mercoledì 31 luglio 2013

meglio tardi(ssimo) che mai

Per Enrico.
Meglio tardi(ssimo) che mai.
Anche nella vita.
Da tempo Giuliano Pontara, curatore dell'opera di Gandhi in Italia, mi aveva promesso un suo libro, da tempo introvabile, 'Se il fine giustifichi i mezzi'.
Ha preso una sua copia, già letta e consumata, dalla sua libreria, e me l'ha regalato, molti anni dopo la sua iniziale promessa.

Papa Francesco, tornando dal Brasile sull'aereo, ha finalmente dichiarato ai giornalisti:
Se un gay cerca Dio come posso io giudicarlo ?
Bastava dirlo subito: se preghi durante il sesso anale il problema è risolto!
Resta, per logica, la possibilità di condannare i gay che non concilino sesso e visione di Dio.
Cazzi loro.

Marchionne infine lo ha ammesso con chiarezza:
Fare attività produttive in Italia è impossibile.
E' proprio così, soprattutto quando lo Stato (cioè noi) la smette di foraggiare industrie finte, che straparlano di mercato, ma non hanno mai seguito le sue presunte leggi.
Immagino quindi che rinunci e se ne vada davvero questa volta...
Vana speranza.

Il bus irpino aveva 18 anni e 900.000 km di percorrenza.
Non ne poteva più, ha avuto un crollo strutturale, come si dice.
Ora è andato in pensione.
Eterno riposo dona a loro, Signore.

Salvate il soldato Manning.
Dopo il Nobel per la Pace a Sadat, Kissinger, Al Gore, Obama, non sarebbe il momento che ad Oslo si svegliassero e lo recapitassero in cella nei prossimi anni al valoroso soldato Manning ?
Tanto ci sarà tempo, pare che sarà condannato ad un centinaio d'anni di carcere...
Mostrare che la guerra uccide, infatti, è un gravissimo reato (ed un atto molto coraggioso).
Merita il premio.

Pare proprio che Berlu, almeno una volta, sarà condannato in via definitiva dalle ennesime toghe rosse, quelle della Cassazione (da sempre avamposto di facinorosi extraparlamentari di sinistra).
Questo processo è il mio incubo notturno, ha dichiarato l'avvocato Ghedini, che dovrebbe prima dimostrarci di essere ancora capace di prender sonno.
Ed ora, allacciamo le cinture e prepariamoci a quel che verrà dopo, alle ricadute sulla politica italiana, sulla stabilità del governo, sugli equilibri interni del PD, ed alle incontrollabili reazioni popolari...
Nulla, non accadrà nulla.














martedì 30 luglio 2013

LA BANALITA' DEL BENE



Che cosa mi dava piacere e mi teneva in vita sino a qualche tempo fa ?
Che cosa desideravo veramente, cercavo, volevo ?
Che cosa mi coinvolgeva e mi faceva sentire vivo ?

  1. Fare l'amore
  2. Fare formazione
  3. Fare politica (di movimento)
  4. Scrivere
  5. Viaggiare
  6. Leggere
  7. Andare allo stadio.
(N.B.: l'ordine non è casuale).

Tutto qui, mi vien -e vi verrà- da dire ?
Ebbene sì, direi: la banalità del bene.

Tento una veloce psicanalisi:

Il piacere 1. è latitante da tempo (se escludiamo autoerotismo e il fugace incontro con S. di un'estate fa). Il mio rapporto col sesso e con le donne, che era sempre stato uno degli aspetti più lisci, goduriosi e variati della mia vita, è andato a perdersi chissà dove, in primo luogo dentro di me.
Posso capire perchè non attragga più nessuna (sono uno spietato giudice di me stesso) e perchè sia stato ripetutamente evitato, rifiutato ed escluso ogniqualvolta ci abbia provato di recente, ma vivere senza è l'aspetto più doloroso della mia esistenza oggi.

Il piacere 2. si esplica attualmente quasi solo nel mio lavoro universitario.
Ed il fatto che sia diventato un lavoro fisso lo rende, per quanto ancora relativamente piacevole mentre lo vivo, un dovere professionale da eseguire più che un puro diletto, come era all'origine e come è stato per molti anni.
Poche altre occasioni mi chiamano e mi allettano al di fuori dell'Università, e tra quelle che mi arrivano ne accetto poche, sempre meno, e con sempre minor motivazione.
E' l'unica cosa che so fare, credo, ma -se la guardo da fuori- mi ha stancato.

Il piacere 3. si è sostanzialmente estinto.
I movimenti stessi si sono estinti ed io con essi.
E la 'politica' che si fa in giro mi annoia, mi deprime, mi spaventa, mi disgusta.
La trovo uno stanco ripetersi di roba già vista e già fallita più e più volte,
Ho dedicato ad essa moltissimi anni e molta energia, me ne ha dato tanta, ma ora è finita per sempre (salvi miracoli o catastrofi evolutive del sistema politico, che sento improbabili e comunque non dipendenti dal mio impegno in essa).

Il piacere 4., soprattutto nella forma e con l'intensità vissute nello scrivere 'Casca il mondo' (2007), non si è più ripresentato da allora.
Quel che ho scritto dopo l'ho fatto più per la tenacia e l'insistenza dei miei collaboratori ed amici, che non per desiderio o piacere davvero mio.
Ogni tanto mi viene ancora qualche idea e butto giù qualche schizzo o bozza di indice, o qualche appunto, mi segno delle belle citazioni dalle centinaia di libri che leggo (vedi piacere 6.), ma poi non vado oltre, non trovo continuità e passione nel mettermici davvero.

Il piacere 5. non è ancora del tutto svanito: continuo a viaggiare ogni tanto, anche in posti belli, ben scelti, interessanti. Ma è sempre più difficile e faticoso goderne appieno: ci sono viaggi, anzi. che accentuano ulteriormente il senso di estraneità, l'inquietudine, la solitudine del mio essere quando prova ad entrare a contatto col mondo. E' crescente il disagio per dover lottare sempre di più per non essere trasformato in un turista come tanti, e spesso per doversi arrendere a questo.
Ma soprattutto, e ancor più dolorosamente, ho sempre meno voglia e capacità di raccontarmi i viaggi, e di raccontarli.
Di viaggiare mentre viaggio: era quello -scopro- il mio piacere più profondo.

Il piacere 6. è l'unico che mi resta quasi intero.
L'unico che ancora assomiglia a quello di quando ero bambino o ragazzino.
L'unico in cui mi rispecchio e mi riconosco quasi totalmente.
In cui mi sento abbastanza forte, accolto, sicuro, riconoscente.
Dei libri continuo a fidarmi e loro proseguono a confidare e a confidarsi in me.
Sinceramente: senza di loro, negli ultimi anni, mi sarei già ucciso alcune volte...

Il piacere 7. non si può più soddisfare se si tifa Cagliari: anche le partite in casa si giocano fuori ed anche quelle poche che si sono giocate qui ultimamente non ho potuto vederle perchè Cellino non mi vuole più e perchè me ne ha fatto passare la voglia.
Il calcio è diventato uno schifo, lo so.
Ma vederlo solo in tv è triste.
E lo stadio mi manca (anche se non quanto il sesso, ovviamente...)

Ecco così il quadro della mia vita attuale, senza tanti fronzoli.
Mi manca quasi tutto quel che avevo imparato a godere e so desiderare.
E non mi pare di potermi inventare qualcos'altro ora.
Né ho voglia di agitarmi per cercarlo.
Nuda e pura verità, per quanto estiva.

















lo spot è vita

Tra un tempo e l'altro della pallanuoto, il sempre poetico telecronista Failla ci introduce alla pubblicità con un 'Ci fermiamo per un breve (lungo) respiro commerciale'...

