Foglio supplementare
Sulla 'preistoria del moderno' potrebbe dirci qualcosa l'analisi del mutamento di significato subito dalla parola sensation...
In Locke significa la percezione semplice e immediata, l'antitesi alla riflessione.
Da cui è nato, in seguito, il grande evento sconosciuto e, da ultimo, ciò che scuote in massa, l'ebbrezza distruttiva, lo choc come bene di consumo...
Le sensations in cui il masochista si abbandona al nuovo sono altrettante regressioni...
Il suo pluralismo è la variopinta fata morgana in cui il monismo della ragione borghese si configura -ipocritamente- la propria autodistruzione come speranza...
Nel Terzo Reich, il terrore astratto di notizia e diceria era gustato come il solo stimolo in grado di accendere momentaneamente il sensorio indebolito delle masse. Senza la violenza quasi irresistibile del desiderio di grossi titoli, che, prendendo alla gola, fa regredire il cuore nel passato mitico, l'indicibile non avrebbe potuto essere tollerato dagli spettatori, e forse nemmeno dagli attori...
E può darsi persino che il terrore degustato da Poe e da Baudelaire, una volta realizzato dai dittatori, perda e bruci la propria qualità di sensazione...
Con la distinzione della qualità sparisce, nella sensazione, ogni giudizio: ed è ciò che propriamente la trasforma in agente della regressione catastrofica...
L'umanità, che dispera della propria riproduzione, proietta inconsciamente il desiderio della sopravvivenza nella chimera della cosa mai conosciuta.
Essa allude al tramonto di un sistema che potrebbe virtualmente fare a meno dei suoi membri.
Per finire
La filosofia, quale solo potrebbe giustificarsi al cospetto della disperazione, è il tentativo di considerare tutte le cose come si presenterebbero dal punto di vista della redenzione.
La conoscenza non ha altra luce che non sia quella che emana dalla redenzione sul mondo: tutto il resto si esaurisce nella ricostruzione a posteriori e fa parte della tecnica.
Si tratta di stabilire prospettive in cui il mondo si dissesti, si estranei, riveli le sue fratture e le sue crepe, come apparirà un giorno, deformato e manchevole, nella luce messianica...
(Theodor W. Adorno, Minima moralia, 1954)
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