mercoledì 26 settembre 2012

altiforni e bassifondi

Basta guardarsi attorno, se proprio vogliamo continuare a non guardare dentro di noi.
Un mondo sta chiudendo baracca, anche se non ha il coraggio e neppure la sincerità di dirselo.
Si lavora sempre meno, ma sempre troppo per quanto si possa comprare.
Si compra sempre meno, ma sempre troppo per non sprecare.
Si produce sempre meno, ma sempre troppo per non inquinare.
E' un circolo senza uscita, e non ne usciremo (vivi).
La situazione, a vari livelli, non è riformabile (anche se molti continuano a darsi un ruolo illudendoci che lo sia e continuando a promettere riprese e crescite che, di mese in mese, si spostano di anno in anno...)

Le premesse nelle quali ci muoviamo non permettono dei movimenti evolutivi.
E alla minima reazione ed opposizione di piazza (per quanto 'vetero') la polizia subito attacca a difendere gli interessi dei potenti e non dei cittadini o dei lavoratori.
E lo stesso fanno i governi e l'Europa, al di là della retorica sempre asfissiante.
Alla fine, sembrerebbe che l'unico problema sia questo: che -rispetto al passato- non ci sono più soldi per investimenti o, in alternativa, per la cassa integrazione.
Se ci fossero i soldi, tutto andrebbe a posto (anche la Fiat!).
Con buona pace della questione ecologica, della guerra infinita e della società tecnologica avanzata (quella a cui il lavoro umano, in prospettiva, non interessa più).
Ma si può essere così miopi ? Sì, si può.
Anche solo per acquiescenza (come al Consiglio Regionale del Lazio).

Intanto, i sindacati continuano a mendicare assistenzialismo e stipendi da fame.
Per quanto tempo ancora dovremo sopportare le nenie degli operai Alcoa o Vinyls che chiedono 'solo di lavorare'. Solo ?
Ma da quanto tempo sarebbero chiuse quelle fabbriche se avessero dovuto basarsi sulle leggi del mercato ?
Anzi, ci sarebbe da dire: quando mai sarebbero state aperte, se si fosse tenuto conto di esse ?
Per non parlare dei disastri ambientali che si portano dietro da decenni.
Ma guardate quel che accade ancora oggi a Taranto: il Ministero dell'Ambiente che si scontra contro i magistrati per non far chiudere l'ILVA di Taranto!
Che è l'equivalente di Napolitano che si schiera contro le intercettazioni e contro i magistrati di Palermo sulla trattativa Stato-Mafia...
E' tutto chiaro, lampante, davanti agli occhi.
Ma si continua, imperterriti, a tollerare, a ridimensionare, a sdrammatizzare, a ricomporre, a contenere, a ridicolizzare, a prender tempo, a rimuovere.
E si continua, soprattutto, a votare (qualunque siano la legge elettorale o i candidati...).
E' vero che l'astensionismo cresce a livelli impensabili, ma -lasciato così a se stesso- non conta e non conterà.
Stiamo toccando il fondo dei più bassi bassifondi ?
Ancora no, purtroppo.
Benvenuti in tempi interessanti, direbbe Zizek.



lunedì 24 settembre 2012

gabbie e gabbieri

Sono stati assegnati i premi IG, i Nobel per le trovate più strampalate ed inutili: quello per le invenzioni è stato dato allo Speech Jammer, il dispositivo ideato da un certo Kurihara; una volta puntata contro il ”chiacchierone” l'apparato rispedisce al mittente le sue stesse parole con una frazione di secondo di ritardo, rendendogli  impossibile il continuare a parlare. 
Il premio per la letteratura è andato invece al General Accountability Office degli Usa, "per aver prodotto un rapporto sui rapporti che parlano di rapporti che raccomanda la preparazione di un rapporto sui rapporti sui rapporti che parlano di rapporti”.
Non si può non comunicare, va bene.
Ma ogni tanto verrebbe proprio voglia di poter uscire da questa gabbia, che ci rifrange e ci ripropone ossessivamente e noiosamente a noi stessi, senza uscita e senza scampo.

