giovedì 25 aprile 2024

alla vera festa della liberazione

Il foruncolo era giunto a maturazione sotto l'effetto del caldo umido del pomeriggio, il pus verdasro premeva sotto la pelle, sottile come un foglio di carta. Accanto alla gamba destra scorsi un pezzo di ferro arrugginito, lo raccolsi con la mano destra e mi servii del bordo affilato per aprire delicatamente la punta dell'ascesso. Sentii un leggero fruscio, come quando si taglia un pezzo di seta. In bocca mi aumentò la salivazione...mi doleva, ma strinsi i denti e continuai a tagliare. Sul bordo della lama si attaccò un pezzo di carne putrida verdastra. L'avevo aperta, ne uscì sangue misto a pus. 

Perchè fare gli schizzinosi! Questa era la vita! E la trovavo molto bella! Era come un viso, che diventa più bello quando è stato pulito dal trucco. In effetti, solo una volta diventato grande che la gente ama i propri foruncoli come ama le proprie pupille. Ma da quel giorno, una vaga sensazione mi disse che la cosa più tragica e terribile di questo mondo è la buona coscienza. Questa cosa a forma di patata dolce, puzzolente come il pesce marcio e color miele è la calamità che mina l'ordine del mondo. Molto tempo dopo, mentre passavo per un ricco centro commerciale, vidi la gente che inchiodava la buona coscienza su una graticola e la arrostiva su un bel fuoco a carbone. Il profumo era inebriante, e allora capii perchè quel mercato era così prospero.

(Mo Yan, La colpa, 1986)

mercoledì 24 aprile 2024

tradito-annoiato

 Mi sento tradito-annoiato:

- dalle guerre e dai genocidi in corso, dalle fosse comuni a Khan Yunis e dal fatto che nessun governo occidentale andrà a fare discorsetti e celebrazioni. Gaza (Palestina) non vale Bucka (Ucraina);

-dalle astensioni italiane sul Patto di stabilità, dopo averlo approvato come Governo e, di fatto, anche come opposizione: il solito trucco delle tre carte pur di farsi votare (non sarebbe l'ennesimo, buon motivo per non votarli mai più, invece?);

-dalle spese e dalle esercitazioni militari in corso ed in aumento vertiginoso (270 miliardi di dollari solo nel 2023);

-dalle censure su Scurati, dall'occupazione partitica permanente del servizio pubblico Rai; ma anche dalle reazioni automatiche di chi contesta la censura e continua a chiedere ai fascisti di dirsi 'antifascisti' (ma a cosa cazzo servirebbe 'dirlo', se lo sono mai chiesti?);

-da chi mi chiama a fare formazione e spera di rendermi parte dei loro silenzi e collusioni;

-da chi si dice interessato a comprarmi una porta-finestra usata (a decine) e poi non mi chiama (a decine);

-da chi mi dice che leggerà il mio libro e mi farà sapere e poi non lo legge mai e non mi fa più sapere nulla (quasi tutti i miei colleghi, cioè, a cui l'ho regalato);

-da quasi tutti quelli che conosco -in varie circostanze- e, molto spesso, anche da me.



martedì 16 aprile 2024

stati uniti del baratro

 

Più avanti negli anni, quando Gregory si interrogava sulla natura della premeditazione, parlava spesso della chiarezza apportata da uno stato di guerra come di un grande sollievo, della tentazione che qualsiasi società ha di risolvere le sue ambiguità e decisioni difficili puntando sulla guerra.

(M.C. Bateson, Con occhi di figlia. Ritratto di Margaret Mead e Gregory Bateson)


Guerra vuol dire difendere noi dagli altri. Pace significa difendere gli altri da noi.

(R.Benson, Il libro della pace)


Differire la restituzione del dono o della vendetta può essere un modo di mantenere il partner-avversario nell'incertezza delle proprie intenzioni...; ciò significa mettere alla prova la sua pazienza tramite una minaccia sempre sospesa e mantenere il vantaggio dell'iniziativa... É noto tutto il vantaggio che il detentore di un potere trasmissibile può trarre dall'arte di differirne la trasmissione e di mantenere l'indeterminazione e l'incertezza sulle sue intenzioni ultime.

(P. Bourdieu, Per una teoria della pratica)


Perchè il segretario dell'ONU continua a piagnucolare ricordandoci che ci muoviamo ormai sull'orlo del baratro? Non sarebbe più onesto se ammettesse, se riconoscessimo, che siamo già da tempo ben oltre l'orlo e che stiamo precipitando in un baratro di cui non possiamo vedere la fine?

Perchè i governanti di tutto il mondo continuano a implorare pause e ravvedimenti al fine di scongiurare ed evitare l'escalation? Non sarebbe più onesto se ammettessero, se riconoscessimo, che siamo già da tempo dentro un'escalation che già ora avanza rapidamente e si rivelerà ancora una volta irreversibile?

'Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo rispondere!'

Il gabinetto di guerra israeliano dice così il falso e il vero.

Il falso, perché molte sarebbero state e sarebbero le alternative possibili, sempre.

Il vero, perché questa -e solo questa- è la logica razionale di qualunque escalation in atto.

Quando la si intraprende, non se ne può uscire.

In un escalation non ci si può accontentare del pareggio.

Il gioco è a somma zero: si vuole assolutamente e totalmente vincere, trionfare, abbattere l'avversario, perchè la tua vita è la sua morte.


Soprattutto se, come in Ucraina e in Palestina, hai qualcun altro che ti arma e ti difende dietro le spalle (questo è il significato di 'spalleggiare', giusto?).

Si finge che l'espansione delle guerre in corso dipenda da contendenti autodeterminati (Zelenski o Netanyahu).

Non è così. Se gli Stati Uniti e l'Europa (ed ora anche i governi sunniti, sauditi e giordani) non li foraggiassero e non volessero fare guerra ai loro attuali nemici (Russia e Iran), queste guerre non sarebbero durate e non si sarebbero allargate a macchia d'olio come invece sta accadendo.

Se gli Stati Uniti e l'Europa non avessero le loro esigenze di controllo su quei territori, su quei politici, su quelle risorse energetiche ed economiche, queste guerre non sarebbero neppure iniziate.

Sono i nostri interessi coloniali a determinarle in questa forma (così come già accaduto in Libia, in Iraq e in Afghanistan).

Senza di noi, -sempre che fossero sorte- sarebbero rimaste delle guerre locali e avremmo dovuto-potuto facilitare degli armistizi, imporre delle negoziazioni, proporre dei mediatori.

Non è stato e non sarà così: da tempo abbiamo scelto un'altra strada.

Essa porta -di necessità- dentro il baratro e dentro l'escalation.

Non era un destino. Lo è diventato.




venerdì 12 aprile 2024

bonus malus

 

La genialata dei bonus a raffica e dei superbonus a pioggia si rivela per quel che è: un rimedio che è peggio del male, l'ennesima (parziale e temporanea) soluzione che si rivela un (grande e prolungato) problema. Il sistema economico va a picco e i governi provano a salvare la faccia dopo aver salvato le facciate. Ma non riescono a convincere nessuno che minimamente osservi e ragioni.

Peraltro, attaccarsi ai bonus per giustificare le ristrettezze e la decrescita forzata in atto, non convince ugualmente.

Si cerca solo di galleggiare sino al dopo-elezioni: in autunno ci sarà sempre tempo per piombare nel disastro totale, irreparabile e irreversibile, a cui ci sta conducendo l'economia di guerra.

Questa, si sa, favorisce solo la guerra stessa (chi la fa, chi la prepara, chi la conduce) e sfavorisce tutto il resto.

E' incompatibile con il soddisfacimento dei bisogni primari di gran parte della popolazione (mangiare, istruirsi, curarsi, proteggersi dal freddo, avere un tetto...).

Ancor prima di avvolgerci direttamente nelle sue spire, ci impoverisce e ci angoscia, anche se apparentemente tocca altri (con le nostre armi) e appare ancora un vantaggio (per le nostre armi).


Il quadro geopolitico, nel frattempo, si aggrava e diveniamo sempre più consapevoli che basterebbe un nonnulla per farci precipitare nell'abisso.

Da vari lati si fingono dialoghi, negoziati, trattative, accordi: ma in Qatar si attende un accordo di tregua da mesi senza alcun risultato e nel frattempo gli ostaggi saranno già tutti morti e tutta la Striscia ( Rafah compresa) sarà invasa e distrutta; a Lucerna si inaugura una conferenza di pace sull'Ucraina, ma senza invitare i russi; i paesi arabi cercano di convincere l'Iran a non attaccare Israele, ma intanto finanziano attentati e confidano in azioni paramilitari coperte, tali da punire gli ebrei senza pagare (e farci pagare) i costi di una ritorsione globale su più vasta scala.

Ma l'Iran non è Hamas: attaccarlo -come già si sta facendo- è un azzardo senza senso e dagli effetti imprevedibili.

Ancora una volta, anziché alle nostre facoltà di mediazione, ci affidiamo alla ragionevolezza del potenziale nemico: sembra meno oneroso, ma ad un certo punto si potrebbe rivelare fatale.


In tutto questo, l'Unione europea va verso le elezioni.

Un'Europa totalmente in mano agli apparati di partito, a loro volta totalmente in mano alle lobbies.

Se avete visto 'Food for profit', dedicato ai potentati che controllano le politiche agricole, alimentari e d'allevamento del nostro continente, sapete di cosa parlo.

Quel documentario ci svela ancora una volta che le possibilità di un potere democratico non sussistono più, neppure in un sistema di recente formazione come la UE.

Il livello di corruzione, di collusione è tale da non permetterci più di considerarlo un elemento di degrado parziale (le cosiddette 'mele marce'), ma siamo costretti ad evidenziarne il carattere strutturale e irreformabile.

Gli appelli finali del film stesso appaiono, quindi, obsoleti e non conseguenti rispetto a quel che il film stesso rivela, come troppo spesso capita anche a chi ancora ritiene di fare una politica di opposizione e di proporre altri mondi possibili.

