giovedì 28 febbraio 2013

lassù qualcuno mi ama

Data: Thu, 28 Feb 2013 10:29:57 +0000 [11:29:57 CET]
Da: Michel Lemaitre <michellemaitre@rocketmail.com>
A: Destinatari Nascosti
Rispondi-A: michellemaitre@rocketmail.com
Oggetto: Ciao Molto Costoso,
 
Buongiorno, 
mi scuso per questa intrusione, mi chiamo MICHEL LEMAITRE RENE ALAIN nata il 16 Maggio 1944 originario della Francia. Ho dovuto vi contattati di questo tipo perché auguro fare una cosa molto importante. Ciò vi sembrerà un poco sospetto molto vero che non mi conoscete e che non vi conosco. In effetti, soffro di un granchio del cervello che è in fase terminale, il mio medico curante mi ha appena informato che i miei giorni sono contati a causa del mio stato di salute degrado. Secondo ciò che il Dottore mi ha giustificato, una Palla si installa presentemente nella mia gabbia cerebrale, ho questa malattia da più di 4 anni. Sono vedovo e non ho avuto bambino. Sono ricoverata a MONTREAL in CANADA.
Ho intenzione di fare una donazione di tutti i miei beni. Ho venduto quasi i miei affari di cui una compagnia petrolifera, una parte di tutto questo denaro sarà versato a differenti associazioni, dei centri di aiuto agli orfani ed ai senza riparo. Non so in che campo di attività voi esercitate ma augurerei aiutare ha aiutarvi gli altri. Ho in questo momento in conto mio personale conto bloccato, la somma di 5.845.000 €, (Cinque Milioni Otto Cento Quaranta Cinque Miglia Euros), che avevo guardia per un progetto di costruzione.

Sarò armato di darvi questo denaro che potrà aiutarvi nella vostra impresa ed i vostri progetti, vi prego di accettare ciò perché è un dono che vi faccio e ciò senza chiedere niente in ritorno.  Soffro enormemente e ho molto paura di morire senza molto la destinazione dei miei beni, non arrivo quasi a dormire la notte come la giornata perché non voglio morire senza avere fatto dono di  tutto questo denaro se no penso che ciò sarebbe un pasticcio. Volete rispondermi

         Che la Pace e la misericordia di Dio siano con voi.

la s-birra coi baffi

Mi dicono che sono in corso movimenti e dibattiti dentro PD e M5S, tra tesserati ed attivisti, sulla questione 'patto di governabilità sì/no' tra le due parti.
Chi ha votato Grillo (e chi si è fatto eleggere nelle sue liste) sapeva quel che avrebbe fatto: nessuna fiducia a governi altrui, nessuna alleanza stabile, opposizione costruttiva.
Mandiamoli tutti a casa! (e tutti applaudivano, mi pare...).
Ora spuntano, anche tra le sue fila, petizioni per dialogare con Bersani.
Smottamenti inevitabili in un sistema carismatico che sceglie di 'stare in rete' e andare in Parlamento.

Va anche bene, ma mi chiedo: Bersani è il PD ?
Prima di votarsi a governi e governicchi, ne sono sicuro, Grillo attenderà che la notte dei lunghi coltelli scenda sull'ameba democratica, che la resa dei conti inizi al suo interno ed attacchi finalmente i veri complici del ventennio berlusconiano, in primis D'Alema, lo sbirro con i baffi.
Accadrà ? O il tristo Bersani, dopo aver perso le elezioni, perderà anche il partito ?
O, ancor meglio, si perderà il partito stesso, dando finalmente termine a quell'insulso ambiguo pateracchio che sono sempre stati il PDS, i DS, la Quercia e l'Ulivo, l'Unione, ed oggi il PD ?
Penso (e spero), catastroficamente, che Grillo abbia proprio questo in testa.
Una crisi catastrofica del centrosinistra, che mandi in libera uscita altri dieci milioni di voti, in vista delle prossime elezioni.

A meno che i tesserati PD (soprattutto i giovani rottamatori, se ne hanno la voglia e la forza...ma chissà dov'è finito Renzi, ora ? sta zitto, il furbetto...) non si mettano a lottare contro la sempiterna linea Violante-D'Alema-Napolitano, quella che ancora oggi, senza ritegno, propone di riaprire a Berlusconi, collusa come sempre al suo nemico-alleato, che ha sempre tenuto in vita e resuscitato, dalla Bicamerale sino al fantomatico 'governo dei tecnici'.
Alla faccia di Vendola e di chi l'ha votato, ci troveremo davanti ad un bel governo D'Alema (Enrico Letta)-Alfano-(Monti-Casini) con Gianni Letta alla Presidenza della Repubblica ?
Vadano pure avanti: sarebbe un regalo fantastico per Grillo, e per noi catastrofisti.
Una camicia coi baffi !

Lo sbirro coi baffi poi, non contento della sua ineffabile coerenza in campo politico, da presidente del Copasir, fa uscire oggi il Rapporto Annuale dei Servizi Segreti, che ci informa del crescente rischio di una ripresa di attentati ed atti terroristici in Italia.
Un segnale a caso, gettato lì, ovviamente...
La strategia della tensione, quando si perde il controllo degli apparati politici, va sempre bene in Italia, sin da Portella della Ginestra, passando per Piazza Fontana, Italicus, caso Moro e così via.
Il gioco è truccato, si sa.
Scenari a sorpresa, a breve, ci attendono.



mercoledì 27 febbraio 2013

inizia l'assedio

Grillo dice che Bersani è uno stalker che lo assedia per avere la fiducia.
Ma non gliela darà, perchè è solo un morto che parla e deve andarsene.
Inizia l'assedio alla purezza e alla libertà satirica del movimento, nel tentativo di riportarlo alla realtà dei fatti, alla responsabilità, alla governabilità.
Forte contraddizione per Grillo e per gli eletti cinquestelle: perchè in fondo si sono fatti eleggere se le istituzioni non gli interessano e le vogliono far saltare ?
Effettivamente, lo sapete, secondo me sarebbe stato meglio astenersi e svuotarle da fuori.
Loro pensano di poterle svuotare da dentro, ed ora vediamo che cosa faranno.
Risponderanno in qualche modo, voteranno le cariche istituzionali, si siederanno da qualche parte in aula, saranno pragmatici ?
In quale misura sì e in quale no ?
Attendiamo curiosi.

Intanto, Bersani avrà certo i suoi problemini nel partito con i vari e veri capi-capibastone che lo assediano a sua volta.
E il PdL attende un segnale.
E forse Grillo dirà NO proprio per portare il PD all'abbraccio mortale con PdL e Monti, ben sapendo che falliranno e che alle prossime elezioni potrebbe sbancare e prendersi le residue spoglie della sinistra PD.
Intanto, l'ineffabile Violante insiste e proclama: Nessuna pregiudiziale verso il PdL.
Un balsamo per le orecchie grilline.

al bivio

Amore, devo andare, c'è un problema.
Tra noi ?  dice lei nel sonno, in piena notte.
Tra la gente, risponde lui, e scende dal letto, lasciandola lì.
Conad, persone e non cose. (esclusa la moglie, mi pare...).

I mercati crollano, lo spread risale.
La finanza vuole stabilità negli stati per proseguire a creare instabilità nella vita e nel pianeta.
Non a caso, da qualche tempo, hanno fatto chiamare la legge finanziaria  'legge di stabilità'.
Ma, purtroppo per loro, ci sono anche le 'leggi di cambiamento'.
Lo tsunami è arrivato, infatti.
I relitti vagano per le onde e speriamo vadano definitivamente a largo (le carampane democristiane di sempre, gli ercolino-sempre-in-piedi della destra mafiosa, i vetero-comunisti e sinistri del cucco, i tecnocrati- cattedrattici-bocconi...). Godo a vederli ridotti così, almeno per un attimo.
Ora staremo a vedere come pensano di intervenire la protezione civile e l'esercito, i nostri salvatori.

Ieri il povero Bersani mi ha quasi commosso, al proposito.
Quando c'è da perdere quel che avevi vinto e da governare l'ingovernabile il PD è sempre lì, si sa, pronto all'uopo.
Crozza avrà tanto materiale per i prossimi mesi.
Pur in politichese, il tristo Pierluigi ha cercato di essere onesto.
Sa che il suo partito è al bivio e non ha più alibi:
-se fa di nuovo alleanza con Monti e con Berlu quel che resta della sua storia 'a sinistra' è finita.
-se se la tenta da solo, si lega mani e piedi a Grillo, ma almeno può sopravvivere e continuare a far la recita sul palco (sino a quando ce la farà, qualche mese forse...)
Mi pare che, per ora, stia provando ad andar di qua.
In un'Italia in cui un terzo della popolazione risceglie Berlu, Maroni, Razzi e Scilipoti, non è poco.
Poteva andar peggio, e non è detto che non sarà così (Napo è sempre molto creativo, si sa, e potrebbe tentare un ultimo, sapiente, colpo di coda...).

Siamo in tempi di vacatio.
Il papa, il presidente della repubblica, il capo del governo ci stanno per lasciare, al momento senza sostituti.
Un bel momento, direi.
Godiamoci questo vuoto di potere, sperando che qualcuno non pensi di riempirlo a modo suo.
Si apre una fase complicatissima, di cui è molto difficile prevedere passaggi ed esiti.
Se non si uscirà dalla falsa triade competizione/austerità/crescita e non si entrerà in un altro ordine di idee (cooperazione/sobrietà/decrescita), non ne usciremo vivi, e non solo come paese.
Se non si uscirà dalla politica come governance/amministrazione dell'esistente/professione e non si riprenderà a viverla come 'cittadinanza/invenzione del presente/passione gratuita', non si potrà gestire quel che sta accadendo e resteremo sopraffatti dalla burocrazia e dagli interessi dei più forti.

Questo voto e questo vuoto riaprono uno spiraglio.
Ma la situazione è disperata, e la porta è molto stretta.




martedì 26 febbraio 2013

lady catastrofe va al voto

All'ombra dei cipressi e dentro l'urne tempestate di pianto...( e di riso. aggiungo io).
La catastrofe, divenuta finalmente maggiorenne anche da noi, è andata a votare.
La palude politica italiana è sotto choc, che l'ammetta o no.
Ha vinto l'astensione di massa (un quarto degli aventi diritto, più di dieci milioni di persone).
Ha vinto il giullare di Dio, l'unico che parla all'apocalisse.
Ha vinto, anzi non ha perso, l'altro grande giocatore, il piazzista del ventennio in cui tutto andava bene.
Hanno perso i sedicenti e seriosi richiami alla responsabilità, alla governabilità, alla normalità, al controllo, da chiunque e da ovunque provenissero (compresi Giannino e Ingroia).
Ha perso, spero definitivamente, l'illusione bipolarista e maggioritaria.
Ha perso (ma solo elettoralmente, per ora) l'eurocrazia di Napo e di Monti, dei mercati finanziari e dei tecnici piovuti dall'alto.
Mi ripeto: il gioco senza regole vince ancora e sempre contro le regole senza gioco. Ennesima conferma.

