Fu trentadue anni fa, la mattina del funerale di tuo padre: a un certo punto ti trovasti in piedi vicino ad uno degli zii, a stringere con lui le mani a una processione di gente...
E poi eccoti stringere la mano a Tom, una delle facce che non riconoscesti, che ti disse che era stato il capoelettricista di tuo padre per molti anni...Gli stringesti la mano e poi lui andò avanti per stringere la mano a tuo zio, e appena tuo zio vide Tom gli disse di andarsene, disse che era un funerale privato, gli estranei non erano ammessi, e quando Tom bofonchiò che voleva solo portare i suoi rispetti e tuo zio ribattè: spiacente, ma se ne deve andare, e così Tom si voltò e uscì.
Il loro colloquio non durò più di quindici o venti secondi, e tu facesti appena in tempo a renderti conto, che Tom stava già andandosene.
Quando infine capisti cosa aveva fatto tuo zio ti sentisti così disgustato e sgomento che avesse trattato un uomo in quel modo, ma specialmente Tom, che era venuto solo perchè lo riteneva suo dovere, e quello che ti turba ancora oggi, quello che ti riempie di vergogna, è che non dicesti niente a tuo zio.
D'accordo, era un famigerato irascibile, un collerico facile alle escandescenze e alle grandi urlate, e se lo avessi affrontato allora era più che probabile che piantasse una scena nel bel mezzo del funerale di tuo padre. E con ciò ?
Avresti dovuto affrontarlo lo stesso, e se lui avesse urlato avresti dovuto avere il coraggio di urlare anche tu, e anche senza pretendere questo, perchè almeno non rincorresti Tom per dirgli di restare ?
Non riesci a capire perchè non prendesti posizione in quel momento...
Avresti dovuto agire e non lo facesti.
Per tutta la tua vita ti eri schierato con le vittime della prepotenza, era il principio in cui credevi più che in qualsiasi altro, però quel giorno ti mordesti la lingua e non dicesti nulla.
Ripensandoci, capisci che questa incapacità di agire è il motivo per cui hai smesso di vederti in chiave eroica: perchè non c'erano giustificazioni.
((P.Auster, Diario d'inverno, 2012)
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