mercoledì 29 maggio 2013

fuochi fatui




Il dolore è come un gas. Si espande per riempire qualunque spazio tu gli conceda. Per questo non dovremmo aver paura del dolore. Nella maggior parte dei casi non occupa più dello spazio fisico a sua disposizione, né la sua intensità supera una determinata soglia.
(Viktor Frankl)

E' triste e sconfortante vedere come ci si aggrappi a piccole illusioni pur di andare avanti.
Pur di riempire vuoti, di non lasciare spazio al dolore e alla sventura.
Pur di non riconoscere errori e bassezze.

La rettorica contro la persuasione, direbbe Michelstaedter. 
Guardare in faccia la morte e sopportar con gli occhi aperti l'oscurità e scendere nell'abisso della propria insufficienza: venir a ferri corti con la propria vita.
Questo che fai come che cosa lo fai ?
Con che mente lo fai ?
Sei persuaso o no di ciò che fai ?
Allora io ti dico: domani sarai morto certo. Il senso delle cose e del mondo è solo per il continuare.
Gli uomini si stancano su questa via che conduce alla Persuasione, si sentono mancare nella solitudine. La voce del dolore è troppo forte.

Preferiamo vivere nella Rettorica.
Cioè nella menzogna.
Ma che cos'è la verità ?
E soprattutto, si può restare vivi dinanzi ad essa ?
Possono restare vive le relazioni, le convivenze, le consuetudini, i riti ?
Una società potrebbe sussistere nella verità ?
Viviamo oggi il dolore di vivere nella menzogna.
Ma quale sarebbe il prezzo di vivere nella verità ?
Lo vedo, in me oggi, nella vita che faccio, e che gli altri mi accordano...





lunedì 27 maggio 2013

sotto il livello del mare

Sotto il livello del mare lo scontento e la delusione continuano a crescere.
L'astensione alle comunali è ulteriormente aumentata del 15-20% e in molte città i votanti non arrivano alla metà degli aventi diritto (ma non aventi voglia, di farsi prendere per il culo ancora una volta...).
La lettera anonima del deputato grillino, pubblicata nel post precedente, dice tutto.
Spero che Grillo capisca che partecipare alle elezioni ed entrare nelle istituzioni è stato inutile e dannoso.
E che cambi strategia politica, cavalcando l'astensione di massa.
L'astensione è l'unica cosa che continuerà a crescere in Italia nei prossimi mesi e anni.
Il resto sarà solo regresso, decadenza e noia.

Mancino si presenta al processo a Palermo e chiede lo stralcio.
Non può stare nella stessa aula in cui sta Cosa Nostra, dice.
Peccato che non siano con lui, invece, anche tutti i suoi compari, in primo luogo il bieco Napo.
Ma ormai lui è in salvo, dall'alto del suo scranno bis.
E prepara la salvezza anche per Berlu, che non solo si rivelerà eleggibile, ma -tra poco- anche senatore a vita (cioè con l'immunità a vita).
E tu chiamale se vuoi, collusioni...

Il livello di violenza privata sale esponenzialmente: la ragazzina bruciata viva in Calabria da un fidanzatino reo confesso, e che -a dire dei giudici- non esprime emozioni e appare lucidissimo nel raccontare le sue gesta, senza pentimenti.
Stiamo costruendo generazioni di piccoli mostri, votati all'obiettivo, ad avere quel che gli spetta, costi quel che costi, senza limiti e confini.
Nessuna etica, privata o pubblica, attorno a questo.
E nessuna politica.
Possibile che nessuno dichiari bancarotta ?

Ed invece vediamo Don Ciotti fare la messa con Bagnasco per Don Gallo.
Vediamo Penati ripararsi dietro la prescrizione, Santoro che invita Vespa e Veltroni a blaterare di mafia.
Sentiamo il neo-ministro minacciare dimissioni se non arrivano soldi e insegnanti per le scuole.
Ma mi pare che, soldi o meno, resti lì.
Sentiamo che all'ILVA gli amministratori si dimettono, offesi, e ricattano lo Stato, come se fossero loro le vittime.
Vediamo affondare la nostra vita, senza reagire.
Ed continuiamo ad affogare, sotto il livello del mare.




paura in parlamento

M5S, parlamentare sul blog di Grillo: “Palazzo fa paura, non abbandonateci”

L'onorevole anonimo racconta la vita in Parlamento, dove "vediamo tutte le mattine la mafia in faccia" e "i primi a farsi avanti come cavallette sono i giornalisti". E lancia un avvertimento: "Non ci prendete in giro, questo è un consiglio. Smettetela di raccontarci che l’anti-berlusconismo esiste ancora"

