domenica 14 agosto 2022

vi(ra)te a destra, oltre la collina

 


I tempi del rinvio si riducono, e volgono al termine.

Abbiamo rinviato a lungo la catastrofe climatica, ma è ora tra noi.

Abbiamo pensato che le guerre non sarebbero più tornate a trovarci, ma anch'esse si sono nuovamente approssimate.

Ci pensavamo al sicuro nelle nostre città, mentre le campagne venivano abbandonate e le montagne disboscate, ma ora scopriamo che i nostri palazzi e le nostre vie in cui abbiamo concentrato le nostre vite ci mettono a rischio: pullulano di virus, grondano risentimenti e violenze.

Questo è il contesto in cui siamo chiamati a votare.

In una campagna elettorale che parla d'altro.

Ma che, sotto i discorsi e le polemiche apparenti, ci rivela l'emergenza di un'ulteriore improrogabilità.

Quel che non possiamo più rinviare, infatti, è anche l'ascesa politica delle destre.

I tanto bastonati Cinque stelle ci hanno permesso di spostare ancora una volta questo appuntamento, prendendo su di sé i voti del disinganno e della nuova politica.

E' passata un'altra legislatura, che ha prodotto ulteriore degrado, attendismo, disperazione.

Viviamo ancor più oggi -dopo questi cinque anni- una vita di destra, tutti, e a tutti i livelli.

Una vita caratterizzata da sopruso, ingiustizia, consumismo e diseguaglianza, rabbia e disprezzo verso l'umano e il vivente.

E' giunto il tempo che, a questa vita, corrisponda una sua manifestazione politica diretta, coerente e francamente espressa: un governo di destra.

L'alternativa è solo un flatus vocis che non ha nulla a che vedere con la vita materiale e relazionale che di fatto conduciamo.

Perchè dovremmo vivere quotidianamente, sfacciatamente a destra e non essere governati dalla destra?

Capisco che molti di voi preferiscano essere gestiti da persone di destra più paludate e cortesi, come è stato finora.

Ma questo tipo di regimi si limitano solo a rinviare quel che non può non accadere, perchè già accade, perchè è già la vita che facciamo.

E, se attendiamo ancora, quando il futuro arriverà sarà ancora più terribile, spietato ed insensato di quanto non sarebbe oggi.

Dobbiamo dare per persa la guerra ed iniziare ad organizzare la resistenza.

Non proseguire ad insistere con un'ostinata ed illusoria resilienza, con una difesa obsoleta delle carte e dei diritti, con un nostalgico richiamo a storie e valori che non costa nulla proseguire a raccontarci, ma che non incarniamo più nella nostra real vita.


Giunsi sotto alla fontana, nella conca di erbe grasse e fangose. Tra le piante apparivano buchi di cielo e aerei versanti. C'era in quel fresco un odore schiumoso, quasi salmastro.

'Cos'importa la guerra, cos' importa il sangue -pensavo- con questo cielo tra le piante?'.

Si poteva arrivare correndo, buttarsi nell'erba, giocare alla caccia e agli agguati. Così vivevano le bisce, le lepri, i ragazzi. La guerra finiva domani. Tutto tornava come prima. Tornavano la pace, i vecchi giochi, i rancori. Il sangue sparso era assorbito dalla terra. Le città respiravano. Soltanto nei boschi nulla mutava, e dove un corpo era caduto riaffioravano radici...


Poi venne sera e, non so come, quella sera stetti a guardare il cielo nero. Ripensavo alla notte e al mattino, al passato, a tante cose. Alla mia strana immunità in mezzo alle cose.


Dalla ditta di Fonso veniva il cigolio e il cupo tonfo delle macchine.

'Dunque lavorano -mi dissi- non è cambiato proprio niente'.

In quelle strade dove si era più penato e sperato, dove al tempo in cui noi eravamo ragazzi s'era sparso tanto sangue, la giornata passava tranquilla. Gli operai, gli schiacciati, lavoravano come ieri, come sempre. Chi sa, credevano tutto finito...


Attesi un pezzo con tremore e ansia il ronzio dei motori. L'angoscia dei giorni, insopportabile in quell'ora, solamente un fatto grosso, irreparabile, poteva cacciarla.

Ma non era questo il mio solito gioco, il mio vizio?...

Qualcuno scherzava, qualcuno rideva. 'La pasta viene lunga', dicevano.

Sangue e ferocia, sottosuolo, la boscaglia: queste cose non erano un gioco?