Guardando più in basso ed in piccolo, restano solo macerie del PD e di SEL, del Piccolo Grande Centro, della Lega.
Se i loro leader fossero gente davvero seria come dicono, avrebbero dovuto dimettersi già  da ieri.
Ma non lo fanno e non lo faranno.
I democratici dicono anzi di aver vinto le elezioni e di aver diritto a tentare di governare.
Magari con un governissimo d'emergenza, ancora una volta di 'tecnici' e  insieme a tutti i 'responsabili', per resistere alla risalita galoppante dello spread e al tracollo delle borse che già si annunciano ineluttabilmente.
Entreranno ancora una volta nel tunnel, perchè non apprendono dall'esperienza e perchè -dentro le loro premesse mummificate- non possono vedere un'alternativa.

Eppure ci sarebbe: il centro-sinistra fa un governo da solo su un programma potabile per i 5 stelle, chiedendo di volta in volta il loro voto, come sta già accadendo in Sicilia e come ieri notte, nella (anche sua) confusione generale ha proposto Vendola.
Ma figuriamoci se Napo...
Ma figuriamoci se i mercati...
Ma figuriamoci se la BCE...
Ma figuriamoci se il PD...(anche perchè cosa resterebbe del PD se Bersani si avvicinasse a Grillo, dopo aver fatto coalizione con Vendola ? Dopo esser stato massacrato dalle urne, sarebbe stroncato dalle defezioni di Renzi, Bindi, Fioroni, Marini, Veltroni, che già comunque si preparano alla resa dei conti interna...).

Questa ipotesi catastrofico-evolutiva mi sembra improbabile, per ora.
Siamo alle 'prove generali', come dice Grillo. La 'prima' è rinviata alle prossime (molto prossime) elezioni.
Staremo a vedere, e credo che ne vedremo ancora delle belle.
Nel frattempo, gli apparati politico-istituzionali proveranno ancora una volta a prendere tempo ?
Magari cercando di acchiapparsi qualche nuovo Scilipoti tra le fila grilline o riportando in vita ( e a votare) la Levi Montalcini o qualche altro senescente cadavere a vita ?
Oppure interverranno direttamente i poteri forti (banche, militari), quelli che se ne fregano da sempre dei risultati elettorali, e si andrà verso un regime autoritario (con le banche ed i militari di fatto al potere, a gestire la catastrofe senza più uscirne, come in Grecia) ?
In ogni caso, la catastrofe avanza, siamo al suo primo show-down, l'orlo del baratro ha perso spessore e queste elezioni aprono alla caduta libera nell'abisso, in modo finalmente esplicito, senza più coperture, farmaci e improvvisati cerusici di turno.
Ci proveranno ancora, come è ovvio, per salvare solo se stessi.
Ma qualcosa è irreversibilmente alle spalle.







domenica 24 febbraio 2013

Niente markette in via Katalin

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Violando il silenzio elettorale, un sms nella notte...

Ciao.
Ti scrivo per una cosa che mi sta molto a cuore: la buona politica.
Domani e dopodomani è il momento di farla vincere e ognuno di noi ha il potere di farlo e dobbiamo farlo insieme.
Alla Regione Lazio scrivete Marco Furfaro accanto al simbolo di Sel per Zingaretti presidente.
E' la prima volta che mi fido ciecamente di qualcuno e se ti fidi di me fallo anche tu con me per me e soprattutto per noi e per questo paese. Furfaro alla Regione Lazio, una preferenza vera !!!

M.G.P. 


Ed una mail nella notte...

...E che sia un voto per renderci felici

Grazie. Davvero. Niente retorica, ma la consapevolezza di aver fatto un viaggio bellissimo e che certo non si interrompe qui. Non ho mai visto in vita mia tante persone entusiaste, appassionate, desiderose di riprendersi tutto quello che gli è stato tolto in questi anni.

Mancano poche ore, serve solo che questo entusiasmo contagi tutti. Gli amici, i parenti, i conoscenti. Tutti. Perché possiamo farcela. Perché lo dobbiamo a noi e a chi pensa ancora che sia bello fare politica.

Forza tutte e tutti noi. Che ci crediamo ancora e non ci arrenderemo mai.

Buon voto. E che sia un voto per renderci felici.   Marco 


A questi Markettari di sinistra plasticosa voglio dedicare un brano da Via Katalin (1969) di Magda Szabò:

Diventare vecchi è un processo diverso da come lo rappresentano gli scrittori e somiglia poco anche alle descrizioni della scienza medica.
Nessuna opera letteraria, nè tanto meno un medico, avevano preparato gli abitanti di via Katalin al particolare nitore che l'invecchiare avrebbe portato nella buia galleria delle loro vite, nè all'ordine che avrebbe messo tra i loro ricordi e le loro paure, o al modo in cui avrebbe modificato i loro giudizi e la loro scala di valori.
Avevano capito di dover mettere in conto alcuni cambiamenti biologici, perchè il corpo aveva cominciato un lavoro di demolizione che avrebbe concluso con la stessa precisione e lo stesso impegno con cui si era preparato alla strada da compiere fin dall'istante del loro concepimento; avevano anche accettato il fatto che il loro aspetto sarebbe cambiato, i sensi si sarebbero indeboliti, i gusti ed eventualmente anche le abitudini o i bisogni si sarebbero adeguati alle variazioni del fisico, rendendoli più voraci o più frugali, più timorosi o forse più suscettibili, e sapevano persino che la regolarità di funzioni come il sonno o la digestione, che quando erano giovani sembravano scontate quanto l'esistere stesso, sarebbero diventate problematiche.
Nessuno aveva spiegato loro che la fine della giovinezza è terribile non tanto perchè sottrae qualcosa, quanto piuttosto perchè lo apporta. E quel qualcosa non è saggezza, nè serenità, nè lucidità, nè pace. E' la consapevolezza che il Tutto si è dissolto.
All'improvviso si accorsero che l'invecchiare aveva disgregato quel passato che negli anni dell'infanzia e della giovinezza consideravano così compatto e solido: il Tutto era caduto a pezzi e, anche se non mancava nulla, perchè quei frammenti contenevano ogni cosa successa fino a quel giorno, niente era più come prima. Lo spazio era diviso in luoghi, il tempo in momenti, gli eventi in episodi, e gli abitanti di via Katalin avevano infine capito che nelle loro intere vite soltanto un paio di luoghi, un paio di momenti e alcuni episodi contavano davvero. Il resto era stato un riempitivo nelle loro fragili esistenze, come i trucioli che si versano nelle casse prima di un lungo viaggio per impedire al contenuto di rompersi...


sabato 23 febbraio 2013

memoires

Ciò che l'ha lasciato per qualche tempo stupefatto e senza forze è la brusca consapevolezza dell'orrore che si nasconde al fondo di ogni cosa. La cortina delle apparenze, così allettante in quella Versailles dei Grandi Giochi d'Acqua, si è sollevata per un attimo: benchè poco portato ad analizzare l'impressione ricevuta, ha visto il vero volto della vita, che è un braciere...

Quando le proteste di un forzato che si proclama innocente gli fanno provare una stretta al cuore, il sorriso beffardo di un aguzzino lo riporta presto al senso della realtà. 'Babbeo -sembra dirgli quel rappresentante dell'autorità-  Qui la sola pietà consiste nell'essere spietati.'.
Il giovane non si ribella, e se ne va a disagio più che sconvolto. Nel contrasto fallace tra ordine e giustizia, lui si è già schierato dalla parte dell'ordine.

Ma Michel-Charles non è un grand'uomo. Lo definirei un uomo qualunque, se l'esperienza non ci insegnasse che non vi sono uomini qualunque. Essa ci insegna pure che nel corso dell'esistenza ognuno attraversa una serie di prove iniziatiche. Coloro che le vivono con cognizione di causa sono rari, e di solito dimenticano presto. E quelli che per miracolo se ne rammentano, spesso non sanno trarne profitto.

Ascoltandolo ho preso delle belle lezioni di distacco. Quei frammenti di passato lo interessavano solo in quanto residui di esperienze da non ripetere più...So di contraddire così tutti i nostri psicologi patentati per i quali l'oblio nasconde sempre un segreto: questi analisti sono come tutti noi; si rifiutano di affrontare il vuoto desolato che ogni vita più o meno contiene. Quanti giorni che non meritavano di essere vissuti! Quanti eventi, persone e cose di cui non valeva la pena di occuparsi, a maggior ragione di ricordare!
Molti vecchi, raccontando il loro passato, lo gonfiano come un pallone, lo stringono a sè come una vecchia amante, oppure ci sputano sopra; in mancanza d'altro, mettono in risalto un caos o un'assenza.

Egli non si chiede se la catastrofe non fosse già latente in quella politica di polvere negli occhi, di scambietti e di vita facile...La catastrofe l'ha segnato meno ancora di Rimbaud, suo contemporaneo...Tuttavia ricordò per tutta la vita, con ironico disprezzo, lo scompiglio di quel periodo e le sue clamorose imposture; il grido 'E' la mia guerra' dell'Imperatrice; l'esercito francese 'in armi fino all'ultimo bottone di ghetta', che Bismarck sbaraglierà come un tragico gioco di birilli; gli 'A Berlino! degli sfaccendati parigini, simili ai 'Partiam !' dei coristi d'opera, e tutto quel patriottismo per prostitute e baristi; il 'Neanche un pollice del nostro territorio o una pietra delle nostre fortezze!' proclamato quando già si sapeva che si sarebbe dovuto arrivarci. In seguito troverà ridicoli i cori sbraitanti 'Non avrete lai l'Alsazia e la Lorena!', proprio quando i tedeschi le hanno già conquistate.

(Marguerite Yourcenar, Archivi del Nord, 1977)

venerdì 22 febbraio 2013

vecchio e nuovo

Prima di parlare ancora di politica e di elezioni, di voto e di non voto, vale la pena di annotare che la BCE ha comprato 100 e passa miliardi di titoli di stato italiani nell'anno in corso (che è l'equivalente degli interessi che ogni anno paghiamo per il nostro attuale debito pubblico).
Secondo voi, quindi, indipendentemente dai risultati elettorali, chi governerà veramente il nostro paese ?
Mi pare evidente: il papà che gli paga i debiti e lo tiene amorevolmente per le palle.
Altro che centrodestra o centrosinistra, voto utile e simili pinzillacchere...!

Detto questo, giochiamo ancora a parlare del teatro in corso.
Propongo quattro categorie degli attori in campo:

IL VECCHIO-VECCHIO:
Al di là delle operazioni di facciata e delle variazioni sul colore della carta da parati nella scenografia, il vecchio-vecchio sono sempre loro, gli inossidabili: il quartetto Berlu, Maron, Bersan & Casin.
Sono riusciti a ripresentarsi come nuovi (anche grazie ai dilettanti allo sbaraglio, Monti, Vendola, Meloni-Crosetto... , che li accompagnano ora sulla scena, sperando almeno in un nuovo pubblico di allocchi che li votino), ma rappresentano il vecchio che più vecchio non si può.
Sono l'usato sicuro: quello che sicuramente -al momento giusto e come sempre- ci lascerà per strada.