E scopri che....

Infasil uomo, più sudi più sai di fresco...

Fantastico! E cosa volere di più ?

E...Come CIF sgrassatore universale portò Cenerentola al ballo...

E poi: Hyundai, tutto il bello della vita!  New thinking, new possibilities.

Addirittura!

Dei ragazzetti fanno delle foto creative sul ghiaccio  e sotto:
I am not alone, I am Nikon.

E poi c'è Berlu: andrò in prigione!

E poi c'è Letta che fa il suo spot da Atene: Non vogliamo un autunno caldo, un autunno di tensione. Vogliamo un autunno di tranquillità, di pacificazione, di riconcilazione.

La procura di Torino, però, accusa per la prima volta vari NOTAV per reato di terrorismo.
Un buon precedente per un autunno tiepido.


lunedì 29 luglio 2013

ritroso, a ritroso

Trent'anni fa esatti, a Comiso, vivevo l'esperienza dell'IMAC, il Campo Internazionale per la Pace contro i Cruise.
Un anno fa esatto partivo per Pisa, romantico e speranzoso.
Oggi, guardo i campionati mondiali di nuoto alla tv, col ventilatore acceso.

Nei pressi del cimitero, due stranieri, cartina alla mano, si guardano intorno alla ricerca del centro, ma non si vede niente da nessuna parte, nè i negozi di souvenir, nè i caffè, nè tantomeno qualcosa che assomigli a una via principale. E intanto il vento color ruggine continua a soffiare dal Nord. 
Gli indico io la direzione: Yes, if you want to go to the centre of the town, you must go through the cenetery first. Then you go to the lake. Everybody has to go through a cemetery in a life. Yes, you turn to the right and then to the right again and then you turn to the left .but only after you have passed the cemetery. Yes, that's right. This is Reykjavik. You need a cemetery to go through life.


Non ne parliamo più, cambiamo discorso: Audur mi chiede aiuto per trovare una parola, un aggettivo per definire qualcosa che si abbatte sugli esseri umani, ma non necessariamente qualcosa di meteorologico, come la pioggia, piuttosto un termine che ha a che fare con la fine del mondo, che si insinua nell'anima e nel cuore delle persone, però in modo, sì, indiretto, tipo appunto pioggia interiore, natura piangente, o anche odore di betulla sotto la pioggia, un'immagine così, insomma. Ma in una parola sola.


'Se uno non prova mai niente di nuovo, non può pretendere che gli succedano chissà quali cose meravigliose', dice un signore anziano.
'Beh, però anche provando il nuovo non è detto che debbano succederti cose meravigliose per forza', replica una donna.
'Ma io non sto mica dicendo che si debba sempre cercare la novità a tutti i costi'.
'Però, sì, è vero: se uno non va mai da nessuna parte, non vede mai niente di nuovo', ammette lei.
'Infatti, per vedere qualcosa di nuovo ti devi muovere, andare da qualche parte'.
'Sì, conoscere gente nuova, che la pensa come te'.
'Precisamente'.


Pare che nessuno sappia con precisione dove collocare l'epicentro del disastro...
Sabbia e melma nera ricoprono il paese, gli scantinati si sono riempiti di fango, quasi tutte le luminarie sono state divelte, i festoni natalizi nel parco pubblico distrutti.
Dappertutto, uomini in tuta arancione ripuliscono, spalano le strade, lavorano con le idrovore nei seminterrati. La maggior parte dell'acqua sembra essersi riversata sul villaggio scendendo giù dalla gola ad est dell'abitato, dove la chiesa è stata travolta e spazzata via....
Nei due comuni vicini la situazione è la stessa. Non si capisce più niente, niente è come dovrebbe...
Così, dove prima gli abitanti andavano a raccogliere bacche ora è tutto un lago...
Davanti ai feroci capricci dei cosi d'acqua gli uomini sono attoniti.
La pioggia degli ultimi quaranta giorni non può da sola spiegare tutto questo.
Ma è la balena a costituire l'enigma più misterioso. E' probabile che si sia arenata, dicono, e che in un modo o nell'altro sia poi stata trasportata fino al piazzale davanti alla Cassa di risparmio...
La sagoma del cetaceo, una massa enorme e nera, si distingue anche dal nostro chalet.
Si tratta di un esemplare adulto, lungo circa quindici metri. 
Una femmina che porta un feto in grembo, come poi si scoprirà.
'Poco importa da dove sia venuta -dice uno degli uomini-, oggi pomeriggio la facciamo a fette e distribuiamo la carne...'.

(Audur Ava Olafsdòttir, La donna è un'isola, 2004)



sabato 27 luglio 2013

sempre verde adorna i miei pensieri

Foglio supplementare

Sulla 'preistoria del moderno' potrebbe dirci qualcosa l'analisi del mutamento di significato subito dalla parola sensation...
In Locke significa la percezione semplice e immediata, l'antitesi alla riflessione.
Da cui è nato, in seguito, il grande evento sconosciuto e, da ultimo, ciò che scuote in massa, l'ebbrezza distruttiva, lo choc come bene di consumo...
Le sensations in cui il masochista si abbandona al nuovo sono altrettante regressioni...
Il suo pluralismo è la variopinta fata morgana in cui il monismo della ragione borghese si configura -ipocritamente- la propria autodistruzione come speranza...
Nel Terzo Reich, il terrore astratto di notizia e diceria era gustato come il solo stimolo in grado di accendere momentaneamente il sensorio indebolito delle masse. Senza la violenza quasi irresistibile del desiderio di grossi titoli, che, prendendo alla gola, fa regredire il cuore nel passato mitico, l'indicibile non avrebbe potuto essere tollerato dagli spettatori, e forse nemmeno dagli attori...
E può darsi persino che il terrore degustato da Poe e da Baudelaire, una volta realizzato dai dittatori, perda e bruci la propria qualità di sensazione...
Con la distinzione della qualità sparisce, nella sensazione, ogni giudizio: ed è ciò che propriamente la trasforma in agente della regressione catastrofica...
L'umanità, che dispera della propria riproduzione, proietta inconsciamente il desiderio della sopravvivenza nella chimera della cosa mai conosciuta.
Essa allude al tramonto di un sistema  che potrebbe virtualmente fare a meno dei suoi membri.



Per finire

La filosofia, quale solo potrebbe giustificarsi al cospetto della disperazione, è il tentativo di considerare tutte le cose come si presenterebbero dal punto di vista della redenzione.
La conoscenza non ha altra luce che non sia quella che emana dalla redenzione sul mondo: tutto il resto si esaurisce nella ricostruzione a posteriori e fa parte della tecnica.
Si tratta di stabilire prospettive in cui il mondo si dissesti, si estranei, riveli le sue fratture e le sue crepe, come apparirà un giorno, deformato e manchevole, nella luce messianica...



(Theodor W. Adorno, Minima moralia, 1954)

temo

Temo l'islamizzazione dell'Egitto, della Libia e della Tunisia.
Temo i militari che salvano l'Egitto dall'islamizzazione.
Temo gli attentati che uccidono esponenti islamici, gli arresti e le uccisioni dei Fratelli musulmani.
Temo gli attentati di islamici al potere che uccidono membri dell'opposizione.
Temo l'esito siriano, che avanza ovunque.

