domenica 17 marzo 2019

solitario y triste final

E' trascorso del tempo dal mio ultimo post non viaggereccio.
Non c'è molto da aggiungere a quel che già ho scritto in passato.
Soltanto qualche conferma ed accelerazione.

In Italia, l'ascesa dei 5Stelle si conferma per quel che era: un fuoco di paglia, un cavallo di Troia per l'invasione definitiva delle destre estreme e il fuoco in cui è arso irreversibilmente il fantasma della sinistra riformista Si va verso un modello Trump-Salvinista anche in politica, e non solo da noi, ma in tutta Europa.

L'Europa si appresta al proprio funerale di sostanza; del suo progetto originario, alle prossime elezioni di maggio, resteranno solo le ultime sembianze, peraltro già sufficientemente umiliate dai poteri forti e dai partiti tradizionalmente al potere per loro conto.
La lenta fine della Merkel e quella veloce di Macron, la crisi strutturale delle istituzioni unitarie spagnole, il bailamme londinese sulla Brexit, l'avvento delle democrature nell'est Europa ci raccontano di un'Unione ormai agli sgoccioli.
Non ci sono più prospettive per la democrazia in occidente: ha fallito e, per vari decenni, non avrà altre chances. O si va verso soluzioni anarchico-libertarie o, molto più probabilmente, si cercherannno come sempre vie d'uscita carismatiche, dittatoriali o perlomeno autoritarie.

L'occidente, se non bastasse lo stillicidio di attentati di islamisti e suprematisti, si avvia verso la guerra civile a rate e conseguente militarizzazione della vita sociale: il latte versato dei pastori sardi, i gilet gialli e rivoltosi, l'astensionismo di massa, il vandalismo ribellista, l'odio ed il risentimento sui social ci dicono che la sfiduca nelle istituzioni è giunta al punto di svolta, a un punto di non ritorno.

Le conseguenze del nostro modello di sviluppo si fanno sentire con sempre più distruttività e ci fanno sentire sempre più impotenti.
Le due catastrofi in corso, quella ecologica e quella migratoria, non possono trovare rimedio dentro i modelli rispettivi della mitigazione sostenibile e dell'accoglienza moralistica.
Ma non si vede alcuna intenzione di cambiare rotta più in profondità, anzi.
Ben venga l'azione della piccola Greta, che fa la morta non andando a scuola il venerdì.
Almeno sino a quando non viene divorata dai media e dai politici (il che, mi pare, stia già accadendo).

Vedete perchè non scrivo più.
Perchè mi ripeto, noiosamente.
Perchè la storia si ripete, noiosamente.
E perchè tutto questo è e sarà terribile, orroroso, e molto triste.


martedì 5 marzo 2019

potreste far sapere che...?

SABATO 16/03 Laboratorio con Enrico Euli: "FARE IL MORTO. Vecchi e nuovi giochi di renitenza"




Enrico Euli è appena tornato dall'India e l'abbiamo subito acchiappato perché ci presti la sua fantasia ed energia per condurre un nuovo
laboratorio: Sabato 16 marzo si terrà Fare il morto. Vecchi e nuovi giochi di renitenza, giornata di giochi e formazione; pensata all'interno della
rassegna "Preferirei di no. La disobbedienza al cinema" organizzata dal Circolo del Cinema Laboratorio Ventotto con il contributo della RAS -
Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
I posti sono limitati a 30 per una migliore riuscita del laboratorio, per questo richiediamo la prenotazione con nome, cognome e numero di telefono
(per semplificare eventuali comunicazioni in prossimità del 16) via email: laboratorioventotto@gmail.com

Le società della prestazione sono sferzate da un vento di catastrofe.
Le nostre vite risentono violentemente delle pressioni competitive ed alienanti provenienti dai mass media e dai mercati.
Le persone, ed in particolare le giovani generazioni, dietro la patina luccicante dello spettacolo e delle iperconnessioni virtuali, vivono assillate
dal non senso e dalla depressione.
Una possibilità di restare vivi si può profilare proprio nella nostra capacità di disobbedire, di non collaborare, di essere renitenti rispetto a
quel che il mondo oggi ci presenta come libertà e destino ineluttabile.

E' giunto il tempo di imparare a dire e fare No.
A fare il morto.

_info e costi_
Il laboratorio si terrà dalle 9:30 alle 13:30 e dalle 15:00 alle 18:00 a Cagliari, in sede da definire.
I posti sono limitati per la migliore riuscita del laboratorio (minimo 10/ massimo 30); le iscrizioni dovranno essere inoltrate via email a
laboratorioventotto@gmail.com indicando nome e cognome dei/delle partecipanti e un recapito telefonico.

