giovedì 31 agosto 2017

teniamoci forte

Minniti ha dichiarato che nei mesi scorsi, davanti all'ininiterrotto flusso di migranti sulle nostre coste, ha temuto per la tenuta sociale e democratica del nostro paese.
Traduzione: una buona parte dei sindaci e dei cittadini non vogliono più migranti sul loro territorio, la destra fa proseliti, c'è aria di rivolta.
E quindi cosa fa il nostro novello Vijinskij ?
Dà ragione alla Lega e segue le ricette della destra, riattuando i respingimenti, emarginando le ONG, affidando ai libici i dolci pensionati per aspiranti migranti, e lasciando questi ultimi in Africa a vegetare in attesa di uno scafista buontempone.
Nel frattempo, poco importa che vengano carcerati, affamati, stuprati:
L'importante è che lo facciano lontano dalla nostra vista.
Noi, intanto, non uccidiamo nessuno. Paghiamo i macellai.

Bene.
Ma in che senso scelte di questo genere (come anche quella di circondare di poliziotti e militari le nostre città, feste, concerti) favoriscono la tenuta sociale e democratica di un paese ?
La storia ci ha già detto che, assecondando razzismo e prepotenza, nessuna società e nessuna democrazia si sono mai tenute in piedi.
Cosa c'è di sociale nel non voler socializzare con lo straniero ?
Cosa c'è di democratico nel non voler aprire la nostra politica a chi non ne fa parte ?
A meno che per sociale non si intenda una società chiusa e per democratico la difesa dei nostri territori e dei nostri privilegi alle spalle di chi preme alle nostre frontiere.
Sono scelte come queste che garantiscono l'ulteriore resa della democrazia in Italia.
E che candidano Minniti a prossimo presidente del consiglio.
E' uno che sa quello che vuole, è uno che ci sa fare, dicono ora in molti.
Si realizzano pienamente i sogni del decisionismo craxiano.
E, in una forma ancor più perversa, si concretizza la presenza massiccia del dalemismo nella governance italiana, proprio in una fase in cui apparentemente D'Alema fa l'oppositore.
Minniti, in fondo, è da sempre solo il suo grigiastro fratellino, il suo Berja.

L'Italia, insomma, non smette di stupirci nel suo terribile e triste ripetersi, nel suo sfiancante ritorno del trasformismo, della mistificazione, dell'opportunismo più bieco.
Ecco perchè non ci possiamo liberare di Berlusconi e D'Alema, di Alfano e Renzi:
Ecco perchè anche Di Maio ha capito che se vuole vincere deve andare opportunisticamente contro i migranti.
Non ce ne frega niente di nessuno.
Gli altri sono solo un pretesto per parlare.



mercoledì 30 agosto 2017

una reazione, non so che cosa sia...



Mi chiedo se ormai, davanti ad una guerra nucleare, ad es. tra Stati Uniti e Corea del nord -sempre che ci si possa fermare lì-, ci sarebbero reazioni di protesta o di terrore per le strade di questo nostro mondo.
Qualche corteo di quattro scalzacani pacifisti, ancora, e null'altro, credo.
I potenti, oggi, più fanno i gradassi e più possono davvero permettersi di tutto, senza temere reazione alcuna.
Come nell'assolutismo.

Guardiamo a quel che sta accadendo anche sul fronte migranti: sgomberi violentissimi che non prospettano alcun'altra soluzione, respingimenti da attuare ora non più sulle coste, ma nei territori d'origine (a suon di quattrini per Ciad e Niger). Nessuna reazione, se non qualche geremiade senza forza della solita Amnesty o di qualche monsignore di campagna.
Come durante il nazismo.

Ho invece ascoltato in tv alcuni bei studentelli bocconiani benvestiti che si lamentavano per lo sciopero degli esami da parte dei docenti universitari (5000 circa su 50000, peraltro).
Erano preoccupati per il loro piano di studi, per un esame che slitta di due settimane. Veramente un affronto terribile. Questa sì che è una reazione politica, finalmente !
Si vede che a loro piace così: chini sui libri, obbedienti e in silenzio, desiderosi di ordine, pensando solo a se stessi.
Come nel fascismo.

Mentre crescono i poveri e milioni di persone vivono la fame il calcio-mercato spende e spande miliardi di euro per i suoi fuoriclassse come non mai.
In pochi mesi hanno speso dieci milioni di euro per fare un nuovo stadio a Cagliari che durerà tre anni, solo il tempo per farne un altro, con chissà quant soldi ancora.
Ma nessuno costruisce case popolari, o ci si metterà decenni a ricostruire, forse, le case dei terremotati.
Tanto, nel frattempo, i disgraziati potranno andare allo stadio o distrarsi tifando per i loro idoli in tv.
Reazioni al malcostume, nessuna. Qualche esultanza è concessa, ma solo dopo i gol.

Siamo stati al Brotzu l'altra sera a visitare un amico che è stato male, e ha saputo che tra non molto morirà.
Era molto diverso dalla persona che conoscevamo e che ci aveva ospitato non più tardi di qualche settimana fa.
Sapere la propria morte imminente genera in noi umani delle reazioni inattese.
Come ci accade ancora, talvolta, mentre viviamo.




venerdì 25 agosto 2017

sfollagente

Ad Ischia un terremoto ha fatto crollare alcune case di Casamicciola e Lacco Ameno e ha creato due centinaia di sfollati.
Case mal costruite, con ampliamenti abusivi, e condonati.
L'illegalità può essere resa legale, pagando.
Ma la natura se ne frega di quel che è stato aggiustato col denaro tra i cittadino e i loro stati o governi.
Il denaro può imbrogliare la verità o la legge, ma non salva la vita delle persone o la salute del clima, non determina la stabilità di un tetto.
Ovviamente, cittadini, governatore e sindaci si aggrappano sugli specchi e non vedono connessioni tra abusivismo e crolli:
Ma queste vittime, come altre di altri cataclismi, non sono vittime del terremoto, ma dell'incuria e dell'illegalità resa legge.

