Venerdì
scorso sono stato invitato da Stefano Caserini al Politecnico di
Milano a presentare il suo ultimo libro, insieme ad un professore di
Ecologia, Renato Casagrandi e ad un comico, Diego Parasole. Il libro
si intitola 'Il clima è (già) cambiato. 10 buone notizie sul
cambiamento climatico'.
Per
un filosofo catastrofista si trattava di una vera provocazione.
E
così ho risposto: con un contro-indice che commenta i suoi capitoli,
tra il serio e il faceto, uno ad uno o quasi...
Ghiaccio,
Tabacco e Venere.
Nei
primi tre capitoli, Stefano ci rassicura del fatto che non si
realizzerà per la Terra quel che è avvenuto per Venere: il pianeta
sopravviverà anche se l'umanità dovesse estinguersi in seguito a
catastrofi. E ci rincuora sul fatto che -visto il riscaldamento
climatico- non ci sarà nessuna nuova esiziale glaciazione.
L'umanità
si estinguerà, il pianeta prosegue la sua vita: qual'è la buona
notizia ?
Certamente
la prima, dico io.
L'umanità
è una metastasi ormai, siamo insostenibili e insopportabili, non
riformabili e non compatibili con la vita.
E
l'altra buona nuova è che ci inceneriremo, dopo esserci lessati ed
arrostiti ben bene.
Occuperemo
pochissimo spazio, non ci saranno accumuli di corpi, sepolture,
cimiteri.
Almeno
alla fine della nostra breve permanenza nei cicli cosmici saremo
piccoli e umilmente racchiusi in un piccolo anfratto dell'universo e
della sua storia, così come -d'altronde- ci spetta.
Il
quarto capitolo parla delle definitiva vittoria sui negazionisti, di
coloro cioè che negavano il riscaldamento climatico e la sua origine
soprattutto umana.
La
buona notizia per me è che -con l'andare del tempo- si diventerà
tutti catastrofisti, ma solo alla fine, quando sarà troppo tardi.
Un
buona consolazione per me, ma sarà un attimo.
In
un attimo, infatti, saremo perduti, tutti insieme.
Il
quinto si intitola 'Possibilità' e ci sprona ad uscire dal Bau
(Business as usual) e Dau (Disaster as usual). Propongo il Sau
(Sardus as usual), piccolo attaccante del Cagliari, sempre molto
sfuggente e capace di saltare l'avversario con astutissimi dribbling
e segnare anche contro avversari ben più dotati e grandi di lui.
Sì,
perchè l'unica possibilità oggi è fuggire, aggirare, saltare gli
ostacoli a piè pari, scappare su un atollo, se c'è ancora.
Il
sesto è un panegirico della crescente efficienza energetica.
Ma
come mai sinora abbiamo consumato e sprecato per secoli energie e risorse ?
Proprio
perchè siamo animati dalla frenesia efficientista e produttivista.
La
buona notizia è che scopriremo finalmente la nostra defficienza ?
Quella
defficienza, tipicamente tecno-milanese, che ci ha portato a fare tutto in
fretta, senza pensare, per il gusto di fare e fare, con un agire
senza pensiero, in preda alla sola, stolida, fallacia del concreto ?
E
-dentro questo mito della defficienza, che sta portando anche la
scuola e l'università a diventare aziende produttive del nulla (vedi
Vqr)- ora si vuole raggiungere la salvezza attraverso una migliore
efficienza energetica. Niente da dire, ma non sarebbe coerente col
resto.
E le cornici contano, molto, sempre.
Il
settimo critica la sostenibilità e le sue mistificazioni..
La
buona notizia per me è che finalmente sapremo, vedremo, capiremo e
ci rassegneremo al fallimento, all'insostenibile pesantezza
dell'essere quali noi siamo.
La
fine di un'illusione, quella della sostenibilità appunto.
L'accertamento
definitivo, e la resa, alla nostra necessaria e inevitabile
brevimiranza.
E
la rinuncia alle inutili filosofie morali(stiche) della
responsabilità e dello sguardo al futuro.
L'umanità
ne è e ne sarà incapace, ci mancano le basi. Accettiamolo.
I
due penultimi capitoli -pur tra mille distinguo e dubbi- ci invitano
a confidare e a rallegrarci per i progressi fatti da Kyoto a Parigi
nelle cosiddette 'conferenze sul clima'.
L'unica
buona notizia che vedo è che verrà a mancare il clima per riunirsi,
da ora in poi.
Non
ci riuniremo più per il clima, ma sarà il clima a riunire noi: in
un unico grande pentolone che bolle e che ci lesserà ben bene!
Dopo
averci inutilmente lessato i coglioni per due decenni le conferenze
sul clima lasceranno finalmente il posto ai segnali di fumo che
verranno dal grande fornellone cosmico.
Basta
blaterare. Ci sarà solo un grande silenzio, spero.
Sarebbe
bello se, almeno nel morire, restassimo in silenzio.
L'ultimo
capitolo si prodiga nel cercare e proporre alternative, buone
pratiche e possibilità per noi piccoli di contribuire al
miglioramento della situazione, al fine di praticare ed immaginare un
nuovo futuro. Ci si può infatti -citando la Arendt- sempre attendere
l'inatteso, l'improbabile.
Questo
è vero, ma come ? Da dove ? Da quando ?
Mentre
l'amico Caserini ci enumera le buone notizie, mi limito a ricordare
che:
-la
catastrofe climatica avanza e ne saremo sommersi entro i prossimi 50
anni;
-la
militarizzazione e la guerra procedono rapidamente ad impossessarsi
anche delle nostre città e delle nostre vite;
-le
democrazie liberali sono definitivamente esautorate di qualunque
potere decisionale;
-la
fame, le migrazioni stanno andando a sbattere contro i muri del
nostro razzismo, del nostro nazismo cortese, procedurale,
tecnocratico e burocratico.
E
cosa dire di questo agli umani, e soprattutto ai giovani ?
Dar
loro buone notizie, rassicurarli, confortarli ? Mentire o dire mezze
verità, ancora ?
Sarebbe
collaborare, colludere col male.
Sarebbe
ancora una volta tradirli, nella loro buona fede, nel loro desiderio
ineliminabile di sperare e di credere ad un futuro possibile. Sarebbe
fregarli, abbindolarli, lasciarli davvero impotenti davanti a quel
che già accade e davvero sta per accadere.
Ed
invece la pedagogia delle catastrofi mi induce a pensare che non
possiamo fare a meno di:
-dire
e dirci la verità, non nascondendoci più dietro le frasi-alibi
della modernità (ad es.: la verità è complessa):
-disperare,
e accompagnarci nella disperazione, per non sentirci soli
nell'attraversarla, perchè lo dobbiamo e lo dovremo fare purtroppo.
Ma la disperazione è distratta.
-ribellarci
a questo stato di cose. Ma la ribellione -almeno al momento, almeno
qui- è sedata.
Sei un mito! Mi sarebbe piaciuto esserci, ma mi accontento del tuo post. Un caldo saluto o lo preferisci glaciale?
RispondiEliminaMaria Bonaria
bagnamoci quindi fino in fondo , sempre di più nuotiamo in questa catastrofe, ancora tiepida per ora, per fortuna...Diamoci dentro con la verità, con l'esserci , con l'oggi , con la vita . Finchè ci siamo appieno, tra salti leggeri, pause silenziose, ancora guizzi in cerca d'ossigeno , e ancora tuffi nel profondo per risalire ancora . Poi, nel tempo del dolore vero , sapremo reggerlo, senza lagnanze e berremo tranquilli la nostra cicuta... Enrica
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