martedì 26 aprile 2016

foreste (e terapie) sommerse

Di rientro dalla mostra di Nivola ad Orani e da una gitarella a Tiscali.
La Sardegna dell'interno in tutto il suo splendore primaverile.
Ginestre gialle in fiore, alberi rosa di Giuda (sicomori ?).
Foreste sommerse. Notti gelide, da neve.
E' in corso una terapia sulla mia vita, chissà che ne verrà fuori.
Un geco ? Una creatura albina degli abissi ? Una rondine o un orso ? Un asinello ?

Guardo attonito ad un mondo le cui terapie sono peggiori dei mali.
Si avvicina il nostro intervento in Libia.
Si allontanano a forza e con i trucchi i profughi dai confini.
Si lusingano i potenti ed i ricchi.
Si maltrattano i poveri: l'aspettativa di vita scende in Italia, distrutti in 15 anni i progressi fatti in 40, dice oggi l'Istat.
La Sanità perde risorse, la gente non sa più come curarsi.
Bisognerà che mi tenga stretto il mio medico...!

Ritorno alla mia piccola vita, senza strappi.
Letture, lezioni, calcio in tv, panchinetta, sole, blog.
Tenetemi informato.






giovedì 21 aprile 2016

genuino clandestino

Vi scrivo perchè sto per entrare in clandestinità.
Viviana sta per arrivare di nuovo a Cagliari.
E non so quando potrò scrivervi ancora. La legge del soppalco e dell'apnea è inesorabile.
Si prospettano anche altre attività pericolose e impegnative: cinemini, gite, passeggiate, letture.
Volevo avvisarvi, così non vi preoccupate per me e per noi.

Il mondo intanto procede, male.
Ma ora non so cosa farci con lui.
Lo guardo, con gli stessi occhi di sempre.
Mi fa male, come sempre.
Ma provo a vivere, a viverci.

Ciao

venerdì 15 aprile 2016

anche la nonviolenza muore

Tanto per non smentirmi troppo, voglio ricordare qui due persone che sono morte in questi giorni, e che hanno attraversato la mia vita di 'amico della nonviolenza'.
Piero Pinna, primo obiettore di coscienza italiano, e Fulvio Manara, storico di Gandhi e persona squisita.
Il primo era anziano, ironico, leggermente malmostoso, magro e nevrotico, dagli occhi grandi e penetranti e dalle sopracciglia lunghissime e sempre in disordine.
Con lui, per il quale nutrivo da adolescente un'ammirazione sconfinata, ho organizzato la Catania-Comiso nel lontano 1982 ed ho condiviso molte riunioni e molte litigate.
Il secondo era purtroppo ancora abbastanza giovane, grassottello e bonario, tenace e attento a tutto, sensibilissimo e dolce, intransigente e in ascolto, accogliente e simpatico, curiosissimo e sempre dialogante.
Era uno dei pochi nonviolenti italiani che apprezzasse davvero il training, che non ci considerasse dei reprobi e dei traditori.
Era riuscito anche a pubblicare dei suoi articoli sul training nella famigerata rivista Azione Nonviolenta, covo di settari cattolici impossessatisi del patrimonio capitiniano (anche grazie all'avvallo del buon Piero di cui sopra, purtroppo).
Di recente sono entrato nella redazione della rivista Educazione Democratica anche grazie a un suo invito.
Ci stimavamo e ci volevamo bene, nel nostro modo silenzioso e accorto.
.
Mi sento triste per la loro morte.
Piero mi ricorda la giovinezza, i sogni, gli ideali e i miti dei miei vent'anni, mai del tutto rinnegati.
Fulvio mi mancherà come amico e come compagno di strada, tanto...

sogni andalusi

 la strana coppia si diverte...
ma enri, da solo, è sempre lì, pensieroso, a studiare il caso...

 granada, la più bella...


 gironzoliamo tra tanto sole e poca pioggia....qui a ronda, città piccola ma che gronda sangre de toros...
 ma resta la passione per le catastrofi...
e per le donne, le rupi, i confini e i passaggi...qui siamo a gibilterra...

lo so che il blog rischia di farsi melenso e glicemico e che quasi non mi riconoscete più...
ma la situazione ora è questa...!
compatitemi.

il cuore di ceciliu

Rotolare a perdifiato sulla lava di Fogo, stare a picco sul grande cratere, che bellezza!
Ma le foto ce le aveva fatte la guida, il caro Ceciliu.
Alla fine del percorso e dello spasso e dell'avventura aveva guardato Vivi e le aveva detto: You are in my heart!
Al che avevamo sperato che ce le spedisse subito. Invece, nonostante anche i nostri vari tentativi per averle, non ce le aveva più mandate e ormai non ci speravamo più.
E invece...
Eccole qui, vari mesi dopo, dalle nostre amate isolette capoverdiane.
Ma eravamo noi ? Siamo noi ora ?






martedì 12 aprile 2016

le buone novelle

Venerdì scorso sono stato invitato da Stefano Caserini al Politecnico di Milano a presentare il suo ultimo libro, insieme ad un professore di Ecologia, Renato Casagrandi e ad un comico, Diego Parasole. Il libro si intitola 'Il clima è (già) cambiato. 10 buone notizie sul cambiamento climatico'.
Per un filosofo catastrofista si trattava di una vera provocazione.
E così ho risposto: con un contro-indice che commenta i suoi capitoli, tra il serio e il faceto, uno ad uno o quasi...