'Cosa dici? Tu hai una laurea, sei professore. Vorrei sapere io le cose che sai.'

'Esser qualcuno è un'altra cosa', dissi piano. 'Non te lo immagini nemmeno. Ci vuol fortuna, coraggio, volontà. Soprattutto coraggio. Il coraggio di starsene soli come se gli altri non ci fossero e pensare solo alle cose che fai. Non spaventarsi se la gente se ne infischia. Bisogna aspettare degli anni, bisogna morire. Poi dopo morto, se hai fortuna, diventi qualcuno...


Per molti giorni non discesi a Torino; mi accontentavo dei giornali e della nuova libertà di ascoltare ed inveire. Da ogni parte fiorivano voci, pettegolezzi, speranze. Lassù nelle ville nessuno pensava a una cosa: il vecchio mondo non l'avevano schiacciato gli avversari, s'era ucciso da sé.

Ma c'è qualcuno che si uccida per sparire davvero?


Ogni volta giuravo di tacere e ascoltare, di scuotere il capo e ascoltare. Ma quel cauto equilibrio d'ansie, di attese e di futili speranze in cui adesso trascorrevo i giorni, era fatto per me, mi piaceva: avrei voluto che durasse eterno. L'impazienza degli altri poteva distruggerlo. Da tempo ero avvezzo a non muovermi, a lasciare che il mondo impazzisse...

E Fonso subito: 'Momento. Ma non dici perchè tocca sempre alla classe operaia difendersi. I padroni mantengono il dominio con le guerre e il terrore. Schiacciandoci, tirano avanti. E tu ti illudi che capiscano. Han capito benissimo. Per questo continuano.'

Allora rientrai nel discorso: 'Non parlo di questo. Non parlo di classi. Fonso ha ragione, si capisce. Ma noialtri italiani siamo fatti così: ubbidiamo soltanto alla forza. Poi, con la scusa che era forza, ci ridiamo. Nessuno la prende sul serio'...


Le notizie le seppi sulla porta del bar. I tedeschi occupavano le città.

'E a Torino?'.

'Verranno, disse un altro ghignando, a suo tempo. Fanno tutto con metodo. Non vogliono disordini inutili. I massacri li faranno con calma.'

'Ma nessuno resiste?', dissi.

Sotto il portico crebbero gli urli e il tumulto. Uscimmo fuori.


'Nessuno si muove. Nemmeno un soldato. Che schifo.'

'Noi siamo solo un campo di battaglia. Non illuderti.'...

'Te lo diceva anche la nonna. Voialtri non potete capire'.

''Voialtri non posso essere io, tagliai. 'Io sono solo. Cerco di essere il più solo possibile. Sono tempi che soltanto chi è solo non perde la testa'.


Alzai le spalle anche stavolta. Le alzavo sovente in quei giorni. Il finimondo sempre atteso era arrivato. Era chiaro che Torino tranquilla in distanza, la solitudine nei boschi, il frutteto, non avevano più senso. Eppure tutto continuava. Sorgeva il mattino, calava la sera, maturava la frutta.

M'aveva preso una speranza, una curiosità affannosa: sopravvivere al crollo, fare in tempo a conoscere il mondo di dopo.


Quel disordine ormai familiare, quel tacito dibattersi e franare di gente, era come uno sfogo, una brutta rivalsa alle notizie intollerabili delle radio e dei giornali.

La guerra infuriava lontano, metodica e inutile. Noi eravamo ricaduti, e questa volta senza scampo, nelle mani di prima, fatte adesso più esperte e più sporche di sangue.

Gli allegri padroni di ieri inferocivano, difendevano la pelle e le ultime speranze.

Per noi lo scampo era soltanto nel disordine, nel crollo stesso di ogni legge...

'Era meglio la guerra', dicevano.

Ma tutti sapevamo che la guerra era questa.


Ma il discorso e l'affanno cui siamo ormai incalliti, rinascevano allora dappertutto, stimolati da un'ansia d'incredulità, da una residua speranza, da un egoismo ancora lecito. Ora che anche quei giorni sembrano un sogno e salvarsi non ha quasi più senso, c'è in fondo a tutti gli incontri e i risvegli una pace disperata, uno stupore di essere vivi ancora un giorno, ancora un'ora, che mette allegria. Non si hanno più molti riguardi, né per sé né per gli altri. Si ascolta, impassibili.


