domenica 29 maggio 2016

cani che stravedono

Nelle relazioni di famiglia l'ingannatore è il primo infelice. Non c'è più sicurezza per lui: sempre ingiusto, ha sempre paura. (Stendhal)

Se un uomo ricco è veramente ricco e ci tiene alla gloria, potrà fare una mossa che lo innalza al di sopra di tante meschine controversie. Questa mossa consiste in una generosa concessione con cui il ricco permette permette a quell'altro (rimasto un povero normale Gonghi scarso di gloria) di servirsi di un suo campo o del suo bestiame (del campo o del bestiame sottratti dal ricco Fonghi al povero Gonghi scarso di gloria), dietro pagamento annuale di un certo numero di noci di trepeu, o con altra moneta contante, tipo dollari o sterline. Tante volte poi succede che per avere quella beneficenza, il tipo scarso di gloria deve dare via tutto quel che ha in casa, cucchiai, forchette, mobili, vecchie bottiglie, profumi, anelli, turaccioli, vestiti, o impegnare quei ritratti a olio molto richiesti. Molti neo-ricchi vivono così senza far niente, vendendo le noci di trepeu agli importatori delle città dell'interno, e sono tenuti in altissimo rispetto dai miseri beneficati, nonché dalla popolazione tutta.
Questa viene chiamata dai più istruiti neo-ricchi 'la via della ragione nel comodo universale dell'uomo responsabile', secondo la formula usata da un loro santo predicatore, il santo Pete Ponghi, di cui restano molti detti economici.
E tra i neo-ricchi si fa a gara a compiere atti di generosa concessione ai meno gloriati, atti che innalzano l'uomo al di sopra delle bestie e forse un giorno lo eleveranno anche al di sopra della morte e della putrefazione della carne, secondo il santo Ponghi (protettore degli affaristi).

Con i suoi maneggi, il ricco o aspirante ricco manifesta indubbiamente una grave forma di demenza: è la demenza di voler possedere davvero qualcosa, qualcosa che sia proprio suo e di nessun altro. I Gamuna fanno sempre finta di non accorgersene...un personaggio del genere viene trattato da tutti con gravità e condiscendenza in considerazione della sua malattia mentale: sì, ma in un modo così prudente che lui crede d'esser trattato davvero con rispetto. E infatti sembra che lo trattino con rispetto, e forse ognuno lo tratta con rispetto, ma pensando alla demenza del ricco che ha sempre la smania di metterti sotto i piedi...
Ma è anche vero che mostrando al ricco tanto rispetto si stimola il suo delirio, e si fa sì che lui accampi sempre più pretese, e continui le sue angherie, fino a quando la malattia lo trasformerà in un povero bagolone senile.

Gli anziani gamuna dicono che...ognuno si dà da fare perchè vuole essere glorificato: e lavora, vende, compra, ruba, si agita, suda, imbroglia per ottenere una glorificazione familiare, o tra gli amici del bar, o sotto il portico dei commerci...
Dunque gli anziani, quando incontrano un giovane che cerca di essere glorificato, non sono avari di lodi, anzi gliene cantano tante che lui si sbalordisce, poi si esalta, poi trema tutto, poi comincia a insospettirsi, poi a fiutare che la gloria è una minestra di parole, e infine ad accorgersi che è sempre una minestra riscaldata. Questo è uno scherzo spesso rappresentato sotto il portico dei commerci, e serve a far capire che la gloria è solo una pazzia delle parole. Infatti gli anziani chiamano le glorificazioni ed ogni sicumera per innalzare o schiacciare qualcuno: 'racconti del cane che stravede' (anti kani bilolok)...
Nell'età avanzata le ossa si rimpiccioliscono, la cane diventa più fragile, il sangue circola meno, e tutto il corpo diventa meno soggetto alle attrattive esterne. Solo allora 'i racconti del cane che stravede' cominciano ad apparire ridicoli, e molti vecchi pensandoci se la ridono tra sé...
Ecco la rivelazione portata dal vento del deserto, quando qualcuno è pronto a sentirla nei ventricoli del cuore; ed ecco perchè molti anziani a un certo punto cominciano a evitare le lodi, dimenticarsi la gloria, perdere ogni ricchezza. Diventano apatici, fanno sempre degli sbagli, sono guardati come dei rimbecilliti, proclamano loro stessi d'esser dei buoni a nulla.
Perchè vogliono avvicinarsi alla morte come un'ombra che scompare da un muro senza lasciare traccia, e si sentono più pacificati così...