Il costo del laboratorio è di 10 euro + la tessera del circolo per chi ancora non la avesse [costo della tessera: 2,50 studenti, precari*,
disoccupat*, under 30; 5 euro quota ordinaria]

Enrico Euli, formatore alla nonviolenza attiva, è ricercatore di Didattica all’Università di Cagliari, dove insegna Metodologie e tecniche del
gioco, del lavoro di gruppo e dell’animazione. Su questi temi ha coordinato vari laboratori nel corso di Scienze della Formazione primaria e ha
pubblicato numerosi articoli e libri, tra cui: I dilemmi (diletti) del gioco (2004); Casca il mondo! Giocare con la catastrofe (2007); Fare il morto.
Vecchi e nuovi giochi di renitenza (2017).



Laboratorio28 | Via Monte Santo, 28 - Cagliari | www.laboratorio28.it



domenica 10 febbraio 2019

falling in(dia) love


Perchè amiamo l'India ?
Perchè è il paese in cui gli apparenti opposti si mescolano mirabilmente ed inimitabilmente, un paese in cui tutti i paradossi convivono e coesistono affiancati, in conflitto e in pace insieme.
Ad esempio, le persone si relazionano sempre in modo profondamente empatico, ma anche fortemente assertivo; tu capisci bene come e perchè Gandhi e la nonviolenza siano dovute nascere qui. Non hanno avuto bisogno di anni di training formativi inutili ed estenuanti, nascono e crescono in una cultura, magari troppo fatalista e passiva ai nostri occhi, ma che presenta e preserva delle qualità di ascolto e di potenza insuperabili ed invidiabili.
E questo vale non solo per i rapporti umani, ma anche nei rapporti in generale col vivente, come se non si fossero ancora recisi i legami con il mondo animale e vegetale, in una forma ecologica di vita
che tiene l'umano dentro una natura che si esprime come cultura.
Gli indiani non hanno un corpo, sono un corpo. Noi non lo siamo più da tempo, e molti di noi neppure più ce l'hanno. Lo vedi dalla grazia dei loro movimenti e delle loro posizioni e atteggiamenti quotidiani, dal rapporto con l'acqua e con il contatto delle proprie mani su di sé, la loro perizia concentrata nelle mani che, in combutta integrata con la mente, sono capaci di fare ed in ventare quasi tutto, il loro stare seduti spesso per terra senza problemi, a lungo e con piacere, il loro camminare scalzi su tutti i tipi di terreno e di sporcizia.
L'immunizzazione qui non è ancora arrivata, se non forse per le caste più alte nelle metropoli.

Un altro paradosso è che appaiono sempre progettanti, organizzati, capaci di rispondere alle nostre aspettative, richieste, bisogni di puntualità e precisione, sempre pronti a prometterci di mantenere qualcosa come si farebbe nel marketing moderno. Ma...le cose non accadono mai come previste, promesse, auspicate, progettate, c'è sempre uno scarto, un'imperfezione, una parziale sconnessione tra causa ed effetto, tra previsione e risultato, tra promessa ed esito.
Certe volte accadono cose in più ed in meglio, certe volte in meno e in peggio, sempre a partire dai nostri parametri. Certe volte può anche sembrare che ci freghino simpaticamente.
Ma, alla fine, la vita presenta anche qui la sua vitalità profonda e paradossale, e tutto accade come deve accadere, anche se solo in parte corrisponde a quel che ci attendevamo o avevamo richiesto.
E' una sapienza più alta e più globale, un'apertura all'evento, che nessuna scienza occidentale, neppure sistemica, può svolgere in atto come accade qui.
E' un apprendimento continuo quel che avviene qui, un allenamento alla precarietà e all'imprevisto che non ha pari. Il modo in cui funziona il traffico ne è un esempio più che calzante.
Sulle strade convivono ancora animali e umani e tutti i tipi di veicoli, e i vigili cercano di ricondurre il tutto a delle regole comuni stabili, ma il movimento è sempre governato solo da continue rinegoziazioni e svolte, inclinazioni e avvisi, riorientamenti e prese di posizione nello spazio e nel ritmo dei movimenti di tutti nel tempo.
Pazientissimi e apparentemente lenti, ma poi rapidissimi a scegliere e ad agire.