La solfa finale appare purtroppo sempre la stessa: votare gli onesti, i bravi e buoni, quelli che non si faranno corrompere, che hanno dei buoni programmi elettorali, che sono dei 'sinceri democratici'.

Non si vuole capire: si prosegue a 'sperare' e a 'collaborare', a negare l'evidenza della catastrofe sistemica in cui le le nostre vite ( e soprattutto le nostre senili istituzioni) sono ormai avviluppate irrimediabilmente.

Da qui si dovrebbe ripartire. Daccapo.








giovedì 11 aprile 2024

cosa fare quando non c'è più nulla da fare?

Dopo questa conferenza di Bifo un mese fa a siracusa

https://comune-info.net/cosa-fare-bifo/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_source_platform=mailpoet&utm_campaign=La%20fine%20di%20Israele

posso anche tacere , qui o altrove, sino alla fine della mia vita...

Forse non ci riuscirò (in qualche modo bisogna pur ammazzare il tempo...), ma questo è proprio quel che penso ascoltandolo...

so che sarà un pò lungo ascoltarla, ma vale proprio la pena, credetemi...

 


 

lunedì 8 aprile 2024

qual'è il problema?

 

Quando alcune (ancora troppo poche) Università italiane iniziano -timidamente e fra mille distinguo- a tentare di boicottare alcuni accordi con Israele, ci si straccia le vesti.

Non mi pare che ci si siano messi tanti scrupoli nei confronti della Russia e della Bielorussia, dopo l'attacco all'Ucraina.

I rapporti culturali e gli accordi economici sono stati totalmente interrotti, almeno ufficialmente.

La cultura e la ricerca non sono andate oltre la guerra, allora.

Lo stesso è avvenuto per le federazioni sportive: altro che sport oltre le divisioni della guerra!

É questo doppio standard che rende assurde e ridicole tutte le attuali prese di posizione anti-boicottaggio.


Israele attacca l'Iran in Siria, ma i nostri giornali e tg ci invitano ad empatizzare con gli israeliani che temono la rappresaglia degli ayatollah e chiudono -meschinetti- le loro ambasciate nel mondo.

Loro le possono aprire e chiudere, mentre distruggono quelle altrui.

Ma il problema per la pace nel mondo restano solo gli iraniani fanatici e cattivi, o i russi, o gli houti.

Con gli ebrei -ancorchè colpevoli- dobbiamo solidarizzare.

Con gli altri -anche se fossero innocenti- mai.


Moltissime persone in Israele continuano a manifestare per la liberazione dei loro familiari ostaggi e per evitarsi la guerra in loco.

La guerra deve terminare solo perché così si permetterebbe di far uscire vivi i loro concittadini.

Non una parola -nelle manifestazioni pubbliche- sulla strage in corso a Gaza da parte del loro esercito.

Troppo facile mostrificare il loro capo supremo in piazza per evitare di sentirsi quel che sono: un popolo di privilegiati e di impuniti che opprime un popolo di diseredati senza terra e senza futuro.


La menzogna più grande infatti è quella che accolla a Netanyahu la responsabilità di quel che sta accadendo. E' la storiella che -se lui non ci fosse e se ne andasse da lì- la politica dello Stato sarebbe diversa, più aperta al dialogo, più disposta a trattare col nemico.

Menzogna in malafede propagandata anche dagli Stati Uniti e dai nostri pennivendoli di regime.

A dimostrare la falsità di questa teoria:

  • decenni di violenze e occupazioni ebraiche anti-palestinesi, con qualunque governo, laburista o di destra che fosse;

  • un voto che -a maggioranza- lo ha rimesso lì, insieme ai partiti di ultra-destra, a loro volta ben votati da una buona parte dei cittadini;

  • il sostegno di mezzo mondo, con soldi e armi, a qualunque governo ed a qualunque politica israeliana, purchè anti-palestinese e anti-araba.


Il problema non è Netanyahu, purtroppo.

Il problema è la produzione e vendita di armi, il problema è l'economia di guerra.

Il problema è la storia d'Israele, dei suoi privilegi e delle sue impunità.

Il problema è l'Occidente che lo sostiene, comunque.

Il problema siamo -soprattutto- noi.

sabato 6 aprile 2024

mio attualissimo e inattualissimo willi...

 

L'impero tedesco è una repubblica e chi non ci crede riceve botte in testa...

Di conseguenza, noi non siamo qui per parlare al vento. Questo possono farlo i signori del parlamento. Una volta uno di loro ha chiesto ad uno dei nostri compagni se voleva entrare in parlamento. Nel parlamento con le sue cupole d'oro e le poltrone imbottite.

E quello ha risposto: sai, compagno, se io faccio questo e me ne vado in parlamento non ci sarebbe che uno straccione in più. Per parlare al vento non abbiamo tempo, tutti minuti sprecati.

E i comunisti senza liste dicono: vogliamo fare una politica di smascheramento. Cosa ne è venuto fuori, lo abbiamo visto: gli stessi comunisti si sono lasciati corrompere, e noi non abbiamo bisogno di perderci in chiacchiere intorno alla politica di smascheramento. Si tratta soltanto di un imbroglio e quello che c'è da smascherare in Germania lo vedrebbe anche un cieco, e non c'è bisogno per questo di star seduti in parlamento, e chi non lo vede, vuol dire che per lui non c'è più speranza, con o senza parlamento. Che quel semenzaio di chiacchiere non serve a nient'altro che a ingannare il popolo, lo sanno tutti i partiti...

La cosa principale è: obbedire.

I socialisti non vogliono niente, non sanno niente, non possono far niente.

In parlamento hanno il maggior numero dei seggi, ma che cosa devono farne non lo sanno, ah sì, anzi lo sanno, starsene seduti sulle comode poltrone, fumare sigari e diventare ministri.

Ed è per questo che gli operai hanno dato i loro voti, ed è per questo che hanno tirato fuori dalle tasche i loro quattro soldi nelle serate di paga: c'è una cinquantina o anche un centinaio di questi individui che s'ingrassano a spese dell'operaio. I socialisti non conquistano il potere politico dello stato, ma è il potere politico dello stato che ha conquistato i socialisti.

Si invecchia come una vacca e s'impara sempre qualcosa di nuovo, ma una vacca simile all'operaio tedesco deve ancora nascere. Gli operai tedeschi continuano a prendere in mano la loro scheda e vanno ai seggi elettorali, votano e pensano che così tutto è a posto. E dicono: vogliamo che nel parlamento si faccia sentire la nostra voce; allora farebbero meglio a fondare piuttosto una società corale.

Compagni e compagne, noi non prendiamo in mano nessuna scheda, noi non votiamo.

La domenica delle elezioni è meglio andare a fare una gita in campagna. E perchè?

Perchè l'elettore è ancorato alla legalità. Ma la legalità non è che violenza pesante e cieca, violenza delle classi dominanti. I bonzi elettorali vogliono indurci a fare buon viso, ci vogliono mettere a tacere, vogliono impedirci di accorgerci che cosa è la legalità e cosa è lo stato; e non c'è buco e non c'è porta per farci entrare nello stato. Tutt'al più come asini o facchini.

E a questo hanno mirato i bonzi elettorali, vogliono adescarci e tirarci su come asini al servizio dello stato. E già da tempo con la maggioranza della classe lavoratrice ci sono riusciti. In Germania siamo stati allevati nello spirito della legalità...I borghesi, i socialisti e i comunisti gridano in coro e si rallegrano: ogni benedizione viene dall'alto. Dallo stato, dalla legge, dall'ordine superiore. Dipende però. Per tutti quelli che vivono nello stato le libertà sono stabilite dalla costituzione. E sono così stabilite che non si muovono più.

Ma la libertà di cui noi abbiamo bisogno non ce la dà nessuno, dobbiamo prendercela noi. Questa costituzione vuol far perdere la ragione a ogni uomo ragionevole; cosa ci fate voi, compagni, delle libertà che stanno sulla carta, delle libertà scritte? Se volete concedervi qualche libertà, ecco che capita uno sbirro e vi dà una botta in testa; avete un bel gridare: Non è giusto. Nella costituzione c'è scritto così e così, e quello vi dice: Silenzio. E ci ha ragione: lui non conosce nessuna costituzione, ma soltanto il suo regolamento e per giunta ha anche un bastone in mano e a te non resta che tenere la bocca chiusa...

Compagni e compagne, si continuano a fare le elezioni e ogni volta si dice: stavolta andrà meglio, state attenti, datevi da fare, fate propaganda a casa, al lavoro, cinque voti ancora, dieci, dodici, e poi vedrai come andranno bene le cose. Sì, sì, vedrete. Invece non è che un eterno cerchio chiuso e cieco; si resta sempre al punto di prima.

Il parlamentarismo prolunga la miseria della classe operaia.

Si sente anche parlare di una crisi della giustizia, che bisogna riformare la giustizia, nella testa e nelle membra, deve essere rinnovato il corpo dei giudici, reso repubblicano, conservatore dello stato e giusto. Ma noi non vogliamo nuovi giudici. Piuttosto di una giustizia come questa, meglio non avere giustizia.

Noi vogliamo invece rovesciare tutte le istituzioni dello stato con l'azione diretta. E non ci mancano i mezzi per questo:rifiutare il nostro lavoro. Tutte le ruote allora si fermano. E allora c'è poco da scherzare. Compagne e compagni, noi non ci lasciamo addormentare dal parlamentarismo, dalla previdenza, da tutti gli imbrogli sociali e politici. Noi non conosciamo altro che la guerra contro lo stato, la ribellione contro la legge, e l'aiuto che ci viene da noi stessi...

