lunedì 11 marzo 2024

gattopardi tra noi

 

La terza strada, che non possiede giustificazioni preliminari,è tuttavia la più efficace, e consiste in una visita personale di Vostra maestà, con la forza militare di cui ho parlato sopra, in uno dei Regni che si sceglierà come terreno di esperimento: occorrerebbe far suscitare un gran tumulto popolare e, sotto il pretesto di reprimerlo, e allo scopo di riportare la calma ed evitare una ripresa dei disordini, emanare leggi come se si trattasse di un Paese conquistato...

(Memoriale segreto del duca di Olivares al re di Spagna Filippo IV, 25 dicembre 1624)


Niente di nuovo sotto il sole (o sul fronte occidentale, se preferite).

Questo illuminante ed attualissimo brano lo si ritrova quale epigrafe iniziale in  'Generazione Settanta. Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982) di Miguel Gotor.

Un libro corposo, documentatissimo, equilibrato e spietato sugli anni che ho vissuto nell'infanzia e nella mia prima giovinezza, sino alla mia maggiore età di ventunenne di allora.

Ci si rende conto, leggendolo, che -per quanto si potesse essere informati, consapevoli, politicizzati ed edotti- quel che davvero avveniva -nel presente ed in profondità- risultava coperto, intricatissimo, incomprensibile ed inconosciuto.

La storia e le storie che passavano sui giornali -per quanto orribili ed inquietanti potessero apparire a me ed ai più- avevano davvero poco a che fare con i tragici disegni, le disumane strategie, le squallide brutture e le inopinate collusioni che sottostavano alle notizie che pubblicamente venivano fatte passare come vere e indubitabili, ma soprattutto rispetto alle dichiarazioni ufficiali dei politici e degli statisti di allora (e di oggi).

E non ci si può, dopo averlo letto, stupirsi dell'attuale sfiducia popolare, della diffidenza e della disaffezione verso i personaggi (identici o forse addirittura peggiori) che oggi ci attorniano e ci parlano nei giornali , in tv o in rete, e che inveiscono contro le fake news degli altri.


Ma, al di là della storia italiana, quell'epigrafe antica colpisce anche per quel che ci dice di quel che sta avvenendo e soprattutto sta per avvenire nelle dinamiche dell'intero mondo.

Non arrivare ad ottenere il 'cessate il fuoco' a Gaza prima dell'inizio del Ramadan significa una cosa sola: che si vuole soffiare sul fuoco della disperazione palestinese per ottenere il risultato di nuove violenze, attentati, atti terroristici che, a loro volta, giustifichino nuove reazioni militari ed ulteriori colpevolizzazioni e repressioni da parte di chi non attende altro che questo.

Ma la militarizzazione delle società civili è la strada che i governi di tutto il mondo hanno ormai intrapreso per preservare e rafforzare il loro dominio e controllo sui loro sudditi.

Quel che sta accadendo brutalmente in Palestina e che inevitabilmente tenderà ad aggravarsi nei prossimi giorni ci annuncia che la strategia dei politici di oggi (che si chiamino Netanyahu, Biden, Erdogan, Putin, Meloni o Macron) -e sempre meno segretamente- è la stessa di quattrocento anni fa in Spagna, segue cioè la stessa logica del duca di Olivares.

Creare e facilitare il disordine per generare e stabilire un nuovo ordine che preservi gli squilibri di potere preesistenti o ristrutturi gli equilibri a vantaggio di potentati che sino a quel momento avevano preferito governare soltanto larvatamente attraverso altri.

Le comparsate stanno per finire, quindi, e stanno per emergere apertamente i veri poteri forti: del Big State, del Deep State, di chi -in fondo-comanda da sempre, ma ora non ha più bisogno neppure di fingersi e voler apparire 'democratico', 'liberale' o addirittura 'socialista'.

venerdì 8 marzo 2024

con-fusioni


Lo street artist Jorit chiede foto a Putin: 'Lei è umano come tutti, la propaganda diffusa in Occidente è falsa'. 

E' lui che, davanti allo scandalo a casa nostra, ricorda che anche Giorgia Meloni si è fatta baciare da Jo Biden come un'adolescente in vacanza dallo zio. 

Confondere i livelli è terribile. 