Altri sfollati sono stati lasciati in mano degli aguzzini libici, a decine di migliaia.
Senza neppure più la possibilità di partire, ricacciati indietro, imprigionati e seviziati nei lager sulla costa tripolitana.
L'importante è che non arrivino qui.
Ma altri, da anni sono già arrivati e vivono nelle nostre città, senza soldi, senza casa e senza condoni possibili: i migranti eritrei che da anni stazionavano in un palazzo occupato e che si ritrovavano da qualche giorno nella piazza antistante, dopo essere stati costretti a lasciare il palazzo con la forza.
Non soddisfatti della prima operazione, i nazisti seguaci di Minniti hanno proseguito ieri a colpire con manganelli e idranti donne, bambini, disabili, malcapitati e disperati.
Profughi che si sono fidati di noi e delle nostre leggi, che hanno seguito tutte le procedure per ottenere lo status di rifugiati, e che hanno ottenuto tra mille difficoltà e atttese, e con tante speranze, un regolare permesso di soggiorno.
Li abbiamo abbandonati: senza lavoro, senza casa, senza sostegni sociali garantiti. Da anni.
Bene. Quel che sappiamo fare è solo sfollarli e bastonarli, senza dargli alternative.
Non hanno abbastanza denaro per corromperci o impietosirci. La loro esistenza non è condonabile.
E' già tanto che li lasciamo vivi.
Ma, tanto per fargli capire che aria tirerà, iniziamo a spezzargli le gambe.






giovedì 24 agosto 2017

agosto, vita mia non ti conosco

Sono tornato in studio oggi, dopo un mese di vacanze in città.
Deserto totale, più del solito: ci siamo io, la bidella portinaia, la donna delle pulizie,una segretaria amministrativa (annoiatissima, tanto che l'ho invitata a prendere un caffè). Tutto qui.
Molto caldo fuori, tranquillità totale qui dentro.

Anche questa estate sta andando via, alla fine.
Un'estate strana, diversa dal solito, fatta di piccole escursioni, di giornate al fresco tra le mura domestiche o al giardinetto, di (poco) mare (avanti'ieri siamo stati a Mari Ermi, una spiaggia di riso fantastica con un mare azzurrissimo, e mi sono malamente scottato (ma cosa c'è ormai nel sole ?)), di incontri e festicciole, di lavoretti vari in casa, tra appoggini e fiori.
Vivi continua ad amare, ad allietare e a movimentare dolcemente e intensamente la mia vita ed i luoghi in cui vivevo da solo.
Con effetti collaterali limitati.

Ho letto tanto,ed ho iniziato a scrivere varie schede di base per l'Illudetica.
Vado un pò a sprazzi, ancora non ci sono dentro del tutto, avrò bisogno di altro tempo e di altri tempi per ingranare davvero.
Ma la cosa mi ispira e, a un certo punto, scatterà quel qualcosa in più.
Il caldo di quest'estate non è stato clemente e non favoriva certo l'ars cogitandi et scribendi.

Domani andremo a vedere dal vivo Jesus Christ Superstar, che non ho mai visto sul palco.
Mi ricorda molto la mia giovinezza, i recital in parrocchia, gli amici e i gruppi di allora.
L'attore-cantante che fa Gesù è sempre lui! quarant'anni dopo. Come me, d'altronde.
Pare che ancora funzioniamo, più o meno.

Ci prepariamo al viaggio di fine estate-inizi autunno, si parte tra un mesetto: Faro-Cadice-Algeciras-Tangeri-Fez- deserto e Atlante-Marrakech.
Sarà un bel giro, spero.
Non vedo l'ora, ne ho proprio bisogno.








lunedì 21 agosto 2017

come palle di neve all'inferno

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08/20/terrorismo-siamo-come-una-palla-di-neve-allinferno/3805061/

ma che succede ?
qualcuno infine si mette a citare gregory bateson su un quotidiano ?
incredibile.
tra parentesi: G.B. è uno dei pochissimi autori che varrebbe la pena di leggere, rileggere, citare e ri-citare oggi...
ma chi lo conosce ? chi ne parla ? chi l'ha letto davvero ?

Due piccoli esempi:
-continuare a dire che non abbiamo paura (ora si dice, in catalano, no tinc por, mi par...)
Bateson ci direbbe che proseguire a fare gli orgogliosi e gli sbruffoni (peraltro mentendo) aumenta le simmetrie nel sistema e quindi l'aggressività e la violenza reciproca.
dovremmo smetterla, noi.
avere paura e ammetterlo, mettersi pancia all'aria, dialogare davvero.
altro che 'no tinc por' e 'imagine' messe insieme.

solo gli eroi non hanno paura.
la logica dell'eroe sacrificale accomuna la nostra civiltà di guerra e i terroristi kamikaze.
Bateson direbbe che sino a quando non usciremo dalla cultura del sacrificio non potremo contrastare i i riti e le ossessioni sacrificali di chi vuole farci la pelle (peraltro con ottime motivazioni).
Se non usciremo dalle nostre premesse sacrificali (vita come lavoro, dovere, missione eroica, salvezza temporanea od eterna...) faremo la fine di palle di neve all'inferno...










































































































































































































































































































































































venerdì 18 agosto 2017

sotto le ciglia chissà


La primavera in agguato
ti strangolerà di fiori...


Mentre lui le insegnava a fare l'amore...lei gli insegnava ad amare.
La passione non è che un sentire più acuto, più folle, ma il cuore ama battere a lungo e non consumarsi nel rogo di un giorno.

Chi conosce il suo limite non teme il destino.

Una che condivida con entusiasmo le mie vette senza inorridire dei miei abissi.
Ti cerco in discesa e in salita.

Per poter amare sono convinto si debba amare se stessi e, nel caso del pianto, saper amare anche le proprie debolezze fino al punto di autocommiserarsi.
Ecco, se si riesce a commiserarsi, si riesce a provar pena anche per il dolore altrui.
E questo penso sia amore.

Dori, che Dio ti benedica per le consolazioni durante la vita.
Dori, che Dio ti benedica negli occhi nei sogni e nella fica.
Ridevi con gli occhi con le mani con la pelle.
Tu dalla sfera della tua regale bellezza elargisci alla corte un sorriso a fior di labbra.
Lo spazzolino brandito da te è uno scettro.

Bocca di Rosa è immortale, perchè non si mette contro il suo destino. A lei interessa la conquista.
Non è una puttana, è una che ama e si fa amare. E sa che l'amore migliore è quello che non ha futuro.

Con i miei sogni da puttana, la mia pelle da luna nuova, la mia carne da oltraggio, non mi resta che desiderare il bene di un uomo.

Pare proprio che all'interno delle donne migliori si svolga un'altra vita che corre parallela a quella esteriore senza incontrarla mai.


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L'amore è un potere che non può avere padroni, e nessuno può essere dominato: con l'amore non si sopravvive, si vive.

Non misuriamoci il tempo. La nostra paura è inutile.

Tu non sei un uomo
Perchè, perchè ho paura ?
No, perchè non riesci a vincerla.
E come si fa a vincere la paura ?
Avendone di più.


Le paure dell'aereo o del teatro sono paure immaginarie e te le porti dietro tutta la vita a meno che non ci sali sopra; allora diventano paure reali e di solito riesci a vincerle.

