giovedì 29 ottobre 2015

s-comparsate

Parve allora l'ennesima assurdità commessa da un uomo ormai definitivamente uscito di sé, -non di senno, a quello avrebbe pensato la malattia negli anni successivi; di sé, , cioè un uomo che abbandonava ogni atteggiamento, sentimento, abitudine e perfino luoghi che gli erano stati propri fino a un certo momento della sua vita...


Le ho detto che le terre rare mi interessavano perchè la loro estrazione comporta la distruzione dei minerali che le contengono. Abbiamo un cristallo di monazite, le ho detto, che in sé non è raro ma contiene una terra rara che si chiama disprosio. In greco, le ho detto, monazite significa 'essere solitario' e disprosio significa 'difficile arrivarci'...


Donna dispersa cerca se stessa su altopiano islandese.
Una turista straniera è stata dichiarata dispersa nella gola vulcanica di Eldgia, dopo che non ha fatto ritorno al suo pullman nel pomeriggio di sabato scorso.
Le ricerche sono state interrotte alle 3 di notte, quando si è scoperto che la donna ritenuta dispersa era sempre rimasta sul pullman e aveva persino partecipato alle ricerche di se stessa, come scrive mbl.is.
Prima di risalire sul pullman dopo la fermata ad Eldgia, la donna s'era cambiata d'abito e rinfrescata, e gli altri passeggeri non l'avevano riconosciuta.
Il capo della polizia di Hvolsvollur, Sveinn K.Rùnarson, ha dichiarato che la donna è innocente dell'errore: le persone a bordo del pullman non erano state contate correttamente.
La donna non si era riconosciuta nella descrizione che veniva fatta di lei, e 'non sapeva di essere dispersa'.

(Sandro Veronesi, Terre rare, 2014)



martedì 27 ottobre 2015

vagar vagando

Rientro di fusi orari, ore solari e legali, sonno continuo.
Mi basta poco ormai per scombussolarmi alquanto.
La sciatica peggiora e mi sento dolorante: gli scossoni del viaggio restano.
Oggi ho assistito alle tesi come uno zombie.
Poca energia, poche voglie.
Cielo coperto, buio che arriva prima.
Niente da eccepire, ma non aiutano.

Quando torno da un viaggio ci metto sempre più tempo a riambientarmi.
O forse non so più come e dove, e soprattutto perchè, farlo.
Leggiucchio, preparo l'agenda del mio prossimo lavoretto nelle Marche, mangio, sto al sole se c'è.
Cerco di capire come e perchè si è suicidato P., infine (e finalmente) riuscendoci.
Cerco di leggere l'Ulisse di Joyce, ma è ancora troppo (o troppo poco) per me.
Cerco senza cercare, e non trovo.

Tutto mi sembra asssolutamente vago.
Ma non nel senso bello del termine.
Si fa tutto, si vive tutto, si sceglie di andar di qua o di là, si guarda un film: ma è come se tutto fosse ovattato, senza ritmo, senza movimento.
E non parlo solo di me, almeno credo.
La virtualità avvolge le nostre vite.
Ma non è come ce l'eravamo immaginate.

Sono stanco, e sono oltre la stanchezza.
Potrei fare qualunque cosa e nulla.
Me ne dispiaccio e me ne compiaccio.
Ormai so bene cosa non fare, e cosa non farò.
Ma sul cosa fare latito.

come giobbe

Ma erano talmente vecchi che un brutto giorno i bambini non nacquero proprio più.
Per fortuna c'era la tecnologia, infatti, da quel momento si cominciarono a scaricare i bambini da Internet e da You tube.
Il maschio della razza umana aveva sviluppato una chiavetta USB, la femmina aveva una porta USB nei pressi dell'orecchio; il maschio infilava la chiavetta nella porta, si andava sul sito www.gennarino. org e usciva il bambino direttamente con le istruzioni sul CD.
Ma questo valeva solo per le coppie regolarmente sposate ed eterosessuali; tutti gli altri dovevano accontantarsi di siti pirata in cui vedevi il bambino in diretta streaming ma non lo potevi scaricare.
Tale tecnologia cambiò in maniera radicale i comportamenti umani relativi ai rapporti di coppia.
Ormai i maschi, quando incontravano una bella donna, commentavano tra di loro: 'Hai visto che giga ? Chissà se me la dà?'
'Che cosa ?'
'La password'.
Non si diceva più 'Posso baciarti? ', ma: 'Posso entrare nel tuo sito?'...

