Rientro di fusi orari, ore solari e legali, sonno continuo.
Mi basta poco ormai per scombussolarmi alquanto.
La sciatica peggiora e mi sento dolorante: gli scossoni del viaggio restano.
Oggi ho assistito alle tesi come uno zombie.
Poca energia, poche voglie.
Cielo coperto, buio che arriva prima.
Niente da eccepire, ma non aiutano.
Quando torno da un viaggio ci metto sempre più tempo a riambientarmi.
O forse non so più come e dove, e soprattutto perchè, farlo.
Leggiucchio, preparo l'agenda del mio prossimo lavoretto nelle Marche, mangio, sto al sole se c'è.
Cerco di capire come e perchè si è suicidato P., infine (e finalmente) riuscendoci.
Cerco di leggere l'Ulisse di Joyce, ma è ancora troppo (o troppo poco) per me.
Cerco senza cercare, e non trovo.
Tutto mi sembra asssolutamente vago.
Ma non nel senso bello del termine.
Si fa tutto, si vive tutto, si sceglie di andar di qua o di là, si guarda un film: ma è come se tutto fosse ovattato, senza ritmo, senza movimento.
E non parlo solo di me, almeno credo.
La virtualità avvolge le nostre vite.
Ma non è come ce l'eravamo immaginate.
Sono stanco, e sono oltre la stanchezza.
Potrei fare qualunque cosa e nulla.
Me ne dispiaccio e me ne compiaccio.
Ormai so bene cosa non fare, e cosa non farò.
Ma sul cosa fare latito.
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