Chi non accetta una sfida l'ha già perduta nel modo peggiore.
Ma aborro la ginnastica di qualsiasi tipo e non obbligherei mai nessuno a compiere sforzi muscolari o anche, semplicemente, emotivi ed intellettuali.
La pigrizia può diventare un'arte se coltivata con metodo.

Il viandante non si appella al diritto, ma all'esperienza.

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La solitudine, come scelta o come costrizione, è un aiuto: ti obbliga a crescere.
Questa è la salvezza.
Solo questo, come dice il poeta Alvaro Mutis, può 'consegnare alla morte una goccia di splendore'.
E' la fuga dal branco che ci porta a maturare spiritualmente.
Così la solitudine diventa una possibilità di riscatto.
Anime salve sono i solitari...
Salvi, perchè sono liberi, perchè lontani da questa civiltà da basso impero...

Io e la solitudine: momento di estrema concentrazione, di egoismo creativo, in cui da solo riassumi esperienze e dai loro una forma espressiva.
Il male involontario.
La sofferenza, la tristezza, la pigrizia, l'inedia, quasi che mi accorga che gli altri scoprano i miei sforzi vani per rendermi gradevole.
'Il mondo è un inferno abitato da anime tormentate e da demoni'.

Estremamente più consono alla mia natura, al mio bisogno di contemplare in assenza di turbamento, il vivere da solo. Non fosse che le opere migliori, così come le peggiori, l'uomo le ha compiute insieme ai propri simili.


(da Fabrizio De Andrè, Sotto le ciglia chissà. I diari, 2016)









giovedì 17 agosto 2017

fight club

Agli inizi dell''800 l'infanzia era stata celebrata come epoca di purezza e innocenza, ma negli anni novanta prevalsero interpretazioni più inquietanti. Per coloro che si erano lasciati influenzare dalle teorie di Lombroso i bambini erano essenzialmente creature inferiori, più primitive che incontaminate.
'Naturalmente, considerato il modo in cui è strutturato, il bambino è più vicino all'animale, al selvaggio, al criminale, di quanto non sia un adulto, scrisse Havelock Ellis in The Criminal (1890)- I bambini sono per natura egoisti; commettono ogni sorta di atrocità, talvolta al solo scopo di amplificare la propria egoistica soddisfazione'.
Nel 1883 il celebre psichiatra J. Crichton-Browne invitava i genitori a 'ricordare che i bambini non sono ometti e donnine del XIX secolo, ma versioni purissime di antenati remoti, pieni di capricci e impulsi selvatici, e di selvatici rudimenti di virtù'.
H. Maudsley, l'altro psichiatra di spicco dell'epoca, nel 1895 scrisse: ' Date a un neonato il potere fisico equivalente alle sue passioni e potrebbe rivelarsi più pericoloso di una bestia selvaggia'.

Queste visioni, tratte da un bel libro di Kate Summerscale, Il ragazzo cattivo, ovvero delitto, castigo e redenzione di Robert Coombes, che ha ripreso una storia vera di una coppia di ragazzini che uccidono a coltellate la madre nel sonno e poi se la tengono in casa, proseguendo a vivere come se niente fosse, ci riportano al primo stereotipo che ci coglie ogniqualvolta ci ritroviamo davanti ad episodi come quello del pestaggio di Nicola nella discoteca-monstre di Lloret del Mar.
L'idea è quella che chi fa cose del genere (picchiare, seviziare, pestare, uccidere, soprattutto se in branco) ritorna ad uno stadio infantile, bestiale, primitivo, fuori dalla civiltà.
Viene facile pensarlo e dirlo, soprattutto di fronte all'evidente idiozia e insensatezza dell'aggressione.
Ma purtroppo le cose non stanno così.
Per poter far quello che hanno fatto i tre ragazzi ceceni, altre che una buona dose di infantilismo selvaggio certo, di totale analfabetismo affettivo ed emotivo, ci vogliono anche altre esperienze ben più sociali, e tipiche della nostra presunta civilizzazione: in primo luogo l'esperienza della guerra e della violenza (ed in Cecenia mi pare che non siano mancate loro le occasioni per farla di continuo); con la conseguente convinzione, difficile da togliere, che con la brutalità, le torture, le coercizioni, le bombe, si possano ottenere -e soltanto così- grandi risultati.
E con la a sua volta conseguente convinzione che sia meglio armarsi, attrezzarsi, palestrarsi, muscolarsi e imparare a difendersi, e quindi, se necessario, a saper attaccare e uccidere.
Non è questa forse la cultura dominante di moltissimi maschi oggi ?
Più si sentono deboli e indifesi dentro, più si barricano dietro tartarughe addominali e flessioni ed MMA (Mixed Martial Arts).

Team domination.
E' il nome della palestra.
E' il classico dojo come ce ne sono centinaia nella California del Sud.
Era partito come un dojo di karate, poi si era trasformato in una scuola di kenpo. E quando era scoppiata la moda delle arti marziali miste (MMA), aveva spostato l'enfasi su di esse.
Boone ha una discreta conoscenza dell'ambiente delle arti marziali a San Diego, perchè è un mondo in stretto rapporto con quello del surf... Il fatto è che i surfisti in genere sono ipercinetici con una bassa soglia di attenzione, e hanno bisogno di costante movimento. Meglio ancora se il muoversi include anche un po' di pericolo, come per esempio il rischio di prendersi un pugno sul naso o un calcio in faccia...
Cosa succede se...un pugile combatte contro un karateka?
Gli istruttori di arti marziali asiatiche erano piuttosto arroganti sui risultati di un ipotetico match, sicuri che il loro candidato, con calci veloci e pugni dala potenza devastante, avrebbe facilmente messo al tappeto il pugile, lento e unidimensionale.
Non andò così.
La prima volta che qualcuno riuscì a organizzare questo match di pere e mele, il karateka fece partire un calcio, il pugile lo prese sulla spalla, penetrò nella guardia dell'avversario e lo mise al tappeto a pugni. La comunità delle arti marziali restò sbigottita.
Ora la saggezza comune proclamava che le 'arti' erano una bella cosa per insegnare la disciplina ai ragazzi e per rassodare i glutei delle donne, ma in una rissa da strada o nel classico parcheggio deserto erano del tutto inutili, il trionfo dello stile a scapito della sostanza.
La risposta arrivò sotto la sigla MMA. I dojo cominciarono a insegnare un po' di tutto. I ragazzi volevano studiare jujitsu, boxe, wrestling, kickboxing, muay thai, in una combinazione che avesse un senso. Sempre più palestre che in passato offrivano una disciplina unica si stavano spostando verso le MMA per sopravvivere.
Per esempio, il Team Domination.
(Don Winslow, L'ora dei gentiluomini, 2012)

Le palestre di lotta sono oggi un luogo di addestramento paramilitare, spesso intessute a idee e proclami neonazisti, razzisti e misogini.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con un ritorno allo stato selvatico o all'infanzia.
O forse soltanto all'inverso: non potendo più vivere quotidianamente almeno una parte della nostra selvaticità e della nostra infanzia, ce la finiamo ad addestrarci per dare e prender colpi, a soffrire per godere e a godere facendo soffrire.
Ritorna, insomma, il visionario e profetico Fight Club di Chuck Palaniuk.