Molti adulti gamuna a partire da una certa età cominciano a pregare l'Essere del Largo Riposo, affinchè li faccia giungere in fretta all'abbandono delle tentazioni di gloria...Ma per chi ha trascorso la vita sotto il portico dei commerci, o per quelli che si sono dati al mestiere di raccontatori sperando di ricevere molti applausi, quel cambiamento è una cosa ardua e praticamente impensabile come la morte.
Sulla piazza centrale c'è un vasto portico dove gli abitanti più anziani e più ricchi si radunano. Lì si può notare spesso che qualcuno cerca di sbarazzarsi del proprio patrimonio, o della fama di bravo commerciante raggiunta nel corso della vita. Finge di sbagliarsi, si lascia ingannare, risponde a sproposito, disperdendo nella confusione e nello stordimento tutta la sua gloria, in modo da ridurre i risultati del lavoro di anni e anni alla sostanza cosiddetta del 'tempo perso'.
Attorno a quel portico, donne con vestiti variopinti vendono tale essenza in piccole ampolle...si suppone che l'essenza del 'tempo perso' (considerata una pozione magica), possa rinfrescare il cervello e il sangue, rallentare i battiti del cuore, distendere la pelle del volto contratta dal nervosismo e orientare il naso verso un buonissimo affare.
Gli affari migliori ispirati da tale essenza sono quelli che trasformano un ricco e stimato cittadino in una completa nullità, nel giro di pochi minuti.
Astafali racconta che al tramonto si vedono certi vecchi andare in giro facendo capriole nel fango, insozzati di sterco, con addosso pelli di pecora ed emettendo belati pietosi. Altri con ridicole corna di vacca vanno esibendo in pubblico i loro pietosi genitali, ridacchiando come se fossero la cosa più ridicola al mondo. Sono anziani che fanno gli esercizi del cambiamento, già sulla via della santità; e dopo mesi dedicati a simili esercizi, sollevano una smorfia asciutta negli astanti: segno di un destino inverso e ormai irrimediabile. Quello è il segnale che nessuna loro glorificazione sarà più possibile e che tutta la loro vita si è finalmente risolta in un puro spreco di tempo secondo il volere dell'Essere del Largo Respiro.
Solo a questo punto l'uomo potrà avere la certezza che la propria vita sia stata soltanto un bagliore d'iridescenza, uno spettacolo a vuoto come tanti altri, tutto brulicante di sensazioni, ma effimero come un'ombra su un muro o come il riverbero dei raggi del sole su una duna di sabbia.
Il raggiungimento di tale certezza ispira canzoni molto melodiose, che si sentono levarsi a notte tarda dai margini della brughiera. Quelle canzoni, con parole bellissime ma incomprensibili, sono cantate in modo che ascoltandole non si sa mai se ridere o se commuoversi.
Lo sguardo serale di certi anziani vestiti di stracci esprime la stessa particolare incertezza, ed è un segno sicuro di santità.

(G. Celati, Fata Morgana, 2005)


Quando vedo tutta quella povera gente sui barconi, tutti i poveri del mondo...

europei americani

Un governo libero è un governo che non fa del male ai cittadini, ma che al contrario dà loro la sicurezza e la tranquillità. Ma ci corre ancora molto alla felicità, bisogna che l'uomo se la crei lui stesso, perchè sarebbe un'anima ben grossolana quella che si considerasse perfettamente felice godendo della sicurezza e della tranquillità.
In Europa confondiamo le cose; abituati come siamo a dei governi che ci fanno del male, ci sembra che esserne liberati sarebbe il culmine della felicità...L'esempio dell'America ci mostra proprio il contrario. Lì il governo disimpegna bene i suoi doveri e non fa del male a nessuno... Noi europei vediamo che siccome l'infelicità che viene dai governi manca agli americani, essi sembrano mancare a se stessi. Si direbbe che la sorgente della sensibilità si inaridisca in loro.
Essi sono giusti, sono ragionevoli, ma non sono felici...
Tutta l'attenzione sembra rivolta agli arrangiamenti ragionevoli della vita, e a prevenire tutti gli inconvenienti: arrivati alfine al momento di raccogliere il frutto di tante cure e di sì lungo spirito d'ordine, non si trova più un resto di vita per godere.
Si direbbe che i figli di Penn non abbiano mai letto questo verso che sembra la loro storia:
Et propter vitam, vivendi perdere causas.
(E a causa della vita perdere le ragioni per vivere, Giovenale, Satire, VIII).