'Siamo tutti malati -le dissi- che vorremmo guarire.'...

Allora Cate mi guardò sorpresa. Mi aspettavo un sorriso che non venne.

Disse:' I veri malati bisogna curarli, guarirli. Pregare non serve. E' così in tutto. Lo dice anche Fonso: 'Conta quel che si fa, non che si dice'.'.


(Cesare Pavese, La casa in collina, 1949)







martedì 9 agosto 2022

sull'inutilità del voto utile

 

Chi governerà questo paese dopo le elezioni?

Letta, al governo, vorrebbe se stesso o Draghi.

Renzi e Calenda; Di Maio e Tabacci, Bonino e Dalla Vedova vorrebbero Draghi, sempre Draghi, fortissimamente Draghi.

Berlusconi vorrebbe se stesso, come sempre, o Draghi.

Salvini vorrebbe se stesso, ma metà della Lega non lo vorrebbe e vorrebbe -immaginate chi?: Draghi.

Meloni vorrebbe se stessa ma, se anche stravincesse e potesse governare da sola, sarebbe costretta a seguire l'agenda Draghi.

E siccome non governerà da sola, dovrà seguirla a maggior ragione, viste le posizioni degli alleati di cui sopra

Anche lei farà la fine del Movimento 5 stelle nel 2018, col suo bel 34%: ed anche i suoi ingenui elettori scopriranno che, dentro la scatoletta, il tonno non c'è più da tempo.

E che, aperta la prima scatoletta, quella del voto, si trova il vuoto: tutte le istituzioni, e tanto più quelle politico-partitiche, sono soltanto scatolette vuote che contengono altre scatolette vuote: se ne apri una ne trovi solo un'altra ed un'altra ancora, senza fine e senza soluzione alcuna.


Ecco perché non esiste il voto utile, e qualunque voto è e sarà inutile.

Di utile ci sono solo gli utili idioti che continuano ad andare a votare, fingendo di credere che quel voto possa cambiare, produrre o impedire qualcosa.

Nei miei primi 30 anni sono stato ricattato a votare qualunque cesso d'uomo purchè non andassero al potere i comunisti.

Nei secondi trenta vengo ricattato a votare qualunque bordello di coalizione purchè non vadano al potere i neofascisti.

Eppure la storia ci ha già detto che i comunisti sono andati al governo solo quando hanno rinunciato ad essere comunisti ed hanno rinunciato ad essere comunisti soprattutto quando sono riusciti ad andare al governo.

Ed anche i fascisti andranno al governo solo quando smetteranno di essere fascisti e smetteranno di esserlo soprattutto quando ci andranno.

A meno che l'establishment stesso non decida (come già accaduto col fascismo, 100 anni fa) che è giunto il tempo di avere un governo non più solo in scatoletta fashista, come l'attuale, ma in inscatolamento neo-fascista post-litteram.

Ma non saranno le elezioni, né -tanto meno- queste, a deciderlo.


Un ultimo pensiero -commosso e partecipe- va infine rivolto a coloro che non riescono a smetterla, non solo di votare, ma anche di fare liste e candidarsi 'per un'alternativa': le varie liste anti-sistema di Paragone, De Magistris, Potere al Popolo (che credo si farà chiamare questa volta Unione popolare), gli ex5S di Alternativa e Manifesta, e non so chi altri ancora.

Il loro senso politico per me è pari a quello di farsi uno yogurt biologico per combattere il cambiamento climatico, fare un corteo per fermare una guerra o spegnere i led del televisore per realizzare la decrescita.

Testimonianze importanti e scelte apprezzabili, ma che non c'entrano niente con la politica.

Sono azioni che stanno ad un livello diverso, e non è giusto illudere del contrario le (peraltro poche) persone che andranno a votarli.

Servono solo a chi le fa, sono buoni generi di conforto e di socializzazione: rappresentano un'alternativa sì, ma a pagarsi una psicoterapia (e -visti i prezzi- non è poco).




lunedì 8 agosto 2022

dialoghi con l'umanità

MELEAGRO Noi cacciatori, Ermete, abbiamo un patto: quando saliamo in montagna ci aiutiamo a vicenda, ciascuno ha in pugno la vita dell'altro, ma non si tradisce il compagno.

ERMETE O sciocco, non si tradisce che il compagno...


ACHILLE Ci sono giorni che dovranno ancora nascere e noi non vedremo.

PATROCLO Non ne abbiamo veduti già molti?