Che brave persone, che dolci, che buone...!, sembrano dirci quelle istantanee.

Ma anche Goebbels portava i fiori alla moglie, anche Hess stava con i figli nel suo giardinetto a fianco ad Auschwitz.

Anche Mussolini, Stalin e Ceausescu giravano a baciare bambini e ad accarezzare le guance arrossate delle patriote in estasi.

Chi non ama poi oggi farsi e farsi fare le foto con chiunque?

Che male c'è, si dice. Ed invece è male, molto male.

Perchè sdogana i carnefici e li fa passare per persone in cui identificarsi, a cui fare riferimento, che ci vogliono bene, che si prendono cura di noi.

Che sembrano umane. 

E lo sono come tutti, non ci sono mostri. Nihil umani mihi alienum puto...

Ma dimenticare che sono dei criminali solo perchè sorridono, parlano ragionevolmente, ti baciano, si fanno le foto, è un errore di valutazione altrettanto terribile.

Perchè il vero criminale non è quello brutto e lacero che condanniamo nei tribunali o sui barconi, ma proprio e soprattutto chi può aggirarsi impunito in doppiopetto e proseguire a saltare impunemente da un ruolo all'altro (spacciatore e drogato, mercante d'armi e mediatore, inquisitore e mafioso, inquinatore e depuratore, omicida e giudice...)

'Confusione, tu sei figlia della solita illusione perciò fai confusione...'


 

 




 

 

mercoledì 6 marzo 2024

accadimenti accanimenti allucinanti

 

Il movimento del '77 era un melting pot di idee e di pratiche ('pratiche teoriche', althusserianamente) di opposizione. Opposizione a cosa? A qualsiasi idea istituzionale o dominante. Forse non fa piacere ricordare che quella cultura di opposizione aveva soprattutto bisogno di un nemico e se non c'era bisognava inventarlo. Se si riguardano i video del periodo non può non cogliersi infatti una fascinazione estetica per le divise e le uniformi del Potere: quelle dei nemici, nemici che conferiscono identità: ciò che trasformò quella rivolta, o almeno molti rivoli di essa, in una lotta fratricida. C'erano molte allucinazioni, in quel periodo, allucinazioni desideranti; e anche questo, in fondo, era insito nel materialismo (comunista) nella sua formulazione più innovativa: 'occorre attenersi ai fatti', ha scritto il filosofo comunista Louis Althusser dal manicomio di Saint'Anne, ma 'anche le allucinazioni sono fatti'.


Qualche giorno fa ho avuto conferma da un telegiornale di regime che Renato Curcio, ormai ottantenne, rischia di tornare a processo per aver ideato un sequestro al fine di autofinanziare le BR; sequestro che si è concluso tragicamente con una sparatoria, che ha portato alla morte di un carabiniere e della stessa compagna di Curcio, Mara Cagol.

Qualche giorno fa è morta Barbara Balzerani, altra fondatrice delle BR, da tempo a piede libero. La filosofa Donatella di Cesare -attaccata dai media e dai politici di regime- ha dovuto ritirare un post in cui la ricordava e solidarizzava con quel che avevano condiviso negli anni 70, metodi violenti esclusi.


Tutto questo accanimento verso gli sconfitti, anche a distanza di decenni ed anche dopo che la pena -puntualmente ed integralmente scontata- è stata formalmente e legalmente estinta, dà da pensare.

E' segno della vittoria totale di chi oggi ci domina o è segno della sua attuale e crescente debolezza e paura? Entrambe le cose, direi.

Mai le autosedicenti democrazie sono state più in crisi, soprattutto rispetto a se stesse, anche in assenza di nemici capaci di distruggerle. Il rischio appare oggi implosivo, molto più che subìto dall'esterno.

E mai però gli Stati sono stati più capaci di controllarci, prevenirci, condizionarci alla radice, guidarci nei bisogni e nei desideri, orientare alla fonte i nostri immaginari (ed anche tutte le nostre possibili allucinazioni).

Tutto l'opposto di quel che accadde nei decenni 60-70, insomma: democrazie ancora in auge e regimi che dovettero ricorrere alle armi (e alla droga) per annientare movimenti e antagonismi capaci di pensare l'altro e l'altrove e di provare a praticare la rivolta (seppur con linguaggi, strumenti, stili e metodi molto diversi fra loro).