L'apparato genitale non fu l'unico organo che in quel periodo si atrofizzò per il mancato uso.
Caddero le ultime tre dita della mano e rimasero solo le prime due: il pollice per il cellulare e l'indice per il computer. Tutte e due insieme per le caccole.
Gli occhi diventarono sempre più piccoli, per evitare che la polvere e la sabbia del deserto potessero danneggiarli, e i più ricchi vi impiantarono il digitale terrestre, My Eye, in modo da poter anche tornare indietro se non avevi visto bene una cosa: ad esempio, due amici andavano in giro e uno chiedeva all'altro 'Hai visto che giga ?' e quello rispondeva 'No, porca miseria, mi è scappata!', bastava premere il pulsante rewind e wiriwiriwiriwiri era fatta...

(Giobbe Covatta, A nessuno piace caldo, 2015)
 

martedì 20 ottobre 2015

oh porto !

Porto è una perfetta immagine e sintesi del Portogallo.
Uno dei luoghi in Europa in cui sono stato più spesso (già 3 volte), a pensarci.
Un continuo saliscendi, un alternarsi di fasto (decaduto), povertà incipiente e nuove ricchezze.
La Ribeira, ormai preda del turismo di massa, e Batalha che sembra Via del Campo.
Il grande fiume che finisce, come a Lisbona, ed un continente che finisce gettandosi a mare e tramontando.
Un luogo per esili dorati da re, ma anche un luogo semplice di mercati e verdure, sardine, francesinhas e pasteis.

Ci hanno accolto le feste per le matricole universitarie, che si divertono a farsi umiliare e tartassare dalle trovate goliardiche di veterani e veterane inquietanti, avvolte nei loro abiti neri a volant.
Il nostro piccolo albergo Paulista si è trovato la prima notte proprio all'epicentro di tutto questo ad Aliados.
Notti un pò brevi, sinora, almeno per il sonno.
Ieri ci siamo alzati presto per andare a visitare la Escola do Ponte.
I ragazzini ci hanno accolto e presentato il loro piccolo mondo di cui andar fieri.
Gli insegnanti ci sono sembrati ancora ben presenti e motivati.
Ma rispetto a cinque anni fa la situazione è certo più irregimentata, normale, ritualizzata, ordinata.
Meno informale, meno familiare, meno accogliente.

Il viaggio volge al termine.
Il gruppo degli studenti non è un gruppo.
Come spesso capita soltanto le lezioni lo hanno tenuto insieme per un pò, in una magica illusione già perduta.
Se si può si sta tutti insieme, altrimenti -volontariamente o meno- ci si perde.
Sono ragazzi e ragazze incerti, attaccati alle foto e agli smart phone, pieni di allergie, problemi e intolleranze.
Odorano di solitudine essenziale e disperata..
Ma sono qui, in fondo.
Marta è tra loro, simile e diversa.
Il viaggio con lei è stato divertente e profondo.
L'ho sentita degna erede della stirpe regale, breve, fragile, distratta e potente a cui entrambi apparteniamo.

venerdì 16 ottobre 2015

picos adventures








vento in poppa a bauladu

E' tutta la notte che fischia il vento e infuria la bufera, sandaletti...eppur bisogna andar!
I lagoas verde e azzurro erano comunque belli ieri, nei pressi di Sete Cidades.
Ma ora eccoci già nel vecchio capoluogo dell'isola, quella Vila Franca do Campo, totalmente distrutta dal terremoto del 1522, e da allora decaduta.
Un mare ondosissimo, con una suggestiva ilha dinanzi a noi.
Tra poco, tempo permettendo, ci ripareremo dall'aria nelle calde fornaci d'acqua di Furnas per tutto il giorno, e sentiremo ribollire da sotto il sacro fuoco dei vulcani.
Siamo ospiti di un B&B inventato nel loro sontuoso appartamento da una coppia italiana (lei geologa marchigiana, lui siciliano, entrambi molto accoglienti, e contenti di poter incontrare dei loro conterranei, in una terra così lontana).