L'ordinamento sociale di oggi è fondato sullo stato di schiavitù economico e sociale del popolo. Esso trova la sua espressione nel diritto di proprietà; monopolio del possesso e, nello stato, monopolio del potere. Il principio della produzione odierna non è l'appagamento di bisogni naturali dell'uomo, ma la prospettiva del guadagno. Ogni progresso della tecnica accresce all'infinito la ricchezza della classe abbiente in vergognoso contrasto con la miseria dei più vasti strati della società. Lo stato serve solo a proteggere i privilegi della classe possidente e a comprimere le grandi masse. E agisce con ogni mezzo, astuzia o violenza, per la conservazione del monopolio e delle differenze di classe. Col sorgere dello stato comincia l'epoca dell'organizzazione artificiale dall'alto in basso. L'individuo diventa una marionetta, una ruota morta in un mostruoso ingranaggio. Destatevi!

Noi non vogliamo conquistare il potere politico come tutti gli altri, ma la sua radicale eliminazione.

Non collaborate nelle cosiddette corporazioni che dettano leggi: lo schiavo è tenuto soltanto a imprimere il marchio della legge alla sua propria schiavitù.

Noi rifiutiamo le frontiere nazionali e quelle politiche arbitrariamente tracciate. Il nazionalismo è la religione dello stato moderno. Noi rigettiamo l'unità nazionale. Sotto di essa si cela il dominio di chi possiede. Destatevi! “


(discorso di Willi Repubblica di Weimar, in Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, 1929)

mercoledì 3 aprile 2024

di fatto

 

La Nato ci pressa per proseguire a consegnare armi e soldi all'Ucraina per farle vincere la guerra.

Noi gliele daremo comunque, invece, perché prosegua di fatto a perderla.

E noi a perderla con lei.

Non l'ammetteremo e non l'accetteremo mai, ma è già così, da tempo.

E, se fossimo (stati) intelligenti e lungimiranti, già da tempo saremmo dovuti andare a trattare con l'orso russo.

Quando lo faremo, sarà comunque tardi: o perché l'Ucraina sarà ormai fottuta, o perché -pur di tentare di vincerla a qualunque costo- saremo entrati direttamente in guerra -tramite UE-Nato- e ci troveremo di fatto in una terza guerra mondiale, più o meno dichiarata.

In entrambi i casi -ed è molto difficile immaginarne altri- avremmo perso (o l'Ucraina o noi stessi).


USA, ONU e Corte dell'Aja pressano Israele a smetterla, o almeno a ridurre i danni per i palestinesi.

In tutta risposta, Israele prosegue e alza il tiro: uccidendo i membri di una ONG statunitense, bombardando l'ambasciata iraniana in Siria, attaccando il Libano.

Se qualunque altro paese -Stati Uniti esclusi- lo facesse, verrebbe immediatamente messo nella lista dei paesi terroristi.

Ma non accadrà mai, e quindi Israele può di fatto procedere a vendicarsi e a rafforzare il suo dominio sull'area, facendo crescere il suo isolamento internazionale e, inevitabilmente, l'odio antisemita in tutto il mondo.

Molti nemici, molta gloria.

Così si realizza di fatto il trionfo definitivo della vittima che, pur trasformatasi in attuale carnefice di altri , prosegue a dominarci in quanto nostra vittima, eterna vittima di un passato che non passa.


In questa situazione, toccherebbe a noi.

Dovremmo finalmente compiere una spietata autocritica sul passato: non sull'Olocausto (già avvenuta, anche se sganciata dalla sua consustanziale relazione con la nostra stessa modernità), ma sulla malaugurata creazione dello Stato di Israele e sul doppio standard che -sin da subito- abbiamo attuato nei suoi confronti, per gestire malamente le nostre responsabilità ed i nostri sensi di colpa verso gli Ebrei.

L'incapacità di far questo genera di fatto lo stallo, l'impotenza, il fatalismo, la rassegnazione, l'impunità a cui stiamo passivamente assistendo, senza permetterci -anche in questo caso- vie d'uscita praticabili.

Si andrà anche qui, infatti, verso due direzioni possibili, entrambe perdenti: un'espansione geografica dei conflitti armati in corso, nel tentativo di ridurre le illegittime pretese e le scorribande incontrollabili dello Stato ebraico oppure la diaspora del popolo palestinese e il fallimento definitivo delle sue legittime esigenze storico-politiche.

C'è un'altra possibilità, che sarebbe ancora peggiore: l'ennesimo pateracchio falsamente pacificante che sarebbe -come sempre, di fatto- solo l'ennesima nuova base di partenza per la prossima guerra in Medio Oriente.





venerdì 29 marzo 2024

In spregio e a sfregio

 


In quei giorni Stresemann andava a Parigi o forse non ci andava neanche, e a Weimar crollava il soffitto dell'Ufficio telegrafico e forse un giovanotto disoccupato correva dietro alla sua fidanzata che era partita con un altro per Graz e li ammazzava tutti e due e poi si tirava una revolverata nella testa. Cose come queste succedono ad ogni temperatura e di esse fa parte anche la grande moria di pesci nell'Elster bianco. A leggere queste cose si rimane a bocca aperta, ma se ci si trova in mezzo non sembra niente di straordinario: dappertutto succede qualcosa del genere...


In spregio della risoluzione ONU e a sfregio anche degli stessi USA, Israele non fa cessare il fuoco, affama la gente e -non ancora contenta di sangue- si appresta ad entrare in armi a Rafah.

In spregio della vita di tanti melomani russi e a sfregio dei servizi segreti, una decina di terroristi dell'Isis si è infilato a Mosca e ha fatto una strage.

In spregio della cultura giuridica europea e a sfregio di tutti i suoi sostenitori contro l'Ungheria (o Angheria, come la chiama Bergonzoni), la Salis è stata ancora una volta condotta in tribunale col guinzaglio e in ceppi.

In spregio dell'uguaglianza e a sfregio della scuola di Pioltello, il ministro Valditara insiste a proclamare che gli studenti di pura razza italica devono essere in maggioranza nelle classi scolastiche del nostro paese.

In spregio della vita umana in città e a sfregio delle vittime e dei loro familiari , il governo eleva i limiti di velocità nel nuovo codice della strada.

In spregio della divisione dei poteri e a sfregio della loro rispettabilità, il Consiglio dei ministri approva i test psicoattitudinali per l'accesso dei magistrati alla loro carriera.

In spregio alla Costituzione e a sfregio degli antimilitaristi tutti, la Meloni dichiara in Libano che -a differenza di Macron- le interessa la muscolarità dei fatti e che 'la pace è soprattutto deterrenza', il che non è mai stato meno vero di oggi.

In spregio al buon senso e a sfregio dei pacifisti, la Schlein vorrebbe proporre la candidatura per le Europee a Marco Tarquinio e Cecilia Strada, mentre il PD prosegue a votare per la guerra.


Però a questo vecchio ragazzo che se ne va perle strade per non crepare nella sua stanza, a questo vecchio ragazzo che scappa davanti alla morte, qualcosa è più chiaro di prima. A qualcosa, in fondo, la vita gli è servita. Fiuta l'aria, fiuta le strade per capire se gli appartengono ancora, se lo vogliono ancora. Guarda a bocca aperta i manifesti alle cantonate come se fossero un avvenimento...Una cosa infernale, eh, la vita? E io avevo pensato che il mondo è tranquillo, che tutto è in ordine, ma invece c'è qualcosa che non è in ordine e quelli là hanno un aria così terribile. Era un momento di chiaroveggenza...

(Le citazioni sono tratte da Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, 1929)


lunedì 25 marzo 2024

precipitevolissimevolmente

 

Il vertice europeo ha fatto un altro passo verso la guerra in Europa: si devono preparare i cittadini a subire attacchi militari, attentati terroristici, allarmi sanguinari.

La chiamano 'risposta civile militare rafforzata', con uno di quei bei eufemismi razionalizzanti e feroci in cui sono tanto esperti e tanto bravi per tentare di rassicurarci, per farci stare zitti e buoni a subire tutto sino all'ultimo, fatale, istante.

Solo un'escalation verbale di propaganda, da entrambe le parti?

La crisi dei regimi politici è troppo grave per pensare solo a questo: per stare in piedi ormai -nella loro attuale debolezza di consenso e di crescita- tutti gli stati hanno assoluto bisogno della guerra.

Come già accaduto nella storia, anche recente, non lo riconosceranno mai.

 

Ovviamente, preferiscono riprendere a urlare che la minaccia -come in un passato inquietante che ritorna- arrivi da oriente.

Ed, altrettanto ovviamente, fanno di tutto perché questa loro profezia si autoavveri.

Vi chiedo: se i vostri nemici decidessero di utilizzare gli utili dei soldi che vi hanno sequestrato nelle loro banche per produrre e far comprare ancora armi per farvi guerra, voi come la vedreste?

E se vi combinassero un attentato nella vostra capitale, con più di cento morti ad un concerto, voi cosa fareste?

E se proseguissero a consegnare decine di miliardi ad un esercito nemico che sbanda e tentenna, ma che resiste proprio solo grazie a tutti questi aiuti contro di voi, voi come reagireste?

E se vari capi di stato europei (Francia, Polonia, Paesi Baltici...) sembrassero non vedere l'ora di intervenire direttamente sul terreno pur di sconfiggervi, voi cosa ne pensereste?

Non vi sentireste continuamente provocati a reagire?

Non cerchereste alleanze con i vostri potenti vicini (India, Cina...) contro chi vi assedia?


Probabilmente si procederà così , ancora per un po': minacce, fake news, attentati in franchising, bombe che spuntano qua e là, hackeraggi pilotati, improvvise espansioni della guerra in varie parti del globo, blocchi militari che si dividono ed organizzano per potersi 'difendere', nuovi ingressi nella Nato (ad es., perché no?, della stessa Ucraina).

Cose già viste, continue manovre di ulteriore militarizzazione di quel che resta delle nostre società.

Ma il nostro destino appare segnato, al momento e per un po', da una nuova guerra fredda che si fa permanente e che ammorberà le nostre vite.