Come la giovane e ignara giraffa, che è riuscita a scappare disperata dalle gabbie del circo Togni e si è ritrovata in mezzo al traffico di Imola, circondata da guard rail, automobili e camion, polizia ed esperti di sicurezza. 
Le sue lunghe gambe sinuose corrono eleganti e irriverenti tra metallo e asfalto, ma dalla sua altezza non può che spaventare. E terrorizzarsi. 
Scopre che è uscita da una gabbia per sentirsi libera e ne trova un'altra, più pericolosa, mortale.
Riescono infatti a farla chiudere in un recinto e la ammazzano con una bomba di sedativi.
Lo stress ha fatto il resto.
Almeno nella gabbia del circo la tenevano in vita.

Deve aver appreso la lezione, David, 25 anni, che ieri si è buttato dentro la gabbia delle tigri, gettandosi dal trenino turistico che percorre lo Zoo del Bronx.
Una delle tigri, accogliendo con gioia l'inaspettato dono, se l'è quasi sbranato.
Con gli estintori e le pompe d'acqua sono riusciti a separarli e David, non si sa in quali condizioni, è sopravvissuto.
Ora rischia il carcere per 'procurato allarme' !
Finalmente troverà la gabbia che cercava ?

Ieri il presidente del Cagliari calcio, stanco delle gabbie burocratiche, amministrative e securitarie che avvolgono da anni le sorti dello stadio, ha deciso di liberarsi di tutte le pastoie e ha invitato i tifosi ad entrare alo stadio, trascurando i divieti delle autorità.
Immediata la reazione di quest'ultime: hanno sospeso e rinviato la partita.
Ora il Cagliari rischia di perdere a tavolino, di essere penalizzato, e Cellino di essere interdetto ed inibito dall'esercizio delle sue cariche.
Anche il nostro novello Sansone dovrà rassegnarsi.
Il palazzo vacilla paurosamente, ma non crolla e tutti i Filistei, per ora, restano vivi.

Tutto si ripete, stancamente, e tutto cambia, e niente accade

Invocazione
Chi convocò qui questi personaggi ?
Con che voce e parole vennero chiamati ?
Perchè si permisero di usare 
il tempo e la sostanza della mia vita ?
Da dove vengono e dove li orienta
l'anonimo destino che li porta a sfilare davanti a noi ?

Che li accolga, Signore, l'oblio.
Che in lui trovino la pace,
il disfarsi della loro materia effimera,
la quiete delle loro anime impure,
la tranquillità delle loro pene impertinenti.

Non so davvero chi sono;
nè perchè si rivolsero a me
per partecipare al breve istante
della pagina in bianco.
Genti vane queste,
portate inoltre alla menzogna.
Il loro ricordo per fortuna,
comincia a sfumare 
nel nulla pietoso
che tutti noi dovrà ospitare.
Così sia.
(A. Mutis, Summa di Maqroll il gabbiere)






sabato 22 settembre 2012

saluti romani

Saluto romano ai Trimalcioni d'antan che vedo gironzolare di nuovo per Roma (ma avevano mai smesso dall'età dell'Impero ?).
Er Batman di Anagni, degno dei fasti della decadenza ma anche pontifici, un 'fisicche du rolle' perfetto per fare il tesoriere 'magna magna'.
Cos'altro si può dire ancora ? Che lo sapevamo già, che tutti sanno già tutto e che si va avanti così, tra uno scandalo e l'altro, ma -in fondo- senza scandalo ?
Il tramonto dell'occidente avanza a grandi passi, grazie al cielo.
Verrà di peggio, per un pò.
Ma questa roba non può continuare.

Perch'io non spero di tornare ancora
Perch'io più nulla spero (non spero più nulla)
ne' spero ormai tornare il desiderio che torni il
Desiderio. (E. Montale, dono di C.)

Saluto, più degno, alla Romano (Lalla).
Bella scoperta, in questi giorni tristi e spenti, il suo  'Le parole tra noi leggere' (un altro verso di Montale), premio Strega 1969.
Due personaggi, quelli del figlio e della madre, ed una profondità ed ironia narrativa sul loro rapporto, davvero singolari e che da tempo non ritrovavo in un libro.

Pigro ?  E' la troppa intelligenza che lo stanca.
La ruota dell'intelligenza non può incastrarsi nell'asse della vita. (Siccome si incantava e non andava avanti a vestirsi).
'Ma a cosa ti serve essere intelligente ?'.  'A farmi compagnia con me stesso'.

