lunedì 8 luglio 2013

alla deriva

E' come se le creature che in questi anni vivono sul pianeta, gli esseri umani  -a milioni in viaggio da soli e in famiglie, clan e tribù. talvolta come intere nazioni -  fossero un sottosistema all'interno di uno più grande di correnti e maree, di venti e condizioni climatiche, di continenti alla deriva e masse di terra in movimento che si sollevano, si scontrano, si spaccano.
E' come se le povere creature forcute che camminano, navigano e si muovono a dorso d'asino o di cammello, su furgoni, autobus e treni, da un'estremità all'altra di questa Terra, rispondessero tutte a forze naturali invisibili, come se fosse la gravità e non le guerre, le carestie o le inondazioni a farle scendere in rivoli dai villaggi di collina per raggrupparsi lungo le ampie sponde fangose del fiume più a valle aspettando un passaggio su zattere che le portino al mare, e su barconi bucati al di là del mare, dove si raccoglieranno in mulinelli, riunendo le famiglie disperse e le loro poche cose èer costruire case, tirar su i figli e continuare a moltiplicarsi.
Mappiamo e misuriamo correnti a getto, maree e profonde correnti oceaniche, tracciamo con esattezza scarpate, crepacci, fossati e crinali dove le placche della massa terrestre collidono; tracciamo e nominiamo le aree di influenza degli alisei sudorientali e nordorientali, dei westerlies dell'Atlantico, dei monsoni tropicali e della calme equatoriali, dei mistral, del Santa Ana  e del Canda High; conosciamo le correnti di Humboldt, della California e di Kuroshio sicchè, avendole tracciate ed enumerate, possiamo osservare il pianeta e vedere che, fino al suo nucleo più interno, la sfera inspira ed espira, si solleva e ricade, turbina e ruota in una bellissima e disciplinata danza a tempo.
Invecchia e muore e rinasce costantemente attraverso il movimento, creandosi e ricreandosi come un uroburo, il serpente che si divora la coda...

In quest'epoca, la maggior parte dei processi che avviene da millenni continua ad avvenire, alcuni in silenzio, lentamente, due dita per volta. chilometri sotto la superficie terrestre, altri con gran clamore, fumo e fuoco, rivoluzione, guerra e invasione, sulla superficie.
Misuriamo il cambiamento geologico in millimetri per anno e, non avvertendo alcun movimento sotto  i piedi, deduciamo che non è successo nulla.
Analogamente, quando leggiamo i giornali e sentiamo al telegiornale della sera che c'è una rivoluzione in atto in Iran, una guerra in Iraq, soldati e carri armati stranieri in Afghanistan, poichè ogni giorno porta simili notizie in abbondanza, cancellando quelle del giorno prima..., anche qui deduciamo che non è successo nulla.
Il tasso metabolico della storia è troppo rapido per riuscire a studiarlo. E' come se, seguendo il ciclo di vita  -un giorno- di una singola effimera, perdessimo di vista la specie intera e il suo destino.
Al tempo stesso, il tasso metabolico della geologia è troppo lento per riuscire a percepirlo, sicchè, dalla nascita alla morte, ci sembra  -presi come siamo dal battito del nostro singolo cuore di umani -  che sul pianeta accada solo ciò che accade a noi personalmente, in privato, in segreto...
E, mentre sotto i nostri piedi masse di terra grandi come continenti si urtano inesorabilmente, continuando a spingere l'uno o l'altro continente verso il basso in modo da elevarsene al di sopra, quasi desiderassero prenderne il posto sulle carte geografiche, noi traffichiamo con la lingua cercando di liberare un filamento di carne incastrato tra due denti in fondo alla bocca, meditando sui commenti sarcastici che a cena avremmo dovuto fare a nostro cognato...

(Russell Banks, La deriva dei continenti, 1985)

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