Ma quel che mi colpisce in quel che è accaduto in Catalogna qualche notte o alba fa non è soltanto e soprattutto quel che hanno combinato i tre ceceni.
E neppure il non intervenire delle persone intorno: si sa che più sono le persone che assistono ad un evento violento e minore è la possibilità che qualcuno intervenga a fermarlo.
Ognuno pensa che lo farà qualcun altro, e -quasi sempre- nessuno lo fa.
D'altra parte, le persone intorno non erano meno fatte, sfatte e finite di quelli che picchiavano.
E non è facile avere una coscienza morale o civile, quando sei ridotto a brandelli da droghe e alcool.
Bastava vedere le scene di Ferragosto sulle spiagge, ad es. di Gallipoli, quel maniacale agitarsi di corpi e braccia a suon di techno, quello sbattimento lowcost che ripaga migliaia di giovani da mesi di frustrazioni da lavoro e da non lavoro, quella disperazione agitata del nulla che li divorava freneticamente nell'estasi del consumo di se stessi.
Provavo orrore e terrore per me, disperazione per loro.

Quel che colpisce non è il fatto che stessero a guardare, come davanti ad uno spettacolo.
Che cosa stiamo facendo noi tutti, d'altronde, dinanzi alle violenze, alle segregazioni e alle torture in corso, che noi stessi perpetriamo per interposta mano, contro i migranti, se non stare a guardare inermi, intontiti e attoniti ?
Che cosa facciamo quando i bulli sono gli Stati, le polizie, gli eserciti, i servizi segreti (vedi il caso Regeni) ? Altro che i tre porcellini ceceni...!

No, quel che mi ha colpito terribilmente è il fatto che molti ragazzi lì intorno filmassero e mandassero in rete la scena, mentre uno di loro veniva ucciso di botte.
(vedi anche sui giornali di oggi:http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2017/08/17/spagna_cucciolo_di_delfino_muore_tra_i_selfie_dei_bagnanti-68-634527.html
Pochi di loro avrebbero fatto lo stesso: agire non rientra nei loro parametri di vita, e neppure picchiare. Sono perlopiù ragazzi gentili, educati, civili (per quanto drogati di musica e coca).
Ma amano l'estasi della violenza, se altri te la offrono, si sentono vivi se la guardano, si mettono a fare i filmini per essere simultaneamente spettatori, registi e protagonisti virtuali della vita di altri.
Ed eccoci qui, tra passività e aggressione, tra indifferenza e spettacolo.
La nostra vita etica si svolge tra questi due estremi oggi, con un buco grande in mezzo.
E generazioni intere allo sbando.
Per non parlar dei grandi.








lunedì 14 agosto 2017

ad onor del vero

E' giunto il tempo anche per alcune ONG di riconoscere la trappola in cui erano finite e di doverla denunciare.
Uno scatto di dignità che le finalmente indotte a rifiutare di collaborare col nuovo nazismo targato Minniti-UE-sedicente governo della Libia.
Da qui la sospensione delle loro attività in mare e, come per miracolo, la sospensione degli sbarchi in Italia.
Dove stanno finendo i migranti ora ?
Respinti, direttamente trattenuti nei lager libici o, per chi ci prova comunque- con maggiori rischi di prima di non essere soccorsi e di finire sott'acqua.
E' un ricatto umanitario, è chiaro, ma è meglio -per una volta-non scegliere il male minore proseguendo a collaborare col male.

Le tre ONG non accettano così di fare un ulteriore passo verso la militarizzazione del loro intervento, già oltremodo 'embedded': MSF -da sola- non ha accettato le guardie armate a bordo, e -con le altre- si rifiuta di operare sotto la minaccia militare della guardia navale libica.
Dichiarano anche che non possono collaborare con la politica di respingimento, che costringe centinaia di migliaia di persone a stazionare nei lager libici o a tornare forzatamente in patria.
Se ci saranno altre persone da salvare e da portare in Italia, Minniti dovrà utilizzare le ONG ancora collaboranti (leggi: collaborazioniste) o navi dell'operazione Triton, civili o militari.
Ma è giusto che appaia chiaramente la natura militare e impositiva dell'operazione in corso, totalmente al di fuori di qualunque diritto costituzionale ed internazionale, e mirata a soltanto a tutelare le nostre coste, a tentare di limitare gli afflussi con la violenza militare e a soddisfare le richieste di una presunta maggioranza elettorale da conquistare.
Non è detto che le tre ONG reggeranno a lungo: troppi sono gli interessi in campo, ed anche i soldi.
Ma quel che hanno deciso in questi giorni va a loro onore e lascia ancora uno spiraglio perchè anch'esse non si trasformino del tutto in puro instrumentum regni.



venerdì 11 agosto 2017

nuove imprese sportive

Un bel ragazzo di diciannove anni ha ucciso due suoi coetanei a Orune.
Si trovava nel carcere minorile di Quartucciu da un annetto.
L'altro giorno ha appoggiato una scala telescopica al recinto, ha preso con sé delle caramelle, due magliette e due ricambi di mutande, ed è saltato oltre il muro, è evaso.
Ora l'hanno riacchiappato, nascosto in una chiesa, dopo vari disperati giri per le campagne.
Sarà rovinato definitivamente: gli daranno altre pene, oltre ai vent'anni eterni che già doveva scontare.
Ai suoi avvocati ha dichiarato che in carcere si annoiava, non si faceva nulla, non gli facevano neppure tagliare i capelli da un barbiere, e che là dentro stava impazzendo.
Possibile che non si trovino delle alternative al carcere per rimettere in vita dei giovani che, in un attimo della loro vita, hanno già commesso degli omicidi e rischiano di essere perduti ?

Ho visto avant'ieri dei filmati in tv: nel primo un centinaio di migranti urlavano e si esaltavano per aver saltato l'altissimo muro dell'enclave di Ceuta. Occhi spiritati e facce paonazze, hanno superato di corsa la frontiera doganale e sono entrati a forza in Europa.
Molti di loro saranno ripresi, ma intanto hanno sfondato la barriera, hanno sopravanzato le barriere, dopo mesi e mesi di attese, allenamenti, appostamenti, fallimenti.
Finalmente hanno vinto la gara, o almeno la manche.
Migliaia sono ancora lì, in territorio marocchino, in attesa.
Ci stanno riprovando ogni giorno, e lo faranno ancora.
Nel secondo filmato, una barca di migranti è giunta direttamente in spiaggia, tra i bagnanti e i vacanzieri, sbarcando di corsa, come in una gara di decathlon vikingo o un assalto di pirati.
Chissà dove sono finiti ora e dove finiranno...
Ma è possibile che non si trovino delle alternative a questo assurdo delirio ?

