbolsite e calve, che giocano per fare beneficienza ai bambini poveri, sotto l'egida dell'Expo.
Dei milionari che giocano per dei miliardari per il bene dei poveri !
Oppure ricordano Cagliari-Parma: chiunque vinca dei due, comunque retrocederanno entrambe.
Mette malinconia, davvero, oggi, anche tifare per qualcuno.

Perdiamo tutti.
Pèrdono tutti.
Perdòno tutti.




lunedì 4 maggio 2015

puliziotti

Il primo ruolo dello Stato è far rispettare l'ordine; se non lo fa diventa uno 'Stato fallito'. (uno Stato non viene dichiarato fallito per nessun'altra ragione).
Il Leviatano contemporaneo, lo Stato moderno, è stato definito da Weber partendo proprio dal monopolio che esercita sui mezzi di coercizione e sul loro uso. In pratica, questo monopolio si riduce al diritto dei corpi governativi...di tracciare la linea che separa la coercizione (violenza legittima) dalla violenza (coercizione illegittima: la prima viene impiegata nel nome del 'mantenimento della legge e dell'ordine', e questo è un compito che prevede in primo luogo l'eliminazione della seconda, classificata come atti di violenza. Atti illegali e, per tale ragione, considerati a priori distruttivi e sovvertitori dell'ordine.
Il diritto di tracciare la linea di demarcazione che suddivide il ricorso alla forza in atti di coercizione legittima e atti di violenza è rimasto per l'intero corso della storia la prima posta in gioco di ogni lotta per il potere (politico), così come uno degli attributi principali -essenzialmente inscindibile e inalienabile- dei detentori del potere (politico); per questa ragione tale diritto tende ad essere, in quanto regola, 'essenzialmente contestato'.
La zona intorno a quella linea rimane infatti un territorio sottoposto a frequenti invasioni e troppo spesso a battaglie sanguinose, così come a sortite di ricognizione quasi permanenti che hanno lo scopo di esplorare fin dove, in una direzione o nell'altra, si possono spostare i confini...
(Z. Bauman)

Ogni volta che riappaiono i black bloc per le nostre strade la questione si riapre.
Così come ogni volta che l' Isis compie attentati o atti di guerra.
E ci dobbiamo ricordare, siamo costretti a riconoscere alcune cose:
  • che lo Stato ha perso il monopolio della violenza, che non può più proteggerci da essa e che, al di là della retorica, non è neppure più interessato a farlo;
  • che altri attori si confrontano contro lo Stato e contro l'ordine stabilito, rivoltandosi contro di essi, in forme più o meno consapevoli, continuative ed organizzate;
  • che lo Stato dovrà tener conto sempre più di queste forme di opposizione politica e militare e che sempre più dovrà militarizzarsi per contrastarle;
  • che le forme di opposizione pacifica, anche quelle definite 'antagoniste', sono ormai, in questo quadro di guerra, assolutamente irrilevanti.

Questo per quanto riguarda l'hardware di uno Stato.
Ma c'è anche un altro pezzo da ricordare:

Joseph Nye ha distinto due tipi di potere, uno hard e uno soft...
Nella sua forma generale il concetto di potere leggero, descritto da Nye come la facoltà di 'far sì che gli altri desiderino i risultati desiderati', un potere che 'coopti le persone invece di costringerle'...
Nye ha già messo in luce il ruolo cruciale svolto dall'indottrinamento ideologico quando gli emergenti Stati-nazione si trovarono davanti al compito di legittimare se stessi ( e in particolare il ruolo dell'emergere e proliferare di un'intera gamma di emozioni -da un patriottismo benigno di natura sentimentale a un nazionalismo estremo tinto di sciovinismo- che portò i cittadini ad autoidentificarsi con il governo del loro paese e ad accettare un atteggiamento di 'servitù volontaria').
Considera tutta via che questa funzione è stata da quel momento in poi 'esternalizzata' e 'subappaltata' alle forze del mercato, molto più esperte nell'arte dell'indottrinamento ideologico nella sua attuale reincarnazione di 'creazione della domanda', ovvero maestre riconosciute di tentazione e seduzione. Il compito di mantenere perennemente accese le ragioni patriottiche, o di riaccenderle a intervalli regolari, è stato delegato alle agenzie private che stanno dietro ai continui spettacoli o 'grandi eventi', allestiti per l'intrattenimento nazionale, o dietro ad altri avvenimenti generatori di emozioni... Già Bourdieu ricordava il deviare fatale della regolamentazione normativa verso la seduzione, dalla vigilanza alla stimolazione del consenso e, in sostanza, dalla coercizione alle pubbliche relazioni. In generale..il nuovo ma sempre più diffuso impiego delle scelte volontarie e della pressione psicologica al posto della coercizione fisica od economica, quali risorse principali per ottenere una condotta conforme a intenzioni e obiettivi prestabiliti.
Un esempio eclatante di questa tendenza è il reclutamento di soggetti sorvegliati o prossimi ad esserlo, quali agenti non retribuiti e totalmente volontari della loro stessa sorveglianza...
Oggi i servizi segreti possono infatti limitarsi alla gestione di un immenso 'data base', che non sarebbero mai in grado di mettere insieme senza la partecipazione interamente volontaria, gratuita e di fatto entusiasticamente attiva di ogni e qualsiasi oggetto potenziale di sorveglianza mirata.
(Z. Bauman, sempre da 'Stato di crisi').

