Qualche tempo fa ho trovato tra i
rifiuti una bella sfilza di eleganti mensole di vetro verde chiaro.
Qualche giorno fa siamo andati da
Cfadda ed abbiamo comprato degli appoggi a tassello per montarne
qualcuna a casa.
Quella in cucina dovrebbe reggere 40
chili, ci ho messo sopra qualche piatto in prova e per ora, dopo tre
giorni, regge. Lo stesso per quella da 20 in bagno, che però deve
sostenere solo il peso di shampoo e spazzole. Una da 20 regge poi una
ventina di libri in camera da letto: attenderò sino a domani per
dichiarare vittoria anche su quella.
Abbiamo provato allora a mettere tre
altre mensole nell'atrio, e ci ho appoggiato alcuni miei autori
preferiti: Murakami, Roth, Auster, Kureishi, Kafka, Coetzee,
McCarthy, Pamuk, Munro, Barnes.
Ho valutato una ventina di chili e le
ho messe alla prova.
Non superata: questo pomeriggio, mentre
riposavo, sono crollate simultaneamente tutt'e tre.
Anzi, quella più in alto, credo, è
caduta su quella di mezzo, che è crollata su quella di sotto,
trascinandola giù miseramente.
Alcune viti sono uscite dai tasselli,
due tasselli sono usciti dal muro, quattro aggeggi di plastica si
sono piegati. Sovraccarico.
Uno spettacolo catastrofico,
tragicomico, un castello di libri e vetro come squassato da un
sisma..
Ne ho salvato solo una e ci sto
riprovando con meno cultura sopra. Vediamo se ce la farà almeno
questa.
La storia delle mensole è una buona
metafora per parlare di me in questi ultimi tempi.
Ho esagerato, e mi sento sovraccarico.
Qualche tassello ha ceduto dentro di
me.
Mi sento saturo di relazioni e
incontri, ed emerge un chiaro bisogno di maggiori distanze e
intervalli.
Piegato da un'estate cagliar-africana,
azzannata da un caldo feroce, che toglie il fiato e ti fa sudare
l'anima.
Oppresso da una bassa pressione,
insieme climatica e nervosa, che fischia nelle orecchie e invita
solo a dormire o a metterti in bocca al ventilatore, nient'altro.
Coinvolto da libri e letture complesse,
immerso in un confondente labirinto illudetico di scritture
cangianti.
Circondato da un mondo piccolo in cui
-direbbe Heidegger- si vive, si chiacchiera, ci si diverte,si va a
cuocersi in spiaggia, ma che non mi ha mai preso, non mi prende,
anzi, ve lo devo proprio confermare: mi annoia a morte.
E da un mondo grande sempre più
devastato dalla guerra e dall'avanzare del deserto.
Insomma, sto provando a stare vivo, e
ci proverò ancora.
Questi ultimissimi anni sono stati i
più belli e i meno tristi per me, almeno degli ultimi dieci.
Ma in giorni come questi risalgono
depressione e inquietudine e mi vien voglia di tornare a fare il
morto.
Almeno (per) un po'.
.
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