Tutto questo poi va di pari passo con una altissima capacità di essere concreti e pragmatici, anche furbi e 'di mondo', ma anche di eccellere in astrazione e trascendenza, spesso simultaneamente.
Il loro modo di pregare tiene insieme il richiamo alle alte sfere, insieme ai soldi e al successo nel lavoro, al calcolo dell'interesse.
Così come colpisce la sublimazione della sessualità e della sensualità pubblica messa insieme all'ossessiva esibizione ed ostentazione ed adorazione di yoni-lingam enormi ed inquietanti, sempre vezzeggiati, cosparsi di olii e balsami, acqua santa e latte...
Sul versante religioso ci ha colpito anche il fatto che Buddha sia nato ed abbia vissuto qui, ma che del buddhismo vero e proprio resti ben poco, se non in forme sincretiche tutte inquadrate nella cornice induista, all'inverso di come è avvenuto in Cambogia o in Thailandia.
E' come se tutto si possa tenere insieme, ma ogni tentativo di imposizione troppo rigida e dall'alto non possa essere tollerata a lungo o acquisita una volta per tutte: il tentativo di Ashoka è fallito e ci pare impossibile che anche possa trionfare oggi il pan-induismo alla Modi: è un paese troppo vasto ed intricato e stratificato perchè una parte sola possa dominare le altre.
E qualunque tentativo di questo tipo potrà portare soltanto a momenti di violenza ed aggressione reciproca, ma non potrà condurre qualcuno o qualcosa ad un successo definitivo e totale.
E' un paese, magari anche troppo nazionalista e militarista, ma che non pare inclinabile a progetti totalitari, a differenza delle nostre post-democrazie.
Un esempio di questo è anche evidente nel tentativo di imporre l'hindi ( o, in passato, l'inglese) come lingua nazionale: alla fine, dopo settant'anni di nuova repubblica fondata sull'hindi, soltanto 180 milioni lo parlano su più di 1 miliardo di cittadini, e continuano a vivere e prosperare centinaia di lingue locali, spesso parlate da decine di milioni di persone.

Insomma, lo confermiamo: viaggiare in India, a sud o a nord che sia, non è un viaggio come un altro. Per quanti viaggi si possano fare nel mondo intero, l'India ti prende in un modo tutto suo, davvero unico e per certi versi miracoloso e sacro.
Ti accoglie come un atto d'amore e pian piano ti costringe ad amarla, senza forzarti mai, ma avviluppandoti nelle sue spire di serpente, nelle sue salse masala, nei capelli di Shiva, nei suoi profumi di zinnie e cardamomo...

Soprattutto ora che siamo circondati da ucraini di rientro e che stiamo per ritrovarci tra i bergamaschi di Orrore al Serio, prima di tornare finalmente a casetta, tutto questo ci appare ancora più vero...





giovedì 7 febbraio 2019

il grande Mela

Ci immaginavamo qualcosa di grande, ma non così.
Ci siamo ritrovati all'improvviso in mezzo a 40 (quaranta) milioni di persone che festeggiavano il Kumbh Mela intorno al Sangam, il punto di confluenza geografico ma anche astronomico ed astrologico e mitologico dei tre fiumi, di cui uno immaginario o, per gli induisti, sotterraneo e invisibile: la Ganga, lo Yamuna, e il Sarasvati.
Abbiamo camminato per decine di chilometri in tre giorni con loro, Enri ha fatto anche il bagno rituale in mutande (ora è senza peccato e si salverà dal ciclo delle reincarnazioni, pare...)
Ne abbiamo visto e fatto di tutti i colori...
Abbiamo dormito nelle tende Luxury del Kalpa Vriksh, una sorta di campeggio per induisti agiati e riparati, mentre attorno si agitavano milioni di persone che provenivano da ogni dove e da ogni classe sociale...
Difficile descriverlo a parole, e forse anche attraverso le immagini, ma ci proviamo...





















sabato 2 febbraio 2019

u-ganga u-ganga u-ganga ghinga...

Giornate belle, dedicate al Gange, ancora ai suoi bei ghats, ai templi e ai mercati di questa affascinante città...
ci siamo dati tempo, e Varanasi se lo merita tutto...
Abbiamo passeggiato a lungo sulle infinite rive a gradoni, tra panni stesi, santoni, preghiere, turisti increduli, scoppiatoni, venditori, cremazioni no stop, bagni e lavacri di uomini e donne mezzo nudi, pause per il succo ed il the masala, pranzetti e soprattutto cenette in orari improbabili...




Abbiamo assistito alla cerimonia serale dell'aarti, uno spettacolo di acqua, fuoco, aria e terra, suoni luci e fiori, e tanta gente che recita la puja dinanzi al fiume...




Poi abbiamo fatto visita al rosso e intenso tempio di Durga, ci siamo inoltrati nel traffico sino all' Hindu University, comprato dei giocattoli di legno da un vecchietto al mercato di Khojwa e abbiamo attraversato il Gange in barca verso il tramonto...














Oggi, gita a Sarnath, luogo sacro ai buddisti in cui l'Illuminato fece il suo primo discorso pubblico...
Siamo stati accompagnati da un autista di tuk tuk davvero folle, Singh, autoproclamatosi 'the tiger'.





La nostra stanzetta, che lasceremo domani, è circondata sugli alberi dalle scimmie e dai fedeli che ogni mattina suonano le campanelle e innaffiano l'albero sacro del tempietto sotto casa...