Quindi, le cose stanno insieme.
Da un lato, un crescere della repressione hard.
Dall'altro, lo svilupparsi di un coacervo di spettacolo, denaro e buoni sentimenti.
L'Expò, con la sua immonda e seducente kermesse, sta lì a di-mostrarlo.
Ma anche i milanesi che vanno a ripulirsi e a ripulire, da buoni cittadini, i muri della loro città, imbrattati dai barbari insensati.
Poco importa che quelle stesse banche o agenzie immobiliari abbiano il potere di vita e di morte sulla loro città e che gli violentino la vita quotidianamente.
L'importante è che lo facciano in modo soft, e non vestiti di nero, ma in doppiopetto e con modi gentili.
Senza spranghe e caschi, ma attraverso i flussi finanziari, una tastiera ed un monitor, due dita che vi scorrono sopra leggere.
L'importante è sentirsi buoni, tutti, mentre distruggiamo il mondo.
L'importante è che si nutra il pianeta andando, noi, ad abbuffarci negli stand multietnici e multicolori.
E che i muri e i vetri siano puliti per poter continuare a non vedere lo sporco.
I bravi lillipuziani milanesi proseguono, come tutti noi, a fare il pedicure al gigante che li schiaccia (e che, sentitamente, prosegue e ringrazia).








domenica 3 maggio 2015

stato di crisi

Carlo Bordoni:

La parola 'crisi' ha sostituito altri termini come 'congiuntura'...
Attraversare un periodo di congiuntura era considerato un passaggio doloroso ma necessario per giungere a una nuova fase di prosperità.
La congiuntura era di durata breve, rispetto a tutto il resto. In quel termine esisteva già implicitamente un atteggiamento positivo e fiducioso nel futuro immediato...
Dopo il crollo del '29 iniziò la 'grande depressione'.
Ancora oggi questo termine, in confronto a congiuntura, evoca scenari apocalittici, fa pensare a una grave recessione su lungo periodo, unita a un profondo disagio esistenziale...
Una caratteristica particolare di questa crisi odierna è la sua durata.
Finito il tempo delle congiunture sfavorevoli, destinate a risolversi nell'arco di un breve periodo, adesso le crisi si muovono su tempi biblici. Procedono lentamente, a onta della velocità impressa a tutte le attività umane della realtà contemporanea. Ogni previsione di soluzione è continuamente rinviata e aggiornata a data da destinarsi, Sembra non finire mai...
Si fa regola di vita, piuttosto che eccezione. Costume quotidiano con cui fare i conti, piuttosto che disturbo occasionale e fastidioso di cui liberarsi al più presto e con impazienza...
Ci dovremo abituare a convivere con la crisi. Perchè la crisi non è temporanea. E' per sempre.

Zygmunt Bauman:

Ho l'impressione che oggi l'idea di crisi tenda a tornare alle sue origini mediche.
Venne coniata infatti per indicare il momento in cui il futuro del paziente era in bilico e il medico doveva decidere come procedere e quale tipo di trattamento applicare per indirizzare il malato verso la guarigione.
Parlando di crisi...trasmettiamo in primo luogo il senso di incertezza derivante dalla nostra ignoranza rispetto alla direzione in cui le cose stanno andando e in secondo luogo l'urgenza di intervenire, per selezionare le giuste misure e decidere di applicarle prontamente.
Diagnosticare come 'critica' una situazione significa proprio questo: associare a una diagnosi un richiamo ad agire.
E lasciami aggiungere che qui c'è una contraddizione endemica: dopo tutto, ammettere di trovarsi in stato di incertezza/ignoranza fa presagire il peggio riguardo alla possibilità di selezionare le 'giuste misure' e di spingere così le cose nella direzione desiderata...