I giovani dei due sessi, allorchè è giunto l'inverno, corrono insieme in slitta sulla neve di giorno e di notte, fanno corse di quindici o venti miglia molto allegramente e senza alcuno per sorvegliarli; e non ne derivano mai inconvenienti. C'è la gaiezza fisica della giovinezza che passa presto col calore del sangue e che è finita a venticinque anni: non vedo le passioni che fanno godere.
C'è tanta abitudine alla ragionevolezza negli Stati Uniti, che la cristallizzazione dell'amore è stata da ciò resa impossibile.
Ammiro quella felicità e non la invidio; è come la felicità degli esseri di una specie diversa e inferiore. Mi aspetto molto meglio dalla Florida o dall'America meridionale...

(Stendhal, Dell'amore, 1822)











sabato 28 maggio 2016

inascoltabili

Qualche sera il cellulare ha smesso di funzionare: sentivo chi mi parlava, ma lui non sentiva me.
Ho provato con varie persone, e niente di niente.
Ho iniziato a comunicare e ad avvertire solo con sms, ma mi sono reso conto che la mia vita era cambiata in un attimo.
Ho anche inserito l'auricolare, pensando fosse una questione di microfono o di altoparlante, ma nisba.
Sono andato a telefonare da un arabo sotto casa, le persone mi rispondono, ma continuano a non sentirmi, neanche da lì!
Incomincio a pensare al peggio: sono io che non esisto, sono l'unico a sentire la mia voce, gli altri non mi sentono più!
Esco dalla cabina in ansia, chiedo al dolce ragazzo arabo, o indiano forse, che mi guarda sorridente: almeno lui mi sente.
Mi porta dentro la cabina e mi spiega che non basta fare il numero e attendere; quando l'altro risponde io devo calcare un tastino bianco perchè anche lui mi senta.
Respiro.
Riprovo, e funziona. Sono di nuovo connesso, umano tra gli umani, cellulare tra i cellulari.
Ho pensato a tutti gli inascoltati veri di questa terra, li ho sentiti più vicini, e mi sono sentito uno stupido.

Ho ascoltato tante cose in questi mesi di lezione da parte dei miei cari studenti.
E tantissime ne sto ascoltando in questi lunghi giorni di esami.
Ci si raccontano molte storie, ne abbiamo bisogno.
Storie di quel che accaduto a lezione, ma non solo: anche nella loro e nostra vita.
Sono stanco ora, ma è stato forte ascoltarci.
Molte storie che i miei colleghi non ascoltano, che non stanno qui dentro, tra le mura dell'Università.
Ma che sono la carne di questi ragazzi che dovrebbero fare gli educatori e gli insegnanti, e che sono inascoltati, e che sono poco allenati ad ascoltare.
E che non credono neppure più che qualcuno li ascolterà, e per questo -spesso- hanno anche smesso di parlare.
E soprattutto di parlare veramente di se stessi.
Di potersi affidare a qualcuno, di potersi fidare di qualcuno, anche solo per un'ora, per un attimo.
In questi giorni, in alcune circostanze, con alcune persone, tra persone finalmente, ci siamo riusciti.

martedì 24 maggio 2016

destrimani

Come già accaduto in Francia alle amministrative di qualche mese fa, l'estrema destra è stata sconfitta in Austria al ballottaggio da un'accozzaglia elettorale che ha visto votare insieme i centristi (destri e sinistri) di tutto il paese.
Da notare che però ha votato poco più del 70% degli aventi diritto e che il 'verde' Van der Bellen ha vinto, si fa per dire, col 50.3 % dei voti contro il 49.7.
Muro contro muro, insomma, società divisa in due, per ora in parità sostanziale.
Ma è un'onda destinata a crescere di anno in anno.
Le guerre civili avanzano nel cuore dei nostri stessi stati.