ACHILLE No, Patroclo, non molti. Verrà il giorno che saremo cadaveri. Che avremo tappata la bocca con un pugno di terra. E nemmeno sapremo quel che abbiamo veduto.

PATROCLO Non serve pensarci.

ACHILLE Non si può non pensarci. Da ragazzi si è come immortali, si guarda e si ride. Non si sa quello che costa. Non si sa la fatica e il rimpianto. Si combatte per gioco e ci si butta a terra morti. Poi si ride e si torna a giocare.


EDIPO A chi ha la febbre le frutta più buone danno soltanto smanie e nausea. E la mia febbre è il mio destino -il timore, l'orrore perenne di compiere proprio la cosa saputa. Io sapevo -ho saputo sempre- di agire come lo scoiattolo che crede di inerpicarsi e fa soltanto ruotare la gabbia.

E mi domando: chi fu Edipo?


FIGLIO E se a quel tempo erano giusti, perché volevano bruciare due ragazzi?

PADRE Scemo,non sai cos'è la canicola...La canicola brucia. Tutto muore, e la fame e la sete ti cambiano un uomo. Prendi uno che non abbia mangiato: è attaccabriga.

E tu pensa quella gente che andavano tutti d'accordo e ognuno aveva la sua terra, abituati a far bene e a star bene. Si asciugano i pozzi, si bruciano i grani, hanno fame e hanno sete. Ma diventano bestie feroci.

FIGLIO Era gente cattiva.

PADRE Non più cattiva di noialtri. La nostra canicola sono i padroni. E non c'è pioggia che ci possa liberare...Vedi, gli dei sono i padroni: Sono come i padroni. Vuoi che vedessero bruciare uno di loro? Tra loro si aiutano. Noi invece nessuno ci aiuta. Faccia pioggia o sereno, che cosa gli importa agli dei? Adesso si accendono i fuochi e si dice che fa piovere. Che cosa gliene importa ai padroni? Li hai mai visti venire sul campo?

FIGLIO Io no.

PADRE E dunque. Se una volta bastava un falò per far piovere, bruciarci sopra un vagabondo per salvare un raccolto, quante case di padroni bisogna incendiare, quanti ammazzarne per le strade e per le piazze, prima che il mondo torni giusto e noi si possa dire la nostra?

FIGLIO E gli dei?

PADRE Cosa c'entrano?

FIGLIO Non hai detto che dei e padroni si tengono mano? Sono loro i padroni.

PADRE Scanneremo un capretto. Che farci? Ammazzeremo i vagabondi e chi ci ruba. Bruceremo un falò.

FIGLIO Vorrei che fosse già mattino. A me gli dei fanno paura.

PADRE E fai bene. Gli dei vanno tenuti dalla nostra. Alla tua età è una brutta cosa non pensarci.

FIGLIO Io non voglio pensarci. Sono ingiusti, gli dei. Che bisogno hanno che si bruci gente viva?

PADRE Se non fosse così non sarebbero dei. Quando non c'erano i padroni e si viveva con giustizia, bisognava ammazzare ogni tanto qualcuno per farli godere. Ma ai nostri tempi non ne hanno più bisogno. Siamo in tanti a star male, che gli basta guardarci...

FIGLIO Io non posso star fermo, pensando ai falò di una volta. Guarda laggiù quanti ne accendono...Io non voglio, capisci, non voglio. Fanno bene i padroni a mangiarci il midollo, se siamo stati così ingiusti tra noialtri. Fanno bene gli dei a guardarci patire. Siamo tutti cattivi.

PADRE Bagna le frasche adesso e spruzza. Sei ancora ignorante...O Zeus, accogli quest'offerta...



LELEGO Io non so, qualche volta tu parli come un ragazzo che gioca. Sei il signore e ti ascoltiamo. Altre volte sei vecchio e crudele. Si direbbe che l'isola ti ha lasciato qualcosa di sé.

TESEO Anche questo può darsi. Quel che ci uccide si diventa, Lelego. Tu non ci pensi ma veniamo da lontano.

LELEGO Nemmeno il vino della patria ti riscalda?

TESEO Non siamo ancora giunti in patria.


DEMETRA Oggi ancora l'omaggio più ricco che san farci è versare del sangue.

DIONISO Ma è un omaggio, Deò? Tu sai meglio di me che uccidendo la vittima credevano un tempo di uccidere noi.