Qualche sera fa stavo guardando la finale dei 400 ostacoli femminili ai Mondiali di Londra.
La strafavorita, una bellissima nera bahamense di nome Miller, stava stracciando tutte le sue pur forti avversarie, quando -all'improvviso e senza scampo- una contrazione tetanica da eccesso di acido lattico l'ha bloccata, a soli 10 metri dall'arrivo e dalla sicura vittoria.
Nessuno poteva credere ai suoi occhi e lei stessa sembrava stupita, in preda a una forza che le impediva di correre, nonostante la sua volontà cercasse inutilmente di farla avanzare sulla pista.
Alle Olimpiadi di Rio, l'anno scorso, aveva battuto le sue avversarie, cadendo con tutto il corpo in avanti e sbattendo per terra al traguardo.
Qualche sera fa un altro recordman nero del Botswana, Makwala, che si preparava a vincere i 400 uomini in quasi totale sicurezza, è stato fermato dalla IAAF all'ingresso dello stadio perchè colpito da un virus gastroenterico e messo in quarantena.
Non ha potuto disputare la gara e ha perso la medaglia d'oro.
Possibile che da questi malinconici episodi ci possa venire però un insegnamento: per trovare alternative bisognerebbe smettere di correre e fermarci a vicenda, farla finita con questa gara dentro l'abisso, in cui alla fine perderemo tutti.
Sarebbe bene fermarsi, anche a costo di dichiararsi perdenti o di far fallire i giochi.
O almeno sospenderli, per un attimo, e guardarci dentro, e intorno.
Per esempio, allarmarci profondamente per tutto questo calore insano che ci avvolge, non accontentarci del ritorno del maestrale.
Riconsiderare il nostro rapporto con il mondo che ci attornia e che sta male.
Darci ancora un po' di tempo, parlarci su, e cambiare rotta.
Ma perchè rovinarci l'estate ?
Ma cosa sto dicendo ? E a chi ?
















giovedì 10 agosto 2017

nota bene

La migrazione è un processo inarrestabile e va affrontato in quanto tale.
Non ha senso e ci complica le cose prendersela con i migranti o con i trafficanti o con le ONG, con leggi o provvedimenti ad hoc.
La soluzione, a valle, c'è, l'unica legge che ci sarebbe da fare: rendere legale e gestire regolarmente il trasbordo, togliendolo sia agli schiavisti che ai salvatori.
Ma ci servono gli uni e gli altri, e i migranti servono ad entrambi. Quindi, niente.

Altra frase che non serve a nulla, se non a mistificare: 'aiutiamoli a casa loro'.
Come se il problema di casa loro non fossimo proprio noi.
Il problema di casa loro è a casa nostra: sono i nostri stili di vita, le predazioni coloniali di ieri e di oggi, gli inquinamenti e i cambiamenti climatici, le guerre: tutto questo crea -forzatamente- l'esodo.
Loro partono e scappano da lì, ma i problemi partono da qui.

Altro non senso: continuare a distinguere tra migranti legittimi ed 'economici'.
Le migrazioni, soprattutto le nostre, sono sempre state economiche.
Paragonare i morti di Marcinelle agli esuli di oggi espone un nervo scoperto.
Dà fastidio ricordare le nostre emigrazioni, non certo dettate da guerre o disastri climatici.
Gli italiani sono decine e decine di milioni in tutto il mondo.

Altra pericolosissima svista: pensare di risolvere la faccenda di nuovo con i respingimenti a monte.
Per uno che ne dissuadi definitivamente (e poi, perchè ?), sette la ritenteranno di continuo, e due si incazzeranno con noi ancora di più e alla prima occasione si voteranno all'Isis e ci combineranno altri attentati appena arriveranno qui.
Ma forse anche questo serve al potere dominante: il terrore, sì.

Altra parola che va di moda: accoglienza sostenibile.
Visto che lo sviluppo sostenibile (che proteggerebbe loro da noi) non si può fare, siamo passati all'accoglienza sostenibile (quella che, come sempre, protegge noi da loro).
Troppo facile, cari lombardo-veneti del menga.
L'accoglienza è insostenibile e disumana, sì, ma per quei poveracci.
O pensiamo che gli faccia piacere starsene in paesetti isolati, in strutture stracolme e disorganizzate, senza soldi, circondati da poliziotti e diffidenza, in attesa di fare gli spacciatori, gli spazzini o gli espulsi ?








mercoledì 9 agosto 2017

tutti giù per terra

Qualche tempo fa ho trovato tra i rifiuti una bella sfilza di eleganti mensole di vetro verde chiaro.
Qualche giorno fa siamo andati da Cfadda ed abbiamo comprato degli appoggi a tassello per montarne qualcuna a casa.
Quella in cucina dovrebbe reggere 40 chili, ci ho messo sopra qualche piatto in prova e per ora, dopo tre giorni, regge. Lo stesso per quella da 20 in bagno, che però deve sostenere solo il peso di shampoo e spazzole. Una da 20 regge poi una ventina di libri in camera da letto: attenderò sino a domani per dichiarare vittoria anche su quella.
Abbiamo provato allora a mettere tre altre mensole nell'atrio, e ci ho appoggiato alcuni miei autori preferiti: Murakami, Roth, Auster, Kureishi, Kafka, Coetzee, McCarthy, Pamuk, Munro, Barnes.
Ho valutato una ventina di chili e le ho messe alla prova.
Non superata: questo pomeriggio, mentre riposavo, sono crollate simultaneamente tutt'e tre.
Anzi, quella più in alto, credo, è caduta su quella di mezzo, che è crollata su quella di sotto, trascinandola giù miseramente.
Alcune viti sono uscite dai tasselli, due tasselli sono usciti dal muro, quattro aggeggi di plastica si sono piegati. Sovraccarico.
Uno spettacolo catastrofico, tragicomico, un castello di libri e vetro come squassato da un sisma..
Ne ho salvato solo una e ci sto riprovando con meno cultura sopra. Vediamo se ce la farà almeno questa.

