giovedì 9 maggio 2013

Have a nice conflict day !


CONFLICT DAY

Talvolta la sofferenza per un certo periodo può pervadere la mia anima al posto di non lasciarvi più posto per tali pensieri, e sono così debole che probabilmente un poco di sorte avversa produrrebbe un simile effetto per periodi lunghissimi. Ma questo importa poco...
L'unica circostanza in cui non so davvero più niente di tutto questo è il contatto con la sventura degli uomini, intendo degli altri; forse a maggior ragione con la sventura di coloro che mi sono indifferenti o sconosciuti, compresi quelli delle epoche più antiche. Questo contatto mi procura un male così atroce, strazia da parte a parte la mia anima a tal punto che l'amore di Dio mi diventa quasi impossibile. Manca pochissimo perchè non dica impossibile. Tanto che ne sarei preoccupata per me stessa, se non sapessi che il Cristo ha pianto nel prevedere gli orrori del saccheggio di Gerusalemme.
(S. Weil, Minuta 3 (1942), in 'Attesa di Dio' ).

L'esperienza che mi ha più colpito e addolorato in questo viaggio non è stato tanto la visita ai campi di lavoro e sterminio.
Star sotto la tragica e illuminante insegna dell' ARBEIT MACHT FREI o stare infine davanti alla torre di guardia di Birkenau o ai binari della selezione e della scelta tra due morti, una immediata ed una per sfinimento.
No, non è stato questo. Seppure anche questo sia stato tremendo.
E' stato invece girare per i ghetti di Cracovia e di Varsavia, vedere i piccoli resti di muro rimasti, vedere i documentari in cui centinaia di migliaia di persone venivano deportate in un'area apposita della stessa città in cui vivevano da secoli insieme agli 'ariani', e poi venire a sapere dei 'campi di raccolta', solo a due-tre chilometri da lì, luoghi di istradamento per lo sterminio finale.
Ecco, l'indifferenza davanti alla sofferenza e alla morte di altri, il fatto che tutto questo sia avvenuto senza reazioni da parte di chi si credeva 'salvo' e 'al sicuro' solo perchè non ebreo, la paura e il terrore di chi -pur cristiano o progressista- non trovava altro fa fare che rimuovere e negare, far finta di nulla, chiudere occhi e mente... Questo è quel che mi colpisce e mi fa male di più, ora.
Quanto assomiglia a noi oggi, che continuiamo a fare shopping e a girare con le cuffiette, alle nostre disperate strategie di sopravvivenza quotidiana, per restare capaci di proseguire a 'fare il nostro lavoro' in modo tale che altri proseguano il loro, quello 'sporco'...

Ieri c'è stata a Milano una giornata di mobilitazione della Sanità lombarda ed è stata chiamata 'Conflict day'.
Al di là dei soliti rituali realizzati e della sigla in inglese, mi pare un buon passo: dobbiamo iniziare a fare del conflitto quotidiano la nostra regola esplicita di vita.
Davanti ai continui richiami alla pacificazione, al garbo istituzionale, alla compostezza che ci provengono sempre più dagli stessi che proseguono a violentarci ed umiliarci nel silenzio, coperti e protetti dai formalismi 'democratici' , prosegue a crescere tra le persone la rabbia, il risentimento, la sofferenza senza sbocchi, la sfiducia assoluta verso tutto e tutti, il desiderio di rivalsa e di vendetta verso chi ti degrada e non ti ascolta...
Verso chi ti costringe a fare quel che non vuoi e a non fare quel che vorresti.
Verso chi ha bisogno di proseguire sempre più a negare e a manipolare anche la storia.
I fischi negli stadi nel minuto di silenzio imposto su Andreotti sono un segno tangibile di tutto questo.
Dobbiamo iniziare a ripudiare questo modo di vivere, ad allontanarci definitivamente da queste istituzioni e da questi riti, a confliggere con quel che è stato sinora il nostro mondo.

La nostra nave, ingombrante e in retromarcia, proverà ancora per un po' ad uscire dal porto e a riprendere la solita rotta.
Ma, nel farlo, scoprirà di andare alla deriva ormai, e si sfracellerà contro la torre di comando del porto, abbattendola.



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