DEMETRA E puoi fargliene un torto? Per questo ti dico che ci hanno trovati nel sangue. Se per loro la morte è la fine e il principio, dovevano ucciderci per vederci rinascere. Sono molto infelici, Iacco.

DIONISO Tu credi? A me paiono balordi. O forse no. Visto che tanto sono mortali, danno un senso alla vita uccidendosi. Loro le storie devono viverle e morirle...


AMADRIADE A quest'ora la piena dei fiumi ha cominciato a sradicare le piante. Ormai piove sull'acqua dappertutto.

SATIRO Stanno tappati nelle grotte e nei tuguri sui monti. Ascoltano piovere. Pensano a quelli delle valli che combattono l'acqua,e si illudono.

AMADRIADE Finchè dura la notte si illudono. Ma domani, nella luce paurosa, quando vedranno un solo mare fino al cielo, e le montagne impicciolite, non rientreranno nelle grotte.Guarderanno. Si butteranno un sacco in testa e guarderanno.

SATIRO Li confondi con le bestie selvatiche. Nessun mortale sa capire che muore e guardare la morte. Bisogna che corra, che pensi, che dica. Che parli a quelli che rimangono.

AMADRIADE Ma stavolta nessuno rimane. Come faranno dunque?

SATIRO Qui li voglio. Quando sapranno di essere tutti condannati, tutti quanti, si daranno a far festa, vedrai. Magari verranno a cercare noialtri.

AMADRIADE O noi, che c'entriamo?

SATIRO C'entriamo sì. Siamo la festa, siamo vita per loro. Cercheranno la vita con noi fino all'ultimo.

AMADRIADE Non capisco che vita possiamo dar loro. Non sappiamo nemmeno morire, Tutto quanto sappiamo è guardare. Guardare e sapere. Ma tu dici che loro non guardano e non sanno rassegnarsi. Che altro possono chiederci?

SATIRO Tante cose, capretta...Cercheranno noi, ti dico. Sarà l'ultima speranza che avranno.

AMADRIADE Con quest'acqua? E che cosa faranno?

SATIRO Non lo sai che cos'è una speranza? Crederanno che un bosco in cui siamo anche noi non potrà andare sommerso. Si diranno che tutti proprio tutti gli uomini non potranno sparire,altrimenti che senso ha essere nati e averci conosciuto?...

AMADRIADE Mi chiedo che cosa sarebbe morire. Questa è l'unica cosa che davvero ci manca...

SATIRO Sentila. Ma morire è proprio questo- non più sapere che sei morta. Ed è questo il diluvio:morire in tanti che non resti più nessuno a saperlo. Così succede che verranno a cercare noialtri e ci diranno di salvarli e vorranno essere simili a noi, alle piante, alle pietre -alle cose insensibili che sono mero destino. In esse si salveranno...

AMADRIADE Strana gente. Loro trattano il destino e l'avvenire, come fosse un passato.

SATIRO Questo vuol dire, la speranza. Dare un nome di ricordo al destino.


(Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, 1947)









 

venerdì 5 agosto 2022

tra due destre

 

'Che cos'è la destra, cos'è la sinistra...?', canticchiava il grande bardo strafottente, poco prima di lasciarci, e forse senza rimpianti.

Eccoci infatti chiamati a scegliere, come in tutta Europa d'altronde, fra due destre: una più cortese, tartufesca, paludata; l'altra più sfrontata, decisa, sbruffona.

Entrambe mentono, offrono rappresentazioni teatrali e caricaturali (cioè elettorali) di se stesse: la prima infatti si è già dimostrata capace di scelte razziste (Minniti), liberiste (Letta), autoritarie(Speranza); la seconda si è già rivelata -quando si è trattato di governare- ben ammanicata con l'establishment e con le di lui compatibilità e convenienze.

Nella forma, qualche differenza; nella sostanza, nessuna.

Solo due destre speculari a confronto, niente di meglio e di più.


Entrambe, alla fine, sanno che -se governeranno- non potranno fare a meno di seguire quella che eufemisticamente tutti iniziano a chiamare 'l'agenda Draghi' (che è palesemente un'agenda liberista di destra, con qualche spruzzata di bonus democristiani).

Calenda ha, su questo slogan, già incastrato il PD (che, d'altronde, non attendeva altro che questo, pur di confermarsi ancora una volta come il vero problema per una vera sinistra).

