giovedì 24 aprile 2014

sbruncati

Non sono un esperto di sardo, ma quando cadevo in avanti col mento a sbattere e grattare per terra, per aver corso od osato troppo, o anche solo per negligenza e distrazione, mia madre emetteva il duro verdetto: 'ti sesi sbruncau'.
Come non ripensare a questo nel vedere la statua del Cristo morto e crocifisso, riprendere coscienza e buttarsi a capofitto all'ingiù, oltre la parabola scelta dall'architetto Job, nei giorni subito dopo la Pasqua di Resurrezione, e a pochi giorni dalla santificazione del Papa polacco ?
Impressionante la caduta in avanti, tutta d'un botto, senza preavviso.
E impressionante la visione del Cristo a pezzi, spezzato, per terra.
Cristo sbruncato (e devoto disabile sepolto, non ancora risorto).
L'hybris, a un certo punto, si paga.

Pensi una cosa simile quando vedi il monte sopra Courmayeur franare di giorno in giorno, come tanti altri.
Centinaia di situazioni simili in Italia, ammette Gabrielli.
E vedi che anche lì, nonostante l'evidenza, la gente minimizza, fa dell'ironia, spera di tornare a casa e alla 'normalità'.
Un simpatico montanaro ha glossato: 'Dobbiamo preoccuparci quando le pietre salgono in alto, non quando scendono!'.
La Protezione civile, fiera di sè, ha dichiarato: Finalmente si fa prevenzione, e non si arriva dopo il disastro...'.
Come se la prevenzione riguardasse gli uomini da salvare e non la natura da proteggere: e meno male che l'antropocentrismo era una categoria superata...!

Pensi lo stesso quando vedi Berlu andare a firmare per far finta di compiere un servizio sociale (speriamo che stia a casa,a questo punto, e la smetta di fare l'animatore della nostra vita o di quella di quattro poveri anziani in attesa dell'altro mondo).
Pensi al suo triste decadere, all'abbandono dei suoi più fidati, al declino elettorale che arriverà a breve, ai parassiti da cui è ancora circondato....
Viene tristezza a pensarci, anche per una bestia come lui.
Sbruncata.

Anche il giovane fringuello, neoBerlu del PD, va verso la sbruncatura.
Corre troppo, e gli inciampi non mancano.
Forse se la scampa a queste europee, e per un pò ancora, ma la sua sorte è segnata.
Il paradosso è che l'unico che lo protegge dai suoi 'amici' è il suo 'nemico'.
Quando lui lo mollerà (o per scelta o per necessità) sarà la fine, ed anche lui cadrà dalla croce, anzi con la croce, a capofitto.
Ed il suo urlo si sentirà in tutta la val Camonica.
Sotto la croce, noi, ad attendere lo schianto, e a finire sotto, da buoni disabili.
Che sino all'ultimo staremo lì a guardare, a fare gite e picnic, ad attendere il nulla, a sperare e a pregare...



e avrà i tuoi occhi

Per quanto lo si voglia ignorare nel corso dei nostri quotidiani dimenamenti, la nostra morte incombente è lì sempre, appena dietro la tenda o, più esattamente, dentro la nostra calza, come un sassolino che non riusciamo mai del tutto a tirare fuori. 
Se si ha una vita religiosa, si riesce a razionalizzare questo lungo scivolare verso l'abisso; se si dispone di un senso dell'umorismo (il senso dell'umorismo, opportunamente sviluppato, è superiore a qualsiasi religione sinora escogitata) si può minimizzare la morte con l'ironia e l'arguzia...
La verità era però che l'invecchiamento avanzava così rapidamente e la morte si presentava così definitiva, che in ultimo rubavano alla vita qualsiasi significato.
PIACERE FISICO
SCOPERTA SCIENTIFICA
CAPOLAVORI ARTISTICI
MIGLIORIE SOCIALI
INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
persino
RELAZIONI AMOROSE
o persino
ESTASI SPIRITUALI.
Potevano alcune o tutte queste cose controbilanciare l'oscuro peso ?
La certezza che i più dotati, i più saggi, i più virtuosi di noi devono pure invecchiare e defungere ?

