CONFLICT DAY
Talvolta la sofferenza per un certo
periodo può pervadere la mia anima al posto di non lasciarvi più
posto per tali pensieri, e sono così debole che probabilmente un
poco di sorte avversa produrrebbe un simile effetto per periodi
lunghissimi. Ma questo importa poco...
L'unica circostanza in cui non so
davvero più niente di tutto questo è il contatto con la sventura
degli uomini, intendo degli altri; forse a maggior ragione con la
sventura di coloro che mi sono indifferenti o sconosciuti, compresi
quelli delle epoche più antiche. Questo contatto mi procura un male
così atroce, strazia da parte a parte la mia anima a tal punto che
l'amore di Dio mi diventa quasi impossibile. Manca pochissimo perchè
non dica impossibile. Tanto che ne sarei preoccupata per me stessa,
se non sapessi che il Cristo ha pianto nel prevedere gli orrori del
saccheggio di Gerusalemme.
(S. Weil, Minuta 3 (1942), in
'Attesa di Dio' ).
L'esperienza che mi
ha più colpito e addolorato in questo viaggio non è stato tanto la
visita ai campi di lavoro e sterminio.
Star sotto la
tragica e illuminante insegna dell' ARBEIT MACHT FREI o stare infine
davanti alla torre di guardia di Birkenau o ai binari della selezione
e della scelta tra due morti, una immediata ed una per sfinimento.
No, non è stato
questo. Seppure anche questo sia stato tremendo.
E' stato invece
girare per i ghetti di Cracovia e di Varsavia, vedere i piccoli resti
di muro rimasti, vedere i documentari in cui centinaia di migliaia di
persone venivano deportate in un'area apposita della stessa città in
cui vivevano da secoli insieme agli 'ariani', e poi venire a sapere
dei 'campi di raccolta', solo a due-tre chilometri da lì, luoghi
di istradamento per lo sterminio finale.
Ecco,
l'indifferenza davanti alla sofferenza e alla morte di altri, il
fatto che tutto questo sia avvenuto senza reazioni da parte di chi si
credeva 'salvo' e 'al sicuro' solo perchè non ebreo, la paura e il
terrore di chi -pur cristiano o progressista- non trovava altro fa
fare che rimuovere e negare, far finta di nulla, chiudere occhi e
mente... Questo è quel che mi colpisce e mi fa male di più, ora.
Quanto assomiglia a
noi oggi, che continuiamo a fare shopping e a girare con le
cuffiette, alle nostre disperate strategie di sopravvivenza
quotidiana, per restare capaci di proseguire a 'fare il nostro
lavoro' in modo tale che altri proseguano il loro, quello 'sporco'...
Ieri c'è stata a
Milano una giornata di mobilitazione della Sanità lombarda ed è
stata chiamata 'Conflict day'.
Al di là dei
soliti rituali realizzati e della sigla in inglese, mi pare un buon
passo: dobbiamo iniziare a fare del conflitto quotidiano la nostra
regola esplicita di vita.
Davanti ai continui
richiami alla pacificazione, al garbo istituzionale, alla compostezza
che ci provengono sempre più dagli stessi che proseguono a
violentarci ed umiliarci nel silenzio, coperti e protetti dai
formalismi 'democratici' , prosegue a crescere tra le persone la
rabbia, il risentimento, la sofferenza senza sbocchi, la sfiducia
assoluta verso tutto e tutti, il desiderio di rivalsa e di vendetta
verso chi ti degrada e non ti ascolta...
Verso chi ti
costringe a fare quel che non vuoi e a non fare quel che vorresti.
Verso chi ha
bisogno di proseguire sempre più a negare e a manipolare anche la
storia.
I fischi negli
stadi nel minuto di silenzio imposto su Andreotti sono un segno
tangibile di tutto questo.
Dobbiamo iniziare a
ripudiare questo modo di vivere, ad allontanarci definitivamente da
queste istituzioni e da questi riti, a confliggere con quel che è
stato sinora il nostro mondo.
La nostra nave,
ingombrante e in retromarcia, proverà ancora per un po' ad uscire
dal porto e a riprendere la solita rotta.
Ma, nel farlo,
scoprirà di andare alla deriva ormai, e si sfracellerà contro la
torre di comando del porto, abbattendola.
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