IL VECCHIO-NUOVO:
Mi dispiace per Oscar Giannino. Mi piaceva il suo dire istrionico e non politicamente corretto.
Il suo stile, civettuolo ed elegante, savoiardo e ottocentesco.
Mi dispiace che la nemesi della sua stessa mitologia meritocratica l'abbia colpito.
Il suo slogan era vecchio, in vari sensi: Fare per Fermare il Declino.
La vecchia ideologia pragmatista liberista capitalista, quella dei criminali onesti americani nati e morti a Chicago, insomma.
Nessuna chanche, non solo elettorale, ma proprio storica: la storia non sa più cosa farsene di loro, nè dei loro progetti, nè della loro (presunta e sedicente) onestà.
Il capitalismo mente e distrugge sempre, anche quando crede di fare e dire la verità.
Se il capitalismo dal volto umano avesse potuto funzionare, allora, ci saremmo dovuti tenere Olivetti e la Olivetti, cosa che non è stata , non è e soprattutto non sarà.

IL NUOVO-VECCHIO
Crozza, come spesso capita, ha colto nel segno.
Il modo in cui rappresenta Ingroia, il suo modo di parlare e di stare al mondo, descrive con sarcasmo e cattiveria feroce proprio la stanchezza e la tristezza della solita sinistra marxista (immaginaria).
Un'accozzaglia di gente perbene ed improponibile, fuori dal tempo, sia nei contenuti sia nello stile.
Una visione del mondo fuori tempo massimo.
Alcune idee anche decenti e condivisibili, ma proposte dentro una cornice razionalista, seriosa, strutturalista, completamente fuori codice rispetto alle culture, soprattutto giovanili, dell'oggi.
Non ce la possono fare...

IL NUOVO-NUOVO
1. Evitabilmente, Casa Pound.
E' la prima volta che in Italia si sdogana il neo-fascismo senza coperture, tartufismi e remore.
Miti vecchi, ma forme e linguaggi nuovi, non nostalgici, accattivanti, diffusivi.
Metodi virali e interessanti, situazionisti, attivi e attivanti.
Contenuti e programmi di estrema destra (sociale), senza infingimenti.
Molta merda, ma merda vera, che - a differenza di quella vecchia- puzza di qualcosa che assomiglia alla vita.

2. Inevitabilmente, Grillo.
Quel che sta accadendo, grazie e intorno a lui, è enorme.
La sua dittatura del proletariato in salsa eco-compatibile sta funzionando nelle piazze e nelle strade, non più solo sull' web.
Non ce la farà a cambiare le cose, lo sa anche lui.
La catastrofe inghiottirà anche il suo movimento e avvolgerà nel buio le sue stelle.
Ma, se proprio si deve andare a teatro, che almeno lo spettacolo sia bello e divertente.
E con lui la politica, nella sua unica forma contemporanea, quella dello spettacolo, è assicurata...

Buon (non)voto a tutti !










giovedì 21 febbraio 2013

se non voti ti fai del male ?

Se non voti ti fai del male, se non voti non cambia niente...
Ci si mette anche Celentano, ora, a cercare di limitare l'astensionismo galoppante (che, comunque, non scenderà...)
Io rispondo: se voti ti fai del male, se voti non cambia niente.
Un messaggio musicale cripto-grillista, che parla di un'onda nuova, di un ciclone che sta per sommergere i partiti ed il vecchio che avanza....
Ricorda proprio Grillo che urla, davanti alla folla di Milano: Siete circondati, arrendetevi!
Fosse vero...

C'è gente che, per giustificare il suo voto, continua a farsi fregare dalla solita storia: la paura che ritorni Berlu.
Comodo alibi, ma del tutto insussistente (nonostante la triste e piatta campagna elettorale del centrosinistra).

Mi lancio in previsioni elettorali:
PD: 28 %
5 stelle: 20%
PdL: 18 %
Centro: 10%.
Quindi, il problema Berlu dov'è ?

Il problema non sono gli altri, ma noi stessi.
Ci dedico una poesia di Brecht, dono di Mari.


A chi esita

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha travolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto ? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.







mercoledì 20 febbraio 2013

lettera da giuseppe

 

Un anno in silenzio, e ora ?

febbraio 20th, 2013
Qualche mese fa – dopo molto silenzio e ad un anno quasi preciso dall’investitura del Grande Pedagogo Bocconiano a Salvatore della Patria (con il Grande Papà del Colle a presidiare il tutto) – con alcuni amici/colleghi/compagni della cooperativa nella quale lavoro ho riacceso il confronto sulle nostre reciproche posizioni politiche.
Eravamo a pranzo, si chiacchierava di politica e non sono riuscito a starmene fuori: come al solito  sono entrato a gamba tesa, in modo tranciante come vengo accusato di fare.
“Non sei mai d’accordo su nulla … non ti collochi mai … come è possibile discutere con te?” …, mi viene detto.
E hanno ragione, dal loro punto di vista.
Poi, di nuovo il silenzio.
Poi, la caduta del governo e infine l’indizione delle elezioni.

E’ da tempo che non scrivo più nulla di queste cose. Nell’ultima cosa scritta (http://achimaie.altervista.org/intermittenze/salviamo-sto-paese/) parlavo di morte della politica ma forse stavo parlando anche della mia imminente morte politica.
Troppo estremo? Cerco di spiegare la situazione nella quale mi trovo, convinto che altri come me condividano questo stato d’animo.
Non sono mai stato un militante a tempo pieno; potrei definirmi un militante carsico, da qualche tempo in stato di immersione, che nonostante diversi tentativi, non trova il modo di risalire in superficie.
Fortemente attratto da ciò che è politico, il mio rapporto con la politica è sempre stato il tentativo di trovare una congiunzione fra la dimensione pubblica dell’azione e la condivisione di intense esperienze relazionali.
E’ per questo che a 15 anni entrai, per la prima e ultima volta, nella sede di un partito (mi ero iscritto al FGCI), uscendone deluso: cercavo passione, relazione, affinità, leggerezza. Trovai un ragazzo un po’ più grande di me che mi sembrò già mummificato nel suo ruolo di piccolo dirigente con tanta voglia di fare carriera nel partito (come poi fece), che invece di parlare declamava, che invece di ascoltare esponeva la linea, pronto a rifilarti un pacco di manifesti da affiggere a scuola.
Mi scoprì romantico e idealista, utopico e insoddisfatto, ma anche capace di leggere fra le righe, di intuire le maschere, sensibile ai modi e non solo al fare, attento al tema del potere. Insomma, romantico ma non ingenuo.
Cercavo altro, guardai verso i movimenti. Erano gli anni del riflusso (inizio ’80): residui di ’77, autonomi in libera uscita, insegnanti sessantottini: tutte cose interessanti e stimolanti per me. E poi c’era il movimento pacifista, antinucleare, le prime forme di ecologismo, gli anarchici, i punk e, nella mia città, uno stranissimo e curiosissimo soggetto che cercava di tenere in sé un pò di tutto questo: le tribù liberate.
Non aderì a nulla, vi girai attorno, mi avvicinai. Partecipavo alle manifestazioni, andavo a qualche riunione ma ancora non avevo trovato la cosa giusta per me: forse non ero pronto o forse niente mi convinceva del tutto, probabilmente le due cose insieme.
Dovetti aspettare quale anno per trovare una casa.
A 18 anni mi dichiarai obiettore di coscienza, conobbi il gruppo locale della lega obiettori, cominciai a fare politica. Qualche anno dopo incontrai l’esperienza dei training nonviolenti, una rete di persone sparse in tutta Italia che declinava il proprio impegno politico e la propria scelta nonviolenta nei modi della formazione e dell’addestramento all’azione diretta nonviolenta: un altro incontro fondamentale, anche per le mie future scelte lavorative.
Iniziò per me – in quel giorno del 1983, quando scrissi la mia dichiarazione di obiezione di coscienza – un lungo ciclo di impegno e passione politica, nella mia città e a livello nazionale, durato fino all’estate del2001, aGenova: un lutto, per molti di noi che stavamo lì. Dopo Genova l’inabissamento, totale per qualche anno.
Poi con alcuni amici – superstiti di Genova e non, tutti in crisi di appartenenza – cominciamo a ritrovarci, strano gruppetto di autocoscienza politica, mescoliamo vaneggiamenti ad analisi politiche, confessioni di impotenza a scatti di orgoglio, letture illuminanti a confronti accesi. Con alcuni di loro vago qua e là per l’Italia, in giro per qualche manifestazione (ricordo con emozione quella a Novara contro gli F35, veramente in pochi, la maggior parte anarchici), ad incontri inconcludenti per nuovi soggetti politici o improbabili contaminazioni.
Timidi e poco convinti tentativi di ritrovare una casa, col passare del tempo sempre più lontano dal palazzo, sempre più incazzato con quelli a cui ancora una volta avevo concesso il mio voto.

Ho sempre votato. Non sono un astensionista anche se ho sempre pensato che la politica non si esaurisca nella rappresentanza. La democrazia rappresentativa è ciò che abbiamo e va usata per quello che è in grado di offrire: rappresentare interessi, valori, idee di politica e società.
Ho sempre votato, più o meno convinto, ma la politica per me è stata sempre altrove, l’idea di una società da trasformare sempre lungo un percorso che non aveva il parlamento come unica sede e forse nemmeno come tappa fondamentale.
Ma ho sempre votato, riconoscendo un legame, ancora prima di una rappresentanza, tra me che andavo alle urne e mettevo una croce sopra un segno e chi grazie a quel segno sarebbe andato in parlamento.
Un legame – pur sfasato, non coincidente, conflittuale – fra il mio impegno quotidiano e ciò che si decideva nel palazzo; ancora di più, un legame simbolico fra la mia idea di rivoluzione e il valore del gioco conflittuale e negoziale che si svolgeva nel parlamento.
Quel legame si è spezzato, non riesco più a vederlo.