Ghiaccio, Tabacco e Venere.
Nei primi tre capitoli, Stefano ci rassicura del fatto che non si realizzerà per la Terra quel che è avvenuto per Venere: il pianeta sopravviverà anche se l'umanità dovesse estinguersi in seguito a catastrofi. E ci rincuora sul fatto che -visto il riscaldamento climatico- non ci sarà nessuna nuova esiziale glaciazione.
L'umanità si estinguerà, il pianeta prosegue la sua vita: qual'è la buona notizia ?
Certamente la prima, dico io.
L'umanità è una metastasi ormai, siamo insostenibili e insopportabili, non riformabili e non compatibili con la vita.
E l'altra buona nuova è che ci inceneriremo, dopo esserci lessati ed arrostiti ben bene.
Occuperemo pochissimo spazio, non ci saranno accumuli di corpi, sepolture, cimiteri.
Almeno alla fine della nostra breve permanenza nei cicli cosmici saremo piccoli e umilmente racchiusi in un piccolo anfratto dell'universo e della sua storia, così come -d'altronde- ci spetta.

Il quarto capitolo parla delle definitiva vittoria sui negazionisti, di coloro cioè che negavano il riscaldamento climatico e la sua origine soprattutto umana.
La buona notizia per me è che -con l'andare del tempo- si diventerà tutti catastrofisti, ma solo alla fine, quando sarà troppo tardi.
Un buona consolazione per me, ma sarà un attimo.
In un attimo, infatti, saremo perduti, tutti insieme.

Il quinto si intitola 'Possibilità' e ci sprona ad uscire dal Bau (Business as usual) e Dau (Disaster as usual). Propongo il Sau (Sardus as usual), piccolo attaccante del Cagliari, sempre molto sfuggente e capace di saltare l'avversario con astutissimi dribbling e segnare anche contro avversari ben più dotati e grandi di lui.
Sì, perchè l'unica possibilità oggi è fuggire, aggirare, saltare gli ostacoli a piè pari, scappare su un atollo, se c'è ancora.

Il sesto è un panegirico della crescente efficienza energetica.
Ma come mai sinora abbiamo consumato e sprecato per secoli energie e risorse ?
Proprio perchè siamo animati dalla frenesia efficientista e produttivista.
La buona notizia è che scopriremo finalmente la nostra defficienza ?
Quella defficienza, tipicamente tecno-milanese, che ci ha portato a fare tutto in fretta, senza pensare, per il gusto di fare e fare, con un agire senza pensiero, in preda alla sola, stolida, fallacia del concreto ?
E -dentro questo mito della defficienza, che sta portando anche la scuola e l'università a diventare aziende produttive del nulla (vedi Vqr)- ora si vuole raggiungere la salvezza attraverso una migliore efficienza energetica. Niente da dire, ma non sarebbe coerente col resto.
E le cornici contano, molto, sempre.

Il settimo critica la sostenibilità e le sue mistificazioni..
La buona notizia per me è che finalmente sapremo, vedremo, capiremo e ci rassegneremo al fallimento, all'insostenibile pesantezza dell'essere quali noi siamo.
La fine di un'illusione, quella della sostenibilità appunto.
L'accertamento definitivo, e la resa, alla nostra necessaria e inevitabile brevimiranza.
E la rinuncia alle inutili filosofie morali(stiche) della responsabilità e dello sguardo al futuro.
L'umanità ne è e ne sarà incapace, ci mancano le basi. Accettiamolo.

I due penultimi capitoli -pur tra mille distinguo e dubbi- ci invitano a confidare e a rallegrarci per i progressi fatti da Kyoto a Parigi nelle cosiddette 'conferenze sul clima'.
L'unica buona notizia che vedo è che verrà a mancare il clima per riunirsi, da ora in poi.
Non ci riuniremo più per il clima, ma sarà il clima a riunire noi: in un unico grande pentolone che bolle e che ci lesserà ben bene!
Dopo averci inutilmente lessato i coglioni per due decenni le conferenze sul clima lasceranno finalmente il posto ai segnali di fumo che verranno dal grande fornellone cosmico.
Basta blaterare. Ci sarà solo un grande silenzio, spero.
Sarebbe bello se, almeno nel morire, restassimo in silenzio.