La piccola coppia era così amorosa che mi ispirò rispetto. E malinconia come tutte le cose felici.
'Infatti può essere felice chi vuole e sa esserlo, mentre altri si creano la loro infelicità rifugiandosi in una vita buia e noiosa. La vita è fatta per essere vissuta, e non si può viverla se non si è felici.'
Questa nostalgia della gioia è molto sua. Anche adesso sostiene che 'non è vivere se non si è felici'. Ma allora, a differenza di adesso, era ancora illuso che  fosse possibile.

In questa nera oasi di pace cominciò a sentire la noia che è come un male lento e sempre uguale, e le mie giornate sono come un treno fermo d'estate in una piccola stazione.

Si ripresenta la domanda: come ho potuto dimenticarlo?
Forse allora mi era parso naturale ?  Non so rispondere, ma arrischio un argomento.
Le cose troppo belle si dimenticano, vengono scartate come le troppo brutte, forse proprio perchè, non avendo un seguito, sono ormai dolorose.

Ciò che al momento è violenza, col tempo è illuminazione (si può applicare alla Storia).

'Il più alto grado di civiltà a cui l'uomo potrà giungere sarà di rendere superfluo il lavoro, distruggere le città e vivere sempre così.'
L'apocalittico 'distruggere le città'  non era uno scherzo. Non vuol far paura, ma è il sogno di un idillio.

Nessuno credo pensa che il genio può ignorarsi. Genio significa vittorioso, vale a dire che sottintende una possibilità di scacco. Come si perdono e si distruggono le opere, può perdersi l'uomo, il suo genio. E fra i danni si possono contare quelli imputabili all'uomo stesso: la trascuratezza, la sfiducia.

Io credo che gli uomini di buona volontà non saprebbero neppure immaginare come si possa fare a non possederla, mentre posso affermare che coloro che effettivamente non la possiedono, anche se ne sono ardentemente desiderosi non sanno come fare ad acquistarla. Si tratta evidentemente di qualcosa di interiore, di una disposizione verso se stessi e verso il mondo esterno che si deve mutare. Oltretutto vi è una profonda differenza tra un  atto di volontà momentaneo che può richiedere un grande coraggio ma che presenta sempre una difficoltà minore dell'applicazione continuata, del saper cioè resistere a ciò che ripugna, annoia e affatica.

In quanto al divertimento, viene sempre dopo, ed è anche superficiale, o meglio 'estetico'.
Al momento prevale l'irritazione, e nel fondo permane un senso doloroso di frustrazione; anche se si trattava di un gioco. E' il suo dramma, che può anche essere prospettato così: quello che lo fa libero è quello che lo fa inadatto alla vita.

Ogni tanto suo padre gli proponeva di entrare in un impiego, magari provvisoriamente.
La parola impiego, simbolo di sedentarietà, di mediocrità, gli faceva orrore: ma non diceva nè sì nè no.
Lui non aveva appunto alcuna disposizione nè inenzione di decidere qualcosa.
Si può sostenere che tale è l'attitudine di chi salvaguarda la propria libertà.

'Ma resiste e per lui è già un gran segno di virilità...'
Il resistere...sembra nascere piuttosto da paura (della vita) che è tutt'altra cosa.
Infatti non significa odio, ma amore. Paura di sprecarla, di perderla. In definitiva paura della vita come paura della morte.

Dalla sua stessa maturità non-sociale e perciò compatibile con l'ingenuità (il saggio non perde mail la sua ingenuità, proverbio cinese), nasceva l'impossibilità: la considerazione totalmente negativa, meglio la nessuna considerazione delle istituzioni, e ne discendeva nello stesso tempo il suo terrore della prassi.
Lui si sarebbe accomodato benissimo a continuare così, pur di scansare le responsabilità e le noie; infatti le lasciava nel vago, col risultato che gli facevano ancor più paura.

L'egocentrismo sembra essere il limite della sua bontà.
Il termine che indica il prevalere della difesa di sè è tanto antipatico quanto vago; e contrapporli non serve, non è nemmeno onesto. L'eccesso della difesa anzichè da troppo amore di sè nasceva in lui dalla paura.

Io senza divertirmi non posso vivere.
Sembra banale, invece è un pensiero filosofico, un pensiero estremo.
Non illumina soltanto il suo caso, ma tutta la natura umana.
'La varietà non è l'aroma, ma la sostanza stessa della vita', dice l'autore di 'Cella di isolamento'.

