Due sere di seguito, nello stesso cinema, due film.
L'ultimo di Sorrentino, il primo della Golino.
Due film catastrofici.
'La grande bellezza' ha tante di quelle idee e visioni che
si potrebbero farne 10 film senza fatica.
Scintillante e disperato, nel suo rincorrere luoghi e tempi
alla ricerca di una bellezza che pare appartenere però solo al passato.
Il presente si aggira con tutto il suo portato di volgarità,
cinismo, dolore e violenza, casino, non senso, in palazzi e piazze e giardini
di una città eterna e bellissima.
Una città, un mondo che muore, nell'agitazione da coca e nel
vuoto delle anime.
La seconda fine dell' Impero romano d'occidente, con
elementi di decadenza orientale e statunitense.
Un film lungo, estenuante e leggero, disincantato e alla ricerca di
incanto.
'Miele' è un film sul desiderio di morire, e di far morire.
'Perchè morire e far morire è un'antica usanza che suole
aver la gente...'.
Soprattutto, direi, un film sul tentativo di placare la
sofferenza della vita, di porre termine a questa vita, a questo qualcosa che
assomiglia al nulla, che ti avvicina gradualmente alla morte.
La figura dell'ingegnere, ormai stanco di proseguire a stare
tra i suoi simili.
La giovane accabbadora (una Jasmine Trinca, sempre più
anoressica e asessuata), che disperatamente cerca un senso almeno nella
tecnica, e nei veleni per cani; che si dibatte tra Italia e Messico alla
ricerca di un viaggio al termine della notte.
(Peraltro, una citazione dal libro di Cèline apre anche il
film di Sorrentino...)
Una dolce morte almeno, un'eutanasia al miele, potrà
consolarci alla fine ?
Due film che ho sentito e visto insieme, due belle botte al
presente.
L'arte vede, e sente.
E' morente, ma
-seppur sotto flebo- insiste a parlare...
Come noi.
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