lunedì 29 luglio 2013

ritroso, a ritroso

Trent'anni fa esatti, a Comiso, vivevo l'esperienza dell'IMAC, il Campo Internazionale per la Pace contro i Cruise.
Un anno fa esatto partivo per Pisa, romantico e speranzoso.
Oggi, guardo i campionati mondiali di nuoto alla tv, col ventilatore acceso.

Nei pressi del cimitero, due stranieri, cartina alla mano, si guardano intorno alla ricerca del centro, ma non si vede niente da nessuna parte, nè i negozi di souvenir, nè i caffè, nè tantomeno qualcosa che assomigli a una via principale. E intanto il vento color ruggine continua a soffiare dal Nord. 
Gli indico io la direzione: Yes, if you want to go to the centre of the town, you must go through the cenetery first. Then you go to the lake. Everybody has to go through a cemetery in a life. Yes, you turn to the right and then to the right again and then you turn to the left .but only after you have passed the cemetery. Yes, that's right. This is Reykjavik. You need a cemetery to go through life.


Non ne parliamo più, cambiamo discorso: Audur mi chiede aiuto per trovare una parola, un aggettivo per definire qualcosa che si abbatte sugli esseri umani, ma non necessariamente qualcosa di meteorologico, come la pioggia, piuttosto un termine che ha a che fare con la fine del mondo, che si insinua nell'anima e nel cuore delle persone, però in modo, sì, indiretto, tipo appunto pioggia interiore, natura piangente, o anche odore di betulla sotto la pioggia, un'immagine così, insomma. Ma in una parola sola.


'Se uno non prova mai niente di nuovo, non può pretendere che gli succedano chissà quali cose meravigliose', dice un signore anziano.
'Beh, però anche provando il nuovo non è detto che debbano succederti cose meravigliose per forza', replica una donna.
'Ma io non sto mica dicendo che si debba sempre cercare la novità a tutti i costi'.
'Però, sì, è vero: se uno non va mai da nessuna parte, non vede mai niente di nuovo', ammette lei.
'Infatti, per vedere qualcosa di nuovo ti devi muovere, andare da qualche parte'.
'Sì, conoscere gente nuova, che la pensa come te'.
'Precisamente'.


Pare che nessuno sappia con precisione dove collocare l'epicentro del disastro...
Sabbia e melma nera ricoprono il paese, gli scantinati si sono riempiti di fango, quasi tutte le luminarie sono state divelte, i festoni natalizi nel parco pubblico distrutti.
Dappertutto, uomini in tuta arancione ripuliscono, spalano le strade, lavorano con le idrovore nei seminterrati. La maggior parte dell'acqua sembra essersi riversata sul villaggio scendendo giù dalla gola ad est dell'abitato, dove la chiesa è stata travolta e spazzata via....
Nei due comuni vicini la situazione è la stessa. Non si capisce più niente, niente è come dovrebbe...
Così, dove prima gli abitanti andavano a raccogliere bacche ora è tutto un lago...
Davanti ai feroci capricci dei cosi d'acqua gli uomini sono attoniti.
La pioggia degli ultimi quaranta giorni non può da sola spiegare tutto questo.
Ma è la balena a costituire l'enigma più misterioso. E' probabile che si sia arenata, dicono, e che in un modo o nell'altro sia poi stata trasportata fino al piazzale davanti alla Cassa di risparmio...
La sagoma del cetaceo, una massa enorme e nera, si distingue anche dal nostro chalet.
Si tratta di un esemplare adulto, lungo circa quindici metri. 
Una femmina che porta un feto in grembo, come poi si scoprirà.
'Poco importa da dove sia venuta -dice uno degli uomini-, oggi pomeriggio la facciamo a fette e distribuiamo la carne...'.

(Audur Ava Olafsdòttir, La donna è un'isola, 2004)



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