Temo i governanti alla Thatcher, quelli che -messi alle corde- si difendono con  'dopo di noi il diluvio', 'non ci sono alternative a questo governo...', etc etc.
Nessuno ci crede, in fondo, ma la paura cresce.
Ed a questo, solo a questo, serve il dirlo.
Temo la Boldrini quando dice ' l'unica alternativa al Parlamento è la dittatura', o quando rintuzza i 5stelle che chiamano Napolitano 'Re Giorgio' o 'l'innominabile', provando a imporre loro (e a noi) un teocratico silenzio.

Temo di non essere d'accordo con Renzi e Civati e Veltroni quando insistono su primarie PD aperte a non iscritti. Non gliene frega nulla della base, ma solo di vincere la guerra tra di loro.
Però mi angoscia il fatto di appoggiare (su questo) la nomenclatura del partito, gli apparati dei Bersani e dei D'Alema.
Temo che il PD non si spacchi neanche questa volta, che assisteremo al solito pateracchio senza senso.

Temo questo Papa: che si trasformi in un nuovo Woitila planetario, spettacolo di povertà, umiltà e semplicità che fa piangere i poveri, gli umili, i semplici, e li lascia come e dove sono, come sempre.
Temo la Curia, lo IOR, il Cardinal Bertone e temo che Bergoglio non ce la farà contro di loro (che non sono poveri, nè umili, nè semplici).
Temo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.

Temo me stesso, le mie inquietudini, i  miei dubbi, le mie indecisioni.
Temo quel che sono diventato, se mi guardo allo specchio.
Temo di vedere e di non vedere, di sapere e di non sapere, di capire e di non capire.
Temo di temere e di non temere.
Temo di essere morto e di essere vivo...






venerdì 26 luglio 2013

superlativi

‘Sta arrivando il disastro? Moriremo elegantissimi’.

Questo lo slogan di una sfilata di moda che si è tenuta a Roma qualche giorno fa.

Presenti, tra gli altri, Clio Napolitano, Marta Marzotto, Anna Maria Tarantola, la consorte del presidente del Belize, e varie altre nobildonne...



Un centinaio di morti a Santiago de Compostela: come la nostra economia nel 2014, il treno usciva da un tunnel e andava velocissimo. Il conducente, illeso, ammette la sua follia, ma solo dopo il disastro. 
Un vetturino iperliberista ?

Si era nascosto a Ouagadougou nel carrello ed è precipitato a Niamey.
Un africano cercava di arrivare in Europa così, appeso ad un Air France.
Pare che l'aereo volasse altissimo, e che il vento soffiasse fortissimo...

Letta vuole abolire prestissimo il finanziamento pubblico ai partiti.
Ma il progetto di legge in discussione depenalizza il finanziamento illecito.
Si portano avanti nel lavoro. Rapidissimi e silenziosissimi.

Papa Francesco ricorda ai poveri della favela, accorsi in massa con i vestiti della festa, che sono proprio loro ad essere amatissimi da Dio e da Gesù.
Simpatico e confortante, come una tazza di the nel deserto.
Immagino che sia ben informato e che quel che dice sia più che verissimo
Ma non mi pare che questi personaggi di cui parla siano mai stati al Governo.







mercoledì 24 luglio 2013

buon compleanno ?

E' evidente che se Dio esistesse uno come Priebke non avrebbe campato cent'anni.
O, per chi crede, si potrebbe ipotizzare che Dio glielo abbia concesso per dargli il tempo di redimersi e pentirsi in vita (cosa che però, almeno pubblicamente, non è accaduta).
O chi è cinico e scettico potrebbe ritrovare buone ragioni per convincersi che sia ancor più demoniaca la durata della sua vita, proprio in rapporto alla brevità a cui il capitano SS ha costretto la vita di altri.

Detto questo, si grida allo scandalo perchè il nazista festeggia, con amici e parenti (se ne ha ancora vivi), tra tarallucci e vino, il suo centenario.
E che cosa dovrebbe fare ?
Ha fatto il soldato, come tanti.
Ha obbedito, come tanti.
Ha ucciso tanta gente, in guerra, come tanti.
E' stato nascosto e protetto dai regimi democratici successivi, come tanti. 
Ha soltanto sbagliato parte, quella che (per ora) ha perso.
Come mai ci scandalizziamo perchè lui festeggia il compleanno, come tutti ?

L'ipocrisia e la retorica della storia è immensa.
La menzogna nella quale viviamo è totale.
Se pensiamo che ci salveremo ancora e sempre con moralismo e scandalismo di facciata, stiamo freschi !
Ma abbiamo idea di quel che ha combinato il Vaticano nei secoli ?
O gli USA ?  O il colonialismo inglese ? O qualunque guerra, ancora oggi, quelle in cui siamo vittime e carnefici insieme, come sempre ?
La guerra è questo: non esistono innocenti o mostri.
Tutti. in guerra fanno del loro peggio, sono chiamati a far questo, non potrebbero fare altrimenti (a meno che non siano obiettori, santi od eroi alla rovescia).
 La valutazione storica. oggi -nel pieno nazifascismo finanziario che ci opprime e che ammazza migliaia di persone al giorno nel silenzio quasi totale- dovrebbe essere più attenta, imparziale ed indulgente.
Ma preferiamo parlare di compleanni di vecchietti ormai inermi, piuttosto che affrontare la violenza e le guerre di oggi, quelle che stiamo facendo, quelle che subiremo.


martedì 23 luglio 2013

porcellini d'india e mazzi di carte

A questo punto uno dei porcellini d'India incominciò ad applaudire, ma fu immediatamente ricondotto all'ordine dalle guardie del tribunale.
(Siccome  'ricondurre all'ordine' non è un'espressione molto comune, vi spiego che cosa accadde. Avevano un gran sacco di tela chiuso in alto con dei lacci: in questo infilarono il porcellino d'India, a testa in giù, poi ci si sedettero sopra).
'Sono contenta di vedere come si fa, pensò Alice. Ho letto tante volte sul giornale che, alla fine di un processo, 'c'è stato un tentativo di applauso da parte della folla, immediatamente ricondotto all'ordine dalla forza pubblica', ma fino ad ora non avevo mai capito cosa volesse dire...'.
'Se è tutto quello che sai della faccenda, puoi accomodarti al tuo posto' continuò il Re.
'Non posso accomodarmi al mio posto, disse il Cappellaio, perchè il mio posto non è comodo'.
'Allora puoi sederti', replicò il Re.
In quel momento l'altro porcellino d'India cominciò ad applaudire e fu ricondotto all'ordine.
'E con questo i porcellini d'India sono finiti, pensò Alice. Adesso dovrebbe andare meglio.'
'Preferirei tornare al mio the, disse il Cappellaio dando uno sguardo nervoso alla Regina, che consultava la lista dei cantanti.
'Puoi andare', disse il Re; il Cappellaio uscì dall'aula in fretta, senza neanche infilarsi le scarpe.
'E Zac, un colpo netto! Mozzategli la testa non appena esce!', aggiunse la Regina rivolta a una delle guardie.
Ma il cappellaio era scomparso prima che quella raggiungesse la porta....