'Non capisco, Wiggs. Se esiste un tale universale anelito di immortalità, se la razza umana sta dando i numeri perchè non riesce più ad accettare l'idea di dover morire, perchè continuiamo ad avere le guerre ? Tutta questa violenza militare mi sembra contraddire la tua teoria.'
'Niente affatto, replicò lui allentando, come un macellaio di iguana, la spina dorsale di una delle sue adorate cerniere lampo, 'l'uomo della strada è disposto ad andare in guerra proprio perchè detesta la morte...Il nemico rappresenta la Morte...Quindi, quando noi ce ne andiamo al fronte ci sembra di partire per una nobile missione, a favore della vita. Ed è precisamente perchè detestiamo la morte che siamo troppo folli e irrazionali per riuscire a percepire l'ironia di questa situazione. 
Odiamo la morte a tal punto che siamo pronti a uccidere -e a morire- pur di arrestarne la marcia'.

Alobar si scusò e andò in bagno.
'Sembra triste', disse Priscilla.
'Non è abituato ad essere vecchio'.
'Nemmeno dopo mille anni ?'
'Durante la maggior parte di quel tempo è stato un uomo nel pieno del vigore....
Vede, Mademoiselle Pris, ha bisogno di una donna per riottenere la giovinezza. Forse è così per tutti gli uomini...Ma Alobar non può procurarsi una donna perchè è troppo vecchio, Un circolo vizioso, lo chiamano. Sì, lei ha ragione. Alobar è triste...'

(Tom Robbins, Profumo di Jitterbug, 1984) 

mercoledì 23 aprile 2014

addio

Giorni di silenzio, fuori e dentro di me.
Sinceramente, c'è poco da dire, dovrei ripetermi e preferisco non farlo, e tacere.
Giorni di vacanza, al sole e al vento.
Prosegue la vita solitaria, inframmezzata da qualche film e da brevi gitarelle in luoghi -seppur sardi- ancora sconosciuti.
Tra qualche giorno, inizierò un lungo viaggio verso Transilvania, e poi Laos e poi Cambogia.
Sarò fuori da venerdì, per quasi tutto maggio.
C'è un proverbio che dice: I vietnamiti piantano il grano, i cambogiani lo guardano crescere, i laotiani l'ascoltano.
Partiamo dal Laos, quindi, per iniziare ad esplorare l'Estremo Oriente!
Cosa può esserci di meglio ?

Poco fa a tavola, due tipi discutevano apertamente di calcoli su come fregare lo Stato e le tasse.
Il concetto di fondo era: lo Stato comunque ci frega sempre, e fa solo i cazzi suoi.
Quindi, facciamolo anche noi, in succo.
In altri tempi, mi sarei indignato.
Ora ascolto, da un altro tavolo, rassegnato e quasi giustificandoli.
C'è un grado di livore, rabbia, frustrazione, senso di ingiustizia nel nostro paese da far paura.
E dove va a finire ?
Non in lotte sociali e collettive, ma nel prosieguo del magna magna personale e familiare o di gruppo, ognuno per quel che può e per quanto può.
Ora, per dare il bonus di 80 euro, si tolgono anche altri 30 milioni all'anno all'Università, che vorrà dire ancora soldi in meno per nuovi assunti, dottorati, borse di studio, manutenzione ordinaria, etc.
Inizialmente avevano parlato di soldi in meno per i professori ordinari, il che sarebbe stata cosa buona e giusta.
E invece no, si tolgono linearmente, cioè a tutti, cioè ai più poveri.

Ogni volta che sto per partire, mi sento stanco e e avrei quasi voglia di restare a casa.
Poi parto, e non vorrei mai più tornare in questi luoghi senza senso in cui viviamo.
Insomma, sono leggermente confuso.
Comunque, addio.


 

venerdì 18 aprile 2014

e il naufragar m'è dolce...