Il benessere ha generato uno spostamento da sinistra (e della sinistra) al centro (anni 90), l'inizio della crisi ha portato dal centro a destra (primo decennio del 2000), la catastrofe ci porta da destra all'estrema destra (ora e tra poco).
Se si vive dentro una cultura di destra (profitto, schiavismo e precarietà, sicurezza, individualismo, ignoranza), non si può pensare che si vada a votare altrove.
Questi valori d'altronde sono condivisi, nella vita reale, anche da molti che proseguono a votare centrosinistra, ad es. Hollande o Renzi.
Lo stesso processo sta avvenendo in Grecia (chi potrà votare Tsipras e non astenersi o votare Alba Dorata alle prossime elezioni, se vorrà difendersi dall'UE ?), in Francia (il lepenismo finirà per vincere contro gli esangui sarko-socialisti), in Gran Bretagna (se anche non ci ci sarà la Brexit, Cameron è già scavalcato a destra nel suo stesso partito).
Discorso leggermente diverso in Spagna e in Italia, dove Podemos e Cinquestelle sono riusciti per ora ad imbarcare molto scontento e a deviarlo verso canali 'democraticamente' gestibili, seppur non tradizionali. Ma anche qui non durerà a lungo: la destra si ricompatterà a breve, e non più al centro, come è riuscito a fare per decenni Berlusconi, ma verso Salvini e Meloni.

Last but not least, quel che sta accadendo negli Stati Uniti.
I candidati 'moderati' repubblicani sono stati spazzati via dal ciclone Trump.
Avevo sempre pensato sinora che questo avrebbe favorito l'elezione della Clinton.
Ma incomincio a dubitarne.
Forse alla fine la terribile signora ce la farà: prenderà la nomination, battendo Sanders sul filo, e sarà eletta, battendo Trump, sul filo.
Ma anche gli Stati Uniti vanno irrimediabilmente verso l'estrema destra: Obama ha avuto varie chances per fare altro, forse ci ha anche provato, ma sostanzialmente ha fallito.
Se Trump dovesse vincere negli USA e l'Europa dovesse spostarsi ancor più verso destra alle prossime elezioni, ci troveremmo in pieno tecnofascismo anche nella forma, e non più solo nella sostanza (come di fatto siamo già).
Il tecnofascismo al potere, attraverso 'libere elezioni': vi ricorda qualcosa ?

NB: il fatto che abbia ripreso a scrivere di politica, non significa che non sia più distratto dall'amore...






venerdì 20 maggio 2016

eudaimonia

Sentirsi tra buoni demoni era la felicità per i greci.
Al giardinetto, tra gli spruzzi dell'acqua sulle aiuole.
Non riescono a rabbuiarmi neppure il traffico intenso e la ridicola manifestazione dei sindacati al porto.
Potrei, vorrei stare qui così per ore, per sempre.
So che non è vero, ma mi viene da dirlo.

Ho fatto la doccia, mi sento pulito e profumato.
C'è il sole e un leggero, piacevolissimo vento dal mare.
Il barbone solitario è sempre qui, nella panchina a fianco, come ogni mattina.
Una sfinge, espertissima di noia e curiosità per il vuoto.

Non ci sono mail nuove e non ho impegni di lavoro.
Le lezioni stanno per finire, già pensiamo alle vacanze estive.
Andremo in Normandia e Bretagna, uno dei luoghi d'Europa che ancora -speriamo- preservino qualche differenza dall'omologazione montante.
A vedere la guida, dovrebbe essere bello andarci e avere tempo per godersi campagne e falesie, pescatori e montanari sassoni.

Positivo d'umore, ma angustiato da qualche dolore fisico: i postumi della frattura all'omero si fanno sentire.
Si è creato un 'becco' osseo aggiuntivo che mi infiamma nervi e tendini.
Pare che dovrò limarlo con ultrasuoni.
Tra lunedì e mercoledì, ecografia ed ortopedico.
Niente di grave, ma fa male.

