C'è un piccolo scarafaggio nero, di
quelli che si trovano vicini all'acqua, che mi è sempre tanto
piaciuto. Se sollevi la roccia sotto cui vive, sfreccia via. Se gli
blocchi il passaggio prova a prendere un'altra strada. Se gli blocchi
ogni strada oppure lo tiri su arriccia le zampe sotto il corpo e si
finge morto.
Niente riesce a distoglierlo dalla
sua messa in scena, il che ha prodotto la leggenda secondo cui
morirebbe di paura. Gli puoi strappare le zampe, una dopo l'altra e
lui non batterà ciglio. E' solo quando gli strappi via la testa dal
corpo che gli vedi un impalpabile tremito d'insetto, e questo
sicuramente è un moto involontario.
Che cosa gli passa per la testa
negli ultimi momenti ? Forse non ha cervello, forse il suo cervello è
estroflesso in puro comportamento, come dicono che sia per la mantide
religiosa (divinità ottentotta).
E nondimeno, dal punto di vista
formale si tratta di una vera creatura di Zenone.
Adesso sono morto solo per tre
quarti. Ora sono morto solo per sette ottavi.
Il segreto della mia vita
indietreggia all'infinito davanti alle tue dita che mi sondano. Tu e
io potremmo passare l'eternità a dividere frazioni.
Se io resto ancora fermo abbastanza
tu te ne andrai via.
Ora sono morto solo per quindici
sedicesimi.
(J. M. Coetzee, Il racconto di
Jacobus Coetzee, in Terre al crepuscolo, 2003)
La nostra vita di
mortali mi pare tutta qui.
Lo sento
soprattutto ora, al capezzale di mio padre, in mano a medici certo
ignari e forse competenti e ad infermiere sorridenti e premurose.
Che si prendono
cura di lui, con parole attente e gesti dolci.
E che continuano
nel frattempo a sondarlo, a togliergli pezzi, ad aggiungergli sacche
e aghi e tubicini di plastica (pulitissima e perfetta, casualmente attraversata da cellule in metastasi, urina e sangue...).
Purchè sopravviva,
ancora un po'.
Purchè essi
vivano, e si sentano vivi, ancora un po'.
Purchè io mi senta
vivo, lo senta vivo, almeno un po'.
Prende anche me,
quella sensazione di bontà, mentre lo guardo, mentre lo imbocco, o
ci parlo.
Quando mi guarda,
con quegli occhi, da sempre tristissimi, ora supplichevoli e morenti.
Ma quel che
provano, che proviamo, questa che chiamiamo umanità, compassione,
bontà, cosa ha a che vedere con il bene ?
Con il suo bene ?
Con la vita ?
Solo paura, paura
della morte.
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