Leggo di un naufragio nel mar di Corea.
Un'intera scolaresca affogata, intrappolata tra i legni di un traghetto, rovesciatosi su una facile rotta.
Il vicepreside della scuola, sentendosi in colpa per essere sopravvissuto, si è suicidato per senso dell'onore.
Alla guida vi era una donna, terzo pilota, assunto da poco.

Da buon gufo, che non si sente sconfitto o smentito dalle sparate renziane di ieri, propongo un simpatico parallelo.

Noi siamo la scolaresca e stiamo vertiginosamente andando a fondo.
Gli 80 euro serviranno solo per respirare qualche secondo in più e ad allungare la sofferenza e il rantolo.
Serviranno anche a prendere qualche voto in più alle prossime elezioni, ma neanche tanti.
Prendi i soldi e scappa, senza guardarti indietro e senza riconoscenza alcuna, questo è il tweet.

Il pilota è giovane, inesperto, assunto da poco.
Questo gli dà una certa velocità ed incoscienza, compie manovre audaci e brillanti, ma non è detto che la barca, tra una circonvoluzione e l'altra, non si capotti e vada a ramengo.
Anzi, è probabile.
Ma, sui tempi lunghi, tutti tacciono, dediti come sono ad incensare il presente e a dimenticare il passato.

Non credo però, purtroppo, che i vari Soloni, presidi e vicepresidi dei governi di ieri e di oggi, si suicideranno per senso di responsabilità o di colpa.
Non vedo Napolitano, Tremonti, Monti, la Fornero o Letta farsi fuori come dovrebbero degli onorevoli. Non vedo all'orizzonte dei kamikaze in vena di karakiri.

Tranquilli, quindi, gli unici che moriranno saremo noi, poveri alunni, colpevoli soltanto di sentirci perennemente in gita, qualunque cosa accada...
Proseguiamo a masticare i nostri chewing gum, ad ascoltare i nostri Mp3, a far cinguettare i nostri smart-phone. E a vivacchiare come sempre, tra la Corea e il West.

Tanto, le nottole di Minerva aleggiano sempre tardi sulla storia.
Ma i gufi sono già qui, e ci vedono benissimo...


alti lai

Il gioco e Maria Lai

di Enrico Euli, docente di metodologia del gioco presso l’Università di Cagliari

Bambino di paneGiocare è una sintassi, non un vocabolario... Il gioco ci rende elastici e ci fa esercitare nel controllo dei mezzi che siamo capaci di usare, ma che in questo momento sono superflui... Nel giocare, le persone usano la propria capacità di combinare parti del comportamento che non ci sarebbe ragione di affiancare in un ambito pratico. Ma proprio esse creano la novità. 
E' facendo le cose che un organismo sviluppa un'elasticità combinatoria...(J. Miller)
Quando vedi Maria Lai all'opera, sia dal vivo che nei vari film e documentari in cui appare o fa apparire le sue opere, molte di queste parole riemergono e si realizzano con stupefacente e semplicissima chiarezza.
Bambino di paneElasticità, processo creativo, combinazione di eventi, narrazione, connessione e riconnessione, novità nella ripetizione, apertura e definizione, curiosità, gratuità non funzionale e senso.
Tutte caratteristiche tipiche dell'arte, e della sua arte, e del gioco, e dei suoi giochi.
Quando ho una cordicella che è ben solida mi piace sentire che cos'è la solidità e che cosa è una cordicella, appendermici dietro e fare, saltandoci sopra, mille capriole scabrose... (J.Dubuffet)
Una adulta bambina, ed una bambina adulta, già a vederla e a sentirla parlare.
Negli ultimi anni, una giovanissima e vivacissima nonnina. Dolce e pungente, provocatoria e gentile.
Un'opera di Maria LaiUno spirito di gioco rimasto intatto, nello sguardo e nelle velocissime dita, nelle sue piccole e sapientissime mani.
Quando proponeva dei giochi non lo faceva, infatti, per bambini o per adulti: la sua arte è davvero pubblica, per tutti insieme, senza fittizie distinzioni ed oltre le convenzioni formali e delle età: i suoi 'giochi' si muovono nell'inconscio di ciascuno, parlano la lingua primaria delle metafore, molto più primitiva e molto più complessa e vitale degli anemici linguaggi dell'analisi e della coscienza. La sensibilità estetica è una rete di rimandi, di narrazioni sottese, di ubique relazioni: le metafore mescolano, sovrappongono, amalgamano i livelli di discorso, i concetti, creano nuove cornici e nuovi domini del discorso. Come in un bel film, l'azione artistica di Maria Lai si snoda ed emerge facendo tutto questo.
E facendolo insieme ad altri, co-costruendo l'opera e le sue regole, come in un eterno laboratorio vivente.