E, in una prospettiva non troppo remota, da una guerra spietata che ci brucerà col suo tremendo, insopportabile, invivibile calore.

Stiamo precipitando nell'abisso della catastrofe e dell'autodistruzione.

Si attende solo il momento in cui la giusta scintilla (l'uccisione di un capo di stato? la distruzione di una città intera? un errore di valutazione? un bottone in mani maldestre?...) brillerà -ancora una volta- nel firmamento della storia, a giustificare i nuovi, ennesimi delitti dell'uomo contro l'umanità.



giovedì 21 marzo 2024

bandiera bianco sporco

 

Quando ci si inoltra nel vicolo cieco della guerra è impossibile l'andare avanti quanto il tornare indietro.

In Ucraina ormai è chiaro -anche a chi non ha saputo fare altro che sostenere la patria (di altri) in armi (nostre): non potremo mai vincere e non possiamo più arrenderci.

Putin, nel frattempo, gongola, in compagnia di Cina, India e Iran.

Con le ultime elezioni ha rafforzato ulteriormente il suo potere all'interno e sa come usare la deterrenza nucleare per spaventare i suoi nemici all'esterno.

Se infatti non interverremo direttamente sul terreno la Russia si prenderà più territori di quelli che l'Ucraina avrebbe perso se avesse trattato immediatamente.

Ma se intervenissimo, la guerra nucleare arriverebbe alle porte di casa.

Un bel cul...de sac!


Non contenti del fronte (cioè del mercato) ucraino, ci siamo infilati nell'altro vicolo cieco, quello medio-orientale.

La distruzione di città intere e l'uccisione di 30000 palestinesi continua ad essere giustificata al fine di distruggere Hamas ed uccidere i suoi capi (che però non vivono a Gaza e che, se c'erano, sono riusciti a scappare, con i loro soldi e le loro famiglie, alla faccia dei loro tanto amati concittadini, sempre più miserabili e morituri).

Lo dimostra il fatto che Sinwar sia vivo e vegeto e -si dice- partecipi bellamente alle trattative in corso, mentre la Striscia viene bombardata col pretesto di ucciderlo dagli stessi governi e servizi segreti che intanto lo incontrano diplomaticamente in Qatar.

Anche da lì, non ne usciremo più.


Potremo mai consolarci con i guadagni delle industrie militari?

L'Ucraina, secondo il Sipri, è diventata in due anni il più grande importatore di armi in Europa e il quarto nel mondo (la prima,alla faccia del Mahatma, è l'India).

Proseguire a chiedere e a vendere armi resta -lì e altrove- l'unico obiettivo: gli Stati Uniti hanno già fatto ingentissimi profitti (più del 60% dei cosiddetti 'aiuti' sono tornati nelle loro casse) ed anche i paesi UE non si possono di certo lamentare.

Nel triennio 2019-2023 i paesi europei hanno anche quasi raddoppiato le loro importazioni d'armi, aumentando i loro acquisti del 94% rispetto al periodo 2014-2018.


La situazione è disperata.

Ma noi non disperiamo. Vogliamo ancora sperare.

Ma sino a quando non dispereremo, e capiremo che non abbiamo più nulla da perdere, non potremo mai opporci a tutto questo.

E, proseguendo ad inseguire vane speranze, quando la disperazione ci raggiungerà ineluttabilmente nella tragedia, si sarà fatto tardi.












mercoledì 20 marzo 2024

obtorto voto

 

QUANDO UN POPOLO VOTA HA SEMPRE RAGIONE!

Ipse dixit Salvini, dopo l'ennesimo plebiscito per Putin.

Qualcuno si lamenta perché così sostiene, neanche troppo larvatamente, una dittatura.

Lui potrebbe ricordare, però, che le dittature sono da noi sostenute in tutto il mondo, se sono amiche (cioè se non ci contrastano e collaborano ai nostri interessi politico-militari).

Non è un caso che si sia di recente andati in visita ai presidenti tunisini ed egiziani, che si tengano proficui rapporti con emirati e sauditi, che si traffichi con Erdogan o con i despoti uzbeki.

Per non parlare dei rapporti con la Cina, in attesa della prossima guerra.

QUANDO UN POPOLO VOTA NON HA SEMPRE RAGIONE!

Gli si potrebbe ricordare che anche Hitler o Mussolini sono andati al potere attraverso elezioni, come oggi in Russia (e in tante altre parti del mondo) formalmente regolari,ma sostanzialmente manovrate, minacciate dalla violenza e minate dalla paura, di fatto senza opposizione (né giornalistica, né politica).

Fatte le debite e residue differenze, che differenze esistono per noi qui, nelle nostre democrature?

Quasi tutta la stampa ed i media sono in mano a potentati economici (possiamo definirli oligarchi?) è evidentemente collusa e si autocensura con diletto.

I politici esercitano una professione ben retribuita e non la mollerebbero per nulla al mondo: le elezioni vanno verso un modello americano, in cui l'essere eletti serve a ricompensare tutti i soldi e tutte le promesse, lecite ed illecite, spesi per la candidatura.

Chi vota non può scegliere i candidati, ma solo tra i candidati.

Se anche vota, quel che sceglie non conta: i programmi elettorali non vengono attuati, le alleanze realizzate non sono quelle inizialmente ventilate, l'impermeabilità dei processi in sede di governo è quasi totale, anche rispetto agli stessi parlamenti, ormai perlopiù soltanto sedi di veloci consultazioni e ratifiche.

QUANDO UN POPOLO VOTA ORA NON HA MAI RAGIONE!

Ecco perché, insisto, non è ragionevole proseguire a votare.

Non ha senso sfidare i regimi su quel terreno: né in Russia -come ingenuamente hanno tentato di fare qualche giorno fa i dissidenti navalniani- né qui da noi -come testardamente (e malinconicamente) stanno invitando a fare qui da noi Santoro ed i nostri amici pacifisti in vista delle prossime elezioni europee.

In primo luogo perché il parlamento europeo conta meno di zero e meno di qualunque altro parlamento, compresi quelli russo, birmano o thailandese.

In secondo luogo perché non esistono le condizioni per cambiare dall'interno gli equilibri della politica rappresentativa: a partire da elezioni truccate in cui le possibilità di successo -per una lista inventata lì per lì e senza appoggi economico-finanziari- sono pressochè nulle.

In terzo luogo, perché le ragioni della guerra non sono passeggere, ma strutturali per il prossimo futuro del capitalismo. L'imperialismo, come direbbe Lenin, è sempre stata e sarà la sua fase suprema. Stiamo per riviverlo e, come già è stato, non c'è nulla da fare.

Soprattutto se si continua a credere che sai possibile fermarlo tramite il voto.





lunedì 11 marzo 2024

gattopardi tra noi

 

La terza strada, che non possiede giustificazioni preliminari,è tuttavia la più efficace, e consiste in una visita personale di Vostra maestà, con la forza militare di cui ho parlato sopra, in uno dei Regni che si sceglierà come terreno di esperimento: occorrerebbe far suscitare un gran tumulto popolare e, sotto il pretesto di reprimerlo, e allo scopo di riportare la calma ed evitare una ripresa dei disordini, emanare leggi come se si trattasse di un Paese conquistato...

(Memoriale segreto del duca di Olivares al re di Spagna Filippo IV, 25 dicembre 1624)


Niente di nuovo sotto il sole (o sul fronte occidentale, se preferite).

Questo illuminante ed attualissimo brano lo si ritrova quale epigrafe iniziale in  'Generazione Settanta. Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982) di Miguel Gotor.

Un libro corposo, documentatissimo, equilibrato e spietato sugli anni che ho vissuto nell'infanzia e nella mia prima giovinezza, sino alla mia maggiore età di ventunenne di allora.

Ci si rende conto, leggendolo, che -per quanto si potesse essere informati, consapevoli, politicizzati ed edotti- quel che davvero avveniva -nel presente ed in profondità- risultava coperto, intricatissimo, incomprensibile ed inconosciuto.

La storia e le storie che passavano sui giornali -per quanto orribili ed inquietanti potessero apparire a me ed ai più- avevano davvero poco a che fare con i tragici disegni, le disumane strategie, le squallide brutture e le inopinate collusioni che sottostavano alle notizie che pubblicamente venivano fatte passare come vere e indubitabili, ma soprattutto rispetto alle dichiarazioni ufficiali dei politici e degli statisti di allora (e di oggi).

E non ci si può, dopo averlo letto, stupirsi dell'attuale sfiducia popolare, della diffidenza e della disaffezione verso i personaggi (identici o forse addirittura peggiori) che oggi ci attorniano e ci parlano nei giornali , in tv o in rete, e che inveiscono contro le fake news degli altri.


Ma, al di là della storia italiana, quell'epigrafe antica colpisce anche per quel che ci dice di quel che sta avvenendo e soprattutto sta per avvenire nelle dinamiche dell'intero mondo.

Non arrivare ad ottenere il 'cessate il fuoco' a Gaza prima dell'inizio del Ramadan significa una cosa sola: che si vuole soffiare sul fuoco della disperazione palestinese per ottenere il risultato di nuove violenze, attentati, atti terroristici che, a loro volta, giustifichino nuove reazioni militari ed ulteriori colpevolizzazioni e repressioni da parte di chi non attende altro che questo.

Ma la militarizzazione delle società civili è la strada che i governi di tutto il mondo hanno ormai intrapreso per preservare e rafforzare il loro dominio e controllo sui loro sudditi.

Quel che sta accadendo brutalmente in Palestina e che inevitabilmente tenderà ad aggravarsi nei prossimi giorni ci annuncia che la strategia dei politici di oggi (che si chiamino Netanyahu, Biden, Erdogan, Putin, Meloni o Macron) -e sempre meno segretamente- è la stessa di quattrocento anni fa in Spagna, segue cioè la stessa logica del duca di Olivares.

Creare e facilitare il disordine per generare e stabilire un nuovo ordine che preservi gli squilibri di potere preesistenti o ristrutturi gli equilibri a vantaggio di potentati che sino a quel momento avevano preferito governare soltanto larvatamente attraverso altri.