Noi non sappiamo più a che scopo vivere. Finora siamo vissuti sempre aspettando che accadesse qualcosa. ci siamo accorti che non accadrà nulla. Lei se ne era accorta prima, lei è più coraggiosa, più razionale. Io sono più passionale. Io sognavo avventure. Potrei anche essere felice di un viaggio in Bessarabia, ma poi mi domando: ' E dopo ?  E dopo di noi ?

Dice che leggendo 'Chèri'  ha scoperto cos'è che porta al suicidio. Non posso trattenermi dal piangere. Cambia un pò tono, ma insiste che è la sensibilità cioè il bisogno di piacere che porta a distruggersi.
'E' tutta questione di sensibilità. Chi non ha sensibilità è virtuoso'.

Ed ora, se spunta il sole, andrò di nuovo al Cungiareddu...






domenica 16 settembre 2012

un incerto amore per la vita

Qualche mattina fa un amico mi chiamava, tra i corridoi dell'Università, sussurrandomi  'pss...pss..', come se fossi un gatto.
Mi sono girato e, dal suo viso e dal suo sguardo spento, ho sentito che l'estate era stata dura anche per lui.
Mi ha detto che il suo matrimonio, dopo una decina d'anni, sta finendo.
Che la moglie trova la convivenza 'molto faticosa'.
'La verità -mi dice lui- è che la vita è molto faticosa!'.

Ieri una coppia di amici mi ha proposto di sperimentare con loro una 'consulenza terapeutica' via Skype.
Siamo rimasti lì a parlare per quasi due ore, e si sentiva in loro un grande impegno, come sempre, a provare e riprovare, a cercare nuove strade per un noi in difficoltà, asfissiato dalla quotidianità e dalle voci e dai ritmi del mondo, dalla precarietà del tutto, dalla continua lotta tra quel che siamo e quel che desideriamo, tra le scelte dell'io e le istanze di un rapporto che reclama un suo senso.
Li ascoltavo, provavo ad aiutarli anche (per quel che posso, visto il mio stato attuale...), ma sentivo che quel 'lavoro' immane che loro da anni conducevano era qualcosa di irraggiungibile e di immensamente lontano per me.
E capivo, una volta di più, del perchè -ancora una volta quest'agosto- ne sono fuggito.
Perchè, ancora una volta, ho preferito la depressione che mi deriva dalla fuga rispetto a quella che - onestamente - mi deriverebbe dal non fuggire.

Non appena sentì quelle parole lui si illuminò e sgranò gli occhi per il sollievo. Immediatamente lei rimpianse di averlo detto d'impulso. Non concederò altro, si ripromise. Di nuovo provò un senso di stanchezza, una pesantezza sfiancante al collo e alle spalle, fino alle ossa. Ecco, finalmente, l'amore. Eccone la forma e l'essenza, una volta che la lussuria e l'estasi e il pericolo e l'avventura erano spariti. L'amore, al nocciolo, era negoziazione: la resa di due individui alle incasinate, banali, domestiche realtà della convivenza. In quel modo, nell'amore, lei poteva assicurarsi una felicità familiare. Doveva rinunciare all'incognita di una sconosciuta, difficilmente possibile, probabilmente irraggiungibile, felicità alternativa. Non poteva correre il rischio. Era troppo stanca. E comunque, si rimproverò, la luna splende bassa e gigantesca e dorata sopra Amed, sono qui con il mio bellissimo marito che mi ama e mi incoraggia e che mi fa sentire al sicuro. Io sono al sicuro ed è quello che vuole tutto il mondo, solo i giovani e gli incontentabili vogliono qualcos'altro, credono che nell'amore ci sia qualcosa di più.
(Christos Tsolkias, Lo schiaffo, pp.450-1)

Questa mia fuga non riguarda solo le relazioni d'amore.
Ho fatto centinaia d corsi di formazione, agli altri, insistendo sulla centralità dei conflitti e sull'inevitabilità di allenarci all'arte della loro gestione positiva e costruttiva, All'ineluttabilità della negoziazione, insomma.
Soprattutto oggi, nella complessità e nella globalizzazione, come si dice.
E so, ancora oggi, che non c'è un'altra strada, oggi, se si vuole provare a stare nel mondo e nella vita.
Ma, sinceramente, tutto si è fatto davvero troppo complicato e troppo faticoso.
Ed anche le persone più allenate e più capaci. più ricche di risorse e di competenze, più motivate e creative, stentano a farcela e, per quanto mi riguarda ormai, anche solo a provarci.