Bambino di paneIl giocare, infatti, non è un'attività specifica, ma uno stile di vita, un modo di essere nel mondo.
E, in Maria Lai, si esprime la forza della cultura contadina e pastorale, delle rocce ogliastrine, della forma di vita entro cui è vissuta e che è andata a mescolarsi con i più eterei e sofisticati codici dell'arte e della civiltà occidentale. Anche questo fa la sua bellezza.
La bellezza arresta il moto. Per esempio: vedete un falco che si libra in volo per poi scendere in picchiata, oppure una volpe che fa capolino davanti a voi nel bosco, o l'allegro salto di un delfino nell'onda di prua. Questa rapida inspirazione, questo piccolo fiato -hshsh, come fanno i giapponesi fra i denti quando vedono qualcosa di bello in un giardino-, questa reazione, ahhh, è la risposta estetica, come il trasalire nel dolore o il gemere nel piacere.
Aisthesis risale agli omerici “aiou” e “aisthou”, che significano sia “percepisco” sia “resto senza fiato”. (J. Hillman).

Bambino di paneUn restare senza fiato che non ha nulla di epico, di prepotente, di guerresco.
Un giocare, il suo, di continue concorrenze, ma nessuna competizione.
Un cooperare nel conflitto, una diuturna lotta nonviolenta tra quel che si crea e si distrugge, si lega e si scioglie, cambia e sta.
Stabilità e precarietà, persistenza e caducità, ordine e disordine: sempre congiunti e inseparati, indissolubili e ineliminabili, come la regola e il caso.
Maria Lai esprime il piacere del kosmos, la passione che tiene insieme i movimenti della vita e del mondo.
Come il gioco del Tempo, di quel bambino eracliteo che da sempre costruisce castelli di sabbia, solo e a ridosso delle onde...

pubblicato sul blog curato dal caro salvatore pinna per cinemecum

mercoledì 16 aprile 2014

movimento per la disperazione

FAQ 2

Michele, perchè non ti senti più rappresentato dalla politica ?

Perchè in Occidente la politica è rimasta indietro. Una sola cosa accomuna le persone oggi: la convinzione di essere profondamente, irriducibilmente, anche oirgogliosamente diverse una dall'altra.... Sarebbe bastato un simile problema generale di senso a mettere in crisi la politica...
E qui la politica ha sottovalutato il suo ruolo.
Non puoi promettere futuri da sogno e poi stupirti ( o tirarti fuori)  se ti viene addossata la colpa di non saper rispondere alle domande. Tipo che cosa significa essere una persona...
Ecco, credo che il punto sia questo.
Davanti a noi ci sono due politiche possibili, oggi.
La politica che vorrebbe dare risposta a queste domande. Ma non può.
E poi c'è la politica che parte proprio da questo: dal fatto che risposte non ce ne sono.
Non perchè non spetti alla politica darle.
Ma perchè sono risposte che non può dare nessuno.
Il Movimento per la disperazione si mette in cammino da qui.

