Un bel ragazzo di diciannove anni ha
ucciso due suoi coetanei a Orune.
Si trovava nel carcere minorile di
Quartucciu da un annetto.
L'altro giorno ha appoggiato una scala
telescopica al recinto, ha preso con sé delle caramelle, due
magliette e due ricambi di mutande, ed è saltato oltre il muro, è
evaso.
Ora l'hanno riacchiappato, nascosto in
una chiesa, dopo vari disperati giri per le campagne.
Sarà rovinato definitivamente: gli
daranno altre pene, oltre ai vent'anni eterni che già doveva
scontare.
Ai suoi avvocati ha dichiarato che in
carcere si annoiava, non si faceva nulla, non gli facevano neppure
tagliare i capelli da un barbiere, e che là dentro stava impazzendo.
Possibile che non si trovino delle
alternative al carcere per rimettere in vita dei giovani che, in un
attimo della loro vita, hanno già commesso degli omicidi e rischiano
di essere perduti ?
Ho visto avant'ieri dei filmati in tv:
nel primo un centinaio di migranti urlavano e si esaltavano per aver
saltato l'altissimo muro dell'enclave di Ceuta. Occhi spiritati e
facce paonazze, hanno superato di corsa la frontiera doganale e sono
entrati a forza in Europa.
Molti di loro saranno ripresi, ma
intanto hanno sfondato la barriera, hanno sopravanzato le barriere,
dopo mesi e mesi di attese, allenamenti, appostamenti, fallimenti.
Finalmente hanno vinto la gara, o
almeno la manche.
Migliaia sono ancora lì, in territorio
marocchino, in attesa.
Ci stanno riprovando ogni giorno, e lo
faranno ancora.
Nel secondo filmato, una barca di
migranti è giunta direttamente in spiaggia, tra i bagnanti e i
vacanzieri, sbarcando di corsa, come in una gara di decathlon vikingo
o un assalto di pirati.
Chissà dove sono finiti ora e dove
finiranno...
Ma è possibile che non si trovino
delle alternative a questo assurdo delirio ?
Qualche sera fa stavo guardando la
finale dei 400 ostacoli femminili ai Mondiali di Londra.
La strafavorita, una bellissima nera
bahamense di nome Miller, stava stracciando tutte le sue pur forti
avversarie, quando -all'improvviso e senza scampo- una contrazione
tetanica da eccesso di acido lattico l'ha bloccata, a soli 10 metri
dall'arrivo e dalla sicura vittoria.
Nessuno poteva credere ai suoi occhi e
lei stessa sembrava stupita, in preda a una forza che le impediva di
correre, nonostante la sua volontà cercasse inutilmente di farla
avanzare sulla pista.
Alle Olimpiadi di Rio, l'anno scorso,
aveva battuto le sue avversarie, cadendo con tutto il corpo in avanti
e sbattendo per terra al traguardo.
Qualche sera fa un altro recordman nero
del Botswana, Makwala, che si preparava a vincere i 400 uomini in
quasi totale sicurezza, è stato fermato dalla IAAF all'ingresso
dello stadio perchè colpito da un virus gastroenterico e messo in
quarantena.
Non ha potuto disputare la gara e ha
perso la medaglia d'oro.
Possibile che da questi malinconici
episodi ci possa venire però un insegnamento: per trovare
alternative bisognerebbe smettere di correre e fermarci a vicenda,
farla finita con questa gara dentro l'abisso, in cui alla fine
perderemo tutti.
Sarebbe bene fermarsi, anche a costo di
dichiararsi perdenti o di far fallire i giochi.
O almeno sospenderli, per un attimo, e
guardarci dentro, e intorno.
Per esempio, allarmarci profondamente
per tutto questo calore insano che ci avvolge, non accontentarci del
ritorno del maestrale.
Riconsiderare il nostro rapporto con il
mondo che ci attornia e che sta male.
Darci ancora un po' di tempo, parlarci
su, e cambiare rotta.
Ma perchè rovinarci l'estate ?
Ma cosa sto dicendo ? E a chi ?
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