Non è solo una questione di contenuti e programmi e neppure di forme e pratiche; pur essendo, questi, affatto secondari nel definire il grado di rappresentanza che posso riconoscere come minimo per poter votare qualcuno.
Rispetto ai contenuti, in qualcuno potrei anche riconoscerlo quel minimo (anche oltre il minimo). E’ sulle forme e le pratiche che proprio non ci siamo.
Poverini i partiti, proprio non ce la fanno a cambiare forma e modi, non riescono a comprendere che ciò di cui c’è bisogno è un cambio di paradigma, un salto di livello: forse non ne hanno nessuna voglia (dovrebbero fare i conti con il proprio fallimento) e adesso fanno di tutto per cercare di neutralizzare la minacciosa onda grillina, che nonostante tutto non li sommergerà e di certo non risolverà il problema di come far uscire gli italiani dall’idea della delega come unica forma di partecipazione (non certo con questa ennesima versione del capo carismatico); verdi e partiti comunisti vari sono in definitiva fase di estinzione, non se ne accorgono o forse ne sono talmente consapevoli che sono riusciti ad intrufolarsi nella rivoluzione civile di alcuni magistrati; sel, di cui non so se ho capito bene le intenzioni, sarà probabilmente risucchiata nell’improbabilità di un’alleanza col pd che già adesso, se si fosse un poco onesti nel riconoscerlo, mostra tutta la sua inconsistenza e incapacità di reggere il mortale richiamo del centro montiano; i movimenti rimangono su una posizione di testimonianza resistente che non ha trovato nessuno sbocco istituzionale davvero interessante e convincente (il tentativo di “Alba-Cambiare si può” è finito malissimo, vampirizzato dagli estinti di cui sopra).
Ma non c’è solo questo. C’è che non sento più il legame che prima, seppur ambivalente, sentivo essere presente.
E non è solo colpa loro, degli eleggendi e futuri eletti, che ormai da troppo tempo fanno un gioco completamente autoreferenziale, irresponsabili nel senso letterale del termine, nel senso che non rispondono a nessuno di ciò che fanno e decidono, traditori indefessi e mentitori incalliti, non solo delle promesse fatte e per le bugie raccontate ma anche delle volontà popolari non rispettate (parlo degli esiti dei referendum).
Ci sono anche io, elettore, che da tempo non riesco a partecipare, ad agire, a fare. Di questo ne soffro, l’ho scritto già diverse volte.
Il lutto di Genova mi ha sfrattato dalla politica e disperatamente in questi anni ho cercato nuove case, nuovi compagni con cui poter abitare lo spazio della politica.
La ricerca continua ma non è attraverso il voto, che sento oggi come una stanca coazione a ripetere, che credo di poter rigenerare qualcosa di interessante per me.
Oggi prendo atto della mia passività, la assumo fino in fondo, ne riconosco i sintomi della depressione.

Ma questo voto è importante, mi si dirà, o sei uno di quelli che pensa che Bersani e Berlusconi siano la stessa cosa? Abbiamo capito che sei deluso ma non farne una questione troppo personale, questo voto è importante.
Depresso si, ma non rincoglionito. Certo che non sono la stessa cosa. Ma quella differenza, che certamente esiste, vale il mio voto? Appunto, il mio voto per cosa? Vediamo …
Per il meno peggio. Questo argomento ha le sue ragioni ma anche i suoi tranelli. Non esiste il meno peggio in assoluto, il meno peggio è sempre relativo ad uno tra quei contendenti che hanno ragionevoli probabilità di vincere. L’argomento del meno peggio entra in gioco quando nessuno fra i contendenti che hanno ragionevoli probabilità di vincere riscuote il proprio apprezzamento, e dato che il proprio voto andrebbe a qualcun altro che però non ha alcuna probabilità di vincere la cosa più opportuna, dice l’argomento, è votare il meno peggio fra quelli che hanno la probabilità di salire sul podio.
Ecco, diciamo che io non voterei PD e sinceramente non me la sento e non mi sembra neppure il caso (vedi l’argomento “voto epocale”) di usare l’argomento di Montanelli per tapparmi il naso e votarlo.
Rimarrebbe una versione alternativa del “meno peggio”: dare forza a un partito che sarà sicuramente all’opposizione – quello che si sente più vicino – consentendogli di portare in parlamento una pattuglia di deputati tale da poter condurre un’opposizione incisiva e magari strappare qualche vittoria su alcune questioni.
Vediamo, chi rimane?
M5S non so cosa sia, quel poco che capisco di cosa sia non mi piace per nulla e il suo programma è un elenco lunghissimo di proposte sui suoi temi di fondo – alcune anche molto interessanti – da cui però non emerge un progetto politico compiuto, con delle voragini su aree cruciali come il lavoro, la politica estera e militare, la giustizia.
Di Rivoluzione Civile faccio fatica a parlarne senza essere volgare, esito bruttissimo e vecchissimo (peggio delle nuovissime primarie della coalizione del centrosinistra) di un processo coraggioso e ambizioso, purtroppo affossato dall’arrembaggio dei “cari estinti” Ferrero, Diliberto, Di Pietro, Bonelli.
Per condizionare il PD. Da quello che ho capito è la posizione di SEL; non ne sono sicuro ma mi sembra che le cose stiano proprio così, altrimenti davvero mi risulterebbe inspiegabile la scelta che ha fatto di mettersi in coalizione con il PD (i due programmi e le posizioni dei due partiti su alcune questioni cruciali sono difficilmente componibili). Condizionare il PD da sinistra, piegando il più possibile il governo sulle proprie posizioni, mi sembra una scelta illusoria e ingenua. Ammesso anche che SEL abbia i numeri per farlo (dovrebbe arrivare intorno al 10% se non di più, cosa altamente improbabile), credo che il PD, dovendo scegliere come dovrà fare, non solo per ragioni di numeri ma anche per linea politica, su alcune questioni dirimenti come la politica estera e militare, il lavoro o le grandi opere pubbliche (come la TAV), sceglierà Monti e compari centristi. A meno che SEL rinunci alle proprie posizioni.
Ecco, diciamo che non vedo l’utilità di votare SEL (andando a rinforzare, col premio di maggioranza, una coalizione che presumibilmente la farà fuori al primo conflitto serio).
Per dare una svolta epocale. Qui mi si deve spiegare in che cosa consisterebbe la svolta epocale. L’uscita dai vent’anni di Berlusconi? L’entrata nell’economia sociale di mercato di Monti? Mi sbaglierò ma non credo che il governo che si formerà dopo le elezioni segnerà alcuna svolta epocale, almeno per come riesco a intenderla io e per come a me piacerebbe che fosse, almeno per l’orizzonte  delle scelte che potrebbero essere compiute (in politica estera, nella politica militare, nella politica economica, nella politica dei diritti individuali, nel rapporto fra stato e chiesa, ecc ecc).
In questo assetto economico resteremo, all’interno dello stesso paradigma dello sviluppo, con la stessa concezione concordataria della laicità dello stato … forse con meno cattiveria e radicalità di ciò che farebbe Monti da solo o Berlusconi se ne avesse ancora la possibilità ma di certo non con svolte epocali all’orizzonte.
Per i programmi presentati. I programmi sono importanti, dalla loro lettura si possono cogliere i riferimenti culturali e valoriali (anche ideologici), le intenzioni, le linee strategiche. Non sono di quelli che pensano che “i programmi non contano nulla, tanto poi fanno quello che vogliono” (anche se solo un ingenuo può pensare che la prima regola di un politico sia quella di intendere il proprio programma come una promessa … diciamo che sono degli intendimenti, poi si vedrà quello che si riesce a fare …).
Quindi i programmi contano ma a me sembra che debba contare molto di più – e mi pare che davvero non conti abbastanza fra i criteri che usiamo per decidere se e chi votare – la valutazione del comportamento avuto in precedenza.
Perché vedi, caro partito, io lo so che non puoi garantirmi che riuscirai a realizzare tutto quello che hai dichiarato in campagna elettorale e quindi non te ne faccio e non te ne farò una colpa (anche se, l’ho già scritto, la dittatura della realtà che giustifica sempre di più come necessitate le scelte dei partiti è una delle principali cause della morte della politica); quello che mi fa incazzare è che tu pretendi che io non veda tutto ciò che non hai fatto, per deliberata volontà di non farlo, nel tempo precedente le elezioni, che io creda adesso che tu ti sia ravveduto e che io non veda le scelte che hai fatto, le quali mi indicano chiaramente la linea politica che hai deciso di percorrere.
La mia fiducia l’hai persa col tempo, scelta dopo scelta, inciucio dopo inciucio, calata di braghe dopo calata di braghe, errore dopo errore.
Facciamo così, non ti condanno in via definitiva ma per questo giro sì. Vediamo come ti comporti questa volta, poi deciderò se ridarti il mio voto.

Si, si abbiamo capito! Ma facendo così, non votando, ti chiami fuori … ecco, è il momento di affrontare gli argomenti contrari al’astensionismo.
L’ho già detto, non sono un astensionista per principio. Ho sempre votato e non ho nulla per principio contro la democrazia rappresentativa – anche se mi sembra che ultimamente sia un poco sofferente, non tanto per i suoi limiti costitutivi ma di una stanchezza che dovrebbe invitare ad un suo ripensamento – e quindi la scelta di non votare è una scelta sofferta che mi invita seriamente a prendere in considerazione i dubbi e le obiezioni che mi si parano di fronte.
Parto da una sensazione molto personale e profonda, che forse si muove anche a partire da elementi inconsci o perlomeno fortemente introiettati.
C’è qualcosa che mi turba e mi frena in questa scelta, come se avessi paura di qualcosa. Ma di cosa ho paura? Che cosa mi turba? Devo prenderla sul serio, come l’indicazione che sto commettendo un errore o addirittura qualcosa di sbagliato? Oppure è solo un sintomo di altro, il segnale di qualcosa di più interessante che mi sfugge?
Ho l’impressione che la “pedagogia del cittadino” abbia scavato e lavorato bene dentro di me, consolidando un’idea della responsabilità un po’ ottusa, squilibrata sul versante del dovere e tale da farmi pensare che non votando non solo io venga meno a un mio dovere ma che così facendo mi ponga fuori dal gioco della democrazia.
Su questa pedagogia del cittadino responsabile e obbediente, mortifera e di fatto in gran parte irresponsabile, credo che poggi gran parte della nostra passività, della nostra collusione con ciò che non funziona, delle nostre meschinerie, del nostro poco coraggio nel fare scelte radicali nella nostra quotidianità.
“Se non voti ti chiami fuori e perdi il diritto a dire la tua, anche solo a lamentarti”, mi dicono poi in molti. Non sono d’accordo. La mia scelta di non votare è il ritiro temporaneo della fiducia e del consenso a chi si sta candidando a governare anche in mio nome. So che questo non mi potrà sottrarre dal governo di chi verrà eletto – in fondo neppure lo vorrei, non ancora almeno – e so che potrò beneficiare come subire le conseguenze delle decisioni che verranno prese, che potrò condividere o dissentire da esse, così come capiterà a chi deciderà di votare. Proprio per questo, perché non posso sottrarmi alle conseguenze delle decisioni che altri prenderanno per me, mi tengo tutto il diritto di parola su di esse così come quello di azione.

Cosa è quindi questa mia astensione? Che accadrà dopo? La conferma del mio imminente stato di morte oppure il segno di una mia possibile rinascita?
Non lo so, voglio sperare che sia la seconda che ho detto. Mi piace pensare che questa mia scelta in negativo, questo mio astenermi possa assomigliare a quell’ infimo inizio che come ci suggerisce Confucio “è l’impercettibile inizio del movimento, il primo segno visibile di ciò che è fausto. L’uomo di valore non appena vede l’infimo passa all’azione, senza attendere la fine della giornata”
Vedremo.
Nel frattempo, “buona camicia a tutti”.
Giuseppe

lunedì 18 febbraio 2013

bugiardi e ladri

Monti ha dichiarato oggi che l'Italia è una  'democrazia senile e immatura'.
Immagino parlasse anche di sè.
Ma forse no: lui è senile e maturo, anzi marcio.

Bersani ha comiziato ieri che il centrosinistra 'porterà l'Italia fuori dal buio'.
Quindi ora ci siamo, nel buio ?
Riproposta soft del 'sole dell'avvenire' ?
Sappiamo già com'è andata a finire l'altra, quella del 1921.