Le comparsate stanno per finire, quindi, e stanno per emergere apertamente i veri poteri forti: del Big State, del Deep State, di chi -in fondo-comanda da sempre, ma ora non ha più bisogno neppure di fingersi e voler apparire 'democratico', 'liberale' o addirittura 'socialista'.

venerdì 8 marzo 2024

con-fusioni


Lo street artist Jorit chiede foto a Putin: 'Lei è umano come tutti, la propaganda diffusa in Occidente è falsa'. 

E' lui che, davanti allo scandalo a casa nostra, ricorda che anche Giorgia Meloni si è fatta baciare da Jo Biden come un'adolescente in vacanza dallo zio. 

Confondere i livelli è terribile. 

Che brave persone, che dolci, che buone...!, sembrano dirci quelle istantanee.

Ma anche Goebbels portava i fiori alla moglie, anche Hess stava con i figli nel suo giardinetto a fianco ad Auschwitz.

Anche Mussolini, Stalin e Ceausescu giravano a baciare bambini e ad accarezzare le guance arrossate delle patriote in estasi.

Chi non ama poi oggi farsi e farsi fare le foto con chiunque?

Che male c'è, si dice. Ed invece è male, molto male.

Perchè sdogana i carnefici e li fa passare per persone in cui identificarsi, a cui fare riferimento, che ci vogliono bene, che si prendono cura di noi.

Che sembrano umane. 

E lo sono come tutti, non ci sono mostri. Nihil umani mihi alienum puto...

Ma dimenticare che sono dei criminali solo perchè sorridono, parlano ragionevolmente, ti baciano, si fanno le foto, è un errore di valutazione altrettanto terribile.

Perchè il vero criminale non è quello brutto e lacero che condanniamo nei tribunali o sui barconi, ma proprio e soprattutto chi può aggirarsi impunito in doppiopetto e proseguire a saltare impunemente da un ruolo all'altro (spacciatore e drogato, mercante d'armi e mediatore, inquisitore e mafioso, inquinatore e depuratore, omicida e giudice...)

'Confusione, tu sei figlia della solita illusione perciò fai confusione...'


 

 




 

 

mercoledì 6 marzo 2024

accadimenti accanimenti allucinanti

 

Il movimento del '77 era un melting pot di idee e di pratiche ('pratiche teoriche', althusserianamente) di opposizione. Opposizione a cosa? A qualsiasi idea istituzionale o dominante. Forse non fa piacere ricordare che quella cultura di opposizione aveva soprattutto bisogno di un nemico e se non c'era bisognava inventarlo. Se si riguardano i video del periodo non può non cogliersi infatti una fascinazione estetica per le divise e le uniformi del Potere: quelle dei nemici, nemici che conferiscono identità: ciò che trasformò quella rivolta, o almeno molti rivoli di essa, in una lotta fratricida. C'erano molte allucinazioni, in quel periodo, allucinazioni desideranti; e anche questo, in fondo, era insito nel materialismo (comunista) nella sua formulazione più innovativa: 'occorre attenersi ai fatti', ha scritto il filosofo comunista Louis Althusser dal manicomio di Saint'Anne, ma 'anche le allucinazioni sono fatti'.


Qualche giorno fa ho avuto conferma da un telegiornale di regime che Renato Curcio, ormai ottantenne, rischia di tornare a processo per aver ideato un sequestro al fine di autofinanziare le BR; sequestro che si è concluso tragicamente con una sparatoria, che ha portato alla morte di un carabiniere e della stessa compagna di Curcio, Mara Cagol.

Qualche giorno fa è morta Barbara Balzerani, altra fondatrice delle BR, da tempo a piede libero. La filosofa Donatella di Cesare -attaccata dai media e dai politici di regime- ha dovuto ritirare un post in cui la ricordava e solidarizzava con quel che avevano condiviso negli anni 70, metodi violenti esclusi.


Tutto questo accanimento verso gli sconfitti, anche a distanza di decenni ed anche dopo che la pena -puntualmente ed integralmente scontata- è stata formalmente e legalmente estinta, dà da pensare.

E' segno della vittoria totale di chi oggi ci domina o è segno della sua attuale e crescente debolezza e paura? Entrambe le cose, direi.

Mai le autosedicenti democrazie sono state più in crisi, soprattutto rispetto a se stesse, anche in assenza di nemici capaci di distruggerle. Il rischio appare oggi implosivo, molto più che subìto dall'esterno.

E mai però gli Stati sono stati più capaci di controllarci, prevenirci, condizionarci alla radice, guidarci nei bisogni e nei desideri, orientare alla fonte i nostri immaginari (ed anche tutte le nostre possibili allucinazioni).

Tutto l'opposto di quel che accadde nei decenni 60-70, insomma: democrazie ancora in auge e regimi che dovettero ricorrere alle armi (e alla droga) per annientare movimenti e antagonismi capaci di pensare l'altro e l'altrove e di provare a praticare la rivolta (seppur con linguaggi, strumenti, stili e metodi molto diversi fra loro).

Quel che colpisce è soprattutto che questa smania di proseguire a punire i già più volte puniti (dalla legge e dalla storia) avviene proprio mentre gli Stati stessi proseguono a far guerra., ad uccidere, a sterminare, ad inquinare, a reprimere impunemente.

E nessuno li può giudicare (nemmeno tu).

Sarà la storia a farlo, si dice. Ma, per fare storia, tantomeno la storia, non è più il tempo, non c'è più il tempo, non c'è più tempo (scegliete voi).


Io vorrei parlare di questo, delle due celebri lettere: OK.

Qualcuno saprà che era la formula in uso nelle comunicazioni militari durante la seconda guerra mondiale. OK: Zero Killed. Nessun morto, quindi tutto bene. Tutto okay.

Oggi queste lettere sono dette al telefono per tagliare corto, o con il chewing gum in bocca, nella banalità più sfacciata -il che realizza ancora più esattamente il significato perlocutorio della formula: non c'è problema.

L'Europa è sott'acqua, altri continenti bruciano o soffocano, la Terra sarà priva di ossigeno: non c'è problema. Il capitalismo sta implodendo, serve uno sforzo comune, ma chi governa insegue interessi personali, angusti e ciechi come la propria vita: non c'è problema. E' tutto ok.

Nessun morto? Forse chi governa si crede immortale, e vede la morte come una sfiga che accade a chi non ci sta attento. 'Sono sempre gli altri che muoiono', fece scrivere sulla propria tomba Marcel Duchamp. Eppure mai come oggi la precarietà della vita individuale si accompagna a quella della specie: la morte dell'uomo. Basta invertire le lettere: KO. Tutti morti.

Un alfabeto tira l'altro, e mi viene in mente quello di una lingua ormai sepolta, anzi inabissata, sostituita dall'elettronica a dai suoi mille congegni. Parlo del Morse, di cui mi commuove ricordare l'appello più celebre e perentorio, le ultime parole di tanti di noi, comuni mortali: SOS, Save our souls, Salvate le nostre anime.


(i brani sono tratti da Beppe Sebaste, Oggetti smarriti e altre apparizioni, Laterza, 2009)




lunedì 4 marzo 2024

il velo squarciato

 

L'infinito sterminio dei palestinesi ha trovato il suo acme qualche giorno fa: l'esercito israeliano ha ferito ed ucciso centinaia di esseri umani accalcati e disperati, che cercavano di acchiappare -da camion gentilmente offerti- una pagnotta o un sacchetto di farina.

Le nostre televisioni si arrabattano, anche stavolta, a cercare di fare distinguo, a proporre interpretazioni, a rincorrere le varie e contraddittorie foglie di fico dei loro amichetti d'oltremare.

I nostri politici si sbracciano e si lamentano che il cessate il fuoco, chissà perché, non arrivi ancora.

Intanto, la guerra genocida va avanti, tra un corteo e l'altro di sbrindellati (e manganellati) giovinastri.


La Caio Duilio nel frattempo ha iniziato a colpire gli Houti.

Diritto di difesa, così viene chiamata la guerra,come sempre è stato.

Ci stiamo entrando, in quell'inferno, a piedi uniti.

Anche lì, qui da noi, si fa finta che non stia accadendo nulla di nuovo o di terribile.

Le veline ci rassicurano, ma il salto è evidente: il governo italiano sta capeggiando una missione di guerra nel Mar Rosso, un'area chiave della globalizzazione mondiale.

Non saremo più risparmiati, come accaduto sinora per motivi neanche troppo occulti.

Stiamo diventando nemici in prima linea, e ne pagheremo direttamente tutte le conseguenze.


Non è un caso che si inizi a rumoreggiare anche in casa Nato.

Macron suggerisce di mandare truppe di terra europee in Ucraina.

Scholz dice no, ma i suoi ufficiali ne discutono in segreto.

Austin ci ricatta dichiarando che se l'Ucraina perde la guerra, la Nato dovrà entrare in guerra con la Russia.

Il disastro accelera e si muove su un piano che appare sempre più inclinato.

Stabiliti più precisamente e rigidamente i rispettivi fronti, la guerra nucleare tra i nuovi blocchi politico-militari diverrà un'opzione sempre più probabile.

Ed il territorio europeo si candida, come sempre, ad essere il suo più probabile campo di battaglia (sempre che di battaglie si potrà ancora parlare, in uno scontro nucleare).

domenica 3 marzo 2024

il tra-mondo dell'uccidente

 Per un Benjamin illudetico.

Nei Passaggi Benjamin si oppone nuovamente, nel modo più energico, alle pratiche di 'dominio' e 'sfruttamento' della natura da parte delle società moderne. Ancora una volta rende omaggio a Bachofen per aver dimostrato che l''idea feroce dello sfruttamento della natura' non esisteva nelle società del passato, dove la natura era vista come una madre dispensatrice di doni. Per Benjamin, come del resto per Engels o Reclus, non si tratta di tornare a un passato preistorico, ma di proporre la prospettiva di una nuova armonia tra la società e l'ambiente naturale.

