Londra, due neri a colpi di machete ammazzano un soldato inglese, reduce dall'Afghanistan.
Non scappano, vogliono farsi riprendere dalle telecamere, con il machete in mano ed il sangue ancora tra le dita.
'Ci dispiace che le donne vedano questo spettacolo. Ma le nostre donne lo vedono ogni giorno nelle nostre terre ed è causato da voi. Non vi lasceremo vivere in pace, sino a quando non ve ne andrete...'.
Una donna inglese scende dal bus e si avvicina a parlare con loro, cercando di convincerli a smettere e forse di distrarli, in attesa della polizia.
La polizia arriva, spara, li ferisce e li cattura.
Terrorismo, lo chiamano, ovviamente.
Così come Assad chiama i rivoltosi in Siria, così come Putin chiama gli avversari in Russia.
Così come, tra poco, toccherà ai valsusini e a chi si opporrà in Italia.
Ma chi ci ammazza senza machete non è un terrorista.
Non è un terrorista Berlu, che continua a pagare i testimoni e ad attaccare i magistrati.
Non è un terrorista Napo, che copre le trattative con la mafia dei suoi amici ed esilia ad Aosta il povero Ingroia.
Non sono terroristi i Riva, che non disinquinano l'Ilva, ma nascondono miliardi di euro nei paradisi fiscali.
Non sono terroristi i nostri soldati, che sterminano da anni afghani e irakeni, ben foraggiati dalle nostre tasse.
Non sono terroriste le fabbriche d'armi, le grandi multinazionali della guerra.
Pecunia non olet.
Chi ha denaro, e non usa il machete, ma i bombardieri o la legge. non è e non sarà mai un terrorista.
Magari fra cinquant'anni, dopo morti, ci saranno sentenze, verità che affiorano, richieste di scusa e perdono.
Così come oggi inizia ad emergere, grazie ai mafiosi e non certo ai politici, la verità sul rapporto tra lo stato e la mafia negli ultimi trent'anni.
Il solito, deprimente, teatro della storia.
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