L'ultimo capitolo si prodiga nel cercare e proporre alternative, buone pratiche e possibilità per noi piccoli di contribuire al miglioramento della situazione, al fine di praticare ed immaginare un nuovo futuro. Ci si può infatti -citando la Arendt- sempre attendere l'inatteso, l'improbabile.
Questo è vero, ma come ? Da dove ? Da quando ?
Mentre l'amico Caserini ci enumera le buone notizie, mi limito a ricordare che:
-la catastrofe climatica avanza e ne saremo sommersi entro i prossimi 50 anni;
-la militarizzazione e la guerra procedono rapidamente ad impossessarsi anche delle nostre città e delle nostre vite;
-le democrazie liberali sono definitivamente esautorate di qualunque potere decisionale;
-la fame, le migrazioni stanno andando a sbattere contro i muri del nostro razzismo, del nostro nazismo cortese, procedurale, tecnocratico e burocratico.
E cosa dire di questo agli umani, e soprattutto ai giovani ?
Dar loro buone notizie, rassicurarli, confortarli ? Mentire o dire mezze verità, ancora ?
Sarebbe collaborare, colludere col male.
Sarebbe ancora una volta tradirli, nella loro buona fede, nel loro desiderio ineliminabile di sperare e di credere ad un futuro possibile. Sarebbe fregarli, abbindolarli, lasciarli davvero impotenti davanti a quel che già accade e davvero sta per accadere.

Ed invece la pedagogia delle catastrofi mi induce a pensare che non possiamo fare a meno di:
-dire e dirci la verità, non nascondendoci più dietro le frasi-alibi della modernità (ad es.: la verità è complessa):
-disperare, e accompagnarci nella disperazione, per non sentirci soli nell'attraversarla, perchè lo dobbiamo e lo dovremo fare purtroppo. Ma la disperazione è distratta.
-ribellarci a questo stato di cose. Ma la ribellione -almeno al momento, almeno qui- è sedata.




lunedì 11 aprile 2016

mi ritorno in mente...

Qualche ora al giardinetto, dopo tanto gironzolare anda e luso.
Un viaggio di piacere, come si dice.
Ma lo è stato davvero.
Sto bene, ho gli occhi dolci, varie conferme, alcune novità.

Ultime tappe, dopo Ronda: Gibilterra, spicchio di terra inglese davanti a un' Africa suggestiva e incombente.
E Malaga, con il suo splendido museo Picasso.
Bellissima mostra anche ieri a Milano, sul simbolismo.
Un viaggio pieno di colori, fiori, frutta, cantanti e città.
Qualcosa in me, nella valigia negli occhi nel cuore.

Tempo bello anche qui oggi.
Mi preparo al rientro con i miei studenti, a gestire alcuni impegni, a tornare a vedere qualche film, a leggere qualcosa, dopo tanti giorni di altro e ancora altro...
Ho provato, con fatica, a stare a contatto con le vicende del mondo.
Mi sento staccato ora, come su una mongolfiera.
Anche il rifiuto della Nottetempo su Fare il morto mi scivola addosso, tranquillamente...
Cercherò altre strade.

Mi ritorno in mente.
Unici impegni per oggi: fare lavatrici, farsi  la barba e tagliarsi i capelli, guardarsi allo specchio.
Le unghie delle mani me le hanno già tagliate ieri, dolcemente...




lunedì 4 aprile 2016

terra di sogni e di chimere

Granada, ma che posto è ?
Se Siviglia e Cordoba sono belle, lei è davvero stupefacente.
Al di là dell'Alhambra, che è una magnificenza, è la città nel suo insieme ad apparire ancora armoniosa, accogliente, vera.
Aveva ragione Claudio Villa quando la cantava, ed era triste all'idea di lasciarla.
Abbiamo trovato poi delle bellissime giornate di sole, che ci hanno aiutato a goderla per strada, nelle salite verso il Sacromonte o tra i vicoli dell'Albaycin, inframmezzati dalle ombre della Capilla Real o del Monastero di san Geronimo, e dalle nevi splendenti della Sierra Nevada.
Anche qui tanta storia, di violenze e stragi reciproche, ma anche di incontri, sintonie, affinità, mediazioni.
Si respira un'aria di varie epoche, ancora presenti, nel crogiolo di etnie e religioni, da quelle vincenti a quelle recessive.
Il flamenco, ad esempio, tiene insieme tutto, gitani compresi.
La ballerina dell'altra notte, pur racchiusa e concentrata in spazi e tempi così brevi, lascerà a lungo il suo segno negli occhi e nelle orecchie della memoria.

Ora siamo a Ronda, una cittadina che racchiude anch'essa una lunga storia e che sta a cavallo di una splendida gola di fiume, attraversata emblematicamente da tre ponti, uno piccolo arabo, uno medio romano, uno più grande dei Reyes Catolicos.
Ieri, per la prima volta, è piovuto per tutto il giorno, e ci siamo dedicati a noi stessi, a riposare un pò, a mangiare cose buone, a leggere e a raccontarci le cose della vita.
Oggi, per la prima volta, entreremo in una Plaza de Toros (niente corrida, però, ovviamente...) e -se il tempo sarà clemente- passeggeremo per le verdissime campagne e sul tortuoso lungofiume.
Ci prepariamo all'ultimo salto, prima verso Gibilterra e poi verso Malaga (museo Picasso), ultima tappa andalusa.

Il viaggio si conferma come una dimensione molto adatta a noi.
Se potessimo, proseguiremmo ancora...