Il Conero vorrebbe scegliere il comandante Schettino come testimonial per il suo turismo.
Mi propongo allora come testimonial per una campagna di UniEuro, quell'azienda che, sino a qualche tempo fa, vendeva ottimismo.
Farebbero affaroni, altro che gli spot con il (felice e defunto) Tonino Guerra...

Cellino mostra le fatture ai giudici per dimostrare che è tutto a posto sul caso Is Arenas.
Ma, anzichè allo stadio, i giudici lo lasciano in galera, col suo posto numerato in cella, già pronto da tempo.
Un centinaio di tifosi ascolta la partita davanti al carcere e inneggia al presidente ingabbiato.
In realtà non lo amano, ma temono che lo stadio chiuda e che la squadra fallisca.
Vae victis !

Pistorius, dopo averci illuso su dolcezza e onestà per anni, ha ucciso la bella fidanzata per gelosia con mazza e pistola. Si difende dicendo che l'ha scambiata per un ladro (del suo cuore, forse).
Ma la delusione più grande è che (tu quoque) gli abbiano trovato gli steroidi nell'armadio.

Berlu dice che Grillo, guardato bene dentro, è cattivissimo.
Si vede che lo teme, molto più di Monti e Bersani, perche i sondaggi gli tolgono molti voti a suo favore.
Più uno è cattivo oggi, per i potenti, e meglio è.



smeraldine

Nel fine settimana sono stato, dopo vari anni di assenza, a trovare due amiche a Olbia.
Persone con cui ho condiviso molte attività di formazione alla nonviolenza e che ora stanno anche loro 'in quiescenza', cellule dormienti della rivoluzione umana, in attesa di un mondo che forse non ci sarà mai (più).
Una delle due, la più anziana, fa l'amministrativa in una scuola primaria e, come l'altra, pratica il buddhismo di Nichiren. La seconda, poco più giovane di me, ha vissuto molte storie agitate in passato, si è sempre ribellata all'autorità paterna (il padre era un carabiniere), e gliene ne ha fatto di tutti i colori con gusto.
Discorsi lunghi, con loro, sul passato e sul presente.
La catastrofe le spaventa un pò, preferiscono credere e sperare in miracoli e risanamenti parapsichici e paranormali. Mescolati con indipendentismo sardista radicale e astensionismo di fondo.
Insomma due persone particolari, originali, autonome.
Anche loro, sostanzialmente, in silenzio.
Una non guarda neppure più i giornali e la tv, l'altra lavora ad assistere una vecchietta al piano di sopra e i barboni alla Caritas. Niente più.
Vita semplice, quasi povera, intelligente e parca, leggermente infreddolita (e non solo dal clima).

Mi sono fatto, prima volta nella vita, un giro in Costa Smeralda, nei luoghi dei vip.
Rena Bianca, Pevero, Sottovento, Sopravento, Liscia di Vacca, Porto Cervo, e Capriccioli soprattutto (un vero paradiso di sabbia, acqua, pietre e ginepri...).
Quasi nessuno sulle spiagge, davvero bianche, contorniate da rocce di granito rosa, opere d'artisti sconosciuti. Un mare abbagliante al sole, placido e splendido, davvero smeraldino.
Luoghi mitici, straordinari, in mano a ricconi ed emiri.
Luoghi ora deserti, come villaggi fantasma, post-atomici.
Banche e negozi di lusso vuoti, senza niente e nessuno intorno, nè dentro.
Il silenzio e gli uccellini tra gli alberi, niente più.
Il vuoto della ricchezza e dello sfarzo, e del chiasso che non c'è ancora, e che arriverà, come ogni anno, d'estate. L'estate di chi ha soldi, di corruttori italiani e tangentisti russi, di veline e calciatori, di salottisti e boiardi.
Un luogo da puffi, finto e assurdo, ancora più inquietante nella sua vuotezza di ieri.
Quando il capitalismo lascia il campo, tutto resta vuoto, come se fosse nulla.
E la natura riprende ad avvolgere tutto, si riprende tutto, come a Cernobyl.
Come nel film 'Re della terra selvaggia', dopo l'uragano Katrine.
Probabilmente non sarà così.
Forse saranno loro a proseguire ad avvolgerci, come in un mortifero cellophane che toglie l'aria e ce la rivende arricchita di profumi sintetici e scie d'olezzo monetarie.
Ma magari fosse!












sabato 16 febbraio 2013

a sproposito di catastrofi

In tanti, quando sono a corto di argomenti o vogliono attaccare l'avversario politico, blaterano a sproposito di 'catastrofe'.
Ovviamente, tutta a carico di altri.
Bersani ieri ha parlato di 'catastrofe sociale e morale' dei governi di centrodestra.
Ed anche vari intellettuali di sinistra rilanciano l'idea: Berlu 'ha portato l'Italia verso la catastrofe'...
Come se fosse Berlu a essersi inventato tangenti, corruzione, fariseismo e collusioni.
Tutte cose che esistono da sempre e sempre ci saranno, in tutta la politica, a destra e ovunque.
Berlu ammette e pratica apertamente quel che tutti fanno di nascosto, senza ammetterlo finchè scoperti (e spesso neppure allora...!)
Lui lo dice preventivamente: non si può fare economia senza corrompere qualcuno.
Le gare non si vincono per merito e qualità, ma con i soldi che sei disposto a versare in tangenti.
Puro realismo, altrochè blaterare di legalità e compagnia bella.
Unipol e MPS sono corruzioni di destra ?
E la distruzione dell'ambiente a Porto Vesme o a Taranto l'ha fatta la destra oppure i sindacati e il fantastico 'mondo del lavoro' ?
E i palazzinari sono di destra ?
Bersani, Monti e Napo sono veramente senza ritegno, dei sepolcri imbiancati senza speranza.

Ben più interessanti, e meno di parte, l'arrivo democratico di decine di meteoriti su alcune città russe, purtroppo non sul Cremlino.
Loro parlano a proposito.

Ed anche la  'strega' Antony a Sanremo, leggera e potente, rassegnata al disastro e capace di ultra-visione.
Oggi dice:

Quanto la scuola ha tirato fuori da lei quel che è ora e che rapporto c’è con la sua arte?E’ stata importantissima, mi ha reso quel che sono, aperto a nuovi mondi. A partire dall’esplorare il mio corpo, dal capire che non c’è differenza tra materiale e pensiero. E’ un unicum, e questa è la mia natura fatta di opposti che però convivono. La mia anima è il risultato di tutto questo, e ciò che per me conta è trovare un continuo equilibrio. Negli ultimi quindici anni sono diventato via via più “estremo”, il mondo fisico e psichico in me si compenetrano. Mi definirei una strega, quella è la mia religione.
Spiritualità?Sì, per me è importantissimo cercare il legame delle cose, quel “quid” che crea la connessione delle emozioni e della mente. Non credo riuscirei a fare musica senza questa empatia. Sono nato in una famiglia cattolica e quindi cresciuto con una formazione cattolica. Poi però le cose sono cambiate e ho capito che la mia mente era in una gabbia.
Ed è un qualcosa che ha sempre avvertito?No, affatto. Da ragazzo ero assolutamente diviso tra corpo e mente. D’altronde sono stato cresciuto in un contesto cattolico, era inevitabile che questo accadesse.
E poi?Poi durante i miei studi alla School for The Performing Arts ho scoperto la danza.
La danza?Sì, so che può sembrare strano però è stato il vero trait d’union verso quell’unione di cui parlavo. Mi ha permesso di capire il mio corpo, ha creato la connessione che mi ha fatto rendere conto che ero vivo e vitale. E che potevo esprimermi.
Si riferiva prima al suo essere un non-cattolico. Che ne pensa della Chiesa di oggi e del Papa dimissionario?Il problema non è che ce ne sia stato uno così, quanto che ce ne sarà un altro non diverso. Sono figure che hanno un grande potere, ma che non lo usano, propongono stili di vita e di pensiero che non hanno nulla a che fare con una condotta che aiuti le persone. Mi riferisco all’Africa che muore di fame, alla questione dell’omofobia. Perpetuano il silenzio su questioni che non dovrebbero essere taciute. Il mio giudizio su di loro è che altro non sono che disgustosi anziani.




venerdì 15 febbraio 2013

deus absconditus

'Starò nascosto al mondo', così ha dichiarato il Papa sul suo prossimo futuro.
Ritiro volontario e libero, se non tenessimo conto delle varie condizioni che l'hanno spinto a farlo.
Un Papa absconditus quindi, in un mondo che ha già da tempo fatto nascondere Dio.
Epicuro ci invitava a 'vivere nascosti' già più di duemila anni fa.
Il suo 'lathe biosas' ancora riecheggia fra i filosofi e si fa sempre più attuale.
Ognuno a modo suo si ritira, si ripiega, si ricantuccia, si accoglie.
Non possiamo fare altro che 'stare in raccoglimento', nel disastro che avanza e ci sommerge.

Tempo fa amavo citare un bellissimo brano di Mandela in cui invitava tutti a far rifulgere il proprio valore e ad essere capaci di usare il proprio potere di vivere e di creare.
Oggi mi sento più vicino a quel che Amos Oz fa dire, all'inizio del libro, a Theo (nomen omen), il protagonista di 'Non dire notte' :

Sono le sette di sera e lui è seduto sul balcone di casa, al terzo piano. Guarda il giorno che muore e aspetta: chissà che cosa promette l'ultima luce, che cosa ha in serbo.
Ha davanti il cortile deserto con la sua striscia d'erba, qualche oleandro, una panchina e un pergolato di bouganvillea abbandonato a se stesso.
Il cortile finisce con un muro di pietra su cui si delinea il profilo di una porta successivamente murata....
Oltre il muro si erigono due cipressi. Nella luce della sera hanno un colore che è nero, non verde.
Oltre si dispiegano colline desolate: laggiù c'è il deserto...
Il cielo ingrigisce. Qualche nuvola ferma, una di esse riflette debolmente la luce del sole che cala.
Del resto dal balcone non si vede. Sul muro di pietra in fondo al cortile un uccellino s'agita come se avesse scoperto qualcosa d'incontenibile. E tu ?
Cala la notte. In città si accendono i lampioni e le finestre: fra un lembo e l'altro di buio.
Il vento aumenta e con lui arriva odore di cenere e polvere.
Il chiaro di luna distende una maschera mortuaria sulle colline nei pressi, come se non fossero più colline ma note basse.
Questo posto è per lui la fine del mondo. Non che ci stia male, alla fine del mondo.
Ha ormai fatto quello che poteva fare, d'ora in poi aspetterà...
'E dove dovremmo rifulgere, e a chi serve il nostro fulgore...?', scrive Ezra Zussman nella poesia che apre la raccolta. 'Su tutto è steso un sorriso fiacco sbiadito dolente...', ha scritto poi, in una poesia sulle sere autunnali.
Intanto abbandona il balcone, entra in casa, si siede, posa i piedi scalzi sul tavolino del salotto, mentre le braccia cadono pesantemente ai lati della poltrona, come attratte dal freddo pavimento.
Non accende nè il televisore nè la luce...
Da dentro osserva le colline, attraverso la porta a vetri del balcone e attraverso la cinta di pietre in fondo al cortile. Sente riconoscenza ma non gli è chiaro per che cosa, se non per quelle colline...
Sveglio ma intontito resta seduto in poltrona, come dopo un sonno profondo.
Coglie sì gli immobili nessi fra il deserto e l'oscurità.
Gli altri questa sera si stanno divertendo, combinano, rimpiangono.
Lui dal canto suo si concede volentieri questo momento, che non gli appare vuoto.
Adesso trova giusto il deserto, ha ragione il chiaro di luna.
Davanti a lui, alla finestra, tre o quattro stelle intense sopra le colline.
Sottovoce dice, Ora si respira.


giovedì 14 febbraio 2013

arrestiamoci tutti !