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In quel momento il Re, che per un pò aveva scritto qualcosa sul suo taccuino, gridò: 'Silenzio!' e lesse dal taccuino: Regola n.42. Tutte le persone più alte di un chilometro devono uscire dall'aula'.
Tutti guardarono Alice.
'Non sono alta un chilometro' ,disse Alice.
'Sì che lo sei', disse il Re.
'A occhio e croce, quasi due', aggiunse la Regina.
'Io non me ne vado lo stesso', disse Alice, e poi quella non è una regola vera; te la sei inventata in questo momento'.
'E' la regola più antica del libro', disse il Re.
'Allora dovrebbe essere la numero uno', disse Alice.
Il Re impallidì e chiuse in fretta il taccuino. 
'Emettere il verdetto' disse alla giuria con voce tremante...
'No, disse la Regina, prima la sentenza e poi il verdetto!'.
'Che stupidata!, disse Alice ad alta voce. Pronunciare la sentenza prima del verdetto!'
'Chiudi il becco', disse la Regina diventando rossa in volto.
'No!', disse Alice.
?Zac, un taglio netto! Mozzatele la testa!', urlò la Regina con tutta la voce che aveva. Nessuno si mosse.
'Chi credevi di spaventare? disse Alice (ormai aveva riacquistato la sua statura normale). Non siete che un mazzo di carte!'

(Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, 1872)

venerdì 19 luglio 2013

isteria siberiana

'A sud del confine, a ovest del sole', disse.
'Cosa significa a ovest del sole ?'
'Esiste un posto così, disse lei. Hai mai sentito parlare di una malattia chiamata isteria siberiana ?'
'No'.

'Mi è capitato di leggere qualcosa in proposito tanto tempo fa, forse quando ero alle medie. Non ricordo su quale libro...comunque si tratta di una malattia che colpisce i contadini che vivono in Siberia. Prova ad immaginare di essere un contadino che vive da solo nella landa siberiana. Lavori ogni giorno nei campi e non vedi assolutamente nulla intorno a te.
A nord, l'orizzonte, a est, a sud e a ovest, ancora l'orizzonte. Non c'è altro. Ogni giorno, quando a est sorge il sole, esci per lavorare nei campi e quando il sole è alto nel cielo, ti fermi a riposare e a mangiare. Quando tramonta, a ovest, torni a casa e ti addormenti...
Prova ad immaginare di essere uno di quei contadini...'
'Ci sto provando'.

'Poi, un giorno, qualcosa dentro di te muore'.
'Cos'è che muore ?'
'Non lo so, qualcosa. 
Giorno dopo giorno, vedi il sole sorgere a est, attraversare la volta celeste e tramontare a ovest e alla fine dentro di te qualcosa si spezza e muore. 
Lasci a terra la zappa e cominci a camminare con la mente svuotata da ogni pensiero, verso ovest, a ovest del sole. Continui a camminare per giorni, senza mangiare nè bere, come un invasato.
E un giorno ti accasci al sole e muori. 
E' questa l'isteria siberiana...'


(Haruki Murakami, A sud del confine, a ovest del sole, 1992).

la morte dell'eroe

Fu trentadue anni fa, la mattina del funerale di tuo padre: a un certo punto ti trovasti in piedi vicino ad uno degli zii, a stringere con lui le mani a una processione di gente...
E poi eccoti stringere la mano a Tom, una delle facce che non riconoscesti, che ti disse che era stato il capoelettricista di tuo padre per molti anni...Gli stringesti la mano e poi lui andò avanti per stringere la mano a tuo zio, e appena tuo zio vide Tom gli disse di andarsene, disse che era un funerale privato, gli estranei non erano ammessi, e quando Tom bofonchiò che voleva solo portare i suoi rispetti e tuo zio ribattè: spiacente, ma se ne deve andare, e così Tom si voltò e uscì.
Il loro colloquio non durò più di quindici o venti secondi, e tu facesti appena in tempo a renderti conto, che Tom stava già andandosene.
Quando infine capisti cosa aveva fatto tuo zio ti sentisti così disgustato e sgomento che avesse trattato un uomo in quel modo, ma specialmente Tom, che era venuto solo perchè lo riteneva suo dovere, e quello che ti turba ancora oggi, quello che ti riempie di vergogna, è che non dicesti niente a tuo zio.
D'accordo, era un famigerato irascibile, un collerico facile alle escandescenze e alle grandi urlate, e se lo avessi affrontato allora era più che probabile che piantasse una scena nel bel mezzo del funerale di tuo padre. E con ciò ?
Avresti dovuto affrontarlo lo stesso, e se lui avesse urlato avresti dovuto avere il coraggio di urlare anche tu, e anche senza pretendere questo, perchè almeno non rincorresti Tom per dirgli di restare ?
Non riesci a capire perchè non prendesti posizione in quel momento...
Avresti dovuto agire e non lo facesti.
Per tutta la tua vita ti eri schierato con le vittime della prepotenza, era il principio in cui credevi più che in qualsiasi altro, però quel giorno ti mordesti la lingua e non dicesti nulla.
Ripensandoci, capisci che questa incapacità di agire è il motivo per cui hai smesso di vederti in chiave eroica: perchè non c'erano giustificazioni.

((P.Auster, Diario d'inverno, 2012)

non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano



Napo, ora anche innominabile ed innominato.
Lo sostiene Grasso, che cola, che saliva, che slingua,che lecca, da sempre, i culi dei potenti....
Degni esponenti del PD, entrambi.

In loro onore, ho ritrovato questo documento in codice (tra parentesi ed in grassetto le mie nuove ipotesi interpretative...)


L'innominato, figura chiave dell'intero romanzo, a differenza degli alti personaggi principali, appare solo al XX capitolo.  O SECOLO ?

 Come per Don Rodrigo (IL CAVALIERE ?), il Manzoni inizia la narrazione descrivendo la dimora dell'innominato; ma questa non è l'unica somiglianza tra i due signorotti. 

Entrambi vivono infatti in castelli sopraelevati, arroccati su una collina, IL QUIRINALE ?, dalla quale si può vedere tutto: il territorio circostante appare brullo, e le pietre, e le rocce non lasciano spazio che ad un'esigua vegetazione. Il Manzoni rende questo stato d'austerità, di abbandono, ed anche di paura, utilizzando due allitterazioni, la prima in “G”, la seconda in “R”. Vi sono però alcune sostanziali differenze tra i due uomini, infatti, se per Don Rodrigo, il Manzoni utilizza parole di insulto, e l'animale che più caratterizza e rappresenta l'indole dell'uomo, è un avvoltoio, per l'innominato l'autore utilizza l'aquila, simbolo per eccellenza e dell'autorità ferma e decisa. 

Andando avanti con la lettura della descrizione fisica dell'innominato, si nota subito una certa somiglianza con fra Cristoforo, non tanto per il candore dei capelli che caratterizza entrambi, quanto per la vivacità degli occhi neri, che, lampeggiando improvvisamente, stanno ad indicare una forza d'animo e di spirito notevole, ma comunque insolita per un uomo così anziano. 

Il Manzoni mette in luce ed informa sui sentimenti che da qualche tempo tormentano l'animo dell'innominato: non è tanto il pentimento che lo logora, quanto la paura della morte. Quella stessa morte che da giovane non lo sfiorava minimamente, ora è sempre nei suoi pensieri, insieme ad un'altra cosa che non lo aveva mai interessato: Dio. In lui vi sono sentimenti contrastanti, da una parte il rimorso ed il timore divino lo angosciano, dall'altra la superbia ed il potere che da sempre avevano caratterizzato la sua vita non lo vogliono lasciare. 

L'innominato, inoltre, pare molto orgoglioso, ed è proprio per questo che non riesce a pentirsi delle sue opere. 