In questo viaggio con la nipote, il primo della nostra vita insieme, mi viene da rifare continuamente un gioco che facevamo con mia sorella e sua madre da piccoli: signora Bauladu e signora Cargeghe.
Consiste nella parodia di due anziane , che girano il mondo e lo commentano a modo loro, con cadenza e modi di dire, maledizioni e benedizioni che imitano forzatamente la lingua sarda.
Ridevamo da matti allora, era uno dei nostri giochi preferiti.
Ed anche noi ora ci scompisciamo come bambini scemi.
Marta ride talmente tanto che le viene mal di milza e sente la sera un certo risentimento alle mandibole.
Il nostro viaggio a due sta per concludersi, speriamo domani che arrivi davvero il sole come dicono (ma qui saltano tutte le previsioni del tempo), così proviamo ad andare in una di queste piccole spiagge, nere come il carbone...
Sarebbe un bel finire.


mercoledì 14 ottobre 2015

tra golfinhos e lapas

La cara nipotina aveva voglia di vedere delfini (golfinhos) e balene da vicino, in mare aperto.
Ieri mattina partiamo con una barca, in compagnia di oceanografa e skipper ed un gruppo di dieci persone, tutte belle bardate di giubbotto arancione e cerata.
Dopo mezz'ora di spruzzi e ondate a bordo torniamo indietro perchè una signora di mezz'età si è sentita male. Cambiamo mezzo e saliamo su un gommone: molti meno spruzzi, ma molte più culate e salti nel vuoto.
Dopo due ore di questo menage, siamo riusciti a vedere una tartaruga gigante, una coda di balena, tre pinne e due sfiatate di sperm whale. E poi 5 vomitate di Marta, che stava svenendo.
Io, in compenso, non resistevo più e mi sono fatto una pipì dentro la cerata.
Insomma, siamo tornati a terra all'ora di pranzo, camminando sulle ginocchia e ridendo come scemi.

Siamo rimasti sciumbullati per tutto il giorno, io non ho neppure cenato.
In compenso siamo andati a vedere Ribeira grande, a nord, molto bella e ben conservata, tra fiume e mare, con onde altissime sulla scogliera ed una lunga spiaggia.
Oggi, mattina riposante, tra orto botanico, chiese, piccolo shopping.
Ed un bel pranzo al Restaurante Nacional, con patellone (lapas) arrosto all'aglio e un abbondantissimo e ricchissimo risotto alla pescatora in coccio.
Riposino pomeridiano.
Ogni tanto pioviggina, ma fa caldo.
Domani andremo alle caldeiras di Sete Cidades, ex crateri oggi laghi blu e verdi.
E poi verso Vila Franca do Campo, più a est, sul mare.

Qui siamo due ore indietro, ma ci svegliamo presto e le giornate sembrano sempre infinite.
Alle dieci ci sembra che sia già mezzanotte.
E l'alba chiarisce molto tardi e molto rapidamente.
Ci godiamo questi ultimi giorni tranquilli in solitaria, senza più provare a traversare l'oceano alla Soldini.
Per andare a Porto prenderemo, più tranquillamente, un volo Ryan air.
Lì ci attende una combriccola di 20 studenti.


lunedì 12 ottobre 2015

patto atlantico

Giunti stamane sotto il cielo delle Azzorre, finalmente terso e caldo, dopo alcuni giorni piovosetti alquanto in quel di Lisboa antigua.
La capitale resta struggente, commovente, decadente.
Accogliente e sensuale, al punto giusto, sempre un pò montanara pur essendo sul mare.
Piedi a pezzi, tanti chilometri su e giù, tra Castelo e Belem, tra Alfama e Pombal.
Metropoli che non conosce la pianura, se non per poco.