Meno male che i demoni stanno bene...
Li guardo tranquillo, alcuni dormicchiano, altri sembrano ammansiti, forse prendono tempo ed energie per future minacce.
Ma, al momento, non mordono.

mercoledì 18 maggio 2016

euforismi

Contrariamente all'opinione comune, l'esperienza è per lo più immaginazione (Ruth Benedict)

'Martin non ha avuto un incidente, si è ucciso.'
'Perchè?'
'Era innamorato di una ragazza che non lo voleva. Si è presentato a casa sua con una poesia d'amore e lei non l'ha voluta leggere, così è andato sotto la statua di Anteros a Piccadilly Circus e si è sparato. Ce l'ho io, la poesia. Non è delle sue migliori, ma le macchie di sangue la nobilitano.
'Quanti anni avevi ?'
'Diciotto'.
'Credevo che quello di Piccadilly fosse Eros'.
'Lo credono in molti, ma è il gemello, il vendicatore degli amori non corrisposti. Mio fratello è stato poetico sino alla fine'.

Quando con Fen ci ricordiamo della nave stiamo bene insieme. E' sempre così con gli uomini, che la cosa che ti lega è il primo scoppio dell'amore o del sesso ? Bisogna sempre tornare alle prime settimane, quando bastava il suo modo di camminare in una stanza per farmi venire voglia di spogliarmi ? Con Helen è stato molto diverso; il desiderio arrivava da qualche altra parte, almeno per me. Da qualche luogo più profondo ? Non lo so. So che può tenermi sveglia tutta la notte, ed è come se qualcuno mi tagliasse via lo stomaco da quanto è grande il dolore di averla perduta. E provo rabbia per aver dovuto scegliere, perchè Fen ed Helen hanno voluto che scegliessi, mi volevano in esclusiva, mentre io non volevo esserlo. Mi è piaciuta quella poesia di Amy Lowell quando l'ho letta per la prima volta: diceva che il suo innamorato era come il vino rosso, all'inizio, e poi è diventato il pane. Ma non è così, per me. I miei amori rimangono il vino, ma io divento troppo in fretta il pane, per loro...

'Lei era il pane, per te ?'.
Scosse la testa, lentamente. 'Per me le persone sono sempre il vino, mai il pane'.
'Forse è per questo che non vuoi possederle'.

'Muore Giulietta. E sapete cos'hanno fatto i Kirakira ? Si sono messi a ridere. Non finivano più di sghignazzare. L?hanno trovata la storia più comica mai sentita.'...
'Credo che abbiano riso per l'ironia della sorte'.
'E' curioso che per loro l'ironia non sia mai tragica, ma solo comica'.
'Però hanno il lutto'.
'Provano dolore, un dolore grande, ma non tragico'.
'E' vero. Sanno che i loro antenati hanno dei progetti su di loro, e che non possono sbagliare. La tragedia, invece, si basa sul senso di un terribile errore, no ?'

Mi piaceva il rumore delle nostre due macchine da scrivere: era come essere in un complesso che suonava uno strano tipo di musica. Sentivo di far parte di qualcosa, e che il lavoro era importante.
E poi la sua macchina da scrivere tacque e lei mi guardò.
'Non smettere -dissi-. Il rumore della tua macchina da scrivere mi fa ragionare meglio'.

Quella notte non dormimmo. Ci spostammo sulla mia stuoia e parlammo e rimanemmo stretti l'uno all'altra. I Tam -mi disse- credono che l'amore cresca nella pancia e quando hanno il cuore spezzato vanno in giro stringendosi il ventre.
'Sei nella mia pancia', è la loro dichiarazione d'amore più intima.

(Lily King, Euforia, 2014)



lunedì 16 maggio 2016

confesso che ho vissuto

Scrissi sulla lavagna una delle mie citazioni di Adorno preferite:
'La più alta forma di moralità è sentirsi estranei in casa propria'.

Giornata della memoria, con Vivi, a Carbonia, mia terra natale.
Non ci tornavo da molti anni.
Per me, che penso sempre di non avere radici, è strano sentire quanto mi sento legato a quelle colline piccole, alle cave di trachite, a quelle pietre rosse delle case fasciste e della chiesa al centro, a quei piccoli chioschi dei gelati e dei giornalini, alle solite vie percorse per anni per andare a scuola o tornare a casa.
E le scalette semplici e strette, corte e sottili della casa d'infanzia in via Marche 24, che ora ha un nuovo nome, ed in cui riconosco solo un cognome tra quelli che ricordavo.
E la crisi ulteriore, dopo quella degli anni 50, fatta di serrande abbassate, lavori sempre in corso, pratiche inevase e palazzi incompiuti.
E le invenzioni fatue della post modernità, le mega stazioni di puro cemento nel nulla, arte brutta e brutale e le periferie desolate di capannoni dismessi, outlet di provincia, cinesi in affitto, ponti di plastica sospesi tra quartieri simil-albanesi rifatti.
E l'orribile vita nel lager-miniera, ad abbruttirsi di lavoro e ceneri nere, di silicosi e discese negli inferi in gabbia.

