mercoledì 9 agosto 2017

tutti giù per terra

Qualche tempo fa ho trovato tra i rifiuti una bella sfilza di eleganti mensole di vetro verde chiaro.
Qualche giorno fa siamo andati da Cfadda ed abbiamo comprato degli appoggi a tassello per montarne qualcuna a casa.
Quella in cucina dovrebbe reggere 40 chili, ci ho messo sopra qualche piatto in prova e per ora, dopo tre giorni, regge. Lo stesso per quella da 20 in bagno, che però deve sostenere solo il peso di shampoo e spazzole. Una da 20 regge poi una ventina di libri in camera da letto: attenderò sino a domani per dichiarare vittoria anche su quella.
Abbiamo provato allora a mettere tre altre mensole nell'atrio, e ci ho appoggiato alcuni miei autori preferiti: Murakami, Roth, Auster, Kureishi, Kafka, Coetzee, McCarthy, Pamuk, Munro, Barnes.
Ho valutato una ventina di chili e le ho messe alla prova.
Non superata: questo pomeriggio, mentre riposavo, sono crollate simultaneamente tutt'e tre.
Anzi, quella più in alto, credo, è caduta su quella di mezzo, che è crollata su quella di sotto, trascinandola giù miseramente.
Alcune viti sono uscite dai tasselli, due tasselli sono usciti dal muro, quattro aggeggi di plastica si sono piegati. Sovraccarico.
Uno spettacolo catastrofico, tragicomico, un castello di libri e vetro come squassato da un sisma..
Ne ho salvato solo una e ci sto riprovando con meno cultura sopra. Vediamo se ce la farà almeno questa.

La storia delle mensole è una buona metafora per parlare di me in questi ultimi tempi.
Ho esagerato, e mi sento sovraccarico.
Qualche tassello ha ceduto dentro di me.
Mi sento saturo di relazioni e incontri, ed emerge un chiaro bisogno di maggiori distanze e intervalli.
Piegato da un'estate cagliar-africana, azzannata da un caldo feroce, che toglie il fiato e ti fa sudare l'anima.
Oppresso da una bassa pressione, insieme climatica e nervosa, che fischia nelle orecchie e invita solo a dormire o a metterti in bocca al ventilatore, nient'altro.
Coinvolto da libri e letture complesse, immerso in un confondente labirinto illudetico di scritture cangianti.
Circondato da un mondo piccolo in cui -direbbe Heidegger- si vive, si chiacchiera, ci si diverte,si va a cuocersi in spiaggia, ma che non mi ha mai preso, non mi prende, anzi, ve lo devo proprio confermare: mi annoia a morte.
E da un mondo grande sempre più devastato dalla guerra e dall'avanzare del deserto.

Insomma, sto provando a stare vivo, e ci proverò ancora.
Questi ultimissimi anni sono stati i più belli e i meno tristi per me, almeno degli ultimi dieci.
Ma in giorni come questi risalgono depressione e inquietudine e mi vien voglia di tornare a fare il morto.
Almeno (per) un po'.

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