Non è più, infatti, questione di autoformazione (anche ipotizzando peraltro  -cosa che non è, anzi...- che la maggioranza degli esseri umani fosse disponibile a lavorarci sopra...).
Se non cambia qualcosa ad un altro livello, quello delle cornici (ed un cambiamento di questa natura non potrà avvenire attraverso 'negoziazioni', ma solo attraverso 'rotture catastrofiche'...), il nostro tentativo disperato di continuare a dipingere dei quadri (magari anche carini ed ecologici...) va ad infrangersi contro il muro di sfiancanti, incessanti, infinite negoziazioni con un mondo che, peraltro, non pare proprio avere alcuna volontà di mediare, ma anzi procede aumentando la sua violenza e la velocità della sua corsa verso l'abisso.
E quand'anche la mediazione apparisse anche solo minimamente riuscita, i suoi risultati sarebbero sempre e comunque incerti, precari, assediati dal non senso e dal disordine intorno.
Le fragili reti della fiducia e dell'incontro, costruite con tanta fatica e in tanto tempo, possono venir distrutte da un'ondata, in un attimo, e spesso irreversibilmente, e lasciarci lì, da soli, con il nostro castello di sabbia infranto.
Voi mi direte che 'questa è la vita!'.
Che si deve lottare, insistere, accettare la sconfitta, essere felici per un attimo, morire e andare avanti...
Ed avete ragione, senz'altro.
Ma non è un caso che -davanti a questa vita- in molti, a un certo punto, si arrendano.



domenica 9 settembre 2012

com'era verde la mia valle...!

cari amici e amiche,
ritorno a scrivere qualcosa, dopo una lunga assenza.
non ho molto da dirvi.
e non ho buone notizie da darvi.
diciamo così: ho provato a riprendere a vivere ed è andata male.
su tutti i fronti, direi.
e torno a casa, a leccarmi le ferite.

l'esperimento amoroso è fallito, all'improvviso, ancora una volta, e non riesco neppure a parlarne qui.
credo di aver fatto tutto quel che potevo, e forse anche di più, ma non è servito a nulla neppure questa volta.
direi che 'ho tanta buona volontà, ma... non sono portato'...

la 'casetta di legno' c'è ancora, ma è stata ripetutamente violata da disperati che non sopportano la bellezza e la tranquillità: hanno distrutto i vetri della porta, hanno rubato quasi tutto, e stamattina ho saputo che anche il pannello fotovoltaico e la batteria sono volati via.
non esistono oasi di pace, su questa terra, non te lo permettono.
domani proverò a tornarci a dormire, ma qualcosa è cambiato dentro di me.

seguo mio padre nel suo percorso finale verso la morte: mi guarda ogni tanto negli occhi, e immagino mi chieda di farla finita, di decidere per lui. procedo con le ultime cure, solo per scrupolo.
e non mi accanirò.
ma già girare per ospedali, vedere l'assurdità del sistema sanitario, il non senso delle istituzioni umane, mi fa male.
la morte non sarebbe nulla, da sola.

passo le giornate a guardare sport in tv (mi sento un disabile, ma non ho neppure voglia di correre o saltare come gli atleti della Paralimpiadi), leggo con fatica, non scrivo, fatico a vedere persone, anche care.
ieri mi sono trascinato a vedere 'la bella addormentata' di bellocchio, tanto osannato, e mi stavo addormentando io...!  è raro che mi venga voglia di lasciare la sala, ma ieri sera stavo per farlo.
'Anche il mondo ha la pressione bassa...'

sono demolito, sinceramente.
ho un lavoro ed uno stipendio, per ora.
gran fortuna, mi dicono, rispetto a moltissimi altri.
non lo nego.
se dovessi anche sbattermi, peraltro inutilmente, per sopravvivere materialmente, credo che mi sarei già ucciso, sinceramente.

intanto, provo a sopravvivere, facendo il morto...
in attesa del monti-bis.

ciao