Quel che colpisce è soprattutto che questa smania di proseguire a punire i già più volte puniti (dalla legge e dalla storia) avviene proprio mentre gli Stati stessi proseguono a far guerra., ad uccidere, a sterminare, ad inquinare, a reprimere impunemente.

E nessuno li può giudicare (nemmeno tu).

Sarà la storia a farlo, si dice. Ma, per fare storia, tantomeno la storia, non è più il tempo, non c'è più il tempo, non c'è più tempo (scegliete voi).


Io vorrei parlare di questo, delle due celebri lettere: OK.

Qualcuno saprà che era la formula in uso nelle comunicazioni militari durante la seconda guerra mondiale. OK: Zero Killed. Nessun morto, quindi tutto bene. Tutto okay.

Oggi queste lettere sono dette al telefono per tagliare corto, o con il chewing gum in bocca, nella banalità più sfacciata -il che realizza ancora più esattamente il significato perlocutorio della formula: non c'è problema.

L'Europa è sott'acqua, altri continenti bruciano o soffocano, la Terra sarà priva di ossigeno: non c'è problema. Il capitalismo sta implodendo, serve uno sforzo comune, ma chi governa insegue interessi personali, angusti e ciechi come la propria vita: non c'è problema. E' tutto ok.

Nessun morto? Forse chi governa si crede immortale, e vede la morte come una sfiga che accade a chi non ci sta attento. 'Sono sempre gli altri che muoiono', fece scrivere sulla propria tomba Marcel Duchamp. Eppure mai come oggi la precarietà della vita individuale si accompagna a quella della specie: la morte dell'uomo. Basta invertire le lettere: KO. Tutti morti.

Un alfabeto tira l'altro, e mi viene in mente quello di una lingua ormai sepolta, anzi inabissata, sostituita dall'elettronica a dai suoi mille congegni. Parlo del Morse, di cui mi commuove ricordare l'appello più celebre e perentorio, le ultime parole di tanti di noi, comuni mortali: SOS, Save our souls, Salvate le nostre anime.


(i brani sono tratti da Beppe Sebaste, Oggetti smarriti e altre apparizioni, Laterza, 2009)




lunedì 4 marzo 2024

il velo squarciato

 

L'infinito sterminio dei palestinesi ha trovato il suo acme qualche giorno fa: l'esercito israeliano ha ferito ed ucciso centinaia di esseri umani accalcati e disperati, che cercavano di acchiappare -da camion gentilmente offerti- una pagnotta o un sacchetto di farina.

Le nostre televisioni si arrabattano, anche stavolta, a cercare di fare distinguo, a proporre interpretazioni, a rincorrere le varie e contraddittorie foglie di fico dei loro amichetti d'oltremare.

I nostri politici si sbracciano e si lamentano che il cessate il fuoco, chissà perché, non arrivi ancora.

Intanto, la guerra genocida va avanti, tra un corteo e l'altro di sbrindellati (e manganellati) giovinastri.


La Caio Duilio nel frattempo ha iniziato a colpire gli Houti.

Diritto di difesa, così viene chiamata la guerra,come sempre è stato.

Ci stiamo entrando, in quell'inferno, a piedi uniti.

Anche lì, qui da noi, si fa finta che non stia accadendo nulla di nuovo o di terribile.

Le veline ci rassicurano, ma il salto è evidente: il governo italiano sta capeggiando una missione di guerra nel Mar Rosso, un'area chiave della globalizzazione mondiale.

Non saremo più risparmiati, come accaduto sinora per motivi neanche troppo occulti.

Stiamo diventando nemici in prima linea, e ne pagheremo direttamente tutte le conseguenze.


Non è un caso che si inizi a rumoreggiare anche in casa Nato.

Macron suggerisce di mandare truppe di terra europee in Ucraina.

Scholz dice no, ma i suoi ufficiali ne discutono in segreto.

Austin ci ricatta dichiarando che se l'Ucraina perde la guerra, la Nato dovrà entrare in guerra con la Russia.

Il disastro accelera e si muove su un piano che appare sempre più inclinato.

Stabiliti più precisamente e rigidamente i rispettivi fronti, la guerra nucleare tra i nuovi blocchi politico-militari diverrà un'opzione sempre più probabile.