Marta è un pò impaurita, talvolta, ma coraggiosa.
Il patto atlantico, per ora, regge.
Domani andremo a cercare balene e delfini a largo.
Intorno a noi, solo e solo oceano, a 1400 miglia dall'Europa e a 3600 dall'America.
Su un'isoletta di 80 km per 30.
Il tutto dà una certa sensazione, diciamo, a pensarci...



giovedì 8 ottobre 2015

angolo della fortuna

Nelle sue considerazioni sul destino, Niccolò Machiavelli attribuiva alla 'fortuna' più di metà del potere di controllo sulla vita umana, e alle capacità dell'uomo, alla sua 'virtù', la restante metà scarsa. Immaginava la sorte come una dea volubile e incostante, o anche come un fiume che potrebbe straripare in qualsiasi momento...
Machiavelli spiega che solo le 'virtù di necessità' -cioè le capacità espresse nei casi di emergenza- sono in grado di contrastare il destino...
Tra le varie metafore relative al destino rintracciabili nelle sue opere, quella del fiume dalle imprevedibili esondazioni, contenuta nel venticinquesimo capitolo del Principe, sembra particolarmente ricca di significato. Forse perchè l'amarezza di quella metafora deriva dal grande fallimento che lui stesso aveva sperimentato.

'Ed assomiglio quella ad un fiume rovinoso, che quando ei si adira, allaga i piani, rovina gli arbori e gli edifici, lieva da questa parte terreno, ponendolo a quell'altra: ciascuno gli fugge davanti, ognuno cede al suo furore, senza potervi ostare'.

Machiavelli che, con Leonardo da Vinci, aveva accettato la sfida di progettare il rinnovamento dei canali di scorrimento per prevenire gli straripamenti dell'Arno, e aveva fallito, così aveva descritto in versi la dea della fortuna:

Come un torrente rapido, che al tutto
superbo è fatto, ogni cosa fracassa
dovunque aggiugne il suo corso per tutto;
e questa parte accresce, e quella abbassa,
varia le ripe, varia il letto, il fondo,

e fa tremar la terra, donde passa;
così Fortuna col suo furibondo
impeto molte volte or qui, or quivi
va tramutando le cose del Mondo.



Devo aver esitato un attimo ma poi, pensando che avrei dovuto, in un modo o nell'altro, portarlo in camera, avevo posato le mani sul corpo nudo del vecchio. La sua pelle, ancora umida del bagno, era più morbida di quanto mi aspettassi, elastica, nonostante la magrezza del corpo, e per niente grassa. Ricordava quasi quella di un ragazzo. Aveva gli occhi aperti e un lieve sorriso sulle labbra, ma aveva perso la parola e non aveva più né la forza né la volontà di muoversi. Ed ecco che il suo corpo sembrava pesare il doppio del suo peso reale e, che tentassi di mettermelo in spalla o di prenderlo in braccio, i suoi arti rimanevano del tutto inerti, abbandonati verso il basso. Avevo tentato di sollevarlo mettendogli le braccia sotto le ascelle, come nel morozashi del sumo, ma ero rimasto in quella posizione e non sapevo più cosa fare.
E' quello che si definisce   'essere all'angolo' ?



(da Hiraide Takashi, Il gatto venuto dal cielo, 2001)

martedì 6 ottobre 2015

andar giù

In Costa Azzurra, visto che pioveva tanto tanto, hanno pensato bene di scendere ancora più giù, nei garage e nei sotterranei, per salvare le auto. Sono morti.

In Siria e in Iraq, visto che non si era risolto niente con la guerra, si pensa bene di fare un altro po' di guerra, che risolverà tutto finalmente. Almeno per quelli che non sono ancora morti. Moriranno di certo.
Scenderanno negli abissi della nostra pace. E noi con loro.

