lunedì 27 maggio 2013

con una pietra al collo



Due sere di seguito, nello stesso cinema, due film.
L'ultimo di Sorrentino, il primo della Golino.
Due film catastrofici.

'La grande bellezza' ha tante di quelle idee e visioni che si potrebbero farne 10 film senza fatica.
Scintillante e disperato, nel suo rincorrere luoghi e tempi alla ricerca di una bellezza che pare appartenere però solo al passato.
Il presente si aggira con tutto il suo portato di volgarità, cinismo, dolore e violenza, casino, non senso, in palazzi e piazze e giardini di una città eterna e bellissima.
Una città, un mondo che muore, nell'agitazione da coca e nel vuoto delle anime.
La seconda fine dell' Impero romano d'occidente, con elementi di decadenza orientale e statunitense.
Un film lungo, estenuante e leggero, disincantato e alla ricerca di incanto.

'Miele' è un film sul desiderio di morire, e di far morire.
'Perchè morire e far morire è un'antica usanza che suole aver la gente...'.
Soprattutto, direi, un film sul tentativo di placare la sofferenza della vita, di porre termine a questa vita, a questo qualcosa che assomiglia al nulla, che ti avvicina gradualmente alla morte.
La figura dell'ingegnere, ormai stanco di proseguire a stare tra i suoi simili.
La giovane accabbadora (una Jasmine Trinca, sempre più anoressica e asessuata), che disperatamente cerca un senso almeno nella tecnica, e nei veleni per cani; che si dibatte tra Italia e Messico alla ricerca di un viaggio al termine della notte.
(Peraltro, una citazione dal libro di Cèline apre anche il film di Sorrentino...)
Una dolce morte almeno, un'eutanasia al miele, potrà consolarci alla fine ?

Due film che ho sentito e visto insieme, due belle botte al presente.
L'arte vede, e sente.
E' morente, ma  -seppur sotto flebo- insiste a parlare...
Come noi.

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