E vedrete che riusciranno ad attaccarsi al carro -più o meno obtorto collo- anche i recalcitranti attuali, piccoli feudatari di quella che fu (è stata) la sinistra italiana e di quel che furono (e non sono mai stati) i verdi.

E vedrete che, dopo le elezioni, anche il feudatario di quel che è stato il Movimento Cinque Stelle si accoderà a governare con loro e a gestire l'agenda Draghi (e, perchè no?, con lo stesso Draghi nel suo stesso ruolo di oggi).


Sempre che, molto improbabilmente, la Destra 1 vinca le elezioni.

Ma se, molto più probabilmente, sarà la Destra 2 a prevalere, la stessa agenda sarà gestita -con qualche battito di ciglia in più, ma niente più- da Meloni & c.

Sì, si noterà qualche variazione sul tema 'razzismo', il genderismo troverà meno sponde, i diritti civili saranno ulteriormente trascurati, la catastrofe climatica accelererà ancora un po'.

Niente di meglio, ma neanche di peggio.

Non è ancora il momento -infatti- per una svolta ancora più a destra di queste destre.

Ci sono ancora troppi soldi che girano e troppi interessi consociativi da gestire.


Ma la situazione è, se possibile, ancora peggiore di quella della scorsa tornata.

Il sistema di controllo e dominio si è rafforzato, tra Covid e digitalizzazione forzata.

L'illusione dell'alternativa grillina è svaporata in un solo lustro ed una sola legislatura.

Non si intravvede nulla al di fuori delle (statiche) dinamiche parlamentari: movimenti assenti, proteste ininfluenti, contestazioni rituali o silenziate dai media.

Ma queste potrebbero essere -per noi e per altri popoli della vecchia Europa- le ultime elezioni.

La storia si sta muovendo e precipita, sotto tutta questa palude di morte apparente.

Per me, è solo un motivo in più per continuare a non andare a votare.

Eppure, lo so già, almeno la metà dei cittadini (ed anche dei miei amici) andranno a votare per una delle due destre.

Scegliete voi -o loro- quale.

mercoledì 3 agosto 2022

cento lustri or sono...

 

I popoli allevati nella libertà e nell'autocomando considerano mostruosa e contro natura ogni altra forma di governo. Quelli che sono governati in regime monarchico fanno la stessa cosa.

E qualsiasi possibilità di cambiamento offra loro la fortuna, quand'anche si siano liberati dal fastidio di un padrone, essi corrono a rimetterne in piedi uno nuovo con altrettante pene, perché non possono decidersi a prendere in odio il dominio.


Ciascuno si comporta in un modo, in quanto l'uso ci nasconde il vero aspetto delle cose.


La maestà reale, dice un antico, rovina più difficilmente dalla cima al mezzo di quanto non precipiti dal mezzo al fondo.


Vediamo che Tucidide nelle guerre civili del suo tempo dice che per compiacere ai pubblici vizi, questi venivano battezzati con nomi nuovi più dolci, per trovare loro una scusa, in modo da imbastardire e addolcire i loro veri termini.

Questo si fa per riformare le nostre coscienze e le nostre opinioni.


Gli Spartani stessi, così fedeli osservanti delle leggi del loro paese, impegnati com'erano dalla loro legge che proibiva di nominare per due volte Ammiraglio lo stesso personaggio, e d'altra parte, dato che i loro affari esigevano assolutamente che Lisandro assumesse di nuovo quella carica, fecero sì Ammiraglio un certo Araco, ma Lisandro sovrintendente della marina.

E con pari sottigliezza uno dei loro ambasciatori, che era stato mandato agli Ateniesi per ottenere il cambiamento di certe leggi, quando Pericle gli oppose che era proibito di togliere la tabella dove una volta era stata posta una legge, gli consigliò di voltarla soltanto, dato che ciò non era proibito.


Ma alcuni filosofi, quando hanno veduto preso in mano da uomini incapaci l'ufficio del governo politico, si sono fatti da parte; e colui che domandò a Crate fino a quando bisognasse filosofare, ricevette questa risposta: 'Fino a quando non ci siano più asinai a condurre i nostri eserciti'.

Eraclito lasciò il regno a suo fratello; e agli Efesii, che gli rimproveravano perché passava il tempo a giocare coi ragazzi davanti il tempio, rispose: 'Non vale meglio far questo, che governare la cosa pubblica in compagnia vostra?'.


(Michel de Montaigne,1533-1592)

martedì 2 agosto 2022

proclam e reclame

 

Giustizia è fatta!

