cari amici e amiche,
ritorno a scrivere qualcosa, dopo una lunga assenza.
non ho molto da dirvi.
e non ho buone notizie da darvi.
diciamo così: ho provato a riprendere a vivere ed è andata male.
su tutti i fronti, direi.
e torno a casa, a leccarmi le ferite.
l'esperimento amoroso è fallito, all'improvviso, ancora una volta, e non riesco neppure a parlarne qui.
credo di aver fatto tutto quel che potevo, e forse anche di più, ma non è servito a nulla neppure questa volta.
direi che 'ho tanta buona volontà, ma... non sono portato'...
la 'casetta di legno' c'è ancora, ma è stata ripetutamente violata da disperati che non sopportano la bellezza e la tranquillità: hanno distrutto i vetri della porta, hanno rubato quasi tutto, e stamattina ho saputo che anche il pannello fotovoltaico e la batteria sono volati via.
non esistono oasi di pace, su questa terra, non te lo permettono.
domani proverò a tornarci a dormire, ma qualcosa è cambiato dentro di me.
seguo mio padre nel suo percorso finale verso la morte: mi guarda ogni tanto negli occhi, e immagino mi chieda di farla finita, di decidere per lui. procedo con le ultime cure, solo per scrupolo.
e non mi accanirò.
ma già girare per ospedali, vedere l'assurdità del sistema sanitario, il non senso delle istituzioni umane, mi fa male.
la morte non sarebbe nulla, da sola.
passo le giornate a guardare sport in tv (mi sento un disabile, ma non ho neppure voglia di correre o saltare come gli atleti della Paralimpiadi), leggo con fatica, non scrivo, fatico a vedere persone, anche care.
ieri mi sono trascinato a vedere 'la bella addormentata' di bellocchio, tanto osannato, e mi stavo addormentando io...! è raro che mi venga voglia di lasciare la sala, ma ieri sera stavo per farlo.
'Anche il mondo ha la pressione bassa...'
sono demolito, sinceramente.
ho un lavoro ed uno stipendio, per ora.
gran fortuna, mi dicono, rispetto a moltissimi altri.
non lo nego.
se dovessi anche sbattermi, peraltro inutilmente, per sopravvivere materialmente, credo che mi sarei già ucciso, sinceramente.
intanto, provo a sopravvivere, facendo il morto...
in attesa del monti-bis.
ciao
Joder! direbbero qui in spaña!
RispondiEliminanon sono un tipo che scrive, questo credo lo avrai intuito... pero' in questo caso trovo dei simpatici parallelismi con quel che mi accade intorno.
torno con Gabi e Martiño (che ha romai 6 mesi) dalla citta di mare qui vicino a Compostela... la citta' si chiama NOIA... e non scherzo!
Li vivono una coppia di italiani cono sciuti per caso perche' abbiam fatto lo stesso percorso di parto in casa... Flavio e Fabiola con la piccola Angelica... per farla corta, sono sostanzialmente due uccel di bosco e da due mesi han deciso di vendere tutto e provare in Francia che a NOIA le cose non si muovono e del resto quel posto, per un motivo e per l'altor, nemmneo lo avevano scelto. Cosi' finalmetne possono decidere loro e provano in bretagna la pratica dell'agricoltura in una azienda che li ospita in cambio di lavoro. Li impareranno il francese e se si trovano bene, si rimettono a lavoro per quel che sanno fare... lei con la naturopatia e lui, con qualsiasi cosa! dal portiere di un abergo gay al mozzo in un peschereccio nel corno d'africa e una miriadi di altri lavori... un tizio edcisamente incapace sul lato manuale, ma che si sporca le mani senza grossi problemi.
han messo in vendita la casa e il 20 di sto mese partono per sta prova di tre mesi... la spagna dicono non gli va giu'! qui c'e' la crisi ma in galizia si sente poco perhce' quasi tuti han orto e casa propria o un pezzo di terra... Percio' i prezzi di case e terra difficilmente s'abbassano nonostante la bolla!
da queste parti... i pannelli difficlmente pariscono e difficilmente si entra nelle case... non so perche' questo non accade! qui nei boschi della galizia, nonostante sia mostruosamente popolata rispetto alle campagne sarde o della basilicata, sembra essere un "mancomun" un uso civico che ancora regge... e lo si trova ancor di piu' ci si allontana dalla citta'! ma qui anche a 30km da Compostela.
ricordo un tizio, tappetto e con la camminata alle 10 e 10! che per attraverso' il tirreno con un motorello blu e me lo immagino ancora far la strada da Civitavecchia a roma per vagabondare (per scelta e necessita') tra varie case di Roma.
ci sono luoghi in cui una capanna non e' possibile farla... ma ce ne sono una infinita' lasciati librei dalla follia del concentrarsi in citta'!
per ultimo racconto di Franco! anceh lui con Mariella han partorito da poco... e' nata Gaia! ma sono passati 5 anni di initima sofferenza seguendo il padre oramai paralizzato per un evento statisticamente improbabile ma che e' avvenuto in sala operatoria! in quella sala operatoria in cui lo stesso Franco faceva da anestesista al proprio padre!
Franco racconta di come questo evento ha invertito il tuolo di padre e figlio... invertito la relazione di cura che era strutturata in una gerarchia non detta Padre-figlio! trovarsi a fare da "padre" al proprio padre... con il desiderio di fagli tenere tra le braccia Gaia appena nata! e sigillare la propria capacita' di essere padre come suo padre! Ma il padre ha deciso di lasciali una settimana prima di Gaia! non era possibile essere padri due volte! padre verso il padre e padre di gaia! troppo per chiunque forse! oppure padre di un padre morente e padre di una creatura che nasce! troppo! il padre ha deciso di laciare spazio perche' era giusto cosi'! oramai quel che era stato detto e fatto era abbastanza... e gia' da tempo i suoi occhi chiedevano di lasciarlo andare! ma il padre/medico che e' dentro il rapporto di cura non era capace di liberarlo! Si e' liberato da solo quando era il momento di liberare il figlio dal ruolo paradossale di essere padre di suo padre!
forse qualcosa mi riusona in tutto cio'! non so se anche a te
Le parole, in certi momenti, sono superflue...
RispondiEliminaAnche se non le vedi, intorno a te, ci sono molte persone che ti vogliono bene...ma tu, per primo, impara a volerti bene!...
Questo è il momento di vivere, di continuare ad insistere, di continuare a scalciare...per te stesso...solo per te stesso!
Un abbraccio grande
Mo.
Vivere si vive, sono le aspettative della vita che a volte ci sfuggono, ma, decisamente non tutte o per la maggior parte, dipendono dal nostro peculiare modo di essere.
RispondiEliminaTrovo motivo di respiro e libertà nell’imprevisto, quello stesso che, in modo del tutto gratuito, anche nel cattivo gioco, si avvicina quando sei già provato, ma anche quello stesso che mi aiuta a riaprire lo sguardo oltre al mio orizzonte stanco.
Solo allora capisco che c’è ancora da comprendere, da rimanerci meravigliata, da apprezzare.
Come un corso di ballo per passi leggeri, per tregue senza zavorre.
Ti auguro tutto l’imprevisto migliore e di umano contatto.