Camminare tra i profumi della città giardino, degli ex orti di città, dei resti di una tanto vagheggiata autarchia.
Rivedere scuole elementari e medie rinnovate e sempre così uguali ad allora, i luoghi in cui mi sono ferito, ho imparato a sentire il dolore e la noia, ho iniziato a parlare e a correre, ad andare in bici senza rotelle, a inventarmi e a stare con qualcuno.
Il Monte Rosmarino, piccolo e verde, dove ho curato la pertosse.
E il Campo prigionieri verso cui andavamo a fare scampagnate, di fronte a casa, verso la cava rossa.
Ripensare alla mia famiglia, a quella che sembrava tale, negli anni in cui la scena era ancora in corso, in cui anche loro erano vivi, e provavamo a stare sul palco, pur senza crederci mai del tutto, insicuri di ogni vincolo.
E gli incontri con il passato, con allievi di corsi ora al lavoro, con ricordi di case e strade, con immagini e romanzi di formazione.
L'incontro con Don Rosso, che non vedevo da quarant'anni, Ha fatto il gruista a Portovesme sino al 2000, di notte. E di giorno, ha sempre fatto il prete, nella sua piccola parrocchia di via Piolanas, dal 1972, ed ora ne ha 76: circondato dai quadri di Febe, tra cui anche uno che sembra proprio di mia sorella, dalle sue perpetue che perpetuamente puliscono casa e chiesa, dai suoi milioni di libri e riviste, d pizze e di video. I tempi del cineforum al buio nella stanzetta o delle comunioni col pane spezzato e il calice comune sono lontani, ma dentro di me sono rinvenuti vicinissimi e profondi, sereni e lancinanti.
Mi ha commosso parlare con lui, ritrovarmi ragazzino, e ritrovarlo sempre così tranquillo e insieme provocatore, come allora. Ho capito dove e come, tra l'altro, ho imparato ad essere me.

'Ma che senso ha l'amore in un mondo come il nostro ?', domandò una voce dal fondo della stanza.
'E quale sarebbe secondo voi il tipo di mondo adatto all'amore ?', replicai.
Nyazi alzò a mano di scatto: 'Ora non abbiamo tempo per l'amore', disse. 'Almeno per quell'amore. Ci siamo votati a un altro tipo d'amore, più alto, più sacro.'.
Zarrin si voltò e disse, sarcastica: 'E per quale altro motivo si combatte una rivoluzione?'...

Rispecchiarmi in tutto questo, e rispecchiarlo con e per V., mi ha smosso come non potevo prevedere e come non era mai accaduto: ho pianto spesso, e gli intrichi di questo tutto che è la mia vita, si sono riaperti e ritorti ancora, come ferite, cicatrici e squarci di quel che avanza, come novella Gradiva, e gradita, e pericolosa e impaurente.
Invecchio, piango di più, mi sciolgo. Il mio cuore si impappina, ora.
Ed anche le parole languono, languiscono, si fanno più dolci e più amare, si troncano all'improvviso, ammutoliscono e gioiscono, muoiono.
Come la scuoletta di Serbariu, ormai distrutta, senza tetto, disabitata da tutti fuorchè da me e dai miei ricordi.

Stremato e pieno di grazia, riprendo a vivere, senza sapere troppo, senza aver trovato soluzione a nulla, ripieno di una storia che non ricordo più, che non ho più bisogno di sforzarmi di ricordare, perchè ora - lo so- sono me, se questa parola può significare ancora qualcosa.

'Un romanzo non è un'allegoria', dissi verso la fine della lezione. 'E' l'esperienza sensoriale di un altro mondo. Se non entrate in quel mondo, se non trattenete il respiro insieme ai personaggi, se non vi lasciate coinvolgere nel loro destino, non arriverete mai al cuore del libro. E' così che si legge un romanzo, come se fosse qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni. Dunque, cominciate a respirare. Ricordate solo questo. E' tutto: potete andare'.