M5S, parlamentare sul blog di Grillo: “Palazzo fa paura, non abbandonateci”
Il Palazzo fa paura. E’ la confessione di un parlamentare anonimo del Movimento 5 Stelle, pubblicata sul blog di Beppe Grillo. ”A volte ci sentiamo soli. Come quelle persone normali che improvvisamente vengono invitate alla feste del Re e devono sottostare ai precetti”, spiega. “Ma questo non è il palazzo del Re, non è la Città proibita, è il Parlamento. Visto da dentro, questo Palazzo fa paura. E io, noi, non ci possiamo permettere di avere paura”.
Il parlamentare avverte che “questa politica non proporrà una legge elettorale per i cittadini, non abolirà le province, non abolirà il finanziamento pubblico ai partiti e tanto meno ai giornali, non proporrà il reddito di cittadinanza e non investirà sulla scuola pubblica e sulle imprese”. Sottolineando che “ne parlano, ne blaterano tutti i giorni ma sono annunci, solo spot che devono fare. Ne parlano perché nel Palazzo sono entrati i cittadini. Lo faremo noi, noi, quelli che sono considerati impreparati, ignoranti e stupidi. Ci riusciamo, perché non siamo soli. Ma voi non lasciateci soli”.
E racconta poi la vita nel Palazzo. “I primi a farsi avanti come cavallette sono i giornalisti, che non pubblicano una riga sui nostri lavori, ma solo gossip, retroscena, se non vere e proprie falsità. Ormai so che serve a poco parlare con loro. Ma guai a snobbarli, sono una delle caste del Palazzo. E nel Palazzo poi ci sono le regole, la burocrazia con cui bisogna fare i conti”.
Da tre mesi, prosegue lo scrittore anonimo, “vediamo tutte le mattine la mafia in faccia, quella che non spara, che non ha pallottole ma usa la legge, l’emendamento, il regolamento, l’articolo di giornale o la comparsata in tv per dire ai sudditi, ‘questo è il nostro Paese e ci facciamo quello che vogliamo’. Lo fanno da sempre. Ma adesso hanno paura. Sanno che non siamo come loro. Siamo quelli che vigilano, controllano e che sono pronti a votare le buone idee, di chiunque siano. E magari ce ne proponessero una”.
L’onorevole grillino conclude con un avvertimento. “Non ci facciamo prendere in giro. Non ci prendete in giro, questo è un consiglio. Smettetela di raccontarci che l’anti-berlusconismo esiste ancora. Non esistono più soldatini blu e soldatini rossi, ora sono tutti grigi: votano le stesse cose, dicono le stesse bugie e hanno lo stesso odore, quello che si sente nelle camere di obitorio, davanti ai morti”.

con una pietra al collo



Due sere di seguito, nello stesso cinema, due film.
L'ultimo di Sorrentino, il primo della Golino.
Due film catastrofici.

'La grande bellezza' ha tante di quelle idee e visioni che si potrebbero farne 10 film senza fatica.
Scintillante e disperato, nel suo rincorrere luoghi e tempi alla ricerca di una bellezza che pare appartenere però solo al passato.
Il presente si aggira con tutto il suo portato di volgarità, cinismo, dolore e violenza, casino, non senso, in palazzi e piazze e giardini di una città eterna e bellissima.
Una città, un mondo che muore, nell'agitazione da coca e nel vuoto delle anime.
La seconda fine dell' Impero romano d'occidente, con elementi di decadenza orientale e statunitense.
Un film lungo, estenuante e leggero, disincantato e alla ricerca di incanto.

'Miele' è un film sul desiderio di morire, e di far morire.
'Perchè morire e far morire è un'antica usanza che suole aver la gente...'.
Soprattutto, direi, un film sul tentativo di placare la sofferenza della vita, di porre termine a questa vita, a questo qualcosa che assomiglia al nulla, che ti avvicina gradualmente alla morte.
La figura dell'ingegnere, ormai stanco di proseguire a stare tra i suoi simili.
La giovane accabbadora (una Jasmine Trinca, sempre più anoressica e asessuata), che disperatamente cerca un senso almeno nella tecnica, e nei veleni per cani; che si dibatte tra Italia e Messico alla ricerca di un viaggio al termine della notte.
(Peraltro, una citazione dal libro di Cèline apre anche il film di Sorrentino...)
Una dolce morte almeno, un'eutanasia al miele, potrà consolarci alla fine ?

Due film che ho sentito e visto insieme, due belle botte al presente.
L'arte vede, e sente.
E' morente, ma  -seppur sotto flebo- insiste a parlare...
Come noi.

sabato 25 maggio 2013

a colpi di machete

Londra, due neri a colpi di machete ammazzano un soldato inglese, reduce dall'Afghanistan.
Non scappano, vogliono farsi riprendere dalle telecamere, con il machete in mano ed il sangue ancora tra le dita.
'Ci dispiace che le donne vedano questo spettacolo. Ma le nostre donne lo vedono ogni giorno nelle nostre terre ed è causato da voi. Non vi lasceremo vivere in pace, sino a quando non ve ne andrete...'.
Una donna inglese scende dal bus e si avvicina a parlare con loro, cercando di convincerli a smettere e forse di distrarli, in attesa della polizia.
La polizia arriva, spara, li ferisce e li cattura.
Terrorismo, lo chiamano, ovviamente.
Così come Assad chiama i rivoltosi in Siria, così come Putin chiama gli avversari in Russia.
Così come, tra poco, toccherà ai valsusini e a chi si opporrà in Italia.

