Una bella ragazza si ricorda di me, mi guarda bene con i suoi occhi, mi viene voglia di parlarle.
E' buio, la piazza intorno è animata, è strano che io sia fuori di sera.
Mi sembra una buona occasione, con qualche promessa.
Dice che i miei occhi hanno una luce diversa, nuova, più tranquilla di un tempo.
Resto lì, imbarazzato, non so bene cosa dirle.
E' piena di energia e di entusiasmo, un pò esagerata.
Inizia a raccontarmi dei riti magici nei villaggi del Perù.
Mi passa la voglia di proseguire, la bacio, mi allontano, torno a casa a vedere una partita.
Una bambina cinese sta appollaiata sulla donna di Nivola, quella a pancia all'aria, di granito, sotto la Regione.
Le sue mille bolle di sapone corrono nel vento e verso di me, ed io ne resto avvolto.
Anche sua madre e suo fratellino ci giocano dentro, saltellando e cantando.
Lei mi guarda molto seria e concentrata, interrompe il gioco mentre le passo vicino.
Attende che la superi, per rispetto.
Poi riprendono.
Immagine paradisiaca.
Un trentenne in bici e cuffiette mi chiede una sigaretta, vicino alla gelateria.
Io gli dico che non fumo, lui scende dal sellino e mi dice: sei una persona originale.
Sto lì seduto sul muretto, col mio cappellino arabo, la maglietta etiope, barba lunghissima e i calzoncini di Bahia.
Uno strano misto, effettivamente.
Lui è marocchino, figlio di uno che naviga per il mondo.
Ha bevuto molta birra ed è davvero socievole e curioso, sorridente.
Da 5 anni e mezzo sta in Sardegna e lavora a fare bottariga.
Parliamo di vita e viaggi, di Africa e Sardegna.
Una coppia litiga ferocemente al nostro fianco, lui interviene e chiede loro di 'non fare teatro e scenate in pubblico'.
Un vero arabo.
Ci salutiamo, la mia amica è arrivata.
Lui ci sfreccia a fianco, con la sua lussuosa bicicletta.
Mi sembra un principe che corre verso il futuro.
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