(da Bauman-Bordoni, Stato di crisi, 2015, un testo assolutamente da leggere...)



tra decadere e decedere

Mi piaceva stare lì, a guardare Jack, a guardare le sue gambe che erano molto più magre di quanto ricordassi, a guardare il suo torace che sembrava essere sprofondato ancora un po', solo il cazzo era lo stesso, solo gli occhi erano gli stessi, anzi no, in realtà solo il gran trapano come lo chiamavano nella pubblicità dei suoi film, l'uccello che aveva distrutto il culo di Marilyn Chambers, era lo stesso, il resto, occhi compresi, si stava spegnendo alla stessa velocità con cui la mia Alfa Romeo percorreva la valle di Aguangua o il Desert State Park illuminati dalla luce di una domenica agonizzante.
Credo che facemmo l'amore un paio di volte. A Jack non interessava più. Secondo lui, dopo tanti film si era prosciugato. Sei il primo uomo a dirmi questo, gli dissi. Mi piace guardare la tele, Joannie, e leggere romanzi di mistero...
Una notte, forse la seconda che passai a casa sua, o la terza, Jack era lento come una lumaca per quanto riguarda le confidenze e le rivelazioni, mentre ci bevevamo del vino accanto alla piscina mi disse che molto probabilmente sarebbe morto presto, sai come vanno queste cose, Joannie, quando è arrivata la tua ora è arrivata.
Mi venne voglia di urlargli che facessimo l'amore, che ci sposassimo, che mettessimo al mondo un figlio o adottassimo un orfano, che comprassimo un cane e un caravan e ci mettessimo a viaggiare per la California e il Messico...
Aspettai le prossime parole di Jack, quelle che per forza dovevano seguire, ma lui non disse altro.
Quella notte facemmo l'amore per la prima volta dopo molto tempo. Fu difficile mettere in moto Jack, il suo corpo non funzionava più, funzionava solo la sua volontà, e nonostante tutto lui insistette nel volersi mettere un preservativo, un preservativo per l'uccello di Jack, come se potesse starci in un preservativo, ma almeno questo servì a farci ridere un po', alla fine, entrambi su un fianco, infilò il suo grosso e lungo uccello flaccido fra le mie gambe, mi abbracciò dolcemente e si addormentò, io ci misi ancora molto a prendere sonno e mi baluginarono le idee più strane, a tratti mi sentivo triste e piangevo senza far rumore, per non svegliarlo, per non sciogliere il nostro abbraccio, a tratti mi sentivo felice e comunque piangevo, singhiozzando, senza la minima discrezione, stringendo fra le cosce il cazzo di Jack e ascoltando il suo respiro, dicendogli: Jack, so che stai facendo finta di dormire, Jack, apri gli occhi e baciami, ma Jack continuava a dormire o a far finta di dormire..., e a tratti non piangevo né mi sentivo triste o felice, mi sentivo solo viva e sentivo lui vivo e anche se tutto aveva uno sfondo tipo teatro, tipo farsa gentile, inoffensiva, persino appropriata, io sapevo che era tutto vero, che ne valeva la pena, e poi infilai la testa sotto il suo collo e mi addormentai.

(Roberto Bolano, Joanna Silvestri, 1997)


Perchè hai soffocato la tua bellezza nel grasso.
Perchè ti sei fatto beffe della nostra adorazione.
Perchè eri l'attore più grande che avevamo e hai buttato via la grandezza come spazzatura.
Perchè non riuscivi a prendere sul serio ciò che gli altri scambiavano per la propria vita.
Perchè così facendo ti sei fatto beffe della nostra, di vita.
Perchè sei morto incastrato nel grasso.
E già allora, avevi vissuto troppo.
Perchè ti detestavi, e ti sei reso detestabile.
Perchè il tuo amore è stato sparso senza cura, un avanzo gettato da una macchina in cosa.
E perchè hai amato uomini e donne, ma mai abbastanza.
Perchè il lento suicidio che nasce dal disprezzo di sé ci ripugna e ci affascina come il precipitare della tragedia in farsa, come la mostruosità della bellezza incancrenita.
Perchè quando ti hanno chiesto contro cosa ti ribellavi, hai risposto con magnifico sdegno Contro di voi.
Perchè anche noi volevamo rispondere così, ma non avevamo parole simili a disposizione.
Perchè come Johnny alla fine ci hai lasciati.
Perchè su quella moto sei divemtato sempre più piccolo lungo la strada che portava fuori dal paese, finchè non sei sparito.
Perchè sei sparito. Sei sparito davanti ai nostri occhi.
Perchè c'è una gioia selvaggia nella perdita, e nella perdita irrevocabile.
Perchè nello struggimento hai mostrato la tua anima. -Avrei potuto essere qualcuno!- sapendo quanto la sconfitta, il fallimento e l'ignominia sarebbero stati il tuo destino.
Perchè la tua bellezza ti ha sedotto, e ti ha trasformato in un buffone.
Perchè il buffone va sempre oltre, questa è la sua essenza.
Perchè, essendo un buffone, spargevi morte come se fosse seme.
Perchè tutto quello che avevi, lo hai dovuto sperperare.
Perchè hai tentato, come Paul Muni, di eclissarti nel film.