Ma chi ci ammazza senza machete non è un terrorista.
Non è un terrorista Berlu, che continua a pagare i testimoni e ad attaccare i magistrati.
Non è un terrorista Napo, che copre le trattative con la mafia dei suoi amici ed esilia ad Aosta il povero Ingroia.
Non sono terroristi i Riva, che non disinquinano l'Ilva, ma nascondono miliardi di euro nei paradisi fiscali.
Non sono terroristi i nostri soldati, che sterminano da anni afghani e irakeni, ben foraggiati dalle nostre tasse.
Non sono terroriste le fabbriche d'armi, le grandi multinazionali della guerra.
Pecunia non olet.
Chi ha denaro, e non usa il machete, ma i bombardieri o la legge. non è e non sarà mai un terrorista.
Magari fra cinquant'anni, dopo morti, ci saranno sentenze, verità che affiorano, richieste di scusa e perdono.
Così come oggi inizia ad emergere, grazie ai mafiosi e non certo ai politici, la verità sul rapporto tra lo stato e la mafia negli ultimi trent'anni.
Il solito, deprimente, teatro della storia.


mercoledì 22 maggio 2013

L'obbedienza non è più una virtù




Per quanto abbia poca voglia di uscire di casa, ogni tanto lo faccio.
La conferenza di Simona Forti su Hannah Arendt era una buona occasione.
Non ho sbagliato ad andare.
Ho trovato conforto su alcune idee-forza degli ultimi tempi.

Davanti ad Eichmann, la Arendt si era posta e ci pone alcune domande:
  • perchè l'obbedienza è da noi considerata un valore ? Come è potuto accadere ?
  • perchè mettere a tacere il conflitto è meglio per noi che esprimerlo e mantenerlo in vita ?
  • perchè gli ebrei hanno collaborato al loro sterminio ?

Eichmann è, al processo, il testimone vivente della banalità, normalità, superficialità del Male.
Niente di mostruoso, di eclatante, di straordinario.
Semplice obbedienza, assenza di pensiero, adeguamento alla legge e agli imperativi autoritari.
Il male nasce da lì, dall'obbedire senza saper, poter praticare l'ethos del pensiero.

L'ebraismo viene colpito proprio dallo sviluppo paradossale della sua matrice profonda: sin dall'Eden il peccato è visto come disobbedienza alla legge e all'autorità di Dio.
Come trasgressione alla norma: la libertà umana è sin dall'origine disobbedienza al potere ed al dominio, scartare anarchico, violazione alla regola.
L'etica si fonda sull'obbedienza e ci si salva dal peccato se e solo se ci si accetta come sudditi, acquiescenti alla volontà e umilmente sottomessi al volere di Dio e dei nostri governanti.
La legge è sempre legittima, la trasgressione ad essa sempre illegittima.
Eichmann ha seguito questa strada, e ha sterminato gli ebrei a partire dai loro stessi dogmi.
'Va preso sul serio, quando lo dice. Non può essere deriso...', dice la Arendt.
Scandalo tra gli ebrei, ovviamente.

La nonviolenza parte da un geniale assunto, che inverte creativamente la faccenda.
Il rispetto della Legge non include necessariamente l'obbedienza ad ogni legge.
La coscienza trova la sua libertà etica, talvolta, proprio invece nel disobbedire ad una legge, nel tentativo di esplicitarne la sua illegittimità (seppur legalizzata) e di esprimere la legittimità di scelte e atti compiuti pubblicamente e formalmente illegali.
Fromm ci ricorda che 'se l'umanità ha avuto inizio con un'atto di disobbedienza, potrebbe finire per un atto di obbedienza'.
L'acquiescenza, la passività, il silenzio che circondano le scelte che oggi i nostri governi compiono (verso gli 'altri', ma anche verso di noi; verso gli umani, ma anche verso la 'natura'; verso il presente, ma anche verso il futuro...), ci ricordano che l'obbedienza non è più una virtù.
Che la vera responsabilità oggi non sta nell'assumersi il carico del male, ma nel farsi voce di ciò che sta sotto e non parla, di quel che non è ancora nato, di quel che non vota, di quel che non obbedisce e non si adegua, e che continua ad urlare, perlomeno nella coscienza.



crisi di legittimità

Anche Letta ha dovuto ammetterlo: l'Europa è in forte crisi di legittimità e rischia di non essere più riconosciuta dalla maggior parte dei cittadini, già a partire dalle prossime elezioni.
Lo rassicuro: sarà riconosciuta. Ma come matrigna e nemica.
Letta procede col solito gioco: la colpa è dell'Europa, non nostra.
Noi governi abbiamo le mani legate, dice, come gli altri di prima.
Come se il fiscal compact o le agende Draghi si fossero votate da sole!
D'altra parte, quando un mese prima delle elezioni italiane Draghi disse che l'Italia non correva alcun rischio 'perchè ormai aveva il pilota automatico inserito', aveva già parlato chiaro.
Solo Bersani ed i suoi elettori hanno finto di non capire: qualunque sarebbe stato l'esito elettorale, l'unico governo possibile sarebbe stato quello che abbiamo. Elementare, Watson!

Ovviamente, anche il nuovo governo, come i precedenti, promettono che lavoreranno per portare l'Europa su altre posizioni, che convinceranno la Merkel e i paesi ricchi a cambiare strada, etc etc.
Intanto, però, continuiamo a strozzarci per far scendere il rapporto debito/pil sotto il 3%, entro il 31 maggio.
Non è per niente detto che ce la faremo, in barba a tutti i sacrifici (dei soliti noti).
Ma. se anche accadesse, tutti, dico tutti (in Italia, in Europa e nel mondo...), sanno molto bene che dal 1 giugno riprenderebbe a crescere. Passata la festa, si sa, gabbato lo santo (e la UE).

