Carlo Bordoni:
La parola 'crisi' ha
sostituito altri termini come 'congiuntura'...
Attraversare un periodo di
congiuntura era considerato un passaggio doloroso ma necessario per
giungere a una nuova fase di prosperità.
La congiuntura era di durata breve,
rispetto a tutto il resto. In quel termine esisteva già
implicitamente un atteggiamento positivo e fiducioso nel futuro
immediato...
Dopo il crollo del '29 iniziò la
'grande depressione'.
Ancora oggi questo termine, in
confronto a congiuntura, evoca scenari apocalittici, fa pensare a una
grave recessione su lungo periodo, unita a un profondo disagio
esistenziale...
Una caratteristica particolare di
questa crisi odierna è la sua durata.
Finito il tempo delle congiunture
sfavorevoli, destinate a risolversi nell'arco di un breve periodo,
adesso le crisi si muovono su tempi biblici. Procedono lentamente, a
onta della velocità impressa a tutte le attività umane della realtà
contemporanea. Ogni previsione di soluzione è continuamente rinviata
e aggiornata a data da destinarsi, Sembra non finire mai...
Si fa regola di vita, piuttosto che
eccezione. Costume quotidiano con cui fare i conti, piuttosto che
disturbo occasionale e fastidioso di cui liberarsi al più presto e
con impazienza...
Ci dovremo abituare a convivere con
la crisi. Perchè la crisi non è temporanea. E' per sempre.
Zygmunt Bauman:
Ho l'impressione che oggi l'idea di
crisi tenda a tornare alle
sue origini mediche.
Venne coniata
infatti per indicare il momento in cui il futuro del paziente era in
bilico e il medico doveva decidere come procedere e quale tipo di
trattamento applicare per indirizzare il malato verso la guarigione.
Parlando di
crisi...trasmettiamo in primo luogo il senso di incertezza derivante
dalla nostra ignoranza rispetto alla direzione in cui le cose stanno
andando e in secondo luogo l'urgenza di intervenire, per selezionare
le giuste misure e decidere di applicarle prontamente.
Diagnosticare
come 'critica' una situazione significa proprio questo: associare a
una diagnosi un richiamo ad agire.
E lasciami
aggiungere che qui c'è una contraddizione endemica: dopo tutto,
ammettere di trovarsi in stato di incertezza/ignoranza fa presagire
il peggio riguardo alla possibilità di selezionare le 'giuste
misure' e di spingere così le cose nella direzione desiderata...
(da
Bauman-Bordoni, Stato di crisi, 2015, un testo assolutamente da
leggere...)
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