Ed il territorio europeo si candida, come sempre, ad essere il suo più probabile campo di battaglia (sempre che di battaglie si potrà ancora parlare, in uno scontro nucleare).

domenica 3 marzo 2024

il tra-mondo dell'uccidente

 Per un Benjamin illudetico.

Nei Passaggi Benjamin si oppone nuovamente, nel modo più energico, alle pratiche di 'dominio' e 'sfruttamento' della natura da parte delle società moderne. Ancora una volta rende omaggio a Bachofen per aver dimostrato che l''idea feroce dello sfruttamento della natura' non esisteva nelle società del passato, dove la natura era vista come una madre dispensatrice di doni. Per Benjamin, come del resto per Engels o Reclus, non si tratta di tornare a un passato preistorico, ma di proporre la prospettiva di una nuova armonia tra la società e l'ambiente naturale.

Il pensatore che per lui incarna questa promessa di una futura riconciliazione con la natura è il socialista utopico Charles Fourier. É solo in una società socialista, in cui la produzione cesserà di essere fondata sullo sfruttamento del lavoro umano, che 'il lavoro perderebbe a sua volta il carattere di sfruttamento della natura da parte dell'uomo e si effettuerebbe secondo il modello del gioco infantile che in Fourier è alla base del travail passionnè des harmonies...Un tale tipo di lavoro animato dal gioco non è diretto alla produzione di valore, ma al miglioramento della natura. Una terra ordinata secondo questa immagine sarebbe un luogo in cui l'azione e il sogno diverrebbero fratelli'. Nella Tesi sul concetto della storia Benjamin ritorna ancora una volta su Fourier, l'utopista visionario che sognava 'un lavoro che, lontano dallo sfruttare la natura, è in grado di sgravarla delle creazioni che, in quanto possibili, sono sopite nel suo grembo', sogni la cui espressione poetica sono le sue 'fantasticherie', in realtà piene di 'senso sorprendentemente sano'... Per il positivismo socialdemocratico, invece, 'il lavoro ha per sbocco lo sfruttamento della natura, che viene contrapposto, con ingenua soddisfazione, allo sfruttamento del proletariato'. Questo discorso positivista, per Benjamin, 'mostra già i tratti tecnocratici che più tardi si incontreranno nel fascismo'.

Sempre in quest'opera del 1940, troviamo un'ampia critica alle illusioni della sinistra -prigioniera dell'ideologia del progresso lineare- riguardo al fascismo, che sembra considerare come un'eccezione alla norma del progresso, una regressione inspiegabile, una parentesi nel progredire dell'umanità. Benjamin aveva perfettamente colto la modernità del fascismo, il suo intimo rapporto con la società industriale/capitalista contemporanea. Da qui la sua critica, nella tesi VIII, rivolta a coloro che si stupiscono che il fascismo sia 'ancora' possibile nel XX secolo, accecati dall'illusione che il progresso scientifico, industriale e tecnico sia inconciliabile con la barbarie sociale e politica...Ma solo una concezione senza illusioni progressive può spiegare un fenomeno come il fascismo, profondamente radicato nel moderno progresso industriale, che era possibile invece, in ultima analisi, proprio soltanto nel XX secolo.

Già nel 1928, in Strada a senso unico, Benjamin denuncia l'idea del dominio sulla natura come discorso 'imperialista' e propone una nuova concezione della tecnica come 'gestione dei rapporti tra natura e umanità'. 'Le vecchie usanze dei popoli sembrano inviarci un avvertimento: astenerci dal gesto di avidità quando si tratta di accettare ciò che abbiamo ricevuto così abbondantemente dalla natura...Se un giorno la società fosse in pericolo a causa della sua avidità e si trovasse al punto di rubare i doni della natura, il suo suolo si impoverirà a tal punto da far fallire il raccolto...'