Sul resto, scaramucce varie.
Il PD schizofrenico, sempre di più: il più folle è uno dei suoi capigruppo, l'ineffabile Zanda.
E' capace di governare con Berlu e dichiararlo ineleggibile.
Di fare l'occhiolino a Grillo e di presentare una legge per impedire che i 5 stelle si presentino alle elezioni.
Grillo spera sempre di far man bassa dei voti PD meno L.
Dobbiamo dar tempo ai fallimenti del governo Letta, e forse avrà ragione, da qui all'autunno.
Intanto, stanno provando a cambiare il Porcellum, pro domo propria, come sempre, e, nel frattempo l'unico che cresce è il PdL.

Ci avvolge una sensazione di gioco senza senso e senza futuro.
Un sonnecchiare finchè la barca va, sino a quando sbatteremo sugli scogli e fuggiremo dalla nave come topi.
La catastrofe sociale rapidamente avanza.
Ed anche quella climatica non scherza: Oklahoma city da ieri ne sa qualcosa di più.




lunedì 20 maggio 2013

ferite aperte

La catastrofe prosegue ad avanzare e non fa sconti.
Il cambiamento climatico prosegue a devastare territori, fiumi, case, strade.
La disoccupazione e la recessione economica (altri nomi, ma in negativo, della decrescita) crescono di giorno in giorno, senza che alcun governo riesca a fare nient'altro che promettere e blaterare.
La trasformazione dei conflitti in guerre guerreggiate, a bassa od alta intensità, procede senza sosta, soprattutto in Africa e in (Medio)Oriente.

Ieri sono stato alla conferenza di David Grossman in Facoltà.
Le persone (poche) che lo contestavano (italiane e palestinesi) hanno dato sfogo al solito repertorio dell'estrema sinistra schierata da una parte e sempre sconfitta: la Nakba come la Shoah, Israele come il nazismo, il valore narrativo che non si può separare dalle posizioni politiche dell'autore, etc etc.
Le persone (molte) che lo applaudivano si sono -come sempre- accontentate del pacifismo generico dello scrittore: due popoli, due stati, libertà e dignità per noi e nostri vicini, la pace dei due popoli è inseparabile, l'occupazione è terribile ed ingiusta, dobbiamo andare verso un compromesso doloroso per entrambi, etc etc...
Insomma le solite nenie della sinistra moderata, stile PD.
Come al solito, non mi ritrovavo nè con gli uni nè con gli altri.
La posizione nonviolenta, almeno per come io la intendo, sta sempre altrove.

Nessuno, ad esempio, dice mai in queste sedi che:
- sono a confronto due violenze intrinseche alle religioni monoteiste, non superabili all'interno del paradigma religioso-istituzionale e dei loro confronti ecumenici o interreligiosi;

-la questione del 'ritorno ad Eretz' non riguarda tanto arabi ed israeliani quanto la gestione -errata- dei nostri sensi di colpa di europei ed americani dopo la Shoah.
Quando ho visto le foto dei lager fatte dagli aerei USA ben prima della liberazione è inevitabile chiedersi: perchè hanno lasciato che tanti ebrei proseguissero a morire lì dentro ?

-la situazione attuale di Israele non assomiglia alla Shoah, ma certo molto di più all' apartheid sudafricano: e non solo nei confronti dei palestinesi dei Territori, ma anche di quelli che vivono come cittadini israeliani di serie B, sia che siano musulmani o cristiani sia che siano ebrei; e così come nel caso del Sudafrica non potrà mai finire se non si iniziano ad attuare forme di boicottaggio massiccio dell'economia nazionale, strangolandola;

-la mediazione internazionale, sempre in corso e sempre fallita, è finta, è un gioco truccato, che continua a vedere nel ruolo di mediatori delle parti in causa ed evidentemente schierate: gli USA e la Gran Bretagna del Commissario ONU  Tony Blair; il fallimento degli accordi di Oslo, peraltro, è stato generato non solo dai boicottaggi interni al regime israeliano (vedi tra questi il più grave, l'uccisione di Rabin), ma anche dalla corruzione e dalle inadempienze dell' OLP;

- il focolaio medio-orientale sta per saltare davvero e coinvolgerci tutti; i cambiamenti incorsi con la primavera araba in Egitto, l'insostenibilità crescente dell'assenza di democrazia in Arabia Saudita e negli Emirati, la guerra in Siria, la persistenza della guerriglia in Iraq, il nucleare iraniano...tutte questioni che restano ferite aperte e sempre più sanguinanti.