Non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per voi; non può fare niente, proprio niente.
E risparmiatevi pure la fatica di chiedervi cosa potreste fare voi per il vostro Paese.
Perchè la risposta è: niente, proprio niente.
Se da tempo avete smesso di farvi domande come queste, o se addirittura non ve le siete mai fatte, benvenuti nel Movimento per la disperazione...
Fate qualcosa per voi stessi.
Mal che vada, vi accuseranno di essere egoisti. Com'è successo a quanti di voi hanno scelto di tenersi lontano dalla politica e che la politica spera ancora di coinvolgere lavorando sui sensi di colpa, perchè non avreste fatto bene i compiti di educazione civica. Ma per favore...
Il problema è che la politica promette, ma non c'è più nulla da mantenere.
Che la politica illude, ma le illusioni sono terminate.
Che la politica mente, non perchè son tutti ladri, ma perchè non può più dire la verità.
E cioè che: non c'è più un Nostro Tempo, non c'è mai stata una Nuova Epoca, non c'è nememno una Nostra Generazione da rappresentare e in nome della quale pretendere che ci vebga consegnato il mondo. Non c'è una Nuova Era da inaugurare, non ci sono Nuovi Traguardi da indicare, non ci sono Nuove Frontiere da superare,, nè Nuove Mete da raggiungere.
Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate in politica.
Ogni speranza in un futuro migliore (o in un futuro e basta)...
Ecco perchè stasera sono qui -siamo qui- a fondare un'organizzazione politica: perchè non ho -non abbiamo- nessuna speranza....
Facendo una sola promessa: con noi il futuro sarà peggiore.

(Tommaso Pellizzari, Movimento per la disperazione, Baldini e Castoldi, 2014.
Graditissimo dono del caro Stefano C., libro che avrei voluto scrivere io, se non fossi ormai un pigro e un disperato...) 

lunedì 14 aprile 2014

1880

Sabato scorso, il prode Caserini mi ha invitato ad un dibattito a Lodi sul futuro dell'Europa (elezioni europee, lista Tsipras e disntorni...).
Mi sono ritrovato in una cena di autofinanziamento, all'ex dopolavoro ferroviario, con una trentina di persone, età media piuttosto elevata, quanto la rigidità mentale ed ideologica dei presenti.
Si è visto di tutto, tutto quello che la sinistra tradizionale ha da sempre offerto e può offrire: la libraia di Sel, pasionaria da guerra di Spagna in ritardo; l'eminenza grigia di Rifondazione comunista che parla ancora come Lenin o Stalin; uno che attende il cambiamento rivoluzionario, ma intanto 'si deve votare' per il parlamento borghese, come scelta tattica dentro una strategia rivoluzionaria; uno che si lamenta per le leggi europee sulle caldaie e gli ascensori; un gruppo di pochi giovani che se ne va presto, completamente fuor d'acqua; uno che mi invita a leggere e a studiare un pò di più. etc etc...
Insomma, sembrava una situazione da anni 80, ma del 1800, roba da Seconda o Terza Internazionale, senza ovviamente le speranze e gli entusiasmi di allora.
Soltanto il ripetersi di discorsi retorici, ripetitivi e assolutamente chiusi al dialogo e al nuovo.
Ironia non pervenuta, considerata anzi un crimine da un sedicente avvocato che ulrlava ripetutamente 'cazzo, cazzo'...
Insomma, un vero delirio organizzato, quasi comico, se preso per un certo verso.
Gliene ho detto tante, ma tante, per sterminarli e divertire un pò.
Ma erano già morti.

Sino a quando i partiti di Ferrero, Vendola, Rizzo, Ferrando e compagnia bella non si rottameranno, non potrà nascere niente di buono a sinistra del PD in Italia.
Ecco perchè ci si affida a un greco e a quattro intellettuali: per coprire partitucoli impresentabili, per proseguire impenitenti a coprire il vuoto con puri artifici gonfi solo di retorica.
Ma Ingroia docet.
Inutile laccare il riporto su una testa calva.
Al primo colpo di vento, la zucca si rivela nella sua insipienza e nuda verità.
E ancora una volta, si sarà solo rinviato l'inevitabile sepoltura dei morti viventi che si aggirano ancora tra noi, poveri moribondi di passaggio...



martedì 8 aprile 2014

i milanesi,berlinguer, e gli altri animali

A girare per Sesto capisci perchè Berlu punta a prendere voti dagli amici degli animali.
E' incredibile il numero di persone che va per strada con un cane, di qualunque taglia, razza, tipo e ideologia.
E ci parlano anche, di continuo, come se fossero proprio loro amici o parenti.
Che cosa può fare l'isolamento sociale e l'alienazione da lavoro (o non lavoro)...