In questo libro troviamo anche, con il titolo Segnalatore d'incendio, una premonizione storica delle minacce del progresso, intimamente associate allo sviluppo tecnologico guidato dal capitale:' Se la liquidazione della borghesia non si sarà compiuta a un punto quasi calcolabile dello sviluppo economico e tecnico (lo segnalano inflazione e guerra chimica) tutto sarà perduto. Prima che la scintilla raggiunga la dinamite, la miccia accesa va tagliata.'.. La filosofia pessimistica della storia di Benjamin si manifesta in modo particolarmente acuto nella sua visione del futuro europeo: 'Pessimismo su tutta la linea. Pessimismo assoluto. Sfiducia nella sorte della letteratura, sfiducia nella libertà, sfiducia nella sorte dell'umanità europea, ma soprattutto sfiducia, sfiducia, sfiducia verso ogni forma di intesa: tra le classi, tra i popoli, tra i singoli. E illimitata fiducia solo nel gruppo Farben (quello che sta per inventare lo ZyklonB, che gaserà milioni di persone nei lager, ndr) e nel perfezionamento pacifico dell'aviazione'.

Nelle Tesi sul concetto di storia, Benjamin fa spesso riferimento a Marx, ma su un punto importante prende le distanze dall'autore del Capitale: 'Marx dice che le rivoluzioni sono la locomotiva della storia universale. Ma forse le cose stanno in modo del tutto diverso. Forse le le rivoluzioni sono il ricorso al freno d'emergenza da parte del genere umano in viaggio su questo treno'.


(da M.Loewy, La rivoluzione è il freno di emergenza. Saggi su W. Benjamin, Ombre corte, 2020)


martedì 27 febbraio 2024

I fratelli Sorinas, le sorelle Campolargos e la zia Vittoria

 

I fratelli Sorinas (Soru e Solinas), animati da spirito di rivalsa, si aggiravano come spettri sulle sorti delle elezioni in Sardegna.

La vendetta di Soru non è riuscita, ma per pochissimo davvero: sarebbero bastati duemila voti in più per lui ed il fantasmagorico 'campo largo' della Todde sarebbe già in soffitta in una notte.

Quella di Solinas, invece, ha funzionato: i sardisti-leghisti sono riusciti a far fallire Truzzu, pur votando le loro liste (che hanno preso più voti di quelle della Todde).

Si sa che Solinas è uomo di peso (e che anche Salvini si sta ingrossando alquanto).

Si sapeva che il miserando Truzzu non avrebbe trovato sostegno nella mia città, che è stato capace di devastare per anni con cantieri infiniti, assedi di quartieri interi, ingorghi automobilistici, occupazioni di suolo pubblico, ritardi ed inadempienze mai visti prima.

Ma i leghisti-sardisti hanno agito nell'ombra ed hanno vinto contro di lui e contro la Meloni, pur di manifestare il loro potere interno alla coalizione di governo. Perdendo però le elezioni.


Sì, perché le elezioni le ha perse una destra suicida e non le hanno vinte i loro avversari.

I proclami notturni di Schlein e Todde, le sorelle Campolargos, sono patetici.

Dietro il vestito niente.

La Todde è stata eletta presidente con 330.000 voti su 1.450.000 potenziali elettori (di cui è andato alle urne più o meno la metà).

E parlano di democrazia maggioritaria, di potere delle maggioranze!

Ma quali?

La fiducia sta a zero, l'astensione cresce di più punti all'anno, la disaffezione è totale.

E non mi si venga a dire che gli astensionisti sono degli irresponsabili e dei disfattisti, che non vogliono fare politica.

Sono loro, i politici, ad essersi appropriati della politica e ad averne espropriati i cittadini.

Sono loro che ne hanno fatto un loro feudo, al quale chiedono -ogni cinque anni- solo un rito di conferma da parte di chi ancora li segue.

Ma chi se ne frega se metà delle persone non vota...

L'importante è essere eletti per 2000 voti in più e poterla chiamare Vittoria.


Ah sì, dimenticavo...la zia Vittoria...

Ora si dice: l'aria è cambiata, il vento è girato, si può fare.

Vincere, anche se a culo, anche se per una volta, può dare subito alla testa.

Ma ricordiamocelo: se viviamo una vita di destra, anche quando le elezioni non le vince la destra, le vince la destra.

La Todde anela a riforme della sanità, a visioni energetiche alternative, a lotte contro la povertà organizzata, alle matite contro i manganelli. Una Cinquestelle della prima ora, a sentirla.

Ricordiamoci che fine ha fatto Di Maio.

La zia Vittoria è tornata, ma -come al solito- aiuterà solo qualcuno a sperare (e votare) ancora.