La storia delle mensole è una buona metafora per parlare di me in questi ultimi tempi.
Ho esagerato, e mi sento sovraccarico.
Qualche tassello ha ceduto dentro di me.
Mi sento saturo di relazioni e incontri, ed emerge un chiaro bisogno di maggiori distanze e intervalli.
Piegato da un'estate cagliar-africana, azzannata da un caldo feroce, che toglie il fiato e ti fa sudare l'anima.
Oppresso da una bassa pressione, insieme climatica e nervosa, che fischia nelle orecchie e invita solo a dormire o a metterti in bocca al ventilatore, nient'altro.
Coinvolto da libri e letture complesse, immerso in un confondente labirinto illudetico di scritture cangianti.
Circondato da un mondo piccolo in cui -direbbe Heidegger- si vive, si chiacchiera, ci si diverte,si va a cuocersi in spiaggia, ma che non mi ha mai preso, non mi prende, anzi, ve lo devo proprio confermare: mi annoia a morte.
E da un mondo grande sempre più devastato dalla guerra e dall'avanzare del deserto.

Insomma, sto provando a stare vivo, e ci proverò ancora.
Questi ultimissimi anni sono stati i più belli e i meno tristi per me, almeno degli ultimi dieci.
Ma in giorni come questi risalgono depressione e inquietudine e mi vien voglia di tornare a fare il morto.
Almeno (per) un po'.

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martedì 8 agosto 2017

tuono di mezzanotte

Una lettera muta.

...Perchè Caterina non sa, non sa davvero che cosa scriverà in quella lettera, sa soltanto che si concederà la soddisfazione di sottolineare il commiato.
Traccia rapidamente due righe, rilegge, depone la penna: le manca il sostegno di un grande dolore o per lo meno di una profonda emozione che la porti a manifestare il proprio scontento con frasi inequivocabili, forse risolutive -oppure frasi che espongano una rassicurante contraddizione, il genere di frasi appassionate, ma a doppio taglio, che si dovrebbero leggere soltanto di notte, a bassa voce, rivolgendosi all'oscurità ormai scesa, con la passione, in fondo al cortile -una voce sempre sul punto di tacere e di svanire nel silenzio.
Caterina dubita che qualcuno abbia voglia di ascoltare la sua voce triste che legge le gravi espressioni di un malcontento apparentemente ingiustificato -in verità, quelle che ha scritto non le sembrano ragioni vincenti, e neanche legittime forse, e in nessun caso spiegano la lettera in programma, quella che vorrebbe scrivere in quella stessa notte prima che si affievolisca il rancore.
'Chissà a che cosa pensano tutti quelli che se ne stanno ritirati nelle loro stanze dietro il fragile riparo dei vetri ?' si chiede Caterina. 'Forse cercano semplicemente di rocrdare quello che hanno dimenticato, e non sanno neppure quale forma avesse quella cosa, quale colore o suono o importanza, sanno soltanto che si allontana nel tempo una cosa da cui non sono certi di volersi separare'.
Molte voci segrete sussurrano nell'oscurità e nel silenzio della notte; sono fiati che nessuno più ascolta, troppo sottili per sopraffare le necessità perentorie che Caterina crede sia il suo presente -eppure basterebbe un momento di silenzio, solo un momento, per udire i sussurri di tutte le forme lievi che si allontanano ormai prive di vita e perfino della fragile apparenza di un ricordo.
Caterina apre la finestra e respira l'aria della notte satura di ombra e di silenzio. Là in basso, vede muoversi nell'oscurità una figura di bambino che cammina come se non avesse una meta precisa -adesso esce dal cancello- e adesso cerca di nascondersi qua e là nell'ombra mobile e densa degli alberi del viale, come cercasse di scomparire.
'E' soltanto un bambino,' mormora Caterina, 'Dove vorrebbe rifugiarsi a quest'ora di notte ?'
Ma all'improvviso, dall'oscurità che adesso circonda questa parte della Terra, precipita contro di lei e la percuote una violenta catastrofe sonora in forma di tuono, un cupo boato che segna esattamente la mezzanotte spaventando i cuori svegli e tormentando i dormienti.
Caterina si trova in balia di quell'esplosione senza lampi e senza pioggia, mentre un'onda di fosforescente luce lunare risale dal pavimento del cortile dove prima si era adagiata in conche di polvere bianca – e quando la notte si è acquietata nel consueto silenzio, le sembra di essere stata sola ad accogliere, con emozione e spavento, la catastrofe sonora che ha invaso lo spazio un attimo prima della mezzanotte -la sola a esplorare con lo sguardo un cielo senza neppure una nube che giustifichi quell'esagerato annuncio di tempesta.
Forse è stato soltanto il sussulto di un brusco risveglio a causa di quel fragore inaspettato che ora le torna in mente, anche se, in questa stagione, a mezzanotte, con il cielo sereno, nessuno potrebbe credere a un fenomeno temporalesco di tale portata.
Comunque, Caterina riprende la penna che le è caduta di mano, la sua penna Parker di lusso, e alla fine della pagina vuota scrive l'unico messaggio possibile: la lettera più silenziosa dell'alfabeto -una h come per ahimè, seguita da un punto interrogativo: ' h ? '


(Carla Vasio, Tuono di mezzanotte, Nottetempo, 2017) 

domenica 6 agosto 2017

poveri ragazzi ! post numero 1000 !!!

I ragazzini e gli adolescenti sono oggi in gran parte solo dei poveri rincoglioniti (più o meno, peraltro, come gran parte degli adulti, ben più responsabili di loro dell'idiozia di entrambi).

Essere giovani al momento, e temo anche per il prossimo futuro, significa di fatto:
-dimostrare una volta per tutte la totale inutilità e nocività della scolarizzazione forzata di massa: il livello di ignoranza culturale e di disinteresse verso le cose del mondo è altissimo, deprimente e sconfortante; patrimonio linguistico minimo, conoscenza terminologico-sintattica limitatissima, capacità di scritttura e di critica sotto qualunque media del passato;

-dimostrare una volta per tutte la pervasività diabolica degli ammalianti e semplici dispositivi mediatici e informatici in cui essi sono totalmente e diuturnamente immersi; l'analfabetismo relazionale, la maleducazione senza colpa e senza rimorso, sino al vero e proprio isolamento in cuffia si costruiscono in loro attraverso il narcisismo autoreferenziale dei selfies e delle esibizioni in rete, sede di incontri virtuali sostitutivi e continuamente, reciprocamente dati in pasto e taggati; in relazione a questo la disponibilità alla violenza sessuale, spesso filmata e correlata alla sempre più precoce attenzione ai siti pornografici; violenza, cinismo e disincanto che peraltro vanno spesso insieme, nella più tragica inconsapevolezza emotiva, con sentimentalismi e sdolcinatezze, come nella migliore soap-opera;