Il Papa si è arrestato da solo.
Andrà in convento, a pregare, con le monache.
Si ritira dal mondo, quel baraccone che lo voleva, come il predecessore, uomo di spettacolo, sino alla malattia e alla morte.
O capace di gestire pedofilia, corruzione bancaria, lotte curiali e mercuriali, diplomazia internazionale.
Niente da fare: per stare al potere, goderne, e saperne approfittare, devi avere lo stoffa.
Non c'è più un Dio a salvarci. Si salvi chi può, e come può.

Anche io, a giugno, andrò per qualche giorno tra i monaci, a Monte Athos.
A Monte Athos, le donne -anche monache- sono vietate, non possono accedervi da centinaia di anni.
Ieri ho visto (solo visto, purtroppo) una donna che ha mosso qualcosa in me.
Ma, per il resto, cosa può muovermi oggi ?
Per quanto mi stia arrestando, qui in città, nella vita che chiamiamo 'sociale' (cioè ?), sento che non è ancora abbastanza. Raggiungerò mai il fermo biologico ?
Vivere nel vuoto, o quasi, è un'esperienza, dolorosa e illuminante, che insiste ad ammaliarmi.

Si parva licet, oggi hanno finalmente arrestato Cellino!
Uno che non si sarebbe mai arrestato da solo.
In questi casi, è importante che possano ancora intervenire giudici e polizia.
Per protesta contro di lui e contro il mondo del calcio così com'è, avevamo avviato una class action per la triste vicenda degli abbonamenti vissuta durante il campionato scorso.
Si dovrebbe andare a processo entro questo mese.
Peraltro, nel frattempo, lui sta impedendo a tutti noi. illegalmente e per infantile ritorsione, di fare i biglietti per le partite di quest anno.
Ma, viste anche le ulteriori complicazioni intorno alla vicenda Is Arenas, mi è passata anche la voglia di andarci, allo stadio.
Immagino, però, che ora i suoi avvocati abbiano ben altro a cui pensare.
Spero che si goda Buoncammino per qualche giorno, come merita ben più di  tutti quei poveracci, tossici (come lui) ed emigrati (come lui, ma non a Miami...) che abitano il carcere per mesi ed anni, senza senso....

Insomma, l'invito è questo: arrestiamoci tutti !
Possibilmente da soli.
Tanto, a un certo punto, saremo costretti.
La Francia, ieri, ha finalmente ammesso che non riuscirà a ridurre il debito pubblico nel 2013.
Ovviamente, promette che si azzererà in futuro (tanto, promettere che cosa costa in fondo ?)
L'Italia, invece, ancora fa finta che ce la farà.
Altrimenti, come vendere e giustificare i sacrifici passati e futuri ?
Siamo un paese in cui il Carnevale, si sa, dura tutto l'anno.
Non si arresta mai.



mercoledì 13 febbraio 2013

sante parole

Dal 'Fatto quotidiano'

E se il Papa avesse avuto una crisi di fede?

E se avessero vinto davvero Flores e Odifreddi, e i tanti scientisti dogmatici come loro, determinando nel povero papa Benedetto XVI una crisi di fede tale da indurlo a dimettersi? È un’ipotesi niente affatto ingiuriosa e inverosimile: papa Ratzinger ha sempre sostenuto con tutta la sua forza che ragione e fede non sono in contrasto, e che dunque l’adesione al cristianesimo si fonda su quei preambula fidei che furono esposti da San Tommaso e che per secoli sono stati la base dell’insegnamento nei seminari cattolici.
Ebbene, data l’assoluta imprevedibilità e gratuità del suo gesto – certamente il più grande e nobilmente edificante di tutto il suo pontificato – la sola spiegazione che se ne può dare, e che ha fornito lui stesso nella sua dichiarazione al concistoro di ieri l’altro, è quella di un atto di coscienza, deciso in omaggio a un obbligo interiore a cui non ha voluto sottrarsi.
Alla faccia di tutte le motivazioni pratiche, politiche, economiche (qualcuno potrebbe pensare allo Ior). Si è probabilmente reso conto che, nella situazione della Chiesa oggi, le dimissioni sono la sola cosa che un papa può seriamente fare; invece di continuare a lottare per sottrarre il Vaticano all’Ici, o a scomunicare preservativi, omosessuali, unioni civili.
È con la presa di distanza da tutte le “funzionalità” terrene, e dunque mostrando finalmente la faccia anarchica, e autenticamente soprannaturale, del Vangelo, che il cristianesimo può ridiventare una scelta di vita possibile per la gente del nostro tempo.
Se Gesù vivesse oggi tra i suoi pseudo-successori abbandonerebbe immediatamente il Vaticano, forse tornerebbe in Palestina per star vicino ai perseguitati ed espropriati di laggiù, certo non perderebbe più il tempo, e l’anima, seguendo le vicende della politica italiana, o premendo sulle autorità civili di tutto il mondo perché in omaggio alla “antropologia biblica”, le leggi proibiscano l’eutanasia, la fecondazione eterologa, l’adozione da parte di coppie gay, e naturalmente l’aborto e il divorzio.
Non è affatto stravagante pensare che questa crisi di coscienza papale possa essere davvero, o almeno essere legittimamente interpretata, come un evento decisivo nei rapporti del cristianesimo con la “razionalità occidentale”.
La quale da tempo, e con buone ragioni, ha ormai liquidato i preambula fidei; svelandosi per quello che è: la razionalità calcolante del mondo “economicamente” organizzato, dei tecnici motivati dal loro sapere “oggettivo” e, alla fine, della logica bancaria che tutti conosciamo e soffriamo sulla nostra pelle.
Insistere sull’idea che la fede in Gesù Cristo è una scelta razionalmente motivata significa davvero condannarsi a perire assieme all’Occidente capitalistico ormai in disfacimento.
Del resto, il comando della carità di Cristo non è mai andato a genio all’economia e alla razionalizzazione sociale che hanno costituito la forza dell’Occidente e la sua trionfante aggressività.
Non lasciamo cadere il messaggio di Benedetto XVI nel pettegolezzo o nella dietrologia vaticanesca. Prenderlo sul serio come merita vuol anche dire collocarlo nell’orizzonte epocale che gli compete.

martedì 12 febbraio 2013

non habemus papam !

Spero che Moretti faccia presto un film sulla fine del mondo, così...
Le tende fucsia del Vaticano si muovono oggi vuote, al triste vento.
I farisei e i sepolcri imbiancati del Vaticano parlano di 'sorpresa', come se non sapessero perchè se ne va.
'Non ho più le forze', dice il tedesco. E se lo dice un tedesco, chissà quante gliene hanno fatte e quanti veleni gli stavano ancora per somministrare là dentro. Meglio il convento e le suore, avrà pensato il povero vecchio.
Ma si tratta di un ripensamento più profondo: credo che il vecchio si sia reso conto di essere vecchio (86 anni!!), non solo anagraficamente, ma culturalmente. La sua teologia è fallita davanti a questo mondo, e Twitter non basta a rinnovarla. Non è questione di rimaneggiamenti, la chiesa cattolica è ormai definitivamente sconfitta dal materialismo, dal consumismo, dalla storia occidentale. E, così come è salita, cadrà con essi.
Le sue dimissioni rappresentano il segno inequivocabile di una sconfitta ineluttabile e profonda.

'L'umanità deve dimettersi !', esclamava un personaggio di Altan qualche tempo fa.
Ratzinger ha iniziato ed altri gerontocrati dovrebbero seguirlo subito.
Tutti coloro che hanno fallito e che oggi lo esaltano per la sua scelta 'coraggiosa (Napo), 'di portata storica' (Bersa), 'da vero rivoluzionario' (Casini!).
Da vomitare, veramente.
Ma perchè non prendono l'esempio e se ne vanno anche loro, dichiarando bancarotta finalmente ?
Una bella autorottamazione, sarebbe.
D'altra parte, sanno che c'è gente ancora disposta a credergli e a votarli (anche senza credergli), e quindi....
Ma confidiamo comunque che, dopo il pastore tedesco, anche altri due cyborg ci lascino presto, almeno 'manu electorali': Mister Loden Rigor Montis e la pastora tedesca Angelona Merkel.
L'Europa respirerebbe un pò di più, almeno, dopo tanto inutile rigore.

Ma il problema è più ampio.
E' il tema del rapporto tra le religioni e tra esse e la politica degli Stati nazionali.
Le religioni, in genere, sono un gran problema per l'umanità.
I monoteismi fomentano le guerre e le crociate, sono da sempre l'avamposto della violenza strutturale e culturale (contro il diverso, le donne, i bambini, la sessualità, la scienza, la democrazia...).
Possiamo solo liberarcene, non sono riformabili.
Ma quel che accade in Mali, in Egitto, in Tunisia, ci dice anche che sarebbe il tempo di un ripensamento nella costituzione e nell'organizzazione degli Stati, che non reggono più alle divisioni artificiali postcoloniali e alle logiche univoche della laicità e delle religioni contrapposte.
Se è vero che le guerre di religione sono 'quelle in cui ogni parte vuol far vincere il suo amico immaginario'  (B.Henderson, Il libro sacro del Prodigioso Spaghetto Volante), questo non vuol dire che i loro effetti non siano concreti, terribili e sanguinosi.
Alcune brevi considerazioni utopiche:
- i regimi politici dovrebbero ricostituirsi a partire da scelte libere, veramente democratiche, dei cittadini: quelli che vogliono vivere in una democrazia laica lo facciano, quelli che vogliono la commistione con le leggi religiose e non si rassegnano ad una fede privata si facciano un loro stato con la sharia e quel che gli pare. Separarsi, possibilmente senza guerre.
-non ha più senso procedere a costringere minoranze sotto la volontà di maggioranze elettorali. Non ci sono più le condizioni sufficienti per fidarsi di chi vince e chi perde ormai boicotta e sabota più che può.
Le minoranze siano libere di organizzarsi e governarsi altrimenti, anche all'interno di Stati che continuano a regolarsi sul volere della temporanea maggioranza.
Siano libere di pagare almeno una parte delle tasse alle loro autorità verso gli obiettivi che si pongono liberamente per il mantenimento del loro governo e non di quello che la maggioranza le imporrebbe.
Creiamo un vero federalismo, insomma, che abolisce gli Stati e che li sostituisce, non che li conserva, li copre e li protegge come è ora.

