mercoledì 22 maggio 2013

L'obbedienza non è più una virtù




Per quanto abbia poca voglia di uscire di casa, ogni tanto lo faccio.
La conferenza di Simona Forti su Hannah Arendt era una buona occasione.
Non ho sbagliato ad andare.
Ho trovato conforto su alcune idee-forza degli ultimi tempi.

Davanti ad Eichmann, la Arendt si era posta e ci pone alcune domande:
  • perchè l'obbedienza è da noi considerata un valore ? Come è potuto accadere ?
  • perchè mettere a tacere il conflitto è meglio per noi che esprimerlo e mantenerlo in vita ?
  • perchè gli ebrei hanno collaborato al loro sterminio ?

Eichmann è, al processo, il testimone vivente della banalità, normalità, superficialità del Male.
Niente di mostruoso, di eclatante, di straordinario.
Semplice obbedienza, assenza di pensiero, adeguamento alla legge e agli imperativi autoritari.
Il male nasce da lì, dall'obbedire senza saper, poter praticare l'ethos del pensiero.

L'ebraismo viene colpito proprio dallo sviluppo paradossale della sua matrice profonda: sin dall'Eden il peccato è visto come disobbedienza alla legge e all'autorità di Dio.
Come trasgressione alla norma: la libertà umana è sin dall'origine disobbedienza al potere ed al dominio, scartare anarchico, violazione alla regola.
L'etica si fonda sull'obbedienza e ci si salva dal peccato se e solo se ci si accetta come sudditi, acquiescenti alla volontà e umilmente sottomessi al volere di Dio e dei nostri governanti.
La legge è sempre legittima, la trasgressione ad essa sempre illegittima.
Eichmann ha seguito questa strada, e ha sterminato gli ebrei a partire dai loro stessi dogmi.
'Va preso sul serio, quando lo dice. Non può essere deriso...', dice la Arendt.
Scandalo tra gli ebrei, ovviamente.

La nonviolenza parte da un geniale assunto, che inverte creativamente la faccenda.
Il rispetto della Legge non include necessariamente l'obbedienza ad ogni legge.
La coscienza trova la sua libertà etica, talvolta, proprio invece nel disobbedire ad una legge, nel tentativo di esplicitarne la sua illegittimità (seppur legalizzata) e di esprimere la legittimità di scelte e atti compiuti pubblicamente e formalmente illegali.
Fromm ci ricorda che 'se l'umanità ha avuto inizio con un'atto di disobbedienza, potrebbe finire per un atto di obbedienza'.
L'acquiescenza, la passività, il silenzio che circondano le scelte che oggi i nostri governi compiono (verso gli 'altri', ma anche verso di noi; verso gli umani, ma anche verso la 'natura'; verso il presente, ma anche verso il futuro...), ci ricordano che l'obbedienza non è più una virtù.
Che la vera responsabilità oggi non sta nell'assumersi il carico del male, ma nel farsi voce di ciò che sta sotto e non parla, di quel che non è ancora nato, di quel che non vota, di quel che non obbedisce e non si adegua, e che continua ad urlare, perlomeno nella coscienza.



1 commento:

  1. et voilà finalement: http://www.repubblica.it/economia/2013/05/31/foto/francoforte_assedio_alla_sede_della_banca_europea_centrale-60036069/1/?ref=HRER2-1

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