martedì 9 luglio 2013

non sappiamo più piangere

Dovetti ricordare quel che un esiliato russo m'aveva detto molti anni prima: 'Una volta l'uomo aveva un'anima e un corpo, oggi ha bisogno anche di un passaporto, altrimenti non viene trattato da essere umano'.
Prima del 1914 la terra apparteneva a tutti: ognuno andava dove voleva e vi rimaneva finchè voleva. Mi diverte sempre lo stupore dei giovani quando racconto loro di essere stato prima del 1914 a girar l'India e l'America senza possedere un passaporto o neppure averlo mai visto.
Si saliva o si scendeva da un treno o da una nave senza interrogare e senza venir interrogati, non c'era da riempire uno solo dei cento formulari oggi richiesti.
Si ignoravano i visti, i permits, e tutte le seccature; gli stessi confini che oggi, per la patologica diffidenza di tutti contro tutti, sono trasformati in reticolati e a base di doganieri, poliziotti e gendarmi, non significavano altro che linee simboliche, che si potevano passare con la stessa spensieratezza come il meridiano di Greenwich.
Solo dopo la guerra ebbe inizio il perturbamento del mondo causato dal nazionalismo e come primo fenomeno visibile provocò la malattia intellettuale ed epidemica del nostro secolo: la xenofobia, o almeno, se non sempre l'odio per lo straniero, la paura di lui.
Dovunque ci si difese dagli stranieri, dovunque si cercò di eliminarli.
Tutte le umiliazioni escogitate un tempo per i delinquenti, vennero ora imposte prima e dopo un viaggio ad ogni viaggiatore.
Bisognava farsi fotografare da destra e da sinistra, di profilo e di faccia, coi capelli corti abbastanza da lasciar libero l'orecchio; bisognava dare le impronte digitali, prima del solo pollice, poi delle dieci dita, bisognava inoltre presentare certificati medici e di vaccinazione, certificati penali e di buona condotta,  avere raccomandazioni, documentare gli inviti ricevuti ed offrire indirizzi di parenti, bisognava addurre garanzie morali e finanziarie e soprattutto riempire e sottoscrivere fogli e formulari in triplice o quadruplice copia, giacchè se una sola di quelle carte mancava, si era perduti...

Ora solo mi rendo conto di quanta dignità umana sia andata perduta in questo secolo, che noi in giovinezza avevamo sognato secolo di libertà, era del cosmopolitismo, quanto è stato rubato alla nostra produzione, alla nostra creazione ed al nostro pensiero da queste sterili meschinità avvilenti anche per l'anima...
Pur nati con un'anima libera, eravamo costretti di continuo a sentire di essere oggetto e non soggetto, di non avere diritto alcuno, ma di poter solo ricevere grazie dalle autorità.
Senza interruzione c'interrogavano, registravano, numeravano, perquisivano, stampigliavano, ed ancora oggi, io che inguaribilmente appartengo ad un'epoca di libertà e sono cittadino di una utopistica repubblica mondiale, sento ogni timbro sul passaporto come un marchio, ed ognuna di queste domande e perquisizioni come un'umiliazione.

(Stefan Zweig,  Il mondo di ieri,  1942)

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