Provo a non soffocare, a respirare, ma c'è qualcosa che insiste e mi porta giù, in apnea.
Quel che desidero di più, in questa vita, non c'è.
Fra qualche giorno, cercherò respiro sull'Atlantico.
Anticiclone delle Azzorre, prendimi tu...!

sabato 3 ottobre 2015

taccuini neri


'Che stupidi a lasciare la luce accesa in salotto, poco fa', mi ha detto.
Ero stupito che ci desse così tanto peso. Ma ora, dopo tutti questi anni,capisco meglio la tristezza improvvisa che aveva incupito il suo sguardo. Anch'io provo una strana sensazione se penso alle lampade che abbiamo dimenticato accese nei luoghi in cui non siamo mai tornati...

Sfilai dalla tasca il taccuino nero, e oggi rileggo gli appunti che avevo preso quella sera con una calligrafia rapida, mentre camminavamo verso rue Jussieu...E' più forte di me, in quel periodo ero sensibile come oggi alle persone e alle cose che sono sul punto di sparire.

La sua voce si faceva sempre più distante. E nel momento in cui scrivo queste righe, la voce è debole come quelle che ti giungono dalla radio, a notte fonda, disturbate dalle interferenze...Mi pare che all'epoca li vedessi tutti come se fossero dietro il vetro di un acquario, e il vetro ci separasse, me e loro. Così, nei sogni, osservi gli altri vivere le incertezze del presente mentre tu conosci già il futuro.

'Non capisco come faccia un ragazzo come lei a frequentare certa gente...'
Ho alzato le spalle.
'Sa, gli ho detto, io non frequento nessuno. La maggior parte delle persone mi è indifferente. A parte Restif de La Bretonne, Tristan Corbière, Jeanne Duval e pochi altri'.

Quando restavo in quel quartiere ad aspettarla, le serate erano lunghe, ma mi sembrava normale. Compativo quelli che dovevano segnarsi sull'agenda molti appuntamenti, alcuni addirittura con due mesi d'anticipo. Per loro tutto era fissato, e non avrebbero atteso mai nessuno.

Un tragitto in auto, di notte, a fari spenti, e per quanto tu stessi con la fronte appiccicata al finestrino, non avevi nessun punto di riferimento. E chissà poi se davvero ti chiedevi quale fosse la meta del viaggio ? Vent'anni dopo percorri la stessa strada, di giorno, e finalmente vedi tutti i particolari del paesaggio. Ma a che scopo ? E' troppo tardi, non c'è più nessuno.

Poco fa mi trovavo in una libreria di rue de l'Odèon.
Faceva già buio. Sugli scaffali dei libri di seconda mano avevo scovato un romanzo con la rilegatura rosso sporco intitolato: Finis le reves, basta con i sogni...
Le mie ricerche erano risultate vane e dopo un po' di tempo avevo finito per abbandonarle. Non mi facevo più molte illusioni. Un giorno o l'altro tutto questo sarebbe caduto nell'oblio.

Mi ha portato sul lungofume, verso l'Ile Saint-Louis...
Una sensazione di leggerezza e di vacanza.
Vacanza: condizione di ciò che è vacante, disponibile.

Il bosco, i viali deserti, la massa scura dei palazzi, una finestra illuminata che ti dà la sensazione di aver dimenticato di spegnere la luce in un'altra vita, oppure che qualcuno ti stia ancora aspettando...Tu devi essere nascosta in quei quartieri. Sotto che nome ? Prima o poi troverò la via. Ma, ogni giorno, il tempo stringe e, ogni giorno, mi dico che sarà per un'altra volta.

(Patrick Modiano, L'erba delle notti, 2012)


Da tempo volevo leggere Modiano, ma ci sono arrivato, tra un taccuino e l'altro, invitato da un altro libro appena letto, in cui il protagonista incontra Modiano ai giardini del Luxembourg e gli chiede di una donna: La donna dal taccuino rosso di Antoine Laurain.
Ma di questo, scriverò un'altra volta, la prossima...










reci - divi



Il criminale è una persona con istinti predatori che non ha il capitale sufficiente per fondare una società. (H. Scott)

