lunedì 8 agosto 2022

dialoghi con l'umanità

MELEAGRO Noi cacciatori, Ermete, abbiamo un patto: quando saliamo in montagna ci aiutiamo a vicenda, ciascuno ha in pugno la vita dell'altro, ma non si tradisce il compagno.

ERMETE O sciocco, non si tradisce che il compagno...


ACHILLE Ci sono giorni che dovranno ancora nascere e noi non vedremo.

PATROCLO Non ne abbiamo veduti già molti?

ACHILLE No, Patroclo, non molti. Verrà il giorno che saremo cadaveri. Che avremo tappata la bocca con un pugno di terra. E nemmeno sapremo quel che abbiamo veduto.

PATROCLO Non serve pensarci.

ACHILLE Non si può non pensarci. Da ragazzi si è come immortali, si guarda e si ride. Non si sa quello che costa. Non si sa la fatica e il rimpianto. Si combatte per gioco e ci si butta a terra morti. Poi si ride e si torna a giocare.


EDIPO A chi ha la febbre le frutta più buone danno soltanto smanie e nausea. E la mia febbre è il mio destino -il timore, l'orrore perenne di compiere proprio la cosa saputa. Io sapevo -ho saputo sempre- di agire come lo scoiattolo che crede di inerpicarsi e fa soltanto ruotare la gabbia.

E mi domando: chi fu Edipo?


FIGLIO E se a quel tempo erano giusti, perché volevano bruciare due ragazzi?

PADRE Scemo,non sai cos'è la canicola...La canicola brucia. Tutto muore, e la fame e la sete ti cambiano un uomo. Prendi uno che non abbia mangiato: è attaccabriga.

E tu pensa quella gente che andavano tutti d'accordo e ognuno aveva la sua terra, abituati a far bene e a star bene. Si asciugano i pozzi, si bruciano i grani, hanno fame e hanno sete. Ma diventano bestie feroci.

FIGLIO Era gente cattiva.

PADRE Non più cattiva di noialtri. La nostra canicola sono i padroni. E non c'è pioggia che ci possa liberare...Vedi, gli dei sono i padroni: Sono come i padroni. Vuoi che vedessero bruciare uno di loro? Tra loro si aiutano. Noi invece nessuno ci aiuta. Faccia pioggia o sereno, che cosa gli importa agli dei? Adesso si accendono i fuochi e si dice che fa piovere. Che cosa gliene importa ai padroni? Li hai mai visti venire sul campo?

FIGLIO Io no.

PADRE E dunque. Se una volta bastava un falò per far piovere, bruciarci sopra un vagabondo per salvare un raccolto, quante case di padroni bisogna incendiare, quanti ammazzarne per le strade e per le piazze, prima che il mondo torni giusto e noi si possa dire la nostra?

FIGLIO E gli dei?

PADRE Cosa c'entrano?

FIGLIO Non hai detto che dei e padroni si tengono mano? Sono loro i padroni.

PADRE Scanneremo un capretto. Che farci? Ammazzeremo i vagabondi e chi ci ruba. Bruceremo un falò.

FIGLIO Vorrei che fosse già mattino. A me gli dei fanno paura.

PADRE E fai bene. Gli dei vanno tenuti dalla nostra. Alla tua età è una brutta cosa non pensarci.

FIGLIO Io non voglio pensarci. Sono ingiusti, gli dei. Che bisogno hanno che si bruci gente viva?

PADRE Se non fosse così non sarebbero dei. Quando non c'erano i padroni e si viveva con giustizia, bisognava ammazzare ogni tanto qualcuno per farli godere. Ma ai nostri tempi non ne hanno più bisogno. Siamo in tanti a star male, che gli basta guardarci...

FIGLIO Io non posso star fermo, pensando ai falò di una volta. Guarda laggiù quanti ne accendono...Io non voglio, capisci, non voglio. Fanno bene i padroni a mangiarci il midollo, se siamo stati così ingiusti tra noialtri. Fanno bene gli dei a guardarci patire. Siamo tutti cattivi.