Ma è nell'organizzare il rapimento di Lucia che una piccola parte dei suoi sentimenti repressi fa apparizione, e per un attimo questo prova ribrezzo e repulsione per l'azione che sta per compiere. Il Manzoni lo descrive addirittura ansioso durante l'attesa che lo separa dal vedere la carrozza, contenente la stremata Lucia (L'ITALIA ?), venire alla volta del castello. 
A questo punto, l'innominato, prova un altro sentimento fino ad allora per lui sconosciuto: la pietàL’aver strappato una povera contadina alla sua terra era un sopruso che lo riempiva di disgusto e che lo spinse a far chiamare un'anziana donna, l'unica dell'intero palazzo, da mandarle incontro per infonderle coraggio. …. Nel colloquio tra Don Rodrigo e l'innominato, si scopre che quest'ultimo è bene informato (DA DRAGHI ?) su tutte le vicende che si erano svolte e che ancora si stavano svolgendo in tutti i sobborghi del suo territorio. 

Non fa eccezione la storia della Monaca di Monza RUBY ?; infatti Egidio fa parte dei bravi PDL ? al servizio dell'innominato, ed è proprio per questo che organizza il rapimento di Lucia. 

In questo capitolo osserviamo inoltre, Gertrude (IL PD ?)mettere a nudo il suo vero carattere,  quando, anziché ribellarsi al piano dell’Innominato, lo asseconda, distruggendo così, come già successo in passato, un’altra vita innocente, quella di Lucia.

sventagliate

Il discorso del Ventaglio di Napolitano -se ce ne fosse stato bisogno- conferma per l'ennesima volta varie cose:

- che è lui il Capo del Governo e che siamo già in un regime presidenziale de facto.
-che è lui l'inattaccabile, l'impunibile e l'impunito.
- che è lui a proteggere Berlusconi e tutte le infamità da lui commesse negli ultimi trent'anni.
- che è lui a mandarci in pasto alla BCE e alle troike vampiresche d'ogni dove.
-che è lui a massacrare lavoratori e pensionati (sempre pronto a consolarli e a rassicurarli quando si presentano questuanti al suo ricco desco)
-che è sempre lui a volere militari, guerre ed F35.
- che è lui a minacciare qualunque residuo di democrazia dentro il PD (vedi i commenti delle 'anime belle' Civati e Puppato oggi sulla stampa) e dentro il Parlamento (sempre che qualcosa del genere esista ancora).
-che è lui a tenere per le palle tutti i politici-fantoccio e ad essere tenuto per le palle da tutti i poteri forti e occulti (ma sempre più visibili) del nostro paese.
-che sarà lui a portarci al disastro definitivo sotto anestesia e che, al momento giusto, quando avrà finito il cloroformio, chiamerà l'esercito o scapperà in elicottero.
-che è lui a tenere il tappo sopra il pentolone a pressione che ci sta per scoppiare addosso.
-che è lui il vero anti-politico ed il vero nemico del popolo italiano.

Vedi, a commento, anche
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/19/zagrebelsky-f35-giustizia-e-kazakistan-e-lumiliazione-dello-stato/660395/



giovedì 18 luglio 2013

sotto a chi tocca

A guardare la situazione italiana e del pianeta, dopo una lunga giornata nel lugubre miasma del nulla,  mi viene da pensare che, dietro tutto questo continuo agitarsi e richiamare al senso di responsabilità, ci sia invece il segno evidente di un tentativo di fuggire e di scamparsela, di rinviare e di spostare su altri il disastro incombente.

Le nostre generazioni, quelle che erano giovani e giovanissime negli anni 60, e che ancora governano il paese, sono le stesse che hanno goduto della crescita, dello sviluppo, della ricchezza.
A discapito di altri popoli, del pianeta, delle future generazioni (a partire da quelle che sono giovani oggi).
Non sarebbe cosa buona e giusta se fossimo disposti ora a pagare anche i costi di quel che abbiamo combinato (chi più e chi meno) ?
Non sarebbe meglio accettare che si sia noi a vivere la catastrofe, anzichè proseguire a negarla e a procrastinarla?
Questa sarebbe una vera presa di responsabilità.

Sotto a chi tocca, mi verrebbe da dire e da sperare.
Invece no.
Speriamo che toccherà ad altri, come sempre.
Non importa se siano neri d'Africa, giaguari, eschimesi od orsi polari.
Non ci importa, in fondo, neppure dei nostri figli o nipoti.
L'importante è che avvenga più tardi, tra un pò, quando non ci saremo noi, insomma.
In altre parole: paura di morire, che probabilmente alla fin fine è più o meno come dire paura di vivere.

Al di là di tutti i richiami retorici, questa è la sostanza di come stiamo proseguendo a vivere, tra un collasso e una strage, tra un palliativo e una toppa, tra un sogno e un delirio: che tocchi ad altri pagare, ad altri soffrire, ad altri disperarsi, ad altri morire.

(Le due brevi frasi in corsivo sono tratta da Diario d'inverno di Paul Auster (2012)).


buon naufragio a tutti

Alfano e Calderoli, si salvi chi può?

A ribadire che ormai la nave Italia segue testarda solo la rotta per il naufragio, arrivano le ultime notizie dalla tolda di comando: il Parlamento. Come era prevedibile e previsto nessuno si è dimesso:Roberto Calderoli, il vicepresidente razzista del Senato, e Angelino Alfano, l’ennesimo ministro dell’Interno a sua insaputa, restano ancora ai loro posti. E, va detto subito, è bene che resistano.
Per chi si informa e s’interessa di politica la coppia rappresenta la plastica incarnazione di un Paese passato dal declino al degrado. Se il duo scomparisse qualche elettore correrebbe anzi il rischio di credere che le cose sono davvero destinate a migliorare. Ma certe illusioni, dopo anni di promesse, è più igienico non darle. Meglio invece urlare: calate le scialuppe, si salvi chi può!
Per questo, davanti alle carriere di Alfano e Calderoli, vale solo la pena di citare Petrolini e il suo memorabile: “Io non ce l’ho con te, ma con chi non ti butta di sotto”. Prendersela coi due non è sbagliato. È inutile. Loro fanno quel che possono, quel che sanno (in effetti niente, ci ha spiegato Alfano parlando dello scandalo kazako) e soprattutto quello che hanno sempre fatto.
Guardate Calderoli, oggi nel mirino per aver paragonato il ministro Kyenge ad un orango. Negli ultimi anni ha definito gli immigrati “bingo bongo”; si è presentato in tv con una maglietta controMaometto, scatenando manifestazioni violente davanti alle sedi diplomatiche italiane e le chiese cristiane in vari paesi arabi; ha pascolato un maiale (il suo) a Lodi sui terreni dove doveva essere costruita una moschea e poi, tanto per rasserenare gli animi di eventuali aspiranti kamikaze, ha indetto il Maiale day in ottica anti-Islam.
Autore della peggior legge elettorale della Repubblica italiana, da lui stesso ribattezzata porcata (e non a causa dell’ossessione per i suini di cui sopra), nel 2012 è pure stato salvato dalla maggioranza dei colleghi del Senato da un processo per truffa aggravata. A spese dei contribuenti aveva preso un volo di Stato per motivi personali facendo però risultare “con artifici e raggiri”, secondo il tribunale dei ministri, di avere impegni istituzionali in Piemonte.
Un miracolato insomma: “Su me stesso non avrei scommesso una lira”, ha confessato un giorno in preda a un chiaro eccesso di autostima. Un leader da osteria che però il 21 marzo del 2013, invece che ritrovarsi in un’aula di giustizia, vede un’altra aula, quella di Palazzo Madama, eleggerlo vice presidente.
Poche settimane dopo la scena si ripete col governo: Pd e Pdl votano tra poche defezioni la fiducia all’esecutivo Letta junior. Vice-premier è Alfano, abituato a fare da spalla al nipote di Gianni Lettafin dai tempi di Vedrò, la fondazione cofondata nel 2005.
A quell’epoca Angelino aveva già donato il proprio cognome al Lodo Alfano, la legge anticostituzionale ideata per tentare di salvare il Capo (suo e dello zio di Enrico). Ma ovviamente non si era accorto che la norma non stava in piedi. Esattamente come non si era reso conto di aver partecipato, nel 1996, al matrimonio della figlia del boss di Palma di Montichiaro, Croce Napoli, e di aver pure baciato il padre della sposa (“non ho nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio, attenti a pubblicare una notizia del genere”, dirà nel 2002).
Distratto infatti il ministro dell’Interno lo è da sempre. Impreciso pure. Nel 2009, da Guardasigilli, arriva persino a dimostrarlo con candore davanti ai colleghi della Camera. Parlando di intercettazioni Angelino dice: “Secondo un mio calcolo empirico e non scientifico (sic), è probabilmente intercettata una grandissima parte del Paese: nel 2007, ben 124.845 persone. Ma poi ciascuna fa o riceve in media 30 telefonate al giorno. Così si arriva a 3 milioni di intercettazioni”.
I dati veri però raccontavano altro. Le persone intercettate non erano più di 10mila. Perché il responsabile della Giustizia confondeva il numero di bersagli, ovvero i soggetti effettivamente ascoltati, con quelli delle loro utenze (anche più di cinque a bersaglio), e sommava tra loro le proroghe dello stesso decreto d’ascolto (che dura 20 giorni ed è reiterabile fino a 2 anni).
Ma che ci si può fare? Alfano è fatto così. In Parlamento, nel Pd e nel suo partito lo sanno tutti. Infatti lo hanno nominato vice-premier e ministro dell’Interno. E checché ne dica il M5SSel o Matteo Renzi, è giusto che continui ad esserlo. Alla faccia di una bambina di sei anni e di una madre rispedite in Kazakistan nelle grinfie di un dittatore, di un Viminale fatto traballare nei vertici come mai era successo prima, di un governo di ora in ora più impotente. Se perde la poltrona, la perdono anche gli altri. Il problema qui non è lui che vuole restare. Sono loro che non se ne vogliono andare.
Agguantate un salvagente: buon naufragio a tutti. 

