venerdì 12 aprile 2024

bonus malus

 

La genialata dei bonus a raffica e dei superbonus a pioggia si rivela per quel che è: un rimedio che è peggio del male, l'ennesima (parziale e temporanea) soluzione che si rivela un (grande e prolungato) problema. Il sistema economico va a picco e i governi provano a salvare la faccia dopo aver salvato le facciate. Ma non riescono a convincere nessuno che minimamente osservi e ragioni.

Peraltro, attaccarsi ai bonus per giustificare le ristrettezze e la decrescita forzata in atto, non convince ugualmente.

Si cerca solo di galleggiare sino al dopo-elezioni: in autunno ci sarà sempre tempo per piombare nel disastro totale, irreparabile e irreversibile, a cui ci sta conducendo l'economia di guerra.

Questa, si sa, favorisce solo la guerra stessa (chi la fa, chi la prepara, chi la conduce) e sfavorisce tutto il resto.

E' incompatibile con il soddisfacimento dei bisogni primari di gran parte della popolazione (mangiare, istruirsi, curarsi, proteggersi dal freddo, avere un tetto...).

Ancor prima di avvolgerci direttamente nelle sue spire, ci impoverisce e ci angoscia, anche se apparentemente tocca altri (con le nostre armi) e appare ancora un vantaggio (per le nostre armi).


Il quadro geopolitico, nel frattempo, si aggrava e diveniamo sempre più consapevoli che basterebbe un nonnulla per farci precipitare nell'abisso.

Da vari lati si fingono dialoghi, negoziati, trattative, accordi: ma in Qatar si attende un accordo di tregua da mesi senza alcun risultato e nel frattempo gli ostaggi saranno già tutti morti e tutta la Striscia ( Rafah compresa) sarà invasa e distrutta; a Lucerna si inaugura una conferenza di pace sull'Ucraina, ma senza invitare i russi; i paesi arabi cercano di convincere l'Iran a non attaccare Israele, ma intanto finanziano attentati e confidano in azioni paramilitari coperte, tali da punire gli ebrei senza pagare (e farci pagare) i costi di una ritorsione globale su più vasta scala.

Ma l'Iran non è Hamas: attaccarlo -come già si sta facendo- è un azzardo senza senso e dagli effetti imprevedibili.

Ancora una volta, anziché alle nostre facoltà di mediazione, ci affidiamo alla ragionevolezza del potenziale nemico: sembra meno oneroso, ma ad un certo punto si potrebbe rivelare fatale.


In tutto questo, l'Unione europea va verso le elezioni.

Un'Europa totalmente in mano agli apparati di partito, a loro volta totalmente in mano alle lobbies.

Se avete visto 'Food for profit', dedicato ai potentati che controllano le politiche agricole, alimentari e d'allevamento del nostro continente, sapete di cosa parlo.

Quel documentario ci svela ancora una volta che le possibilità di un potere democratico non sussistono più, neppure in un sistema di recente formazione come la UE.

Il livello di corruzione, di collusione è tale da non permetterci più di considerarlo un elemento di degrado parziale (le cosiddette 'mele marce'), ma siamo costretti ad evidenziarne il carattere strutturale e irreformabile.

Gli appelli finali del film stesso appaiono, quindi, obsoleti e non conseguenti rispetto a quel che il film stesso rivela, come troppo spesso capita anche a chi ancora ritiene di fare una politica di opposizione e di proporre altri mondi possibili.

La solfa finale appare purtroppo sempre la stessa: votare gli onesti, i bravi e buoni, quelli che non si faranno corrompere, che hanno dei buoni programmi elettorali, che sono dei 'sinceri democratici'.

Non si vuole capire: si prosegue a 'sperare' e a 'collaborare', a negare l'evidenza della catastrofe sistemica in cui le le nostre vite ( e soprattutto le nostre senili istituzioni) sono ormai avviluppate irrimediabilmente.

Da qui si dovrebbe ripartire. Daccapo.








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