A girare per Milano centro capisci che questa città prosegue ad attirare con stile e charme modaiolo uno stuolo di giapponesi e arabi da shopping, che non disdegnano la visitina a Leonardo o alla Madunìn.
Oggi, per la prima volta, ho visto il Cenacolo: sbiadito, quasi trasparente ed etereo, come dipinto da un alieno che è passato per caso sulla terra.
Circondato, anche lì, da giapponesi, altri alieni viventi.

Ho pochissime energie nelle gambe. mi stanco subito, dormo troppo poco e male.
Sono tornato a casa presto, poco fa.
Anche perchè stanotte sono andato a vedere molto tardi, in un terribile multisala da Ipercoop, 'Quando c'era Berlinguer' del mitico Uòlter.
Il personaggio è fortissimo, la storia umana e politica anche.
Ma il film è troppo stretto, impaurito, come se Uòlter temesse di non farcela.
Ma forse è un bene che non vada oltre: conoscendolo, rischiava di sbrodolare.
Come sempre il mitico non è onesto: non è onesto nell'essere lui a parlare di Berli, sarebbe più adatto a parlare di Berlu (quale differenza può fare una i o una u...).
E l'interpretazione degli eventi è tutta pro domo sua, come se quel che è accaduto dopo (anche grazie a lui) fosse ineluttabile e, alla fin fine, fosse stato giusto così.
Un pò come Francesco Piccolo: ma almeno lui ammette che, se segui Veltroni o Renzi, devi dimenticare e abbandonare Berlinguer, non puoi tenerli insieme.
Ed invece il mitico Uòlter ci prova, ancora una volta, a salvarsi la vita, e l'anima.
A rifarsi la storia per conto suo, e a salvare capra e cavoli.
Una cosa è chiara: è meglio che si dia solo al cinema o alla musica, da ora in poi.
Ma quel che è fatto è fatto...Quel che ha fatto ha fatto.
E quel che 'è stato' è stato (Stato).
Nei titoli finali è impressionante vedere che quasi tutti i protagonisti ed intervistati  'sono stati' , e non sono più.
Come Berlinguer, come un passato che non torna.
In soli trent'anni, in questa Guerra dei trent'anni, quel che resta sono solo macerie, dopo la catastrofe.
Checchè ne pensino quelli della Lista Tsipras, con cui battaglierò sabato notte a Lodi...

domenica 6 aprile 2014

dopo stalingrado

Giornate di poco lavoro e molto riposo a Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado d'Italia.
L'altra piccola Stalingrado, in quegli anni, era la mia patria natia, Carbonia.
Ora le fabbriche non ci sono più, in giro non si vedono operai o tute bliu, solo molti pensionati anziani da giardinetto.
Sono ospite della strana coppia rumeno-pugliese, che mi hanno dolcemente accolto nel loro nido, che è è divenuta ora la mia tana.
Nei prossimi giorni farò vacanza a Milano, una cosa strana per me.
Se ce la faccio vorrei vedere per la prima volta il Cenacolo di Leonardo.

Per ora mi accontento di scene meno artisitiche, ma decisamente folk.
Vivo nel quartiere arabo di Sesto: non ci sono più operai, ma migliaia e miglia di lavoratori di tutto il mondo, in una dimensione tipica dei grandi hinterland metropolitani.
Poco fa, davanti alle mie finestre, ho assistiro ad un match di lotta libera: un asiatico panzuto e di mezza età ha preso sgabelli e cestini di metallo dal bar cinese in cui si trovava e ha distrutto i finestrini di un'auto parcheggiata.
E' sceso un rumeno con una vera spada da combattimento e delle bottigllie di vetro.
Ha ferito il cinese sulla spalla sinistra e il sangue ha cominciato a flottare.
Gli ha tirato tre bottiglie senza colpirlo.
La gente intorno faceva finta di intervenire, ma non prendeva le parti di nessuno.
E'arrivata la polizia e sono scappati entrambi, il cinese a piedi, il rumeno con l'auto senza vetri.
Non so come sia andata a finire.
Da Stalingrado al Bronx, in pochi decenni: un progresso ?