Tutta roba impossibile, lo so.
Ma sarebbe l'unica soluzione, secondo me, per provare ad evitare quel che sta accadendo e che accadrà sempre più e sempre più disastrosamente per tutti.





 

venerdì 8 febbraio 2013

i re (della fine) del mondo

Perchè Ben non crede nella violenza. Chon invece sì.
E' un dibattito vecchio quanto il mondo, che qui non riprenderemo, ma in due parole:
Ben crede che rispondere alla violenza con la violenza generi solo altra violenza, mentre Chon è convinto che rispondere alla violenza con la non.violenza generi solo altra violenza, e la riprova è l'intera storia dell'umanità...
Insieme, Ben e Chon fanno un non-violento completo.
Ben è il non, Chon è il violento.

Chissà se la fede si incrina o si erode, se il fiume del tempo ne smangia le rive finchè semplicemente crolla.
Sembra una cosa improvvisa. Ma non lo è.

Ben non dice nulla. La sua versione della resistenza passiva. 'Gandhismo verbale', lo chiama.
('Il tuo avversario non può giocare a tennis -aveva spiegato una volta a Chon- se tu non gli rimandi la palla'.
'Non può giocare a tennis neppure se gli spari in testa', aveva risposto Chon.)
Duane fissa Ben per un secondo, poi si alza e se ne va.
Il gandhismo verbale funziona.

Quel che Ben non riesce a capire, pensa Chon, è che il sistema della giustizia tutela il sistema, non la giustizia.
Quindi l'unica cosa che possiamo fare è proteggerci da soli. Non puoi fare Gandhi su questo, non puoi sdraiarti in mezzo alla strada, perchè saranno ben lieti di passarti sopra e torneranno in retromarcia per un secondo passaggio...
Ben dice: 'No'.
Il potere del no è assoluto. Ben ne è convinto da sempre. Un rifiuto a partecipare all'errore, al male, all'ingiustizia. Non sei obbligato a farlo, basta dire no.

Chon: Al mondo ci sono persone cattive, Ben. Non le puoi nè cambiare, nè convincere, non puoi farle ragionare. Devi liberartene: sono rifiuti tossici.
Ben: Che bel mondo.
Chon: Non l'ho creato io; ci vivo e basta.
Ben: No, tu uccidi e basta.
Chon: Sei come tutti gli americani, Ben. Non vuoi sapere cosa bisogna fare per evitare che altri edifici ti cadano in testa. Vuoi soltanto startene seduto qui a parlare di 'pace' e a guardare la tv, mentre altri uccidono per te.
Ben: Io non ti ho chiesto di uccidere per me.
Chon: Troppo tardi, Ben.
Ben: E adesso ti sto chiedendo di non uccidere per me. Mi occuperò della cosa a modo mio.
Chon: Quale sarebbe questo modo ?
Ben alza il telefono e dice: 'Avete vinto'.

Cosa è successo ? ripete Stan. 
A noi ? All'America ?
Cosa succede quando l'infanzia finisce a Memphis, nelle cucine dell'Ambassador insieme ai Kennedy e a Martin Luther King, e le tue convinzioni, le tue speranze, la tua fiducia, giacciono di nuovo in una pozza di sangue ? 55.000 tuoi fratelli morti in Vietnam, un milione di vietnamiti, foto di bambini bruciati dal napalm che corrono su una strada serrata, i carri armati sovietici a Praga, e a quel punto ti arrendi, sai che non puoi reinventare il Paese ma forse puoi ri-immaginare te stesso e credi, davvero credi di poterlo fare, di poter creare un mondo tuo e poi abbassi le tue aspettative fino a un pezzo di terra dove opporre resistenza ma poi scopri che quel pezzo di terra costa dei soldi che tu non hai.
Cosa è successo ?
Altamont, Charlie Manson, Sharon Tate, il figlio di Sam, Mark Chapman, abbiamo visto un sogno trasformarsi in un incubo abbiamo visto pace e amore trasformarsi in guerra e violenza infinite il nostro idealismo in realismo il nostro realismo in cinismo il nostro cinismo in apatia la nostra apatia in egoismo in avidità e l'avidità era buona e abbiamo fatto figli, Ben, abbiamo avuto te e avevamo speranze ma anche paure abbiamo creato nidi che sono diventati bunker e abbiamo reso le nostre case sicure per i bambini abbiamo comprato i seggiolini per le auto e il succo di mela biologico e abbiamo assunto bambinaie poliglotte e pagato lezioni in scuole private per amore ma anche per paura.
Cosa è successo ?
Cominci cercando di creare un nuovo mondo e finisci per voler aggiungere soltanto una nuova bottiglia alla tua cantina, un paio di metri quadri al solarium, ti vedi invecchiare e ti chiedi se hai risparmiato abbastanza per la vecchiaia e all'improvviso scopri di aver paura degli anno che hai davanti che cosa è
Successo ?
Watergate, Irangate, Contragate, scandali e corruzione tutto intorno a te e tu non avresti mai pensato di essere corruttibile ma è il tempo che corrompe, è un fatto certo come la gravità e l'erosione, ti consuma ti esaurisce, io credo, figlio mio, che l'America fosse così, solo stanca di omicidi, guerre, scandali di
Ronald Reagan, Bush primo che vendeva cocaina per finanziare i terroristi, una guerra per tenere bassi i prezzi del petrolio, Bill Clinton e la realpolitik e lo sperma sui vestiti mentre i pazzi fanatici complottavano e Bush secondo e i suoi burattinai, un ragazzo del college governato da vecchi malvagi e poi accendi la tv una mattina e quelle torri stanno cadendo e la guerra è arrivata a casa cosa è 
Successo ?
Afghanistan e Iraq la pura follia le uccisioni i bombardamenti i missili la morte sei di nuovo in Vietnam e io potrei dare la colpa a tutto questo ma alla fine dei conti alla fine dei conti 
siamo responsabili di noi stessi.
Cosa è successo ?
Eravamo stanchi eravamo invecchiati abbiamo abbandonato i nostri sogni e abbiamo imparato a disprezzarci a schernire il nostro idealismo giovanile ci siamo venduti a poco prezzo non siamo
quelli che volevamo essere.

(Don Wislow, I re del mondo, Einaudi, 2012, passim)

giovedì 7 febbraio 2013

monti di pasqua di schiena

Mentre Giampaolino (un nome che fa un pò ridere, però...), supercapo della Corte dei Conti, ci ricorda che il nostro sistema politico-economico è affetto da 'corruzione sistemica', i dirigenti delle banche cercano di proseguire a farci credere che le banche sono sane, che si tratta di poche mele marce e che saranno perseguite, e così via cantando...
Il PD ha ricevuto 700.000 euro da Mussari, tesserato del partito.
E mentre il Monte dei Paschi fallisce, SuperMonti gli regala 3 miliardi nostri, presi dalle nostre tasse.
Monti li fa felici come pasque e ride di schiena, per non farsi vedere.
Ma si sa, stanno ridendo alle nostre spalle, visto che tanto li votiamo lo stesso.

Bersani continua a fare il suo gioco sporco.
Fa la foto a Vasto e poi isola Di Pietro, con la scusa degli attacchi a Napo Orso Capo (chi lo tocca, muore, si sa...).
Dopo le elezioni costringerà Vendola a mollare la coalizione, quando l''emergenza' e la 'necessità'  lo spingeranno 'ineluttabilmente' nelle braccia di Rigor Montis, che lo attende a braccia aperte dopo aver vampirizzato Fini e Casini.
Il PD lascerà sempre agli altri il tronchetto più corto e potrà sempre accusare gli altri di aver abbandonato il campo e di non essere affidabili.
Qualcosa, almeno questo, dalla fine dei governi D'Alema e Prodi l'ha imparato...

Chi pensa di votare e così di contare ancora qualcosa assomiglia a quei passeggeri che pensano di comprare un biglietto Alitalia e poi si trovano a volare e ad uscire di pista su un volo rumeno.
Anche le nostre elezioni sono gestite da una sorta di Carpatair.
Solo che ci costano e ci costeranno molto di più.
Non si può neanche dire 'diamoci all'ippica': anche l'ippica è in crisi profonda e sta fallendo senza rimedio.
Restano solo le scommesse, senza le corse.
Restano solo i giochi di simulazione e quelli d'azzardo, nella speranza (vana) che almeno loro non siano truccati...







mercoledì 6 febbraio 2013

qualche grillo per la testa

Ieri sera sono andato al comizio-show di Grillo.
Un uomo grande, che si sta spendendo per un'idea e che si gioca la vita.
Un sessantacinquenne, con tanta energia, ironia ed intelligenza.
Che ha messo su un'impresa davvero interessante, con tante facce nuove in lista, gente normale...
Con un programma che condivido al 95 %, capace di guardare avanti, con una visione catastrofico-evolutiva che è unica nel panorama politico italiano.
Se andassi a votare, senza dubbio, voterei i Cinque Stelle.
Ma...

- C'è una distanza enorme tra lui e i suoi candidati, in chi ci dovrà rappresentare, se eletto.
Persone troppo normali, troppo 'piccole', sinceramente.
Ieri, non sapevano quasi parlare in pubblico: non dico carisma, neppure uso della lingua italiana, e nessuna gestione dell'esperienza politica pubblica...
Il rischio è che, messi in Parlamento:
- seguano Grillo sino alla morte, senza pensieri autonomi;
- seguano altri, se ben ricompensati (l'esperienza dipietrista docet);

- Che seguano solo se stessi, dimenticandosi di noi ('che vengano trasformati dalle istituzioni', come si dice...).
Coltivano ancora la grande illusione che, se entrano loro in Parlamento, il Parlamento cambierà e sarà tutta un'altra musica. Sinora, l'esperienza ci dice che sono le istituzioni a cambiare le persone e non viceversa.
E non mi pare che queste persone abbiano caratteristiche migliori, siano più capaci o più resistenti alle lusinghe ed alle inerzie del potere politico così com'è.
Votarli e dare alla Politica un'altra chance ?  Non me la sento.
Questa volta starò a guardare e a tifare dalla panchina (mi viene bene, ultimamente); e lo prometto, se resistono e vanno avanti bene per una legislatura, alla prossima li voterò.
Tanto credo che si tornerà a votare molto presto.
Non accadono miracoli, e parlare di stabilità con questa legge elettorale ( e con i veri poteri forti che ci avvolgono) fa solo ridere.

- Non hanno alcuna possibilità di fare e di far fare quel che dicono.
Non potranno mai governare e loro stessi lo escludono, se non da soli (ipotesi molto improbabile, mi pare).
Quindi, di cosa parlano ?
Mi dispiace per loro, anche io vorrei molte delle cose che promettono (riconversione energetica, reddito di cittadinanza (la Fornero oggi blatera che un salario senza lavoro è umiliante...meglio invece un lavoro senza salario come ora, anche grazie a lei ?), democrazia diretta e in rete, difesa dei beni comuni, no Tav...)...
Ma -sinceramente- chi ci crede ?
Neppure il PD, che avrà il 30% e il presidente del consiglio, potrà davvero governare questo paese (sempre che lo volesse, cosa di cui dubito ogni giorno di più, viste le sue scelte...).
Figuriamoci i grillini.
Basterà far risalire lo spread di cento punti e far saltare ad arte la borsa di Milano per qualche giorno di fila e qualunque governo salterà in un nonnulla.
A meno che non arrivi Rigor Montis, ovviamente.
Tanto vale, quindi, allearsi da subito con lui come fa Bersani, ancor prima di sapere del voto.
Tanto,  il voto, cosa conterà ?




martedì 5 febbraio 2013

caro daniele

Caro Daniele,
parlare con te domenica sera, dopo lo spettacolo, mi ha colpito ed ha lasciato un segno in me.

