Che cosa mi dava piacere e mi teneva in
vita sino a qualche tempo fa ?
Che cosa desideravo veramente, cercavo,
volevo ?
Che cosa mi coinvolgeva e mi faceva
sentire vivo ?
- Fare l'amore
- Fare formazione
- Fare politica (di movimento)
- Scrivere
- Viaggiare
- Leggere
- Andare allo stadio.
(N.B.: l'ordine non è casuale).
Tutto qui, mi vien -e vi verrà- da
dire ?
Ebbene sì, direi: la banalità del
bene.
Tento una veloce psicanalisi:
Il piacere 1. è latitante da tempo (se
escludiamo autoerotismo e il fugace incontro con S. di un'estate fa).
Il mio rapporto col sesso e con le donne, che era sempre stato uno
degli aspetti più lisci, goduriosi e variati della mia vita, è
andato a perdersi chissà dove, in primo luogo dentro di me.
Posso capire perchè non attragga più
nessuna (sono uno spietato giudice di me stesso) e perchè sia stato
ripetutamente evitato, rifiutato ed escluso ogniqualvolta ci abbia
provato di recente, ma vivere senza è l'aspetto più doloroso
della mia esistenza oggi.
Il piacere 2. si esplica attualmente
quasi solo nel mio lavoro universitario.
Ed il fatto che sia diventato un lavoro
fisso lo rende, per quanto ancora relativamente piacevole mentre lo
vivo, un dovere professionale da eseguire più che un puro diletto,
come era all'origine e come è stato per molti anni.
Poche altre occasioni mi chiamano e mi
allettano al di fuori dell'Università, e tra quelle che mi arrivano ne accetto poche, sempre meno, e con sempre minor motivazione.
E' l'unica cosa che so fare, credo, ma
-se la guardo da fuori- mi ha stancato.
Il piacere 3. si è sostanzialmente
estinto.
I movimenti stessi si sono estinti ed io con
essi.
E la 'politica' che si fa in giro mi
annoia, mi deprime, mi spaventa, mi disgusta.
La trovo uno stanco ripetersi di roba
già vista e già fallita più e più volte,
Ho dedicato ad essa moltissimi anni e
molta energia, me ne ha dato tanta, ma ora è finita per sempre
(salvi miracoli o catastrofi evolutive del sistema politico, che
sento improbabili e comunque non dipendenti dal mio impegno in essa).
Il piacere 4., soprattutto nella forma
e con l'intensità vissute nello scrivere 'Casca il mondo' (2007),
non si è più ripresentato da allora.
Quel che ho scritto dopo l'ho fatto più
per la tenacia e l'insistenza dei miei collaboratori ed amici, che
non per desiderio o piacere davvero mio.
Ogni tanto mi viene ancora qualche idea
e butto giù qualche schizzo o bozza di indice, o qualche appunto, mi
segno delle belle citazioni dalle centinaia di libri che leggo (vedi
piacere 6.), ma poi non vado oltre, non trovo continuità e passione
nel mettermici davvero.
Il piacere 5. non è ancora del tutto
svanito: continuo a viaggiare ogni tanto, anche in posti belli, ben scelti, interessanti. Ma è sempre più difficile e faticoso goderne
appieno: ci sono viaggi, anzi. che accentuano ulteriormente il senso
di estraneità, l'inquietudine, la solitudine del mio essere quando prova ad entrare a
contatto col mondo. E' crescente il disagio per dover lottare sempre
di più per non essere trasformato in un turista come tanti, e spesso
per doversi arrendere a questo.
Ma soprattutto, e ancor più
dolorosamente, ho sempre meno voglia e capacità di raccontarmi i
viaggi, e di raccontarli.
Di viaggiare mentre viaggio: era quello
-scopro- il mio piacere più profondo.
Il piacere 6. è l'unico che mi resta
quasi intero.
L'unico che ancora assomiglia a quello
di quando ero bambino o ragazzino.
L'unico in cui mi rispecchio e mi
riconosco quasi totalmente.
In cui mi sento abbastanza forte,
accolto, sicuro, riconoscente.
Dei libri continuo a fidarmi e loro
proseguono a confidare e a confidarsi in me.
Sinceramente: senza di loro, negli
ultimi anni, mi sarei già ucciso alcune volte...
Il piacere 7. non si può più
soddisfare se si tifa Cagliari: anche le partite in casa si giocano
fuori ed anche quelle poche che si sono giocate qui ultimamente non
ho potuto vederle perchè Cellino non mi vuole più e perchè me ne ha fatto passare la voglia.
Il calcio è diventato uno schifo, lo
so.
Ma vederlo solo in tv è triste.
E lo stadio mi manca (anche se non
quanto il sesso, ovviamente...)
Ecco così il quadro della mia vita
attuale, senza tanti fronzoli.
Mi manca quasi tutto quel che avevo
imparato a godere e so desiderare.
E non mi pare di potermi inventare
qualcos'altro ora.
Né ho voglia di agitarmi per cercarlo.
Nuda e pura verità, per quanto estiva.
Di viaggiare mentre viaggio.....
RispondiEliminaLa mia esistenza si era sviluppata, o solo accumulata? ... Di addizioni e sottrazioni ce n'erano state, ma che dire delle moltiplicazioni? E questo mi procurò un senso di disagio, di irrequietezza. (Il senso di una fine, p. 89)
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