Eppure questa è la dimensione delle metropoli globalizzate oggi.
Lavoro, gruppi chiusi, guerricciole di qaurtiere e tra bande, giustizia sommaria autogestita, ansie securitarie degli indigeni sbarrati in casa, referendum leghisti, voglia di 'essere padroni in patria', etc etc.
Qui vicino c'è la scuola Rovani-Arendt: ieri mattina ho incontrato anche via Rovani vicno al Centro di Terapia, e così ho scoperto che si tratta di uno scrittore risorgimentale milanese, un patriota.
Messo insieme alla Arendt, mi ha fatto venire in mente che le piccole e le grandi patrie hanno tutte lo stesso difetto nel manico.

Spero che in questi giorni anche la spalla ed il braccio abbiano riposo e migliorino ancora.
Resto dolorante, le ossa vanno meglio, ma nervi e articolazioni restano infiammati, muscoli ristretti e spenti.
Ci vorrà ancora tempo, pare, e pazienza.
Sono stanco di avere pazienza, e non solo su questo...


giovedì 3 aprile 2014

smemorate speranze

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I blog de IlFattoQuotidiano.it
Alessandro Robecchi
Giornalista

Il Paese smemorato che ha bisogno di credere

Sul divertente paese che non ha memoria si potrebbero scrivere libri, volumi e migliaia di aneddoti. Se solo ce li ricordassimo. Invece, come nei migliori libri horror prevale qui “la mente che cancella”, una specie di ipnosi all’incontrario: anziché addormentarsi e ricordare, si resta svegli e si dimentica. Così si può assistere a spettacoli entusiasmanti come la corsa sfrenata ed entusiasta a ricordare Enrico Berlinguer. Il quale Berlinguer parlava, voleva e lavorava per un’Italia socialista, che se oggi anche solo sottovoce, al bar, di nascosto, uno dicesse una cosa simile (“voglio fare il socialismo”) verrebbe lapidato sul posto, accusato di passatismo, nostalgie, conservatorismo e altre amenità, e arriverebbe forse la polizia. Invece, tutti a vedere il film di Veltroni e uscire coi lucciconi agli occhi: “Ah, quando c’era Berlinguer”. Quando c’era Berlinguer, naturalmente mica lo dicevano in così gran numero, e soprattutto non lo dicevano quelli che vanno alla prima con l’auto blu. 
Se dalle grandi figure del passato, poi, si passa alle parole, la memoria è ancora più corta. Per dirne una, il recentissimo uso, con accezione sarcastica e offensiva del termine “professoroni o presunti tali”, ricorda assai da vicino un classico italiano di tutti i tempi: l’astio del potere nei confronti degli intellettuali. Specie di quelli non allineati. Uno con un po’ di memoria potrebbe riandare al Bettino Craxi che tuonava contro gli “intellettuali dei miei stivali”, o addirittura andare indietro fino al “cultura-me” di mussoliniana memoria, quando chi “disturbava il manovratore” (altra frase ricorrente qui, nel paese senza memoria) non finiva soltanto deriso e insultato.
Insomma, è una sindrome piuttosto grave: più si argomenta e si sentenzia che “le parole sono importanti” e più si usano quelle vecchie, usurate e anche un po’ lordate dalla storia. Ed eccoci ad altre parole dell’oggi e dell’altroieri: gufo, per esempio. Di derivazione sportiva oggi prestato alla politica. Parola parente di un’altra che riecheggia (ed è pure stata usata recentemente): disfattista. Cioè colui che tifa per la sconfitta, intendendo, naturalmente che chi vince o sta vincendo, o prevede di vincere è il buono, e gli altri, tutti cattivi. Cose già viste, ovviamente, poi archiviate e soavemente dimenticate.
Tra queste, oltre al sempiterno uomo della provvidenza, c’è l’eterna questione della fiducia. La radicata credenza popolare per cui se ci credi ci riuscirai, nonostante alcuni milioni di fatti che l’hanno smentita nei secoli, fa ancora breccia. E si sposa con la ben nota teoria dell’ultima spiaggia: o me o il disastro, ritornello preferito di chi governa il paese. Lo diceva Silvio buonanima, lo si disse per Monti, lo si disse per Letta e lo si dice oggi, misticamente immemori. E poi c’è il divertente testacoda del potere en travesti che si finge opposizione. Silvio fece il politico per vent’anni (prima di dedicarsi all’animalismo militante) convincendo tutti che non era un politico.
Oggi abbiamo un premier circondato dall’establishment che tuona contro l’establishment, seguito in gran parte da un elettorato che si scaglia contro quella Costituzione che fino a ieri definiva la “più bella del mondo”. Ecco: la mente (collettiva) che cancella. Con il corollario del consiglio fremente e reiterato: bisogna crederci, crederci, crederci… e vabbè, uno magari ci crede pure, ma fate il favore, quando si passa a “obbedire” e “combattere”, avvertite dieci minuti prima. 