Il ragazzo che ha imbracciato tre pistole e un mitra ed è andato a sterminare un professore ed i suoi compagni. C'era una volta, ancora una volta, in America...
Si parla di follia. Di esibizionismo e voglia di far parlare di sé, almeno così.
Si confonde la causa con l'effetto.
Si fanno appelli e preghierine per i morti e per la pace.
Palliativi, melensaggini da facebook.
Obama lancia i suoi proclami illuministi per far cessare, limitare il mercato delle armi, ben sapendo che la sua economia nazionale non vivrebbe un giorno senza produrle a casse.
La cultura degli statunitensi vive di violenza, sin dalle sue origini.
Le armi stanno dentro la loro testa, non solo nelle loro case (310 milioni di armi leggere, domestiche, già pronte per una bella guerra civile fuori controllo!)
E andiamo verso lì, anche noi.

I geni-eri recidivi che hanno restaurato il ponte-tappo ad Olbia.
80.000 euro ben spesi.
Cosa vogliamo dirgli ancora ?
Eppure il problema, anche lì, non è a ponte. E' a monte.
Quei quartieri abusivi e condonati (dalle leggi, ma non dalla natura), prima o poi, andranno rasi al suolo e sgomberati, o saranno comunque abbandonati da cittadini stanchi di sorbirsi un'alluvione all'anno. Dovranno trovare altre soluzioni, quando la situazione si rivelerà per quel che è: senza altra via d'uscita.

I grillini sbraitano davanti all'ennesimo golpe procedurale in aula (ora l'hanno chiamato 'canguro', perchè permette di saltare gli emendamenti e i voti segreti).
Stanca ripetizione di inutili mantra d'opposizione.
Recidivi i soliti noti (chi sta al governo, che si prende pezzi di schieramenti votati altrove), a ruoli invertiti; recidivi i soliti ignoti che provano ad opporsi al tran tran delle istituzioni postdemocratiche, con pagliacciate varie tra gli scranni.
Lontananza totale e somiglianza totale, rispetto al cosiddetto 'popolo'.
Quegli stessi che li votano (recidivi), e poi se li dimenticano...

In Siria, si va all'attacco ancora una volta, a bombardare condomini e villaggi.
Intanto, l'Isis se ne sta ben nascosta sotto terra.
E cresce l'odio della gente verso di noi, ben più forte che verso di loro.
Errare humanum est, perseverare...etiam!

Apprendimento: zero.

venerdì 2 ottobre 2015

il generale haig





Dopo aver letto Gli umani ho pensato che valesse la pena di conoscere meglio Matt Haig.
Il mio spacciatore mi ha recuperato tre suoi libri precedenti, e due li ho letti nei giorni scorsi.
Sì, è uno scrittore che merita.

Nel sogno stavo giocando a calcio sulla collina e giocavo contro l'intera squadra ed ero bravissimo come quando andavo alle elementari ma il campo diveniva sempre più ripido come una collina e ogni volta che calciavo la palla tornava indietro nella mia rete o nell'angolo e perdevo 20 a zero. Papà faceva l'arbitro e io cercavo di dirgli che il campo era sempre più ripido come una collina ma lui mi diceva Chi non sa giocare dà la colpa al terreno di gioco Philip. Chi non sa giocare dà la colpa al terreno di gioco...

Cercai di comportarmi in maniera normale così presi il mio libro sui Romani in Britannia di Graham Fortune ma riuscii a leggerne soltanto una frase. La frase era ' Per i soldati romani il Vallo di Adriano non era soltanto un mezzo per difendersi contro le tribù caledoni: rappresentava anche la linea di separazione tra il mondo conosciuto fatto di ordine e civiltà, e quello sconosciuto del caos e delle barbarie.'
Non sapevo cosa significasse il termine barbarie. Suonava come qualcosa che avesse a che fare con il taglio dei capelli ma c'era qualcosa che non mi convinceva. L'illustrazione nel libro mostrava i popoli delle tribù con i lunghi capelli tutti spettinati mentre i Romani portavano i capelli corti o gli elmetti e quindi forse le barbarie avevano davvero a che vedere con il taglio dei capelli.