lunedì 15 luglio 2013

ora e sempre, manipolazione!

Festa del 14 luglio in Francia.
Rivoluzione, Presa della Bastiglia, Rivolta contro i poteri costituiti, Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
Ieri, Hollande festeggia con la mega parata delle Forze armate, contro il terrorismo internazionale.
Mi chiedo: come sarebbero stati valutati oggi i sanculotti o quelli che entravano nelle carceri in armi per liberare i prigionieri politici, o che ghigliottinavano i re ?
Terroristi, anche loro ?
Ma il Terrore, non era venuto dopo la Rivoluzione ?
O forse era stato più galante il Termidoro ?

Calderoli chiama orango la Kyenge, in un comizio pubblico.
E' vero che tanti lo pensano e se lo dicono in privato, milioni e milioni di italiani.
Immagino i nuovi bunga bunga con le ragazze vestite da ministra-orango, e Berlu che ridacchia con la Santanchè e Apicella.
Tra i leghisti c'è sempre la gara a chi fa più il razzista, per acchiapparsi il proprio elettorato contro i propri stessi compagni (camerati ?) di partito.
Quindi, la manipolazione è doppia: definire scimmia una negra e farlo per propri fini non detti.

Ieri, era bello veder salire il kenyano bianco Froome sul Mont Ventoux.
Visto che vedere Petrarca salire a piedi non è più possibile, mi accontento di uno che ci sale in bici.
Impresa esaltante, simbolo di  potenza ed eleganza.
Mi ha ricordato la stessa ascesa, nel 2000, Pantani ed Armstrong, insieme.
Mi ero commosso.
Ora si sa che erano entrambi dopati.
Ieri si è saputo che anche Gay e Powell non andranno ai mondiali di atletica per doping.
Quando si saprà che anche Froome si fa ?

La fiducia, bene scarso.
La si dà solo se costretti, ormai, come quando la chiede il governo.


nero scarafaggio di corsia

C'è un piccolo scarafaggio nero, di quelli che si trovano vicini all'acqua, che mi è sempre tanto piaciuto. Se sollevi la roccia sotto cui vive, sfreccia via. Se gli blocchi il passaggio prova a prendere un'altra strada. Se gli blocchi ogni strada oppure lo tiri su arriccia le zampe sotto il corpo e si finge morto.
Niente riesce a distoglierlo dalla sua messa in scena, il che ha prodotto la leggenda secondo cui morirebbe di paura. Gli puoi strappare le zampe, una dopo l'altra e lui non batterà ciglio. E' solo quando gli strappi via la testa dal corpo che gli vedi un impalpabile tremito d'insetto, e questo sicuramente è un moto involontario.
Che cosa gli passa per la testa negli ultimi momenti ? Forse non ha cervello, forse il suo cervello è estroflesso in puro comportamento, come dicono che sia per la mantide religiosa (divinità ottentotta).
E nondimeno, dal punto di vista formale si tratta di una vera creatura di Zenone.
Adesso sono morto solo per tre quarti. Ora sono morto solo per sette ottavi.
Il segreto della mia vita indietreggia all'infinito davanti alle tue dita che mi sondano. Tu e io potremmo passare l'eternità a dividere frazioni.
Se io resto ancora fermo abbastanza tu te ne andrai via.
Ora sono morto solo per quindici sedicesimi.

(J. M. Coetzee, Il racconto di Jacobus Coetzee, in Terre al crepuscolo, 2003)


La nostra vita di mortali mi pare tutta qui.
Lo sento soprattutto ora, al capezzale di mio padre, in mano a medici certo ignari e forse competenti e ad infermiere sorridenti e premurose.
Che si prendono cura di lui, con parole attente e gesti dolci.
E che continuano nel frattempo a sondarlo, a togliergli pezzi, ad aggiungergli sacche e aghi e tubicini di plastica (pulitissima e perfetta, casualmente attraversata da cellule in metastasi, urina e sangue...).

Purchè sopravviva, ancora un po'.
Purchè essi vivano, e si sentano vivi, ancora un po'.
Purchè io mi senta vivo, lo senta vivo, almeno un po'.

Prende anche me, quella sensazione di bontà, mentre lo guardo, mentre lo imbocco, o ci parlo.
Quando mi guarda, con quegli occhi, da sempre tristissimi, ora supplichevoli e morenti.
Ma quel che provano, che proviamo, questa che chiamiamo umanità, compassione, bontà, cosa ha a che vedere con il bene ?
Con il suo bene ? Con la vita ?
Solo paura, paura della morte.


passava di qui, un anno fa

 Un'ora faavevo lei che si specchiava dentro gli occhi miei un'ora fa,
 l'avevo qui vicino a me e mi ha detto domani non so se io ci sarò...(F.Leali)



L'assenza del Bobby del mondo reale gli permetteva di uscire con un Bobby immaginario e di innamorarsi di lui; a distanza di molto tempo, dopo la rottura e il crollo, si era chiesto se si sarebbe mai innamorato del Bobby del mondo reale senza innamorarsi prima della versione immaginaria. Era riuscito a capirlo soltanto dopo che Bobby lo aveva scaricato: la sua immaginazione era ciò che rendeva il mondo reale e le persone reali appena accettabili ai suoi occhi.