Gli USA, dopo Bin Laden, sono riusciti ad uccidere anche Al Zahawiri.

Con un drone e qualche missiletto l'hanno sistemato.

Ora le vittime dell'11 settembre possono essere soddisfatte.

Ma potevano essere già appagate dalle centinaia di migliaia di morti in Afghanistan succedute a quell'evento. Ma forse no...Le vittime statunitensi sono come quel che non si può acquistare con la Mastercard (statunitense): non hanno prezzo.


Accordo è fatto!

Letta, Calenda e Bonino ce l'hanno fatta e si presenteranno insieme alle prossime elezioni.

Ed insieme anche a Di Maio che, dopo aver fatto lista con Tabacci, si presenterà direttamente nelle liste PD.

Una bella ammucchiata, non c'è che dire...!

E questo sarebbe il centro-sinistra.

Appena l'ho saputo l'ho sentito, forte e potente: un'irrefrenabile impulso ad andare a votare.


Democrazia è fatta!

Nancy Pelosi è arrivata a Taiwan, per difenderla contro la dittatura comunista cinese.

Traduzione: fra poco ci sarà un'altra guerra, tra Usa e Cina, per il controllo del Pacifico.

Ma non credo che per gli USA sarà un passaggio comodo come per l'Atlantico: noi europei, infatti, gliel' abbiamo regalato settant'anni fa, in cambio di cioccolata e chewing-gum.

La prima ha oscurato di nero il nostro cielo, il secondo ha impastoiato le nostre bocche.


La guerra continua!

Il Covid infetta!

La catastrofe climatica avanza!

Il caldo cresce!


E chi se ne frega!

Come anche di tutto il resto che sta sopra, peraltro.

lunedì 1 agosto 2022

tra anarchia e nonviolenza

GHILARZA 29.7.22

TRA NONVIOLENZA ED ANARCHIA: DISOBBEDIRE ALLE LEGGI DELLO STATO


Il racconto 'La supplica respinta' (F.Kafka, 1920) ha aperto il mio intervento.

In essa, un impaurito rappresentante del popolo si presenta di fronte al rappresentante del governo per chiedere qualcosa che, come sempre, gli verrà da lui rifiutato.

Il rito però si ripete, sempre uguale, nonostante si conosca già la conclusione.


In che rapporto stanno libertà e regola (legge) ?

SCHEMA 1



Nonviolenza e anarchia si muovono tra A e B, favorendo tutti i processi di (auto) regolazione (co-costruzione di organizzazione secondo il principio dell'ordine spontaneo e/o processo stocastico) e di (auto)regolamentazione (co-costruzione di regole comuni, condivise e sottoposte a frequente revisione consensuale).

Entrambe si oppongono a C, contrastano l'eteronomia della regola e l'istanza normativa e normalizzante, le considerano omologanti, autoritarie e discriminanti.

'La libertà è madre, non figlia, della legge e dell'ordine', scrive infatti Proudhon.

Tutta la tradizione libertaria americana (Tucker, Thoreau...) riparte da qui e da tre assunti fondamentali:

  1. La libertà di coscienza, di pensiero e d'azione ha un valore superiore a qualunque legge

  2. Il diritto di resistenza (e disobbedienza) è sempre legittimo, qualunque sia il regime a cui ci ci oppone (autocratico o democratico, monarchico o repubbblicano)

  3. Il miglior governo è quello che governa meno ed i migliori cittadini sono quelli che praticano meglio l'arte di non essere governati.

C'è chi trae questi convincimenti da fonti religiose (Tolstoj e Gandhi), c'è chi invece da matrici filosofiche laiche (giusnaturalismo, liberalismo...), ma -in ogni caso- quel che si riconosce è la possibilità per individui e gruppi sociali di resistere alle leggi ingiuste e di poter-dover sempre sanzionare lo stato, quando si ritiene che esso compia atti ingiusti -seppur coperti legalmente- o non compia atti che si ritengano giusti e doverosi per la coscienza di chi vi si oppone e/o propone nuovi atteggiamenti sociali e politici.

Il rapporto tra legale e legale, legittimo ed illegittimo va quindi a riconfigurarsi -per la nonviolenza e per l'anarchia- in questi termini  (vedi sopra SCHEMA 2)


La seconda parte dell'intervento è stata introdotta da un brano tratto da 'La scuola cattolica' (E. Albinati, 2016), in cui l'autore evidenzia quanto ed in quante circostanze -consapevolmente e soprattutto non consapevolmente- obbediamo quotidianamente e continuativamente: a regole, a consuetudini, a vincoli sociali, a leggi.