Quando nacque Nerone un astrologo predisse: 'Sarà Imperatore e ucciderà sua Madre'.
Nerone diventò Imperatore e uccise sua Mamma.
Non cosa predisse l'ASTROLOGO quando sono nato io ma mi sembra una cosa pazzesca che tutto ciò che succede possa essere già scritto nelle stelle e non si possa cambiare...Neanche Mamma che legge sempre l'oroscopo nelle sue riviste e una volta diceva Sarà una bella settimana. C'è scritto qui. Lo ripeteva tutte le settimane e lo disse anche la settimana in cui Papà morì nell'incidente e quindi le stelle devono avere qualche segreto che non rivelano alle riviste.
E i segreti sul mio futuro sono già scritti nel cielo e io non posso cambiarli non posso cambiare niente neanche queste parole e questo punto.

(da Il club dei padri estinti, 2006)


Ricordai una cosa che mi aveva detto una volta Henry.
'L'umorismo è un meccanismo di difesa per gli umani, e di solito indica che hanno qualcosa da nascondere'.

Viaggio dappertutto, stava raccontando Simon...E dovunque vado, è sempre la stessa cosa, lo stesso giochetto.
Ma ti piace ?
Diavolo se mi piace. Naturalmente sì. Un maledetto mucchio di soldi facili, te lo dico io. Mi presento, gli faccio fare qualche esercizio sull'approccio creativo, butto lì qualche discorso sconclusionato sul pensare fuori dagli schemi ed è fatta. Missione compiuta.
Esercizi sull'approccio creativo ?
Sì, sai no. Pensare a dieci usi diversi per una sedia oltre che per sedercisi sopra. Quel genere di stronzate lì....Sono tutte cazzate, ma sono le cazzate giuste, questo è sicuro. Che io spari alla grande, ecco di cos'hanno bisogno. Se dici delle cose sensate, se racconti alla gente come stanno veramente le cose, se mi limitassi semplicemente a dirgli che stiamo seduti su una bomba a orologeria, bè, allora non avrei la minima possibilità di avere successo.
Giusto.
Così, quello che faccio è recitare ciò che vogliono sentire, fornendo loro uno schema dentro il quale possono continuare a fare esattamente quello che hanno fatto fino a quel momento, ma con parole nuove. Costruire con l'immaginazione. Pensiero positivo. Branding quadridimensionale. Ci si buttano sopra.
Ma tu credi a quello che dici, no ?
Simon guardò Adam con un'espressione curiosa, come un cane che si imbatta in una nuova razza.

Adesso capisco che c'è una differenza fondamentale tra noi e gli umani, ed è una differenza che evidenzia perchè essi abbiano bisogno del nostro aiuto. La differenza è che i cani imparano a reprimere i loro istinti, per gli umani non c'è speranza.
Credono che la scienza e la tecnologia e la cultura li elevino su un piano differente rispetto al resto del mondo animale. Ritengono che tutto quel loro apparato contribuisca a proteggerli contro i loro impulsi naturali. Credono, quando si coprono con i vestiti i corpi senza pelo, quando si dipingono le facce con il trucco e quando si lavano via e si cancellano il loro odore naturale, di essere in grado di sopprimere i bisogni primordiali anche se in realtà questi guidano ogni loro singola azione...
In quanto specie, nel tentativo di allontanarsi dal loro mondo natirale ripetono in continuazione gli stessi errori. Nonostante sperimentino una cosa, non imparano mai la lezione. Per esempio, non sono in grado di scendere a patti con la morte, per quanto l'abbiano dovuta affrontare innumerevoli volte. Lo stesso capita con il sesso. Più gli umani cercano di razionalizzare i loro desideri, più diventano vittime di se stessi...
Era così anche per Adam. Per quanto era in grado di percepire, aveva trascorso la sua intera vita in uno stato di resistenza permanente. I desideri e gli impulsi che sentiva erano chiaramente distruttivi e avrebbero potuto danneggiare la Famiglia, e lui non riusciva a capire perchè desiderava fare qualcosa che avrebbe potuto ferire coloro che amava. Così resisteva.
E continuò a resistere finchè i desideri crebbero al punto da portare con sé la propria giustificazione.