E quante cose avrebbe potuto fare Grossman contro tutto questo, se avesse voluto...
Magari anche educare suo figlio a non andare a fare il militare, così forse non sarebbe finito ucciso in guerra.
O magari minacciare un suo esilio volontario da Gerusalemme o dal suo Stato sino a che non avvenisse la fine dell'occupazione o della crescita degli insediamenti.
Oppure la partecipazione del famoso scrittore alle azioni nonviolente di interposizione, a difesa dei contadini palestinesi.
Niente di tutto questo, anche da parte sua.
Solo parole, libri, sensi di colpa, imbarazzo, proteste contro gli abusi più palesi.
Niente più.
E' solo questo il ruolo degli intellettuali nel mondo e nella storia ?
Al Salone del Libro di Torino sono aumentati di molto spettatori e vendite: è cosi, anche per me, forse.
Ci si rifugia nei libri per fuggire ad una realtà invivibile e apparentemente immodificabile, in degrado progressivo ed inarrestabile.


mercoledì 15 maggio 2013

affaticamenti

Ci sono giorni come questi in cui non riesco neppure a scrivere sul blog.
Starei a sonnecchiare tutto il giorno, mi fischiano le orecchie e si tappano, come se non volessero più sentire nulla. Chiuderei gli occhi per giorni e notti, come se non volessi più vedere nulla.
E parlare mi costa, molto.

Quando sento biascicare Napo in tv mi viene voglia di sbattergli una spranga sui denti.
Quando vedo don Letta fare le sue omelie a tutti, attorniato dai suoi ministri divini in conclave, mi piacerebbe che bruciassero tutti dentro l'abbazia e mi vengono manie da piromane.

La rabbia sale dentro di me, sento che ci stanno inculando di brutto e che non si vedono reazioni adeguate, se non autodistruttive o disperate (gente che si autoimmola, si incendia, ammazza sè e i parenti, piccona per strada i passanti, rapina i supermarket...).
In una violenza che cresce ed inizia a manifestarsi come unica risposta alla frustrazione e all'oppressione senza più remore in corso.
Le nostre società sono ormai governate da un'oligarchia senza speranza e senza futuro, che non ha la minima idea di come uscire dal casino in cui siamo, ma che continua e insiste ancor più sfrontatamente a guidarci e a dominarci.
La maggioranza delle persone prosegue ad obbedire, a sottostare rassegnata e, in parte, ad identificarsi nei potenti (l'idolatria berlusconiana, ma anche l'ignavia degli elettori PD sta lì a confermarcelo ogni giorno...).
L'alternativa grillina, giorno dopo giorno, mi pare sempre più avvitata in se stessa e sempre più avviluppata dal sistema istituzionale che voleva cambiare.

I dominanti attendono la violenza degli altri, ben sapendo che potranno approfittarne ancora, come sempre, per serrare i ranghi ed ergersi a difensori della nostra sicurezza.
Già accusano qualunque dissenso e protesta che vada oltre gli eufemismi della retorica unitarista di essere violenza e di prefigurare attacchi eversivi contro lo Stato e la sua augusta stabilità.
Già chiamano antipolitica qualunque tentativo di opporsi alla loro anti-politica.
E i mass media sono quasi tutti schierati, senza speranza.
Fa impressione assistere al livello di manipolazione della tv e di quasi tutti i giornali.
Lo so che ripeto spesso le stesse cose, ma questa realtà è veramente ripetitiva e sembra davvero incapace di qualunque cambiamento.
Scusate lo sfogo, starò zitto per qualche giorno ora...

ps: sino a venerdì: alle 17 presento 'Imparare dalle catastrofi' con l'amico Caserini (sala della Pinacoteca, nella Cittadella dei Musei).




sabato 11 maggio 2013

la morale della Darsena


Da ormai un mese gli operai arancioni del Comune hanno potato i lunghi rami dei grandi ficus alla Darsena. Prima di andarsene e di lasciarci la loro ombra come sempre, li hanno però circondati con dei recinti di plastica arancione, ed un avviso: sono in corso verifiche di stabilità dei fusti, vietato l'accesso.
Arrivano prepotenti il caldo e l'afa; quegli alberi sono l'unica salvezza a costo zero per tutti gli sventurati del quartiere, per le badanti e i barboni di questa grande parte della città.
Hanno atteso un po'. Ma ora ho visto che la plastica è stata abbassata e, giorno per giorno, i miei compagni di viaggio quotidiano riprendono a stare sotto i ficus, all'ombra.
I verificatori non sono più arrivati a fare il loro lavoro, gli operai non sono tornati, i vigili non intervengono a sanzionare chi infrange il divieto, i barboni riprendono la loro vita.
E così si procede nel nostro paese...

Nei giorni scorsi, a Cleveland, tre ragazze sono riuscite a scappare dalla casa di un maniaco che le ha rapite e violentate per dieci anni. Senza che nessuno tra i vicini si fosse accorto di nulla, e neppure i due fratelli di lui, che vivevano nella stessa casa. C'è da crederci ?
Secondo me funzionavano tutti come i frequentatori della Darsena.
Ieri, in un Pronto Soccorso di Napoli, hanno fatto l'elettrocardiogramma ad un paziente facendolo sdraiare su un tavolo, perchè non c'erano letti disponibili.
I parenti hanno filmato tutto col cellulare.
Ci si adatta a tutto, nel nostro paese.
Pensate a come funziona l'Università: anno dopo anno hanno sostituito i professori con noi ricercatori e ci hanno trasformato in docenti, risparmiando soldi e assunzioni.
Se oggi noi ricercatori smettessimo di insegnare l'Università italiana si fermerebbe del tutto.
Quindi la baracca non regge, lo Stato non spende, noi copriamo i posti vacanti a costo zero, loro possono continuare a fare quel che vogliono senza che nessuno protesti.
E così si va avanti, si fa per dire, come alla Darsena.