Il pensatore che per lui incarna questa promessa di una futura riconciliazione con la natura è il socialista utopico Charles Fourier. É solo in una società socialista, in cui la produzione cesserà di essere fondata sullo sfruttamento del lavoro umano, che 'il lavoro perderebbe a sua volta il carattere di sfruttamento della natura da parte dell'uomo e si effettuerebbe secondo il modello del gioco infantile che in Fourier è alla base del travail passionnè des harmonies...Un tale tipo di lavoro animato dal gioco non è diretto alla produzione di valore, ma al miglioramento della natura. Una terra ordinata secondo questa immagine sarebbe un luogo in cui l'azione e il sogno diverrebbero fratelli'. Nella Tesi sul concetto della storia Benjamin ritorna ancora una volta su Fourier, l'utopista visionario che sognava 'un lavoro che, lontano dallo sfruttare la natura, è in grado di sgravarla delle creazioni che, in quanto possibili, sono sopite nel suo grembo', sogni la cui espressione poetica sono le sue 'fantasticherie', in realtà piene di 'senso sorprendentemente sano'... Per il positivismo socialdemocratico, invece, 'il lavoro ha per sbocco lo sfruttamento della natura, che viene contrapposto, con ingenua soddisfazione, allo sfruttamento del proletariato'. Questo discorso positivista, per Benjamin, 'mostra già i tratti tecnocratici che più tardi si incontreranno nel fascismo'.

Sempre in quest'opera del 1940, troviamo un'ampia critica alle illusioni della sinistra -prigioniera dell'ideologia del progresso lineare- riguardo al fascismo, che sembra considerare come un'eccezione alla norma del progresso, una regressione inspiegabile, una parentesi nel progredire dell'umanità. Benjamin aveva perfettamente colto la modernità del fascismo, il suo intimo rapporto con la società industriale/capitalista contemporanea. Da qui la sua critica, nella tesi VIII, rivolta a coloro che si stupiscono che il fascismo sia 'ancora' possibile nel XX secolo, accecati dall'illusione che il progresso scientifico, industriale e tecnico sia inconciliabile con la barbarie sociale e politica...Ma solo una concezione senza illusioni progressive può spiegare un fenomeno come il fascismo, profondamente radicato nel moderno progresso industriale, che era possibile invece, in ultima analisi, proprio soltanto nel XX secolo.

Già nel 1928, in Strada a senso unico, Benjamin denuncia l'idea del dominio sulla natura come discorso 'imperialista' e propone una nuova concezione della tecnica come 'gestione dei rapporti tra natura e umanità'. 'Le vecchie usanze dei popoli sembrano inviarci un avvertimento: astenerci dal gesto di avidità quando si tratta di accettare ciò che abbiamo ricevuto così abbondantemente dalla natura...Se un giorno la società fosse in pericolo a causa della sua avidità e si trovasse al punto di rubare i doni della natura, il suo suolo si impoverirà a tal punto da far fallire il raccolto...'

In questo libro troviamo anche, con il titolo Segnalatore d'incendio, una premonizione storica delle minacce del progresso, intimamente associate allo sviluppo tecnologico guidato dal capitale:' Se la liquidazione della borghesia non si sarà compiuta a un punto quasi calcolabile dello sviluppo economico e tecnico (lo segnalano inflazione e guerra chimica) tutto sarà perduto. Prima che la scintilla raggiunga la dinamite, la miccia accesa va tagliata.'.. La filosofia pessimistica della storia di Benjamin si manifesta in modo particolarmente acuto nella sua visione del futuro europeo: 'Pessimismo su tutta la linea. Pessimismo assoluto. Sfiducia nella sorte della letteratura, sfiducia nella libertà, sfiducia nella sorte dell'umanità europea, ma soprattutto sfiducia, sfiducia, sfiducia verso ogni forma di intesa: tra le classi, tra i popoli, tra i singoli. E illimitata fiducia solo nel gruppo Farben (quello che sta per inventare lo ZyklonB, che gaserà milioni di persone nei lager, ndr) e nel perfezionamento pacifico dell'aviazione'.

Nelle Tesi sul concetto di storia, Benjamin fa spesso riferimento a Marx, ma su un punto importante prende le distanze dall'autore del Capitale: 'Marx dice che le rivoluzioni sono la locomotiva della storia universale. Ma forse le cose stanno in modo del tutto diverso. Forse le le rivoluzioni sono il ricorso al freno d'emergenza da parte del genere umano in viaggio su questo treno'.


(da M.Loewy, La rivoluzione è il freno di emergenza. Saggi su W. Benjamin, Ombre corte, 2020)


martedì 27 febbraio 2024

I fratelli Sorinas, le sorelle Campolargos e la zia Vittoria

 

I fratelli Sorinas (Soru e Solinas), animati da spirito di rivalsa, si aggiravano come spettri sulle sorti delle elezioni in Sardegna.

La vendetta di Soru non è riuscita, ma per pochissimo davvero: sarebbero bastati duemila voti in più per lui ed il fantasmagorico 'campo largo' della Todde sarebbe già in soffitta in una notte.

Quella di Solinas, invece, ha funzionato: i sardisti-leghisti sono riusciti a far fallire Truzzu, pur votando le loro liste (che hanno preso più voti di quelle della Todde).

Si sa che Solinas è uomo di peso (e che anche Salvini si sta ingrossando alquanto).

Si sapeva che il miserando Truzzu non avrebbe trovato sostegno nella mia città, che è stato capace di devastare per anni con cantieri infiniti, assedi di quartieri interi, ingorghi automobilistici, occupazioni di suolo pubblico, ritardi ed inadempienze mai visti prima.

Ma i leghisti-sardisti hanno agito nell'ombra ed hanno vinto contro di lui e contro la Meloni, pur di manifestare il loro potere interno alla coalizione di governo. Perdendo però le elezioni.


Sì, perché le elezioni le ha perse una destra suicida e non le hanno vinte i loro avversari.

I proclami notturni di Schlein e Todde, le sorelle Campolargos, sono patetici.

Dietro il vestito niente.

La Todde è stata eletta presidente con 330.000 voti su 1.450.000 potenziali elettori (di cui è andato alle urne più o meno la metà).

E parlano di democrazia maggioritaria, di potere delle maggioranze!

Ma quali?

La fiducia sta a zero, l'astensione cresce di più punti all'anno, la disaffezione è totale.

E non mi si venga a dire che gli astensionisti sono degli irresponsabili e dei disfattisti, che non vogliono fare politica.

Sono loro, i politici, ad essersi appropriati della politica e ad averne espropriati i cittadini.

Sono loro che ne hanno fatto un loro feudo, al quale chiedono -ogni cinque anni- solo un rito di conferma da parte di chi ancora li segue.

Ma chi se ne frega se metà delle persone non vota...

L'importante è essere eletti per 2000 voti in più e poterla chiamare Vittoria.


Ah sì, dimenticavo...la zia Vittoria...

Ora si dice: l'aria è cambiata, il vento è girato, si può fare.

Vincere, anche se a culo, anche se per una volta, può dare subito alla testa.

Ma ricordiamocelo: se viviamo una vita di destra, anche quando le elezioni non le vince la destra, le vince la destra.

La Todde anela a riforme della sanità, a visioni energetiche alternative, a lotte contro la povertà organizzata, alle matite contro i manganelli. Una Cinquestelle della prima ora, a sentirla.

Ricordiamoci che fine ha fatto Di Maio.

La zia Vittoria è tornata, ma -come al solito- aiuterà solo qualcuno a sperare (e votare) ancora.

La nostra vita resta -più o meno agevolmente e serenamente- sul lato destro della strada.

Sì, proprio lì, dove gli umani non respirano ed avanzano le macchine.










già un secolo fa...

 

Uno slogan? Buon Dio, è qualcosa che oscilla tra deformazione cosciente, menzogna premeditata e semplice esagerazione. Sta a mezzo tra la stupidità di un pappagallo che vuol essere camuffata e la pregnante concisione di un vecchio detto. Ha in sé qualcosa della pubblicità, che nessuno ritiene veritiera, ma da cui però tutti si lasciano influenzare. Ha qualcosa dell'infondatezza di una moda, ma anche di quella dei principi morali che inculchiamo nei nostri figli proprio come sono stati inculcati a noi, senza possedere altra prova della loro giustezza all'infuori della sensazione che ognuno è appunto tenuto a crederci...Gli slogan non sono mai del tutto veri e raramente del tutto falsi: su questo poggia la loro capacità di imporsi a tanti. E anche sul fatto che nella vita umana esistono pochissime cose che il singolo può veramente sapere; in parte perché non si possono proprio conoscere e riconoscere ma soltanto credere, in parte perché l'urgenza della vita e il poco tempo ci costringono a credere e a fare molte più cose di quante ne vorremmo conoscere nella loro essenza...


Quando un entusiasmo non è più genuino, alza la voce; è così che dal patriottismo verbale si passa al patriottismo polmonare...Allora c'erano degli onesti patrioti polmonari, i quali credevano che la Madre Austria avrebbe perso subito alcuni chili qualora non venisse quotidianamente rassicurata su quanto fosse forte in guerra...Il patriottismo della ripresa commerciale, invece, è attinente soltanto all'economia di guerra. Sua legge è: se calano le entrate, deve aumentare il patriottismo.