Era anche vero che non gli piacevano le ragazze con i capelli corti, le donne pensierose e le persone che non dovevano lavorare per vivere, e Carolina rientrava in tutt'e tre le categorie. Erano questioni a sé stanti, che, con sua sorpresa, non incidevano minimamente sull'amore che provava per lei; non avrebbe mai immaginato di potersi innamorare di una persona così diversa nell'aspetto e nel carattere dalle sue previsioni. D'altro canto lei era stata in tutto e per tutto una sorpresa infinita.
La sorpresa era più gradevole che sgradevole, ma a volte anche terribile, o comunque terrificante; di tanto in tanto lo prendeva il panico e si chiedeva :' che cosa sto facendo ?'. Ma ogni volta che gli succedeva, quando Carolina turbava i suoi pensieri mentre era al lavoro, o faceva la fila per comprare un panino, o pedalava faticosamente su per una salita ripida, ritrovava la calma proprio pensando a lei. Era tutto molto strano e molto meraviglioso e per certi versi gli sembrava di non meritarselo, e non faceva che ripeterglielo: 'Non ti merito', le diceva, molto tempo prima di cominciare a comportarsi in modo da confermarlo, e lei rispondeva: 'Sì, invece. Tutti meritano di essere innamorati'.
'Come fai ad esserne così sicura ?', le aveva domandato una volta mentre facevano un picnic e chiacchieravano sotto l'albero, e lei lo aveva guardato come se venisse dalla luna.
'Tutti meritano di essere felici', aveva risposto lei, come se lo stesse aiutando a risolvere un problema di matematica. 'Tutti hanno bisogno di essere innamorati per essere felici. Perciò tutti meritano di essere innamorati'.
'Forse non tutti hanno bisogno di essere innamorati per essere felici. E tutti meritano veramente di essere felici ?'.
'Certo, aveva risposto lei. Era distesa sulla schiena con i piedi contro l'albero, piegata quasi a novanta gradi. Will era seduto vicino alla sua testa e la fissava in viso.
'Proprio tutti ? Anche Gengis Khan ? Dracula ?'.
Lei si era tirata a sedere e aveva preso il coltello dal suo piatto. 'Tutti -aveva detto- per un po' almeno. Lo scrivo, così non te ne dimentichi'.
Aveva cominciato a incidere le lettere nella corteccia argentea con il coltello, ma Will l'aveva bloccata.
'Così danneggi l'albero', le aveva detto.


Huff era già stato sposato, la prima volta quando aveva appena sette anni.
Si era trattato di un accordo informale ma non frivolo con una vicina di casa più grande di lui che si chiamava Julia. Aveva deciso di mostrarle il pene e quando le aveva chiesto se voleva vederlo, lei aveva risposto che poteva farlo solo se erano sposati. Allora si era genuflesso e l'aveva chiesta in moglie. Dopo averlo guardato di traverso un momento, lei aveva serrato le labbra e infine aveva risposto: 'Penso di sì'...
Erano andati in luna di miele dietro la rimessa degli attrezzi della ragazzina, dove lui le aveva fatto vedere l'arnese. 'E' bello, non ti pare ?', le aveva domandato, perchè proprio quella mattina aveva notato quanto era bello, e per questo gli era venuto improvvisamente voglia di esibirlo. Lei aveva detto: 'Non è male'.
Più tardi, quel pomeriggio, avevano divorziato quando gli aveva portato un certificato scritto di suo pugno. 'Con la presente -diceva- io divorzio da te'.
A distanza di molto tempo gli era sembrato che nella sua brevità e pertinenza avesse un che di godibile, e del resto la quasi assenza di rancore nel loro rapporto costituiva di per sé un piacere particolare. In tutti i suoi matrimoni successivi il rancore non era certo mancato, nei confronti di Sylvia e di Natalie e di Carla e di Allison e di D'Artania.
Tutto questo per dire che era stato sposato un numero sufficiente di volte per sapere il fatto suo, e per sapere che una persona poteva sembrare magica e affascinante, quasi la risposta aille tue preghiere e ai tuoi problemi, e poi dopo venti minuti, due settimane, tre mesi o un anno, appena distoglievi gli occhi un momento, diventava una creatura o una persona completamente diversa. La magia si dissolveva, lei diventava annoiata e noiosa, e l'unica caratteristica che si degnava di notare in te erano i tuoi numerosi difetti.
'Tu, -gli aveva per esempio detto D'Artania nel suo discorso di commiato- sei la persona più egoista che abbia mai conosciuto'.


'Qual'è il tuo volere, amor mio ?', gli domandò di nuovo lei guardandolo trepidante...
Huff trasse un respiro, ma lì per lì non sapeva cosa rispondere. In fondo era una questione complicata chiedere a qualcuno che cosa voleva, e ancora più complicata chiederlo e sembrare, come sembrava lei, di tenerci veramente a sentire la risposta. Avrebbe potuto risponderle 'non lo so', e sarebbe stata la verità, perchè la sua perla di saggezza più profonda, più vera e più sudata era che in realtà non sapeva cosa voleva, che era spinto da un desiderio confuso, e che il segreto per diventare una persona serena non consisteva, come consigliava la gente, nel rinunciare al desiderio bensì nel rendersi conto di potersi fermare lì e limitarsi ad accettare che fosse impossibile definire concretamente ciò che si voleva davvero.
Quindi avrebbe potuto girarsi verso di lei e dire 'Voglio....' e manifestare l'oggetto del suo desiderio con una breve danza o un gesto o una bella scopata, che era senz'altro l'approssimazione migliore di cui disponeva per esprimere quello che intendeva, dal momento che i suoi grugniti e i suoi gemiti e soprattutto la sua eiaculazione lo articolavano in modo ineccepibile, senza parole con sincerità. Le abbondanti, vigorose eiaculazioni erano la sua caratteristica più sincera.
Ma era troppo presto per quel grado di sincerità.
La conosceva appena da mezz'ora ed era sposato con lei da cinque minuti...


Quella volta scoparono appassionatamente, perchè sembrava giusto così...
'Basta con le lacrime, amore' gli disse lei, mentre le frignava addosso, ma Huff non riusciva a smettere, nemmeno all'idea che avrebbe potuto fecondarla per sbaglio con la sua tristezza, e nemmeno all'idea di quale frutto un'unione simile avrebbe potuto dare. 'Un bambino costituzionalmente incapace di essere felice' pensò, e una parte di lui guardò quel bambino mentre annusava e leccava e spingeva, mentre il suo uccello guizzava e sgroppava, mentre rotolando le saliva sopra e riscendeva e la chiavava ora davanti ora da dietro ora di fianco...
Le lacrime facevano parte della sua natura e costituivano il suo destino, e sebbene non desiderasse mai nessuna delle cosa terribili che gli toccavano, ci si crogiolava ugualmente, scambiando il cinismo per coraggio e la disperazione per buonsenso.
'Piango perchè è tutto bellissimo', gli disse Huff, ma il bambino non lo ascoltò, era convinto che la sordità fosse una virtù.
'Basta con le parole, amor mio' disse la sua signora, e allora Huff non parlò più, ma cercò di spiegargli a gesti quel che voleva dire, e gli parve di cominciare a scoprire quel che voleva dire attraverso quella scopata meravigliosa, come se non avesse mai, in tutti i giorni in cui si era mostrato avveduto, a volte fingendo a volte no, capito davvero qualcosa della sofferenza o della gioia fino a quel preciso momento, che racchiudeva e ricapitolava le lotte nominate e innominate di tutta la sua vita, il cui risultato stava affannosamente creando e affannosamente aspettando allo stesso tempo, senza sapere davvero se sarebbe stato un trionfo oppure una sconfitta finchè venne, con entrambe le braccia tese sopra la testa e la sua signora innalzata alle stelle dal suo uccello più che duro, più che eloquente. Venne e venne e venne ancora cadendo all'indietro, come per un chilometro d'aria o per una vita, atterrando sull'erba con un rumore simile al suo nome, con la sensazione di pronunciare per la prima volta il suo nome nel modo giusto perchè per la prima volta sapeva chi era e qual era la sua vera essenza e cosa voleva veramente, ossia precisamente quello.


