martedì 1 agosto 2017

triadiche tragedie

Si delinea in questa torrida estate con chiarezza una prima connessione tragica e rapidissima della catastrofe climatica: la triade siccità-crisi della produzione agricola-incendi si manifesta, in Italia e soprattutto in Sardegna, in tutta la sua potenza devastatrice, seppur iniziale.
Quel che avverrà nei prossimi anni renderà tutto questo cronico e ben peggiore di oggi.
Quel che (non) stupisce è che ancora una volta non si valutino le questioni di fondo, ma si rincorrano soltanto (o meglio, si venga rincorsi dalle) cosiddette 'emergenze'.
E si riesca solo a fronteggiare queste, e nient'altro, e per ora, e a malapena.
Corsi e rin-corsi storici, dentro una palla di fuoco.

Si delinea in questa violenta estate con chiarezza una prima connessione tragica e rapidissima della catastrofe sociale: la triade Stato-repressione politica-guerra civile si manifesta, nel mondo ma soprattutto in Venezuela, Siria e Libia, in tutta la sua potenza devastatrice, seppur iniziale.
Quel che avverrà nei prossimi anni, anche nei paesi occidentali, renderà tutto questo cronico e ben peggiore di oggi.
La fine delle democrazie parlamentari si riverbera nel ritorno a regimi dittatoriali oppressivi ed accentrati, a veri e propri stati di polizia e di guerra permanenti; la catastrofe del diritto e dei diritti, foglie di fico della violenza strutturale sempre in campo e ben salda, ne rivela la verità e la portanza per qualunque politica a venire.
Corsi e ricorsi storici, dentro una sfera di morte.

Si delinea in questa allucinante estate con chiarezza una prima connessione tragica e rapidissima della catastrofe economica: la triade lavoro-precarietà-disoccupazione si manifesta in tutta la sua potenza devastatrice, seppur iniziale.
Quel che avverrà nei prossimi anni renderà tutto questo cronico e ben peggiore di oggi.
La fine del lavoro stabile e retribuito si accentua nel boom dei part-time estivi, propagandati come vero lavoro; la mera difesa dei già garantiti si scuda sempre più contro le possibilità dei giovani, e mette a repentaglio la stessa sicurezza sociale di chi comunque lavora.
Stiamo vivendo soltanto sui soldi di chi sta per andarsene.
E quando a generazioni senza pensione succederanno generazioni senza lavoro sapremo che, dopo esserci ammazzati di lavoro per secoli, moriremo per averlo ammazzato.
Nuovi corsi, che sanno di preistorico e post-umano insieme, ci aspettano.



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