I peccati capitali sono sette; ma in Austria ne esiste un ottavo: il peccato capitale austriaco si chiama opportunità. Opportunità, parola affascinante e raffinata! Racchiude in sé il senso del 'non fare'. É una parola cui non serve né scienza nè coscienza, perché il suo nocciolo sta tutto in quel 'non fare'. Non dà pensieri, non induce a meditazioni, turbamenti e fatiche, perché quel 'non fare', 'non fare' è una mandragora che scaccia ogni fastidio. Se un comune deve multare un commerciante di generi alimentari che è un importante elettore, 'non farlo','non farlo' dice l'opportunità, perchè le elezioni sono alle porte... Così vanno le cose in Austria, si invocano uomini decisi e poi ci si sente offesi dai loro interventi e li si elimina. Così si prepara il terreno all'opportunità, dove hanno successo non gli uomini rispettabili, ma gli uomini manovrabili. E una volta che l'opportunità ha preso piede,è difficile distinguere se per caso non sia soltanto un opportunista anche chi spera di avere successo nel ruolo di persona decisa. Così la sfiducia è conseguenza dell'opportunità e l'opportunità conseguenza della sfiducia...


O criticone, criticone, chi mai oggi viene criticato quanto te? Vedi nero e vieni dipinto di nero. Ti fanno scontare la tua scontentezza. Ti rimbrottano i tuoi rimbrotti. Ti disfano come disfattista. E come diffusore di voci allarmistiche hanno persino minacciato di sbatterti in galera! Il nuovo austriaco ti perseguita sostenendo che lo disonori... Una cosa non ha mai tollerato: dire, secondo il vecchio adagio, pane al pane. O vino al vino. Insomma chiamare le cose con il loro nome. Chi cercava di farlo, gli diventava sospetto...Si preferiva insultare invece di disapprovare, era lecito condannare invece di giudicare. Chi ingiuriava era considerato chic; chi si sforzava, con sincerità e modestia, di elaborare un proprio giudizio, passava ben presto per un tipo insulso o presuntuoso... Era come se l'esagerazione venisse ritenuta l'unica possibilità con cui legittimare un'opinione personale. Non è forse vero che negli ultimi decenni le opinioni politiche sono state sostenute cn un trasporto senza paragoni? Che la battaglia aveva assunto talvolta toni di devastante violenza? É vero, per eccesso. Perchè, curiosamente, nessuno l'aveva presa molto sul serio.


(Robert Musil, La guerra parallela, 1916)






domenica 25 febbraio 2024

doppio sentire

 https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/24/quando-e-troppo-e-troppo/7457524/

Trovo questa vignetta e provo due sentimenti contrastanti.

Il primo lo collego a Genova 2001, all'esperienza di paura e terrore provata dinanzi alle violenze della polizia di Stato.

Esperienza che ha portato tantissimi giovani di allora a convincersi che era meglio 'restare a casa', a sopravvivere e tacere (almeno in pubblico).

E ha portato me a non fidarmi (mai) più delle istituzioni, a non partecipare più a cortei e manifestazioni, a non votare.

Le intimidazioni, le botte, le insinuazioni, le infiltrazioni sono da sempre gli strumenti che gli Stati usano per ostacolare, inquinare e fermare le lotte politiche non gradite.

Vale da noi come in Russia o in Iran.

E' giusto dare quindi il giusto peso a quel che è accaduto a Pisa ed accade ed accadrà sempre più spesso nel mondo. 

Non per impedirlo, quindi, perchè la crescente militarizzazione delle nostre vite è nelle cose, qualunque sia il governo presente o futuro.

Ma, almeno, per far capire che abbiamo capito.


Il secondo stato d'animo è più controverso ed inquietante.

La vignetta ci fa presente la sproporzione che sussiste tra le quattro manganellate che possiamo ricevere qui (che ci agita perchè colpisce noi o i nostri amichetti) e quel che sta accadendo a Gaza (che ci appare comunque lontano e quindi non ci colpisce, non ci muove, non ci agita come dovrebbe).

Il parallelo con quel bellissimo film che è ora nelle sale -'La zona di interesse'- risulta d'obbligo.

La nostra capacità di rimozione e negazione è molto vicina a quella che quei nazisti dimostrano rispetto alle vite ed alle morti che andavano a spegnersi nei loro lager, così vicini e così lontani allo stesso tempo.

Anche noi riusciamo a proseguire a vivacchiare serenamente ed esteticamente nei nostri giardinetti, mentre intorno -e sempre più prossimi- ci assediano distruzione, guerra, ecocidi e genocidi.

Vediamo il fumo, ma proseguiamo a fingere che non sia in corso l'incendio.

Diventare nazisti o finire inceneriti, ad un certo punto, diverrà per noi un'alternativa poco interessante, di nessuna importanza, di scarsissimo significato.

Anche perchè avverranno, probabilmente, entrambe le cose.



sabato 24 febbraio 2024

punti silenti di non ritorno

1.Ucraina

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/02/23/i-numeri-della-guerra-190mila-morti-ucraini-e-russi-160mld-buttati-e-zero-progressi/7455952/

Perseverare è diabolico. Ma è anche umano, si sa.

Proseguiremo ancora sino a spolparci -tacitamente- sino all'osso, in una guerra -detto tra noi, ma non potendo ammetterlo mai- già persa ancor prima di iniziare (ma non per i mercanti d'armi).

 2. Palestina

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/23/gaza-post-guerra-il-piano-di-israele-che-sfida-gli-usa-rimarremo-senza-scadenze-prevista-la-chiusura-dellagenzia-onu-per-i-rifugiati/7456231/

Vedrete che Israele proseguirà -senza tante parole- a far quel che gli pare.

Starà a Gaza sino a quando gli farà comodo, deporterà tutti i palestinesi e, per quelli che resteranno da profughi in casa propria, instaurerà un bel governo fantoccio, ulteriormente controllato dal suo esercito.

In barba, come sempre, di qualunque pressione o accordo preso da altri.

 3. Clima

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2024/02/23/news/artico_ghiaccio_marino_riduzione_record-422193100/?ref=RHVS-BG-P8-S7-T1

Ci stiamo sciogliendo come neve al sole.

La primavera silenziosa che ci avvolge condanna già oggi tanti esseri viventi del pianeta e preannuncia un futuro terribile per noi qui.

 4. Italia

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/23/la-polizia-carica-gli-studenti-durante-i-cortei-pro-palestina-a-firenze-e-pisa-4-fermi-e-feriti/7456463/

Passo dopo passo, ci si inoltra in un regime apertamente post-democratico.

Gli imperi asiatici (Russia, Cina e India) prendono il posto del liberalismo euro-occidentale, lo sconfiggono sul campo (militare ed economico), lo scoperchiano silenziosamente.

Il neo-fashismo si appropria definitivamente delle nostre vite e della vita politica (resta solo il voto, cioè il nulla).

 

 

lunedì 19 febbraio 2024

serpenti sugli scudi

 

Al Tg dicono che Aspides, il nome che hanno dato alla missione militare che pattuglierà il Mar Rosso per proteggere i nostri traffici commerciali dagli assalti dei pirati Houti, venga dal greco e significhi 'scudi'.

La sicurezza, primo (unico?) valore -oggi- delle nostre esistenze perdute ed insicure come non mai.

Quella che, più ne parliamo, e meno ne sentiamo.

Quella che più ci difendiamo e più ci sentiamo indifesi nei confronti di chi ci assale, ma ancor più rispetto a chi ci dovrebbe difendere.


Ed ecco che, e forse proprio per questo, mi viene in mente che in latino la stessa parola, Aspides, può significare anche 'serpi'.

La vipera che uccise Cleopatra, classicamente, si chiama -appunto- aspide.

Lo scudo che ci protegge diviene così anche il serpente che ci uccide.

Buona metafora della nostra condizione attuale e futura, mi dico: la guerra, che presume di difenderci, simultaneamente -mentre uccide i nostri presunti nemici- uccide noi stessi.

Il patto scellerato che Ursula, la sorridente orsetta tedesca, sta realizzando con le destre in Europa, pur di essere rieletta, traccia la strada del nostro prossimo futuro: riduzione del Green Deal, aumento delle spese militari, controllo spietato dell'immigrazione. Giorgia si fa europeista, perché l'Unione europea si fa fascista.

Intanto Israele, più ammazza e più muore.

Gli Stati Uniti, più attaccano e più declinano.

L'Occidente, più opprime e più è oppresso.

Questo è quel che sentiamo, mentre ed anche se -momentaneamente ed apparentemente- vinciamo ancora ed ancora.

Ma non sarà per sempre.


Nel piccolo, anche qui in Sardegna -in vista delle elezioni- i parenti serpenti non mancano e non stanno a guardare: Solinas fa il remissivo con Truzzu, ma vedremo se -al momento del voto- i suoi elettori ci saranno davvero o si vendicheranno dell'onta subita.

Soru si vendica degli ostracismi trascorsi e si mette di traverso alla candidata Cinquestelle, rendendo ancora più impossibile la sua elezione.

In giro, in entrambi gli schieramenti, gli aspidi -con le loro linguette biforcute- emettono solo spire di risentimento e rivalsa.

Gli interessi contano e forse -alla fin fine- prevarranno.

Ma cattivi, velenosi sentimenti covano sotto il fragile velo del marketing politico e -al di là dei like e delle frasi di circostanza tra alleati- potrebbero spingere verso il tradimento e la ritorsione.

Un motivo in più (se non bastassero una vergognosa legge elettorale, dei candidati impresentabili, degli aspiranti presidenti perlomeno mediocri...) per non andare a votare.












domenica 18 febbraio 2024

poteri criminali inaffrontabili

 

Navalny è stato ucciso, così come già accaduto in Russia a coraggiosi giornalisti e intemerati oligarchi. Putin, come è nella migliore tradizione russa, non si fa scrupoli prima di avvelenare, isolare, far ammazzare o perseguitare qualcuno.

E non c'è nulla che lo possa fermare: né proteste, né pressioni né giudizi internazionali.

Lui sa che tutti farebbero (e fanno) così al suo posto.

E, in questo modo, risulta inattaccabile.

Gli Stati Uniti infatti non fanno diversamente verso i detenuti di Guantanamo o verso tipacci come Snowden o Assange.

I cosiddetti paesi democratici hanno dato più volte prova di saper torturare ed eliminare i loro oppositori politici in molti modi e forme, legali e illegali.