Lo SCHEMA 3, tratto da un articolo di N.Bobbio degli anni 60 che a sua volta riprende un testo di Passerin d'Entreves, descrive i possibili stadi di questa nostra ascesa dalla consueta obbedienza ad una sempre più radicale e rischiosa tendenza a resistere e disobbedire.

Ci si è chiesti, quindi: com'è e cos'è che rende così difficile e raro per ciascuno di noi il passaggio di soglia (la linea rossa) tra il livello 4 ed i livelli superiori ?

Tre ipotesi (SCHEMA 4):

  1. I dispositivi psico-socio-pedagogici (scolarizzazione, paternalismo-maternalismo, anticonflittualismo-conformismo, gerarchia sociale e lavorativa....)

  2. La collusione di interessi e profitti (sistema di gratificazione premiale parzialmente redistributivo)

  3. Se questi -tipici del soft power- non bastano, si passa anche a quelli dell'hard power: paura, terrore, mortificazione, esclusione, oppressione-repressione diretta, guerra.

In un tale contesto, molto simile ad una gabbia senza uscita, caratterizzata da un altissimo grado di violenza strutturale e culturale (e, quando necessario, di aggressione violenta diretta) , non c'è da stupirsi quindi che le maggioranze obbediscano quasi sempre e che solo piccole minoranze (nonviolente e/o anarchiche) riescano a resistere e disobbedire.


La terza parte dell'intervento si è rivolta allora a definire il rapporto tra i modelli storicamente dati nelle azioni di disobbedienza civile nonviolenta a confronto con le forme di azione più tipicamente anarchiche:

SCHEMA 5




In esso si chiarisce la profonda differenza tra questo tipo di azioni e le forme di protesta e contestazione tipiche della tradizione riformista, socialista e pacifista.

Nonviolenza ed anarchia agiscono proprio laddove le forme tradizionali mostrano la corda e smettono di funzionare in vista dei loro fini dichiarati (o per inadeguatezza di chi agisce in esse o per la verificata impermeabilità di chi è oggetto della contestazione stessa).

I punti di maggiore differenza tra azioni nonviolente ed anarchiche appaiono qui evidenti.

Nel dibattito sono emersi in particolare il diverso atteggiamento verso lo stato e le leggi (i nonviolenti agiscono su obiettivi specifici e credono al potere ri-costituente della disobbedienza nei confronti della legge ingiusta, che può e deve essere trasformata in meglio) e verso l'uso della violenza (che è rifiutato per principio dai nonviolenti e solo tatticamente dagli anarchici).


L'ultima parte (che non è stata presentata per limiti di tempo) riguarda lo SCHEMA 6.

A partire dall'aquilone, si vuole evidenziare un processo di trasformazione in corso che differenzia il modo in cui violenza e nonviolenza si sono presentate e si presentano oggi sulla scena del mondo.

Nella prima variante la violenza è caratterizzata da aggressività e passività (triangolo basso), mentre la nonviolenza si muove tra assertività ed empatia (triangolo alto).

Nella seconda, più forte a partire dalla fine del secolo scorso, la violenza si è mossa molto più sulla diagonale 'aggressività-empatia' (soft-power).

A questo proposito, ho significativamente citato un brano di M.Foucault, tratto da Medicina e biopolitica, in cui lo Stato controlla e governa i suoi cittadini attraverso il sì ai loro desideri, prendendosene cura e proteggendoli dal male (vedi la recente esperienza pandemica).

Ma, all'interno di questa strategia, realizza così la sua politica di morte (necropolitica).

Come possono reagire (e potranno farlo?) non violenza ed anarchismo dentro ad un sistema di dominio sempre più onnipervasivo e potente, che manipola e mistifica le parole stesse delle nostre trascorse opposizioni (anarcocapitalismo, transizione ecologica, pace...) per realizzare la catastrofe planetaria e la nostra estinzione (sociale, politica e fisica) ?

Da qui parte la proposta controparadossale di 'fare il morto', in senso collettivo e pubblico: 'agire il non agire' quale forma di sviluppo contemporaneo della non collaborazione attiva, della resistenza passiva e della disobbedienza civile (per saperne di più, vedi i miei ultimi libri: 'Fare il morto', 2016 e 'Homo homini ludus' (2021)).