PADRE Bagna le frasche adesso e spruzza. Sei ancora ignorante...O Zeus, accogli quest'offerta...



LELEGO Io non so, qualche volta tu parli come un ragazzo che gioca. Sei il signore e ti ascoltiamo. Altre volte sei vecchio e crudele. Si direbbe che l'isola ti ha lasciato qualcosa di sé.

TESEO Anche questo può darsi. Quel che ci uccide si diventa, Lelego. Tu non ci pensi ma veniamo da lontano.

LELEGO Nemmeno il vino della patria ti riscalda?

TESEO Non siamo ancora giunti in patria.


DEMETRA Oggi ancora l'omaggio più ricco che san farci è versare del sangue.

DIONISO Ma è un omaggio, Deò? Tu sai meglio di me che uccidendo la vittima credevano un tempo di uccidere noi.

DEMETRA E puoi fargliene un torto? Per questo ti dico che ci hanno trovati nel sangue. Se per loro la morte è la fine e il principio, dovevano ucciderci per vederci rinascere. Sono molto infelici, Iacco.

DIONISO Tu credi? A me paiono balordi. O forse no. Visto che tanto sono mortali, danno un senso alla vita uccidendosi. Loro le storie devono viverle e morirle...


AMADRIADE A quest'ora la piena dei fiumi ha cominciato a sradicare le piante. Ormai piove sull'acqua dappertutto.

SATIRO Stanno tappati nelle grotte e nei tuguri sui monti. Ascoltano piovere. Pensano a quelli delle valli che combattono l'acqua,e si illudono.

AMADRIADE Finchè dura la notte si illudono. Ma domani, nella luce paurosa, quando vedranno un solo mare fino al cielo, e le montagne impicciolite, non rientreranno nelle grotte.Guarderanno. Si butteranno un sacco in testa e guarderanno.

SATIRO Li confondi con le bestie selvatiche. Nessun mortale sa capire che muore e guardare la morte. Bisogna che corra, che pensi, che dica. Che parli a quelli che rimangono.

AMADRIADE Ma stavolta nessuno rimane. Come faranno dunque?

SATIRO Qui li voglio. Quando sapranno di essere tutti condannati, tutti quanti, si daranno a far festa, vedrai. Magari verranno a cercare noialtri.

AMADRIADE O noi, che c'entriamo?

SATIRO C'entriamo sì. Siamo la festa, siamo vita per loro. Cercheranno la vita con noi fino all'ultimo.

AMADRIADE Non capisco che vita possiamo dar loro. Non sappiamo nemmeno morire, Tutto quanto sappiamo è guardare. Guardare e sapere. Ma tu dici che loro non guardano e non sanno rassegnarsi. Che altro possono chiederci?

SATIRO Tante cose, capretta...Cercheranno noi, ti dico. Sarà l'ultima speranza che avranno.

AMADRIADE Con quest'acqua? E che cosa faranno?

SATIRO Non lo sai che cos'è una speranza? Crederanno che un bosco in cui siamo anche noi non potrà andare sommerso. Si diranno che tutti proprio tutti gli uomini non potranno sparire,altrimenti che senso ha essere nati e averci conosciuto?...

AMADRIADE Mi chiedo che cosa sarebbe morire. Questa è l'unica cosa che davvero ci manca...

SATIRO Sentila. Ma morire è proprio questo- non più sapere che sei morta. Ed è questo il diluvio:morire in tanti che non resti più nessuno a saperlo. Così succede che verranno a cercare noialtri e ci diranno di salvarli e vorranno essere simili a noi, alle piante, alle pietre -alle cose insensibili che sono mero destino. In esse si salveranno...

AMADRIADE Strana gente. Loro trattano il destino e l'avvenire, come fosse un passato.

SATIRO Questo vuol dire, la speranza. Dare un nome di ricordo al destino.


(Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, 1947)









 

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