Le citazioni sono da Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, 2003)





aria di regime

Chi viveva nella Repubblica islamica dell'Iran era in grado di capire al volo il risvolto tragico e al contempo assurdo di quel tipo di crudeltà. Era la stessa che subivamo ogni giorno, e anche noi, per sopravvivere dovevamo prenderci gioco della nostra infelicità. Sapevamo persino riconoscere d'istinto la volgarità, posilost, in noi stessi prima che negli altri. Per questo l'arte e la letteratura diventavano così importanti: non erano un lusso, ma una necessità. Nabokov ha colto in pieno che cosa significhi vivere in una società totalitaria, in un mondo fittizio e pieno di false promesse, in cui si è completamente soli e non si è più in gradi di distinguere tra salvatori e carnefici.

Quando aveva ripreso la parola era stato per dire che a suo modesto avviso un solo film di Stanlio e Ollio valeva più di tutti i loro opuscoli rivoluzionari messi assieme, opere di Marx ed Engels incluse. Quel che loro chiamavano passione non lo era veramente, e non era nemmeno follia: era un'emozione grezza, indegna della vera letteratura. Aggiunse che se avessero modificato i piani di studi si sarebbe rifiutato di insegnare. Restò fedele a quelle parole e non torno più...Mi dissero che adesso viveva come un recluso nel suo appartamento, dove ammetteva soltanto una cerchia ristretta di amici e discepoli. 'Lei la vorrebbe conoscere di sicuro, professoressa', disse una ragazza con allegria. Io non ne ero altrettanto certa.

'I sogni', dissi rivolta a Nyazi, 'sono ideali perfetti, compiuti in se stessi. Come si può sovrapporli a una realtà imperfetta, incompleta, in perenne mutamento ?'...
Quando lasciai l'aula, quel giorno, non dissi niente di ciò che io stessa allora intuivo appena, e cioè che il nostro destino era sempre più simile a quello di Gatsby. Lui aveva cercato di realizzare il suo sogno facendo rivivere il passato, e alla fine si era reso conto che il passato era morto e sepolto, il presente soltanto una finzione, e che non c'era futuro.

Un mattino, all'improvviso e senza che nessuno se lo aspettasse, scoppiò la guerra...tornavamo in macchina a Teheran da una gita sul mar Caspio, quando sentimmo alla radio la notizia dell'attacco iracheno. L'annunciatore lesse il comunicato in tono piatto, come avrebbe fatto con una nascita o una morte, e noi lo accettammo come qualcosa di irrevocabile, che a poco a poco si sarebbe imposto su tutto il resto, insinuandosi fino nelle pieghe più nascoste della nostra vita. In fondo è così che si manifestano gli eventi repentini e devastanti, no ? Una mattina ti svegli e scopri che, per via di forze che agiscono al di sopra del tuo controllo, la tua vita non sarà mai più la stessa...

'Certo, per avere ragione ce l'hai. Il regime si è insinuato così bene in ogni angolo della nostra vita che non riusciamo più a pensare ad altro. Ci sembra che sia onnipotente...
Lascia che ti ricordi del signor Bellow, la tua ultima fiamma...,la frase sua che citavi sempre: 'questi prima ti ammazzavano, e poi ti costringevano a meditare sui loro crimini...
La Russia aveva tentato di isolarsi dal travaglio della coscienza moderna. Si era sigillata. All'interno del paese sigillato, Stalin spargeva la vecchia morte. In Occidente, il travaglio è quello di una morte nuova. Non ci sono parole per ciò che accade all'anima nel mondo libero...Il nostro sepolto discernimento la sa più lunga. I nostri remoti centri di coscienza vedono tutto e lottano contro la chiara lucidità della veglia. La lucidità della veglia ci costringerebbe ad affrontare la nuova morte, il particolare travaglio del nostro lato del mondo. Aprire davvero la coscienza a ciò che avviene realmente sarebbe un purgatorio' .


(Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, 2004)

martedì 10 maggio 2016

pensieri a pensione

Sembra incredibile, ma si inizia a parlare di ricostruzione della carriera, di ricongiungimenti onerosi e non, di pensionamento.
Sono già così vecchio ? Magari fosse...!
Ora vi spiego.
Il Sig. Liberato mi chiama ogni tanto dall'INPS, negli ultimi mesi, per farmi firmare pezzettini di lavoro fatti nel tempo, ormai trenta o vent'anni fa.
Abbiamo ormai un rapporto quasi confidenziale, ci sentiamo spesso informalmente per mail o per cellulare.
Ma, l'altro giorno, gli ho scritto 'caro' e non, come al solito, 'gentile' e lui mi ha invitato ad usare toni più consoni al suo ruolo e al nostro rapporto.
Nel 2006, poco dopo il concorso per ricercatore, avevo chiesto il riscatto degli anni di laurea.
Allora, mi dissero che avrei dovuto spendere non più di 2-3000 euro per anno.
Mi sembrava tanto, ma accettai.
Dieci (dieci!) anni dopo si sono svegliati dal lungo sonno e mi hanno comunicato che la cosa si può fare, ma per complessivi 27.000 euro!
Mi spiegano che la cifra è aumentata negli anni, come se i dieci anni li avessi fatti passare io...
E che, comunque, secondo loro, vista la miseria delle pensioni contributive, mi conviene farlo.
Un bel ricatto, non c'è che dire.
E' chiaro che quattro anni in più mi farebbero comodo, ma dovrei dare loro ora di certo un bel po' di soldi (600 euro al mese per quattro anni), per un'eventuale aumento di pensione chissà tra quanto e per quanto tempo (e se morissi prima ? E se non ci fosse più l'INPS ? E se morissi presto ? E se domani...e sottilineo se...?)
Insomma, ieri, alla fine ho rinunciato.
I 27000 euro me li tengo, me li godo, me li conservo, me li investo, non lo so.
Ma non glieli do.
Ma come ci si può fidare di un ente che ci mette dieci anni a risponderti o di uno Stato che ti chiede tutti questi soldi per ridarteli indietro chissà quando ?
Insomma, pensiamo a vivere, pensiamo ad altro...

Ho mandato il contratto per Fare il morto a Sensibili alle foglie.
Mi piace ora che sia andata così.
Che la salma sia finita in buone mani. E che possa uscire dalla tomba già entro l'estate.
Mi trovo in sintonia con loro, i Sensibili, con quello che pensano, cercano, pubblicano.
E magari vi verranno in mente anche altre cose da fare insieme.
A Novembre, ad esempio, al festival internazionale dell'arte irritata, a Bilbao. Vedremo.

Le lezioni procedono, i giochi sono sempre quelli, ma cambiano nel tempo e a seconda delle cornici e dei gruppi che li giocano, come sempre.
Abbiamo superato il giro di boa e finiremo entro il mese.
Si creano affetti, sale la voglia di trovarsi al parco, di incontrarsi, di parlare, di stare sotto il magnifico albero del corallo, dai grandi, carnosi fiori arancio.

A giugno cercherò di andare una settimana alle terme.
Collo e spalla (quella fratturata due anni fa) continuano a far male.
Avrei bisogno anche di inalazioni profonde e continuate.
Insomma, mi metto a fare il pensionato, in congedo anticipato.
Per il resto sto bene, l'amore è un miracolo, e fa miracoli.
Non mi stupisco più, ormai.
E resto stupito, sempre.




mercoledì 4 maggio 2016

oranivola




il passaggio a orani, qualche giorno fa, è stato commovente...
nivola è ancora vivo, forte, presente....

martedì 3 maggio 2016

rose su rose

I nostri piedi tra le rose di Sant'Efisio, avvolti dalla ramadura...
Giorni felici, direbbe il bardo.

Dopo la guarigione dalla peste, altro miracolo del santo ?
Non so se lui c'entri, ma me la godo così.

Anche Fare il morto avanza.
Renato Curcio mi ha scritto e il libro gli piace!
Lo pubblicherò a breve con Sensibili alle Foglie, di cui diverrò anch'io foglia, foglio, figlio...
Ne sarò felice e onorato.
Vi farò sapere.

Per ora, non molto altro.
Il vento e il sole mi avvolgono, ma sto all'ombra prediletta dei grandi ficus.
Un saluto dall'amato giardinetto.

PS: Intanto, sotto altri ficus, si accalcano davanti alla stazione decine di neri e nere, in attesa di non si sa che cosa. Degrado e sorrisi, speranze e disperazione si mescolano...