Ti sapevo convinto e coraggioso, affamato di giustizia e deciso a lottare contro la violenza del mondo.
Sapevo dei tuoi gesti solitari, e delle prime pene che lo Stato ti stava facendo scontare.
Mi sono riconosciuto in te, da ragazzo, con le tue stesse ansie di ribellione e con la stessa rabbia di allora.
Allora, ho visto alcuni miei coetanei andare avanti sulla strada della contro-violenza, quella legittima perchè giustificata dagli atti dell'avversario.
Ma ne ho visto anche molti altri, che allora facevano discorsi incendiari, finire precocemente in banca o a disciplinarsi immediatamente alla minima sanzione.
Non è un momento in cui ho certezze, neppure sull'alternativa nonviolenta o sul potere del gioco e dell'ironia contro i poteri dominanti.
Alcuni capitoli del mio ultimo librino (Forconi, Violenza, Guerra, Pace...) raccontano già a sufficienza delle mie delusioni e di quel che, purtroppo, probabilmente mi-ci aspetta.
Anche io, come te, sono insoddisfatto del modo di agire (troppo diplomatico e 'politico') di chi si oppone a questo stato di cose, sono arrabbiato con i parolai, sono inquietato dalla passività di troppi, sono depresso per il senso di impotenza che spesso mi prende.
E continuo a pensare che si dovrebbero trovare ed esercitare forme di lotta più continuative e più incisive, ed anche più rischiose, che includano la possibilità di finire anche in galera, se necessario.
Personalmente, sarei disposto a farlo.

Ma mi chiedo e ti chiedo: possiamo lottare contro i potentati finanziari sfasciando le vetrine di una banca ?
Ha un senso farlo, un senso che vada oltre l'espressione, pur legittima, della nostra rabbia ?
Ed ha senso essere colpiti e segnalati dalla Legge per un'azione simile ?
Non sarebbe meglio esserlo per qualcosa di più collettivo e di meno disperato ?
Tu dirai: niente si muove, ed io voglio agire ora, in qualunque modo e a qualunque costo.
Ti capisco e preferisco te a chi non fa nulla.
L'aggressione è sempre meglio dell'inazione, anche per la nonviolenza.
Peraltro, distruggere oggetti o simboli è una violenza diversa che aggredire o uccidere persone o viventi, ovviamente.
E Luther King diceva: in tempi come questi l'unico posto giusto per una persona onesta è la galera.

Ma, avendo imparato a conoscere la spietatezza dello Stato verso le persone pure, inermi e giuste (e la sua incapacità a colpire i prepotenti, i violenti, i corrotti), temo per te e per la tua giovane vita.
Non vorrei che ti fermassi, se questa è la tua fede.
Ma ho paura del  'fanatismo razionale' che ho visto nei tuoi occhi.
Del tutto simmetrico, ma molto più debole e indifeso, del fanatismo idolatrico di cui sono capaci lo Stato ed i suoi  'servitori'...
Si può agire senza una fede ed una passione forti e radicate in noi ?
Il tempo del disincanto ci sembra dire di no.
Ma se l'alternativa resta la violenza di sempre, i miei dubbi restano, forti e radicati.
Non ci sarà proporzione, infatti, tra quel che otterrai con essa nel mondo e quel che subirai da essa per la tua vita.
Volevo dirtelo, per quel poco che servirà, ancora una volta.

Ciao.
e.

domenica 3 febbraio 2013

gayezze

Il Card. Bagnasco ha dichiarato che, con la legge sui matrimoni aperti in Francia, si è giunti sull'orlo del baratro.
Eccone un altro, tra i soliti catastrofisti !
Ma dai, Cardy, non esagerare.
La Chiesa cattolica, purtroppo, non finirà per così poco.
Ognuno urla 'è una catastrofe!'. Ma non è che lo sarà solo per il suo piccolo mondo e per le sue premesse?
Certo, una catastrofe dei parametri di sopravvivenza ambientale, a mio parere, avrebbero effetti un pò più gravi e diffusi di qualche matrimonio gay.
Ma ognuno è impegnato a difendere il suo campo, pare.
E la morale sessuale, per la Chiesa, è davvero uno degli ultimi (perduti) avamposti di difesa (l'altro è quello delle banche vaticane, ben più munito e vincente: non a caso ancora una volta mi pare ben coinvolta anche nel caso MPS-Antonveneta).

Come la penso io sulla legge francese ?
E' un bel passo, vista la situazione esistente e la violenza tenacemente perpetrata da religioni e stati sulla sessualità e sulle sue scelte. La attendo anche in Italia, anche se ne dubito.
Ma, in generale, sono contrario alla legiferazione su questioni intime, bioetiche e relazionali-interpersonali.
Abolirei i matrimoni civili (e lascerei solo quelli religiosi, se i due ci credono...).
Ritengo quindi non congrua la richiesta di legalizzare le relazioni omosessuali e di renderle paritetiche rispetto a quelle etero; non sono favorevole al riconoscimento di diritti per il fatto che si sia sposati; i diritti per me, in campo privato, devono restare individuali e non relazionali.
E l'amore o il desiderio sessuale non vanno 'civilizzati' o resi parte di 'interessi non sentimentali e/o non libidici'.
Se uno ha voglia e bisogno di convivere con un uomo o con una donna che lo faccia, liberamente, senza alcuna ratifica di legge o alcun vantaggio o svantaggio che derivi da essa o dallo Stato.
Mi rendo conto che appaia una posizione fuori dal mondo, la mia, visto il proliferare di regole, leggi e giuridificazioni del tutto; ma non credo sia una soluzione proseguire su questa strada, perlomeno relativamente a dimensioni così intime e profonde...

Altro discorso, per me, quello della possibilità di avere figli in relazioni omosessuali.
Non mi convince, sinceramente.
Non mi convincono i figli in provetta, gli uteri in affitto, le adozioni a cazzo.
Aborro questa voglia di famiglia, qualunque essa sia.
E questa americanizzazione-tecnologizzazione crescente della nostra vita.
Non trovo giusto che scaturiscano artificialmente dei figli da relazioni omosessuali.
Non tutto quel che desideriamo si può avere, solo perchè posso ottenerlo (con la legge, con i soldi o con la tecnica).
Una cosa è la libertà di avere relazioni con chiunque, una cosa è quella di aver figli con chiunque e, soprattutto, comunque.
Uno dei limiti naturali della relazione omosessuale è quello di non poter far figli: e, secondo me, va accettato.
Bambini ce n'è già abbastanza.
Sì, sono un conservatore, vivo su questo l'ebbrezza di sentirmi tale, rinfacciatemelo pure...

Ed ora vado in Chiesa, è l'ora di cantar messa...
Laudate Dominum.




sabato 2 febbraio 2013

parla 'su Cun'


Francesca Coin > Università: il...

Università: il più sincero è Giannino

Ieri un documento del CUN, il Consiglio Universitario Nazionale, che potete leggere qui, ha riportato sulle prime pagine dei giornali la situazione in cui vive l’università italiana. Il documento sottolineava che il sistema universitario vive una situazione di emergenza, e con accuratezza e sintesi riportava una lista di grafici e dati a cui la politica dovrà rispondere.
Il dato che più ha attratto l’attenzione della stampa è il seguente: “Secondo i dati MIUR (Anagrafe Nazionale degli Studenti), gli immatricolati sono scesi da 338.482 (nel 2003-2004) a 280.144 (nel 2011-2012), ciò che significa un calo di 58.000 studenti pari al 17% degli immatricolati del 2003, come se in un decennio fosse scomparso un Ateneo grande come la Statale di Milano con tutti i suoi iscritti”.
Scrive il rapporto CUN a p. 10: “il rapporto immatricolati-diciannovenni e immatricolati-diplomati mostra che la percentuale di immatricolati sta decrescendo costantemente dal 51% nel 2007-2008 al 47% nel 2010-2011”. “Questi dati indicano chiaramente un diminuito interesse per l’istruzione universitaria e/o una diminuita capacità di accedervi, le cui cause vanno ricercate in due diverse direzioni: da una parte, nell’andamento negativo del ciclo economico con la conseguente diminuzione delle opportunità occupazionali per i laureati…; dall’altra, nei caratteri che hanno connotato le dinamiche universitarie degli ultimi anni, dalla contrazione delle risorse per il diritto allo studio … alla contrazione del numero dei corsi di studio e anche al crescente ricorso al numero programmato”.
Una accusa forte e chiara, quella del Cun. Fatto sta che la reazione della stampa stupisce. Ieri, infatti, nella home page del corriere.it c’era un articolo preoccupato per gli abbandoni scolastici, “l’emorragia dei professori”, la mancanza di borse di studio. Eppure, se andiamo a guardare gli editoriali pubblicati sul Corriere negli ultimi anni, troviamo tutt’altro. Il 24 ottobre 2010 Francesco Giavazzi scriveva: “che nell’università ci siano troppi professori è un fatto” (un tal fatto che il Cun dice l’opposto). “Va dato atto al ministro Gelmini di aver fatto un importante passo avanti. La legge riconosce che i corsi devono essere ridotti, le università snellite, alcune chiuse”. “Le università italiane sono cresciute troppo”, “non abbiamo bisogno di geni”, dichiarava De Rita, il Presidente del Censis. L’ha scritto pure Sartori la scorsa settimana, tra una battuta sul Prozac e un’altra sull’economia che “tira”: “produciamo dottori inutili”, “abbiamo troppe università scadenti”, occorre “il ritorno alla terra”. Insomma, “quando la Legge di stabilità 2012 con la firma del Ministro Profumo ha tagliato altri 300 milioni all’Università portando la maggior parte degli atenei ormai a rischio di default”, ha scritto De Nicolao, “quello è stato un indubbio successo della propaganda martellante che per anni ha denunciato l’irrilevanza scientifica e l’inutilità sociale dell’università italiana”. Non è un caso se, con coerente linea editoriale, negli ultimi mesi il Corriere ha sostenuto la richiesta di Ichino e Terlizzese di aumentare le tasse universitarie a 7.500 euro, “per incentivare” gli studenti meno abbienti. Come ha detto Oscar Giannino, “cinquantamila universitari in meno vuol dire che i giovani non sono fessi”. Almeno lui è sincero: secondo lui, oggi, i fessi, sono quelli che all’università ci vanno.
Insomma, forse in campagna elettorale è lecito scherzare per un giorno. L’importante è che domani tutti tornino a fare ciò che più gli sta a cuore: lavorare al puro e semplice smantellamento dell’università pubblica.