Lo stesso accade oggi in stati canaglia (Iran) e stati protetti dall'Occidente (Myanmar).

E lo stesso vale, ancor più smaccatamente ora, per Israele.


Gli stati sono sempre forti con i deboli e deboli con i forti.

Lo dimostra la prepotenza totale dei Big Data, che -nonostante le riserve di politici e scienziati autorevoli- hanno appena immesso la potenza della AI (Intelligenza artificiale) in un semplice smartphone, alla portata di tutti, e stanno iniziando a venderli a grandi e piccini.

Sarà come affidare la bomba atomica ad un demente.

Proprio nei giorni scorsi il Comune di New York ha aperto una causa con Facebook, Tik Tok etc..., accusandoli di aver intenzionalmente e programmaticamente alterato la vita di ragazzi, adolescenti e giovani, provocando suicidi, ansie depressive e sussultorie, autolesionismi e rincoglionimenti di massa.

Che fine farà il sindaco di quella enorme ed importantissima metropoli?, che si è assunto questo greve carico, certamente ispirato dalle innumerevoli denunce di medici, psicologi e pedagogisti?

Credo che -come minimo- non sarà rieletto.

Gli USA hanno iniziato prima di noi, come spesso è capitato nelle cose peggiori che proseguiamo ad importare da quell'assurdo continente, e ne vedono le terribili conseguenze, che invece qui da noi possiamo proseguire ad ignorare e a rimuovere.

Ma i poteri criminali, iscritti nello Stato e nelle multinazionali globalizzate, non sopportano più alcuna opposizione che voglia uscire dalla sua nicchia di minima autopreservazione.

Anche l'azione nonviolenta trova qui oggi -tragicamente- il suo muro invalicabile.






giovedì 15 febbraio 2024

per una nuova pedagogia del popolo

 

Se provi a criticare il governo israeliano sei antisemita.

Se provi a criticare l'esibizionismo omo-transessuale sei omofobo e maschilista.

Se provi a criticare il neo-fashismo sei un fanatico totalitarista.

Se provi a criticare la digitalizzazione sei solo un anacronistico boomer.

Se provi a criticare l'Occidente sei un filo-islamico.

Se provi a criticare la guerra in Ucraina sei un filo-putiniano.

Se provi a criticare il capitalismo sei un povero comunista.

Se provi a criticare l'Unione europea sei un sovranista.

Se provi a criticare le democrazie sei un populista.

Se provi a criticare il sostenibilismo sei un ecologista ideologico.


Se provi a compiere azioni nonviolente sei un terrorista.

Se ricorri alla violenza sei un terrorista.

Se non ti limiti a parlare sei un terrorista.

Se ti limiti a parlare, ma inciti all'azione (violenta o nonviolenta), sei un terrorista.

Se provi a parlare, comunque, 'non sei più affidabile'.


Se non parli e non agisci contro nulla, sei un sincero democratico.

Se censuri e ti autocensuri, sei un sincero democratico.

Se collabori a qualunque decisione presa da chi può e sa, sei un vero patriota.

Se obbedisci in silenzio, sei un cittadino modello.

Se sopporti le angherie e le prepotenze, sei un eroe del nostro tempo.

Se fai la vittima, hai già vinto.


Se sai venderti, sei un genio.

Se sai spenderti, sei un idolo.

Se sai comprare, sei un modello.

Se sai manipolare, sei un leader.

Se sai attrarre, sei un mito.

Se sai vincere, sei un campione.

Se sai barare, sei un personaggio.







martedì 13 febbraio 2024

si fa ma non si dice, si dice ma non si fa

 

A Sanremo Geolier si traveste da buon uomo antiviolenza e quasi la spunta.

Diventa eroe del sud terrone, premiato dal sindaco di Napoli, che dimentica i trascorsi del ragazzo quando -da buon trapper non proprio trappista- esaltava camorra, narcos, armi e maschilismo.

Tutto dimenticato, in un attimo.

L'importante è vincere, magari contro i nordisti razzisti che lo fischiano e lasciano la sala.

Da aggressore a vittima, e così si vince (e non solo al festival).

L'importante è saper dire qualcosa ed il suo opposto, a seconda di quel che conviene al momento e di chi vuoi attirare, per farti votare (come accade in tutte le tenzoni elettorali, d'altronde).


A Sanremo quasi tutti esibiscono vestiari alla Dolce e Gabbati.

Trionfo assoluto e nauseabondo del fashionismo: Mengoni con le shirts traforate a fiori, Mahmoud che alterna i cori ancestrali di maschi sardi con sembianze asessuate e liftate da Guerre Stellari.

Tutti e tutte col petto scoperto, a mostrare peraltro orribili tatuaggi.

Oggi si attaccano D'Agostino e Gomez per aver detto che i due cantanti sono omosessuali, visto che loro lo mostrano continuamente, ma non lo dichiarano apertamente.

Come se si comunicasse soltanto a parole!

Il fashionismo ama l'ambiguità: fa più notizia, attrae così da tutte le parti, si fanno più soldi.

Gli attacchi agli outing non voluti mi ricordano quelli che espongono tutte le loro vergogne ed intimità sui social e poi si lamentano di essere attaccati dagli haters.


A Sanremo si prova a censurare chi sussurra 'genocidio' o chi vuol parlare di 'immigrati'.

Ci si deve solo divertire, dimenticare, non pensare.

Sappiamo che cosa è oggi il mondo dentro cui lo spettacolo deve proseguire.

E proprio per questo non si deve dire, per non sciupare tutto.

Ora: non ha molto senso pensare di fare dichiarazioni politiche ad un festival.

Ma esistono oggi altri spazi per dire quel che si pensa?

Forse i partiti o il Parlamento ? Non scherziamo.

La censura e l'autocensura trionfano ormai ovunque.

Chiamare ancora questa roba  'democrazia'  fa solo sorridere.






lunedì 12 febbraio 2024

alt(r)o tradimento

 

Gli Agricoltori traditi si dirigono con i loro trattori verso la capitale, insieme ai contadini militanti di Riscatto agricolo.

Si sentono traditi, quindi, e cercano un riscatto.

Si sentono l'ultima ruota del carro, bistrattati dalle ferree leggi del mercato, che proteggono intermediari e venditori finali, e non chi produce quel che mangiamo ogni giorno.

Con l'acqua che scarseggia, il clima che brucia, alluviona e gela, i trasporti che costano sempre di più, quella che era già una vita fuori moda, antifashionista, diventa insopportabile e inaccettabile.

Ecco perché, anche loro, chiedono risarcimenti.

E se la prendono, sbagliando, con gli ecologisti.

E ricattano le città, la nostra arrogante e vincente vita metropolitana che però, senza il cibo nei supermercati, non saprebbe e potrebbe durare un solo giorno.


Solo due milioni di vaccinazioni preventive contro il Covid.

Anche i vecchietti hanno tradito la causa del richiamo alle armi sanitarie.

É l'effetto boomerang della costrizione subita nel terribile e terroristico biennio pandemico.

Ora che si può scegliere si vaccinano solo i paurosi a priori e gli obbedienti ad oltranza.

Se si educa e si convince, la cosa dura.

Se si impone, si punisce, si spaventa, alla lunga non regge.

E se è vero che -per poter tradire- è necessario prima far crescere la fiducia tra le parti, è ancora più vero che la sfiducia reciproca genera un'altissima probabilità del tradimento.

E questo è il rapporto che vi è oggi tra il cittadino e lo Stato.


Anche l'alto gradimento al governo Meloni si muove inesorabilmente verso questa stessa direzione.

L'alto tradimento è alle porte anche per loro, così come già accaduto ai Cinque Stelle negli anni scorsi. Comunque vadano le Europee, la luna di miele sta per finire.

L'astensionismo crescerà ancora, anche tra chi li ha votati un annetto fa.

E le dinamiche interne alla maggioranza si faranno sempre più conflittuali: man mano che le guerre procederanno a immiserirci (moralmente e finanziariamente), le economie proseguiranno a decrescere, il clima si farà torrido (e non solo in cielo).

I tradimenti, le scissioni, le estremizzazioni politiche saranno all'ordine del giorno.

Lo spettacolino della politica non potrà, sempre di più, farne a meno.


Gli Stati Uniti stanno per tradire la causa ucraina.

La Russia sta vincendo la guerra e Trump sta per vincere le elezioni.

Biden lo sa, ed anche l'Unione europea e la Nato.

L'exit strategy è nelle cose: dopo due anni di indecenti fanfaronate e presunte controffensive, nonostante le centinaia di miliardi sprecati in armi e distruzione, l'Ucraina dovrà accettare la dura legge del più forte e di chi vince, così come accade in ogni guerra.

E, dopo centinaia di migliaia di morti, perderà anche più territorio di quel che avrebbe perso senza opporsi militarmente all'aggressore.

É giunto il momento di riconoscere la sconfitta (in una guerra, se non -purtroppo- di un metodo), anche a costo di sentirsi (e di essere definiti) traditori.


Israele sta tradendo l'Occidente e gli Stati Uniti: procede a sterminare e deportare un popolo, fottendosene altamente di appelli e condanne, consigli e limitazioni.

Senza la guerra permanente, da sempre, Israele non reggerebbe un solo giorno.

Senza la volontà dell'Occidente, Israele non sarebbe neanche nato.

E sa che chiunque al suo posto , e soprattutto coloro che ora consigliano e condannano, hanno fatto e farebbero lo stesso, in qualunque parte del mondo, quando i loro interessi sono (stati) in gioco.

Ecco perché può proseguire a fare quel che fa: perché non sta tradendo quel che siamo realmente, ma soltanto l'immagine illusoria ed idealistica che noi proseguiamo ad insistere ad avere di noi stessi, in barba alla nostra vera storia e a come siamo giustamente percepiti dal mondo: amici, parenti, alleati, sosia di quegli israeliani che diciamo -da farisei quali siamo- di contestare.