Infine, il marito le portò un girasole.
'Che cos'è ?' gli domandò.
'Sposami' disse lui.
'Siamo già sposati'.
'Sposami di nuovo' disse Oberon. Sposa la nostra nuova vita. Saremo meno di quello che eravamo prima, te lo prometto. Non dimenticheremo quello che abbiamo perduto, però non trascureremo le nostre gioie future. Riesci a figurartelo ?'.
Lei guardò il fiore ma non la sua faccia, 'No' , rispose.
'Oh, disse lui, vieni con me, Titania.
Le tese la mano, come se ci fosse un altro posto dove andare oltre a quello in cui si trovavano. Riassumeva in una frase quanto Oberon fosse meraviglioso, e quanto intensamente lei desiderasse distruggerlo e distruggere l'amore che provava per lei proprio in quel preciso istante.
Ancora un mese dopo Titania rimpiangeva di non avergli detto 'Non so come fare ad amarti adesso', oppure ' Non desidero più amarti', oppure ' Cosa potrebbe mai significare amarti adesso ?'.
Invece, disse: 'Io non ti amo. Non ti ho mai amato. Marito mio, amico mio, vita mia, io non ti amo. Non ti ho mai amato'.

(Chris Adrian, La grande notte, 2011)





venerdì 12 luglio 2013

schizofrenico sarai tu !

Epifanio dà dello schizofrenico al PdL.
Da quale pulpito viene la predica!
Infatti, intanto, è il suo PD che si spacca (o finge di farlo...).
A fette, come un giallo melone estivo.
Ma lasciamo in pace la psichiatria, per favore.
La questione è morale, non psicologica.
Se eletti ed elettori PD avessero ancora un briciolo di riferimenti morali non potrebbero governare con Berlu e con i suoi. Ma non ce l'hanno, e quindi ci stanno.
E se lo tengono così com'è.

L'ex magistrato Casson insiste sull'ineleggibilità di Berlu, secondo una legge (mai applicata) degli anni 50.
La legge, e le sue interpretazioni non sono univoche, checchè ne dicano Casson e i 5stelle.
Sempre, ma soprattutto in casi che riguardino Berlu, la legge non è una sola e non è uguale per tutti.
La questione è politica, non giuridica.
Sino a quando Berlu continuerà ad essere protetto da Capi dello Stato (che sono anche Capi del CSM) e Capi dell'Opposizione (che governano con Berlu stesso), non ci si potrà liberare di lui per via giuridica.
Sarà molto più probabile che il PD si liberi di Casson o che Casson si liberi del PD.
Si mettano l'anima in pace, i cari giuristi...

La stessa situazione, in barba a giuristi e magistrati a fil di legge, si verrà a creare a breve sulla sentenza definitiva della Cassazione, prevista a fine luglio.
Primo: sarà rinviata.
Secondo: sempre che arrivi la condanna, il Parlamento rinvierà ad libitum l'autorizzazione (così come già accaduto con Previti, che resto in aula per un altro anno...)
Terzo: l'autorizzazione sarà concessa dai parlamentari del PD solo quando avranno deciso che questo governo deve cadere, cioè quando l'inciucio non gli servirà più (o perchè si sono create le condizioni per maggioranze alternative o perchè sarà meglio andare a nuove elezioni).
Quindi, anche qui la questione non sarà decisa secondo parametri giuridici, ma morali e politici.

E, visto il livello della morale e della politica nel nostro paese, non c'è da essere ottimisti.
Non so cosa pensate voi, ma da quando ho visto comparire Speranza (il nuovo che avanza), la mia speranza in una nuova politica ed in nuova morale in Italia è definitivamente scesa sotto lo zero.




giovedì 11 luglio 2013

globalizzazione dell'indifferenza

Solo colui che riesce a mantenere la propria libertà rispetto a tutto e a tutti, conserva e moltiplica la libertà sulla terra. (Montaigne)
Andiamo incontro al tempo, come esso ci cerca (Shakespeare)


E' chiaro: tutti gli orrori che pochi mesi dopo erano fatti reali, apparivano un mese dopo la salita al potere di Hitler, ed anche a persone di ampie vedute, eventualità inconcepibili.
Il nazismo, con la tecnica di inganno senza scrupoli, si guardò sempre dal proclamare l'intero radicalismo delle sue mete prima di avervi allenato il mondo.
Questo era il suo prudente metodo: una piccola dose seguita da una piccola pausa, poi un'altra dose.
Una pillola ed un momento d'attesa, per vedere se non era troppo forte, se la coscienza mondiale tollerava quel dosaggio.
Ma poichè la coscienza europea -a danno e vergogna della nostra civiltà- ostentava con grande zelo la propria indifferenza, sinchè quelle violenze avvenivano 'oltre confine', le dosi si fecero sempre più forti, e alla fine ne fu rovinata l'Europa intera.
Hitler non  ha attuato nulla di più geniale di questa sua tattica dei lenti assaggi...Anche l'azione già da tempo preparata per annientare in Germania ogni libera parola ed ogni libro indipendente procedette secondo questo metodo.
Non fu promulgata una legge -questo non venne che due anni più tardi- con cui si vietassero senz'altro i nostri libri; si cominciò con modesti assaggi, per vedere fin dove si potesse giungere...

+++++++++++

I miei amici furono stupiti di vedermi tornare così presto e all'improvviso.
Ma quando io allusi alle mie preoccupazioni mi derisero chiamandomi 'il solito Geremia'...
Avevo troppo studiato e troppo scritto la storia per non sapere che la grande massa è sempre pronta a rotolare verso la parte ove al momento sta il peso del potere...
Ma tutti quelli con cui parlai a Vienna erano sinceramente fiduciosi: si invitavano l'un l'altro a serate in marsina e in smoking (non presagendo che avrebbero presto indossato l'abito da forzato dei campi di concentramento), affollavano i negozi per comprar doni di Natale per le loro belle case (non presagendo che pochi mesi dopo sarebbero state saccheggiate).
Questa incorreggibile spensieratezza viennese che avevo un tempo tanto amata, che il poeta nazionale Anzengruber ha riassunto una volta nel breve assioma  'Non ti può capitar nulla', mi riuscì per la prima volta dolorosa.
Ma forse tutti quegli amici di Vienna erano in ultima analisi più saggi d me, perchè essi soffersero soltanto quando la sventura veramente accadde, mentre io l'avevo già provata nella fantasia e la rivivevo una seconda volta nella realtà.
Comunque, io non li capivo più e non riuscivo più a farmi capire.
Dopo due giorni avevo rinunciato a metter in guardia qualcuno.
Perchè conturbare gente che non voleva essere turbata ?

(S. Zweig, Il mondo di ieri, 1942)