La nostra vita resta -più o meno agevolmente e serenamente- sul lato destro della strada.

Sì, proprio lì, dove gli umani non respirano ed avanzano le macchine.










già un secolo fa...

 

Uno slogan? Buon Dio, è qualcosa che oscilla tra deformazione cosciente, menzogna premeditata e semplice esagerazione. Sta a mezzo tra la stupidità di un pappagallo che vuol essere camuffata e la pregnante concisione di un vecchio detto. Ha in sé qualcosa della pubblicità, che nessuno ritiene veritiera, ma da cui però tutti si lasciano influenzare. Ha qualcosa dell'infondatezza di una moda, ma anche di quella dei principi morali che inculchiamo nei nostri figli proprio come sono stati inculcati a noi, senza possedere altra prova della loro giustezza all'infuori della sensazione che ognuno è appunto tenuto a crederci...Gli slogan non sono mai del tutto veri e raramente del tutto falsi: su questo poggia la loro capacità di imporsi a tanti. E anche sul fatto che nella vita umana esistono pochissime cose che il singolo può veramente sapere; in parte perché non si possono proprio conoscere e riconoscere ma soltanto credere, in parte perché l'urgenza della vita e il poco tempo ci costringono a credere e a fare molte più cose di quante ne vorremmo conoscere nella loro essenza...


Quando un entusiasmo non è più genuino, alza la voce; è così che dal patriottismo verbale si passa al patriottismo polmonare...Allora c'erano degli onesti patrioti polmonari, i quali credevano che la Madre Austria avrebbe perso subito alcuni chili qualora non venisse quotidianamente rassicurata su quanto fosse forte in guerra...Il patriottismo della ripresa commerciale, invece, è attinente soltanto all'economia di guerra. Sua legge è: se calano le entrate, deve aumentare il patriottismo.


I peccati capitali sono sette; ma in Austria ne esiste un ottavo: il peccato capitale austriaco si chiama opportunità. Opportunità, parola affascinante e raffinata! Racchiude in sé il senso del 'non fare'. É una parola cui non serve né scienza nè coscienza, perché il suo nocciolo sta tutto in quel 'non fare'. Non dà pensieri, non induce a meditazioni, turbamenti e fatiche, perché quel 'non fare', 'non fare' è una mandragora che scaccia ogni fastidio. Se un comune deve multare un commerciante di generi alimentari che è un importante elettore, 'non farlo','non farlo' dice l'opportunità, perchè le elezioni sono alle porte... Così vanno le cose in Austria, si invocano uomini decisi e poi ci si sente offesi dai loro interventi e li si elimina. Così si prepara il terreno all'opportunità, dove hanno successo non gli uomini rispettabili, ma gli uomini manovrabili. E una volta che l'opportunità ha preso piede,è difficile distinguere se per caso non sia soltanto un opportunista anche chi spera di avere successo nel ruolo di persona decisa. Così la sfiducia è conseguenza dell'opportunità e l'opportunità conseguenza della sfiducia...


O criticone, criticone, chi mai oggi viene criticato quanto te? Vedi nero e vieni dipinto di nero. Ti fanno scontare la tua scontentezza. Ti rimbrottano i tuoi rimbrotti. Ti disfano come disfattista. E come diffusore di voci allarmistiche hanno persino minacciato di sbatterti in galera! Il nuovo austriaco ti perseguita sostenendo che lo disonori... Una cosa non ha mai tollerato: dire, secondo il vecchio adagio, pane al pane. O vino al vino. Insomma chiamare le cose con il loro nome. Chi cercava di farlo, gli diventava sospetto...Si preferiva insultare invece di disapprovare, era lecito condannare invece di giudicare. Chi ingiuriava era considerato chic; chi si sforzava, con sincerità e modestia, di elaborare un proprio giudizio, passava ben presto per un tipo insulso o presuntuoso... Era come se l'esagerazione venisse ritenuta l'unica possibilità con cui legittimare un'opinione personale. Non è forse vero che negli ultimi decenni le opinioni politiche sono state sostenute cn un trasporto senza paragoni? Che la battaglia aveva assunto talvolta toni di devastante violenza? É vero, per eccesso. Perchè, curiosamente, nessuno l'aveva presa molto sul serio.


(Robert Musil, La guerra parallela, 1916)