Berlusconi viene condannato anche in appello, attacca la giustizia comunista e ci rassicura: nessuna ripercussione sulla stabilità di governo.
Ma è chiaro che non dovrebbe essere lui a far casino.
In un paese normale, dovrebbero essere il Capo dello Stato e i partiti di opposizione, o quelli che si definiscono tali anche se governano con lui, ad alzare la voce e a imporgli di uscire di scena.
E invece è come alla Darsena: tutto tace, o quasi.
Il PD fa finta di niente, i mal di pancia vengono sedati, e tutto va bene madama la marchesa...
D'altra parte, cosa si può sperare che faccia un partito già finito, che fa finta di essere vivo ?
E che pena che mi fanno i giovani di OccupyPD: ma come fanno a perdere ancora tempo con un cadavere e a illudersi ancora ?
Ma non farebbero meglio a dedicarsi a qualcosa di nuovo, anziché continuare a reggere il moccolo ai vari Baffetti e Grissini ?
Ma anche lì, è come alla Darsena: ci si adatta a tutto, si continua a tappare falle, a vivacchiare, ad ammazzare il tempo, a colludere l'un con l'altro, a infrangere regole e a fingere di crearne altre, a coprirsi tutti a vicenda, nel torto e nel non senso più assoluto.
Anche questa è catastrofe.

Oh, me sventurato !




Nell'ambito della sofferenza la sventura è una cosa a parte, specifica, irriducibile. E' ben diversa dalla semplice sofferenza. Si impadronisce dell'anima e le imprime fino in fondo il suo proprio marchio, quello della schiavitù.La sventura è uno sradicamento dalla vita, un equivalente più o meno attenuato della morte...
Il pensiero fugge la sventura con la stessa prontezza e irruenza con cui un animale fugge la morte...
Quando il pensiero è costretto dall'impatto con il dolore fisico, anche se lieve, ad ammettere la presenza della sventura, insorge uno stato di violenza simile a quello di un condannato a morte costretto a guardare per ore e ore la ghigliottina che lo decapiterà.
Alcuni essere umani possono vivere venti o cinquant'anni in questo stato...
C'è vera sventura solo quando l'avvenimento che ha afferrato una vita l'ha sradicata, l'ha colpita direttamente o indirettamente in tutti i suoi aspetti: sociale, psicologico, fisico. Il fattore sociale è essenziale. Non c'è vera sventura là dove non si verifichi, in qualsiasi forma, una decadenza sociale o l'apprensione di una simile decadenza...
Nel migliore dei casi, chi è segnato dal suo marchio non serberà che metà della propria anima.
Coloro che hanno ricevuto uno di quei colpi che lasciano l'essere umano a terra, a contorcersi come un verme mezzo schiacciato, non hanno parole per esprimere quel che capita loro. Fra le persone che incontrano, quelli che, pur avendo sofferto molto, non hanno mai avuto contatto con la sventura propriamente detta non hanno idea di che cosa sia...E coloro che sono stati a loro volta mutilati dalla sventura non possono prestare soccorso a nessuno, e sono quasi incapaci di desiderarlo...
Una sorta di orrore sommerge tutta l'anima. Durante questa assenza non c'è nulla da amare...
D'altra parte, in un'epoca come la nostra, in cui la sventura pende sopra la testa di tutti, il soccorso prestato alle anime è efficace soltanto se si spinge fino a prepararle realmente alla sventura. E non è cosa da poco...
In uno sventurato il disprezzo, la repulsione, l'odio si ritorcono contro lui stesso, penetrano al centro della sua anima, e da lì colorano con la propria tinta avvelenata l'intero universo...
Ogni innocente sventurato si sente maledetto...
Un altro effetto della sventura è quello di rendere l'anima sua complice a poco a poco, iniettandole il veleno dell'inerzia. In chiunque sia stato a lungo sventurato si insedia una complicità con la sventura. E questa complicità intralcia ogni sforzo che egli potrebbe compiere per migliorare la propria sorte, giunge persino ad impedirgli la ricerca dei possibili mezzi per essere liberato, e qualche volta il desiderio stesso della liberazione. Avviene pertanto che lo sventurato si adagi nella propria sventura, sicchè gli altri avranno l'impressione che sia soddisfatto...
La sventura è un dispositivo semplice e ingegnoso che riesce a infliggere nell'anima di una creatura finita quell'immensa forza cieca, bruta e fredda...
L'uomo a cui accada una cosa simile non ha parte alcuna nell'operazione.
Si dibatte come una farfalla appuntata viva in un album...

(Simon Weil, L'amore di Dio e la sventura, in 'Attesa di Dio' (1942))..


giovedì 9 maggio 2013

Have a nice conflict day !