-dimostrare una volta per tutte il fallimento dell'educazione familiare, sia nella sua variante autoritaria che in quella permissiva; il rapporto col potere e col conflitto resta irrisolto e non affrontato, oppure gestito con violenza e insensatezza; la totale dipendenza del ragazzo e del giovane dalla famiglia e dai genitori (in termini economici e logistici) viene compensata da dinamiche abbandoniche, falsamente autonomizzanti; o da altre fintamente paritarie e amicali tra generazioni e ruoli asimmetrici; o da relazioni ancora improntate al dominio e all'obbedienza e/o alla cura invischiante e controllante;

-dimostrare una volta per tutte la manipolazione e l'inquinamento dei corpi giovanili, sia attraverso le mode e i gadget del vestiario (shopping compulsivo e imitativo), sia attraverso la corruzione dei gusti e delle scelte alimentari (che vanno da anoressia-rifiuto a sfrenatezza-bulimia); ma anche attraverso il doping acustico-musicale e visivo, quando non direttamente e apertamente tossico (alcool, droghe...); ed attraverso, infine, il divismo sportivo, il palestrismo, i culti cosmetici ed autoimmunizzanti (con contro-effetti-paradosso (sindromi autoimmunitarie); e tutto questo insieme ad una sempre più evidente imbranatura fisica, debolezza di salute, fragilità psichiche, paure profonde e panico nelle vicende quotidiane ed ordinarie.

Insomma, un vero disastro, una catastrofe senza precedenti, apparentemente irreversibile e incorreggibile, perlomeno su scala di massa.
Non vedo come si possa più affrontare -da educatori- tutto questo.

Se non offrendo delle nicchie alternative, che perlomeno facciano balenare qualche altra modalità di vivere, di incontrarsi, di conoscere e di stare nel mondo.


bene o male, ci fregano sempre...

La guerra in corso, quella che produce migrazioni e che fa guerra ai migranti che produce, si avvita sempre più rapidamente e inesorabilmente nella sua catastrofica spirale di assurdità e violenza.

Gli stati procedono improvvisando in ordine sparso, ognuno pemsando unicamente ai suoi interessi parziali e temporanei.
L'Italia si è infilata in una gabbia dorata, di cui gode gli onori e i profitti, ma di cui vorrebbe evitare gli oneri e i costi (soprattutto elettorali).
In questa luce va letta l'ennesima trovata delle navi militari inviate ad aiutare i libici per ridurre le partenze e gli sbarchi. Siamo davanti ad una nuova forma di terribile politica dei respingimenti.
Il che porterà a scontri armati continui in cui i migranti si verranno a trovare tra i tiri incrociati dei militari e dei poliziotti, ancora più pericolosi per la loro vita dei trafficanti e delle onde.
Sempre che poi questo non scateni addirittura, ma non improbabilmente, altri veri e propri scontri armati tra i militari italiani e le forze aeree e navali cirenaiche o di chissà chi.
Una guerra vera e propria è già in corso, ai confini delle nostre stesse acque territoriali.

In contapposzione, ma anche in collusione a tutto questo, si muovono i salmoni a pagamento delle ONG di salvamento.
Ormai è palese che varie ONG fanno affari, fanno accordi con i trafficanti, si spartiscono il mercato fiorente dei corpi e delle anime, funerali inclusi.
Anche perchè lavorano a cottimo (più migranti salvano, più soldi ricevono).
Non mi pare un sistema che possa favorire l'onestà di nessuno.
Anche qui l'Italia si sta evidenziando per la sua strana agitazione ed ansia di sprovveduto controllo, che pare però non rivolto verso il magna magna delle cooperative nazionali, tutte in quota PD o AP (non è un caso che Alfano si aggiri da tempo proprio tra Interni ed Esteri, e non certo per le sue capacità, ancora inespresse).

Il male: come si presenta e si organizza bene... accipicchia !



mercoledì 2 agosto 2017

comunità che vengono

Giornata dedicata a riflessioni su Individuale e Comune, parte importante di Illudetica, il nuovo libro che inizia a muoversi anche fuori di me, dopo essersi mosso a lungo dentro.
Comunità che viene, comunità inoperosa, comunità inconfessabile, communitas: mi aggiro tra i testi, già letti e riletti o nuovi, e cerco di muovermi in questo labirinto.
Alcune cose mi sono chiare di quel che penso e di quel che pensano gli altri che leggo.
Altre, sia mie che loro, restano molto oscure (forse anche per loro, non solo per me).
Insisterò.

Intanto, i pastori sardi si aggirano tra i bar, dopo aver tentato un'altra manifestazione sotto la Regione.
Sono alla fame, il latte non viene pagato il giusto, c'è siccità, la produzione scende ed anche le vendite sono in calo. Un mondo intero, centrale per l'isola, è in ginocchio, dopo decenni di assistenzialismo e industrializzazione forzata (e fallita).
Ora i pastori vengono a urlare in città, sono ricevuti dagli assessori di turno, e torneranno ai loro ovili, dopo essersi bevuti una birra.

Al giardinetto, decine di neri sostano all'ombra, come se fossero al loro villaggio.
Parlano, in eterna attesa di qualcosa. Dormono, gesticolano, si sdraiano, si tolgono le ciabatte e si sventolano.
Stiamo predisponendo sul mare l'insano progetto che tenta di fermarne l'afflusso.
Non funzionerà, milioni di persone si stanno muovendo verso di noi.
Intanto, la comunità dei migranti, quelli che sono già qui, sta sotto i miei stessi grandi, enormi alberi.
Non sappiamo cosa fare gli uni degli altri, che dirci. O, almeno, io non lo so.
Ma sappiamo di esistere, qui e ora, io, noi e loro.

martedì 1 agosto 2017

prendendo la luna a san sperate

Ma di una cosa sono certo: qualcuno cercherà di impedirvi di portare a termine la Missione, perchè chi odia il mondo non tollera che qualcuno tenti di aiutarlo o salvarlo. Vogliono solo che sopravviva, per ucciderlo loro al momento giusto.

Ho analizzato altri tipi di sogni. Dopo il Trisogno ho studiato il Quadrisogno e il Polisogno. E'stata una ricerca deludente. Se più di tre persone fanno lo stesso sogno, nasce un partito politico, o una setta satanica, o un'associazione di Psichiatri Canoisti, ma non ne deriva nulla di profetico.
Ho trovato molto più interessanti altri tipi di sogni, ad esempio il sogno erotico Pink e quello Blue.
In quello Pink si hanno polluzioni notturne, respirazione affannosa, e rimpianto quando ci si sveglia, oppure sollievo se sogniamo di accoppiarci con una nutria gigante.
Invece nel sogno erotico Blue si resta per tutta la vita innamorati della persona sognata. La persona può anche essere un volto sconosciuto e che non incontreremo mai, ma spesso è una persona che non c'è più, che rivediamo e ribaciamo et cetera. Il risveglio è assai doloroso.
Ma ultimamente le mie ricerche sono rivolte al sogno Matrioska, in cui si incastrano una dentro l'altra diverse fasi oniriche. Cioè si sogna il risveglio poi ci si accorge che siamo dentro al sogno poi ci si risveglia credendo di tornare alla realtà invece siamo ancora nel sogno et cetera.
Se questo meccanismo si ripete più di centouno volte, allora vuol dire che siamo morti.