martedì 1 aprile 2014

ba-locchi e pro-fumi

Mio padre più invecchia e più ama i dolci.
Ora. dopo anni che non chiedeva e voleva più niente, ama i succhi di frutta e le caramelle gelèe.
Fra poco, alla soglia degli 82 anni, chiederà giocattoli, pentolini e profumini ?

Ho pensato a lui quando ho visto l'appello dei vari Zagrebelski e Rodotà, affinchè Renzi non stravolga la Costituzione e la Democrazia.
Persone oneste, coerenti e dignitose, ma irrimediabilmente sconfitte dalla storia.
E non perchè abbiamo avuto contro i loro avversari, ma perchè hanno -da almeno tre decenni- avuto contro i loro alleati, i loro stessi partiti di riferimento, i loro sedicenti sodali.
La democrazia parlamentare, soprattutto se bicamerale perfetta, si è rivelata un pantano, una macchina costosa e inefficiente, pachidermica e immobile.
Il leaderismo personalistico all'americana  e decisionista alla Craxi ha già vinto da tempo, il 'faso tuto mì' di berlusconiana memoria è ora divenuto apertamente anche il motivetto renziano.
Il resto l'hanno fatto le mitologie maggioritarie e della governance, ben sostenute da anni -in tutte le sedi-anche dalla cosiddetta sinistra.
E la botta finale l'ha data l'Europa, la BCE e la troika.
La democrazia non esiste più da tempo, in nessuna parte dell'Occidente.
E la Costituzione italiana è solo un artificio retorico, da quando l'hanno scritta.
Ed è peraltro decisamente superata dalla realtà, in molte parti.

Quindi, i vari saggi di sinistra -e con loro la Lista Tsipras, che non sta riuscendo neppure a raccogliere le firme per andare ad elezioni, sono solo dei vecchi che, ora, chiedono le caramelle e i dolcetti all'ospizio.
Non hanno alcuna possibilità di incidere e, tra poco, neppure di esistere.
Se persone degnissime come Rodotà avessero avuto qualche chance sarebbero state candidate ed elette alla Presidenza della Repubblica dal PD (e non dal M5S), e non ci troveremmo ancora Napo tra le palle.
Ed invece è andata diversamente, lo sappiamo: Napo è lì, votato già dal PD (di Bersani, e non di Renzi) e dal solito Berlu, la superpotenza creata e ri-creata nel tempo, più e più volte, dai suoi stessi 'rivali'.
Ora dobbiamo tenerci l'ubriacatura in corso e sperare nei boicottaggi interni al regime (nomenklatura, burocrati, amministrativi, senatori e funzionari solerti...), non certo nei giuristi o nei gruppi di 'opposizione'.
Solo l'opposizione interna può fermare o almeno rallentare Renzi.
E non parlo certo di quella finzione che si chiama minoranza PD.
Parlo dei vari Razzi, Scilipoti, rentiers d'accatto, politicanti e valvassini d'ogni dove.
A loro, solo a loro, oggi possiamo affidarci...
Potete capire come siamo messi.