Perchè come il vedovo Paul di Ultimo Tango a Parigi hai scoperchiato la tua anima malata in una brillante devastazione. Perchè eri terrorizzato dall'idea di perderti per sempre, ma hai recitato lo stesso la parte del clown, scoprendoti le chiappe su una pista da ballo parigina.
Perchè l'attore non esiste, se non è al centro dell'attenzione.
Perchè il cuore dell'attore è un vuoto che nessuna adulazione può riempire.
La futilità della sessualità maschile, un baluardo contro la morte.
La farsa della sessualità maschile, un baluardo contro la morte.

Perchè nella tarda mezza età avevi già vissuto abbastanza.
Perchè a 80 anni avevi sopportato tutte le tue età, e iniziato a marcire dall'interno, come un albero gigantesco soffocato dai propri cerchi.
Perchè quando sei morto, abbiamo capito che eri morto da tempo.
Perchè non potevamo perdonare colui che aveva sperperato la grandezza.
Dove c'è stato così tanto amore, non può esserci perdono.

Perchè ci hai lasciati. E siamo da soli.
E ti raggiungeremmo all'inferno, se solo tu ci volessi.

(Joyce Carol Oates, Per Marlon Brando all'inferno, 2013)



Brani tratti da Racconti di cinema, a cura di E.Monreale e M.Pierini, Einaudi, 2014.

venerdì 1 maggio 2015

senza respiro

E se provassimo col magnetismo ?
Avendo la vecchia acconsentito, le si sedette di fronte, la prese per i pollici e la fissò negli occhi, che pareva in vita sua che non avesse fatto mai altro. Seduta a suo agio, con i piedi sullo scaldino, la poverina tentennò presto il capo e, chiusi gli occhi, prese placida a russare.
In capo ad un'ora di paziente attesa, Pècuchet sottovoce 'Che sentite?'-, lei si svegliò.
In seguito certo sarebbero cessati i ronzii.
Questo successo li imbaldanzì; e sicuri ormai di sé, ripresero ad esercitare la medicina.
Guarirono Chamberlain che soffriva di dolori intercostali; Migraine, affetto da una nevrosi allo stomaco; Lemoine, alcoolizzato di professione, un tisico, un emiplegico, tanti altri...
Curarono pure raffreddori e geloni.
Dopo l'esame del paziente, si consultavano con lo sguardo su quali 'passate' era il caso di praticare; se ad alta o bassa frequenza, ascendenti o discendenti, longitudinali, trasversali; con due, con tre, o addirittura con tutte e cinque le dita.
Quando uno si sentiva stanco, l'altro lo sostituiva.
E, tornati a casa, annotavano sul diario clinico le loro constatazioni.
(G. Flaubert, Bouvard e Pècuchet, 1881)

La medica di base mi misura la pressione e mi guarda stranita:
'Mi chiedo come faccia stare in piedi', mi dice. 'Non ha neppure 60-90...!'
Ora, quindi, bando alle ciance su malattie gravi o gravissime, funghi o faringodinie.
Bisogna solo risollevare la pressione: tanta acqua, sale e sali, caffeina, formaggi stagionati, prosciutto crudo e parmigiano, acciughe e peperoncini.
Tutto quel che il mio colon (secondo i consigli che la stessa medico mi ha dato un anno fa) dovrebbe evitare.
Inutile chiedersi e chiederle se sia la pressione a generare la tristezza che sento o sia la tristezza ad abbassarmi la pressione.
Summa tristitia nos implet.

Faccio comunque lezione al parco (si stava bene col gruppo, al sole e sull'erba), incontro un amico al bar (ci siamo raccontati i nostri viaggi), vado a trovarne altri due che presentano le loro creazioni in una libreria (c'è un bel clima, molto tranquillo e affettuoso).
Ma continuo ad ansimare.
Tra la gente, poi, sale il senso di oppressione al petto, di soffocamento quasi.
Palpitazioni ansiose.
Primi accenni di una vera e propria agorafobia ?
Sta di fatto che, appena torno a casa e mi siedo in poltrona da solo, miglioro.
Diciamo: così sto normalmente male, almeno.

Non so cosa dire, la situazione è complicata e inestricabile.
La medicina è solo una rapsodia di progressive improvvisazioni.
Sant'Efisio è passato e non ha fatto il miracolo.
Anche gli esperimenti a distanza di fattucchiere amiche falliscono.
Il malessere persiste, e non ascolta ragioni.
Lo ascolto, e lo capisco profondamente.
So perchè sto male, ma non vado oltre.
Mi guardo con più tenerezza e pazienza che posso.
E rido, e piango...