CONFLICT DAY

Talvolta la sofferenza per un certo periodo può pervadere la mia anima al posto di non lasciarvi più posto per tali pensieri, e sono così debole che probabilmente un poco di sorte avversa produrrebbe un simile effetto per periodi lunghissimi. Ma questo importa poco...
L'unica circostanza in cui non so davvero più niente di tutto questo è il contatto con la sventura degli uomini, intendo degli altri; forse a maggior ragione con la sventura di coloro che mi sono indifferenti o sconosciuti, compresi quelli delle epoche più antiche. Questo contatto mi procura un male così atroce, strazia da parte a parte la mia anima a tal punto che l'amore di Dio mi diventa quasi impossibile. Manca pochissimo perchè non dica impossibile. Tanto che ne sarei preoccupata per me stessa, se non sapessi che il Cristo ha pianto nel prevedere gli orrori del saccheggio di Gerusalemme.
(S. Weil, Minuta 3 (1942), in 'Attesa di Dio' ).

L'esperienza che mi ha più colpito e addolorato in questo viaggio non è stato tanto la visita ai campi di lavoro e sterminio.
Star sotto la tragica e illuminante insegna dell' ARBEIT MACHT FREI o stare infine davanti alla torre di guardia di Birkenau o ai binari della selezione e della scelta tra due morti, una immediata ed una per sfinimento.
No, non è stato questo. Seppure anche questo sia stato tremendo.
E' stato invece girare per i ghetti di Cracovia e di Varsavia, vedere i piccoli resti di muro rimasti, vedere i documentari in cui centinaia di migliaia di persone venivano deportate in un'area apposita della stessa città in cui vivevano da secoli insieme agli 'ariani', e poi venire a sapere dei 'campi di raccolta', solo a due-tre chilometri da lì, luoghi di istradamento per lo sterminio finale.
Ecco, l'indifferenza davanti alla sofferenza e alla morte di altri, il fatto che tutto questo sia avvenuto senza reazioni da parte di chi si credeva 'salvo' e 'al sicuro' solo perchè non ebreo, la paura e il terrore di chi -pur cristiano o progressista- non trovava altro fa fare che rimuovere e negare, far finta di nulla, chiudere occhi e mente... Questo è quel che mi colpisce e mi fa male di più, ora.
Quanto assomiglia a noi oggi, che continuiamo a fare shopping e a girare con le cuffiette, alle nostre disperate strategie di sopravvivenza quotidiana, per restare capaci di proseguire a 'fare il nostro lavoro' in modo tale che altri proseguano il loro, quello 'sporco'...

Ieri c'è stata a Milano una giornata di mobilitazione della Sanità lombarda ed è stata chiamata 'Conflict day'.
Al di là dei soliti rituali realizzati e della sigla in inglese, mi pare un buon passo: dobbiamo iniziare a fare del conflitto quotidiano la nostra regola esplicita di vita.
Davanti ai continui richiami alla pacificazione, al garbo istituzionale, alla compostezza che ci provengono sempre più dagli stessi che proseguono a violentarci ed umiliarci nel silenzio, coperti e protetti dai formalismi 'democratici' , prosegue a crescere tra le persone la rabbia, il risentimento, la sofferenza senza sbocchi, la sfiducia assoluta verso tutto e tutti, il desiderio di rivalsa e di vendetta verso chi ti degrada e non ti ascolta...
Verso chi ti costringe a fare quel che non vuoi e a non fare quel che vorresti.
Verso chi ha bisogno di proseguire sempre più a negare e a manipolare anche la storia.
I fischi negli stadi nel minuto di silenzio imposto su Andreotti sono un segno tangibile di tutto questo.
Dobbiamo iniziare a ripudiare questo modo di vivere, ad allontanarci definitivamente da queste istituzioni e da questi riti, a confliggere con quel che è stato sinora il nostro mondo.

La nostra nave, ingombrante e in retromarcia, proverà ancora per un po' ad uscire dal porto e a riprendere la solita rotta.
Ma, nel farlo, scoprirà di andare alla deriva ormai, e si sfracellerà contro la torre di comando del porto, abbattendola.



martedì 7 maggio 2013

stracciarsi le vesti

L'occupazione di suolo pubblico procede senza soste ne' inciampi apparenti.
Chi ha votato, e soprattutto chi ha votato PD, ne tenga conto.
Chi ha partecipato alle primarie (e scelto Bersani) e lo ha votato alle elezioni, ora si trova con Letta e Berlu al Governo del paese.
Non dovrebbero stracciarsi le vesti e fare un casino della madonna ?
Non mi pare che stia accadendo.
Eppure i fregati in primo luogo sono soprattutto loro, non certo noi astensionisti, scettici della prima ora (ma quel che sta accadendo supera anche la piu' assurda delle previsioni di qualunque cinico e scettico sia mai esistito...).
I fregati n.2 sono poi i grillini.
Ma anche su quel fronte non sento piovere pietre.
Anzi, proseguono i dibattiti interni su rimborsi si'/rimborsi no, in parte/del tutto...
Non mi sembra che la discussione sia all'altezza di quel che succede intorno a noi.
Al disastro non c'e' fine.
Mi fa tristezza tornare in Italia.
Quasi quasi oltrepasso il confine e cerco rifugio in Bielorussia da Lukashenko...

lunedì 6 maggio 2013

spigolature, d-orature (e s-trigliate) lituane

Non e' facile guardare i nostri Letta & C. e vedere le statue eroiche dei re conquistatori e fondatori della Lituania: Vytauto, Gedimino, Mingaudo. Che nomi, eh !
Gia' questo fa la differenza.
Anche se non hanno mai vinto una guerra, pare.
Le hanno sempre prese anche dai polacchi, che le hanno sempre prese da tedeschi e russi, che si sono sempre accordati tra loro per far fuori polacchi e lituani.
Ecco perche' qui ricordano tutti la volta che hanno sconfitto i Cavalieri Teutonici a Grunwald (ma era il medioevo ed erano alleati con polacchi e tartari...)