Emily osservò Adam con un'espressione perplessa.
Disastri ?
Credo di sì. Quando guardo le stelle, penso all'urto che le ha generate....
Le stelle, certo, sono bellissime e tutto quanto, ma in fondo non sono altro che detriti, detriti che in alcuni casi non esistono neanche più. Così, quando alzo gli occhi al cielo e ci penso, ecco quel che vedo. La scena di un incidente. Disastri....Tutto -la terra, tu, io, i cani, questo parco, le stelle, l'intero universo- tutto ha avuto inizio da una gigantesca collisione tra due forze fisiche. Quindi l'universo non è nato dal niente, ma da cose, mondi, che già esistevano. Noi siamo soltanto, insomma, delle conseguenze. Parte di questo stesso disastro.

Mi voltai e vidi una ragazza. Era piuttosto attraente, immagino, almeno secondo gli standard degli umani. (E come vi ho già detto, è questa l'unica cosa che a loro importa, l'aspetto fisico. E' stupido, lo so, e assolutamente fuorviante. Ma è così che stanno le cose).

Tradire il Patto, è come tradire se stessi.
Naturalmente, era questo l'argomento decisivo.
Allontanati dal percorso tracciato, e perderai la possibilità di guadagnarti l'Eterna Ricompensa....
L'intero impianto cominciava a sembrarmi mal concepito, arrogante addirittura....
Intendo dire, chi ero io per affermare che le filosofie e i sistemi di pensiero che tenevano unite le altre razze erano sbagliate, e che soltanto noi eravamo nel giusto ? Perchè catalogavamo automaticamente come barbara e primitiva la visione del mondo di un Rottweiler, o troppo superficiale quella dei Barboncini ?

(da Il Patto dei Labrador, 2004)


con gli occhi del ciclone

Ieri pomeriggio è scattato l'allarme rosso, l'allerta generale.
Ci hanno sgomberato dalla facoltà, non ho neppure potuto fare il solito ricevimento studenti.
Alle 15, tassativamente, dovevamo uscire.
Non si trattava di un'esercitazione, o di una simulazione.
L'hanno chiamato ciclone, stavolta.
Lo stiamo vivendo veramente.
File di auto per le strade, tutte che tornano a proteggersi dentro casa.
Come sfollati, agiati e sicuri dentro i loro gusci, ma con un senso di angoscia.
Io sfreccio in bici, a Terrapieno, sulla strada e tra i buchi nei quali sono caduto più di un anno fa.

Diluvio notturno, fulmini come punizioni divine dal cielo, tuoni come rombi di guerra.
Stracci sotto le portefinestra, occhi al soffitto del bagno, orecchie che non prendono sonno.
Penso a chi sta per strada, che ha trovato rifugio nei cespugli, sotto i portici delle banche.
Penso ai poveri, a chi non ha casa, a chi si bagna insieme ai cani.
Penso a me, a questa ennesima notte solitaria, al buio fuori, al suono del vento e del mare in tempesta.
Il sentimento del sublime non mi assiste.

Mi sveglio -e mi alzo- tardi.
Fuori piove ancora, non posso neppure andare al giardinetto o a fare la spesa, non ha senso agitarsi.
Cagliari è stata colpita, ma non troppo.
Ovviamente, Capoterra e Olbia sono di nuovo a galleggiare nell'acqua.
Ovviamente, poco o niente è stato fatto dalle alluvioni del recente passato.
Piccole, sopportabili catastrofi quotidiane, in fondo.
Tutto passa, siamo in buone mani.
Appare in tv la faccia del capo della Protezione civile sarda: sarà anche bravo, ma si chiama Nudda.
Siamo in emergenza, dice, ma ha uno sguardo lento, un parlare calmo, rassicurante.
Come sotto anestesia: ci stiamo adattando anche a questo, ci stiamo abituando a vivere così.
Non ci si lamenta neppure quasi più. Non si chiede neppure più niente.

Si vive solo in attesa che passi, in attesa che si dimentichi, in attesa che torni...