Il capo Chiomadoro, al suono del Requiem in do minore di Cherubini, fece il suo ingresso e si sedette. E così parlò:
'Guardate questa sala: E' la stessa in cui si riunivano i nostri predecessori, cinquecento anni fa. Sembra che il tempo si sia fermato. E magari fosse così. Il nostro potere è sempre grande. Ma oggi più che mai dobbiamo difenderlo. Siamo riuniti, ognuno di noi rappresenta una teocrazia, una tecnocrazia, una bancocrazia, una ludocrazia, una mediocrazia o una di quelle amicali associazioni per il profitto che i mediocri chiamano mafie.
Ognuno di voi ha l'onore e la responsabilità di guardare il mondo dall'alto. So che qualcuno ha nuove idee da proporre, ma anche io ne ho una: udite udite, la mia nuova idea è di tornare alle vecchie idee. Alle regole, ai riti, agli arbitrii che creano ciò di cui abbiamo bisogno: IL RANCORE.
C'è un meraviglioso giacimento di odio e rancore nel cuore degli uomini. Noi, restando invisibili, dobbiamo indirizzare questo rancore verso i visibili, soprattutto i più deboli.
Il virus dell'odio è sempre stata la paura, e oggi siamo troppo timidi nell'usarla. Abbiamo inventato nuovi, seducenti, spettacolari , educati modi per costringere la gente a obbedirci.
Ma dobbiamo ogni volta giustificare le nostre azioni, fingere legalità, render conto a moralisti e politicanti. Basta!
Io voglio che i riti degli Annibaliani ritornino. Voglio che il passato riapra il suo libro di terrore. Voglio che il nostro potere non sia limitato, ma invocato. Che i nostri sudditi chiedano di sponatena volontà roghi, muri, crimini. Che dormano col fucile sotto il cuscino. Ci sono ancora Giusti sulla terra che possano contrastarci ? Io credo di no, ma se esistessero dobbiamo sterminarli, e cancellare chi crede in loro. Il nostro Dio Tremendo ci guida. Non ci importa se esistono altre copie di Dio, dobbiamo tornare a un solo Dio per tutti. Noi siamo Dio.
(Applausi).

Centro commerciale Butterman.

O gioia dell'acquisto o vicinanza umana o comune anelito, incolonnati all'altare della Merce come fedeli davanti alla Comunione, verbum seitan factum est e dacci oggi il nostro pane quotidiano, ma anche grissini e cracker e pandori e fette biscottate.
E acquistando più del necessario
e spendendo più del risparmiato
e accettando l'offerta e l'occasione verremo mondati dal peccato originale, l'antica trasgressione nell'Eden ove tutto era immeritatamente gratis, e i nostri cuori pulsano pieni di riconoscenza perchè il paradiso ora è veramente terrestre, è qui davanti a noi, giardino di Delizie perenni, di infinità varietà e inesauribile assortimento, adeste fideles, con l'oro del contante, l'incenso del bancomat e la mirra dei bollini sconto, noi ci inchiniamo davanti alle molteplici Casse, ove ci giudicheranno i Sacri codici a barre.
Avanti! Spingiamo il pesante carrello che testimonia la nostra buona volontà, il desiderio che l'Umanità continui sulla strada della redenzione, della nutrizione, della produzione, mente in fila rassegnata o irosa aspettiamo di pagare il Dovuto attendendo la parola che ci assolverà:
'Vuole una busta ?'.


(Qualche sera fa, in una grande lolla di una splendida casa campidanese a San Sperate, abbiamo assistito alla presentazione di 'Prendiluna', di Stefano Benni).

triadiche tragedie

Si delinea in questa torrida estate con chiarezza una prima connessione tragica e rapidissima della catastrofe climatica: la triade siccità-crisi della produzione agricola-incendi si manifesta, in Italia e soprattutto in Sardegna, in tutta la sua potenza devastatrice, seppur iniziale.
Quel che avverrà nei prossimi anni renderà tutto questo cronico e ben peggiore di oggi.
Quel che (non) stupisce è che ancora una volta non si valutino le questioni di fondo, ma si rincorrano soltanto (o meglio, si venga rincorsi dalle) cosiddette 'emergenze'.
E si riesca solo a fronteggiare queste, e nient'altro, e per ora, e a malapena.
Corsi e rin-corsi storici, dentro una palla di fuoco.

Si delinea in questa violenta estate con chiarezza una prima connessione tragica e rapidissima della catastrofe sociale: la triade Stato-repressione politica-guerra civile si manifesta, nel mondo ma soprattutto in Venezuela, Siria e Libia, in tutta la sua potenza devastatrice, seppur iniziale.
Quel che avverrà nei prossimi anni, anche nei paesi occidentali, renderà tutto questo cronico e ben peggiore di oggi.
La fine delle democrazie parlamentari si riverbera nel ritorno a regimi dittatoriali oppressivi ed accentrati, a veri e propri stati di polizia e di guerra permanenti; la catastrofe del diritto e dei diritti, foglie di fico della violenza strutturale sempre in campo e ben salda, ne rivela la verità e la portanza per qualunque politica a venire.
Corsi e ricorsi storici, dentro una sfera di morte.

Si delinea in questa allucinante estate con chiarezza una prima connessione tragica e rapidissima della catastrofe economica: la triade lavoro-precarietà-disoccupazione si manifesta in tutta la sua potenza devastatrice, seppur iniziale.
Quel che avverrà nei prossimi anni renderà tutto questo cronico e ben peggiore di oggi.
La fine del lavoro stabile e retribuito si accentua nel boom dei part-time estivi, propagandati come vero lavoro; la mera difesa dei già garantiti si scuda sempre più contro le possibilità dei giovani, e mette a repentaglio la stessa sicurezza sociale di chi comunque lavora.
Stiamo vivendo soltanto sui soldi di chi sta per andarsene.
E quando a generazioni senza pensione succederanno generazioni senza lavoro sapremo che, dopo esserci ammazzati di lavoro per secoli, moriremo per averlo ammazzato.
Nuovi corsi, che sanno di preistorico e post-umano insieme, ci aspettano.