Al momento si occupano solo di basket, e tra loro vanno di moda caffe' vero (cosi' lo chiamano) e pica (cioe' pizza). L'omologazione avanza anche qui.
Bei giri in bici sul fiume, anzi sui fiumi: qui confluiscono insieme il Nemunes, tedesco, e la Neris (russa), che gia' passava per Vilnius (gli abitanti hanno scelto per la loro citta' il nome del torrente Vilna e non del grande fiume, pero', per non darla vinta ancora una volta agli invisi russi).
Gia' li odiavano e temevano prima dello stalinismo, ma dopo...!

I lituani sono baltici, si sa.
Ma basta la vicinanza del mare e gia' sembrano mediterranei, quasi solari e sudisti rispetto ai polacchi, che pure stanno a sud, ma il mare non lo vedono neppure col binocolo.
Ho trovato delle belle giornate qui a Kaunas, gente ospitale e vogliosa di sentirsi Europa.
Dicono che qui sia il vero centro geografico del continente, un po' come a Rieti insomma, che dicono di essere il centro d'Italia.
Domani notte, strano a pensarlo ora, saro' di nuovo a casa.
So che non ci sara' piu' il divo Giulio ad aspettarmi vivo.
Anche i diavoli muoiono, se sono cattolici.
Ora poteva farlo.
Ben altri diavoli ci dominano e ci attorniano, coi loro modi suadenti e pieni di una violenza infinita, che neanche loro sospettano...



giovedì 2 maggio 2013

bandierine

Domani qui e' la festa dell'Indipendenza.
Non ho ancora capito da chi, se dai russi o dai tedeschi.
Tante bandierine rosse e bianche sventolano ovunque, molti esibiscono coccarde e spillette, la gente gira per le strade, in vacanza.
In attesa di essere riconquistati da qualcuno con la guerra, si godono la liberta' che offre il mercato, quella che ci tiene prigionieri senza maltrattarci troppo (se non di nascosto, o in alcune occasioni speciali...).

Quando vedo Letta e Alfano sui siti italiani mi viene da pensare alla banalita' del male.
E quando vedo il muro che stanno costruendo intorno alle nostre vite, mentre ancora blaterano di liberta' e valori, mi sovvengono le immagini appena viste del Ghetto di Varsavia, e del progressivo annientamento di migliaia di persone, attraverso il procedere rapido e graduale, inavvertibile ma feroce, di una strategia finale.
Cosi' siamo noi oggi, in mano agli avvoltoi delle banche europee, di cui i nostri governanti non sono altro che i temporanei kapo'.

Altro che indipendenza, quindi.
Chi vota e chi non vota non conta nulla.
Il potere sta altrove, non nelle bandierine e nel tifo delle piazze.
Sta a noi prenderlo o lasciarlo ad altri.
Sta a noi insorgere o restare passivi, ben sapendo -come per gli ebrei di Varsavia- che la nostra sorte e' comunque segnata.
Hanno deciso di vivere a nostre spese, di eliminarci uno ad uno, di ammazzarci tutti, se sara' necessario.
Lo so che e' ancora difficile crederci, purtroppo.
Ma e' cosi', sta gia' accadendo.
Basta decidere di vederlo.

mercoledì 1 maggio 2013

sursum corda

Un Cristo stremato porta la croce davanti ad una chiesa barocca, al centro di Varsavia.
Sopra di lui, una scritta dorata invita: Sursum corda!
Dentro la chiesa riposa il cuore, solo il cuore, di Chopin.

Lunghissime camminate stamane, alla scoperta del nuovo mondo.
Ogni viaggio in fondo e' questo, la prima volta.
Piedi a pezzi, gambe doloranti, scarpe rotte eppur bisogna andar...

Monumentalismo sovietico a casse.
Omoni giganteschi si stagliano dal bronzo, resistenti al nazismo e alle intemperie.
Ebrei insorti e appelli giuridici contro la guerra imperialista, soldati ragazzini, generali che stavano dalla parte giusta, mezzi dittatori piu' o meno giustificati dalla storia...
Case popolari costruite sulla sabbia, piu' niente da segnalare...

Cimitero ebraico piu' grande d'Europa, 150.000 sepolture, prima del grande sterminio.
Gli alberi crescono alti e non radi, tra tombe in disarmo, abbandonate dagli esuli erranti della nuova diaspora.
Mi fermo a meditare, a guardare la morte che si fa terra e foglie.

Oggi, Festa del lavoro anche qui.
Anche da noi, immagino.
Quando si fara' anche quella del non-lavoro sara' un po' meglio per tutti.
Ci siamo vicini...

Ho visto la squadra di governo al completo.
Quanta violenza stanno perpetrando su di noi.
E quanta ce ne faranno ancora.
Sursum corda!