Saluto romano ai Trimalcioni d'antan che vedo gironzolare di nuovo per Roma (ma avevano mai smesso dall'età dell'Impero ?).
Er Batman di Anagni, degno dei fasti della decadenza ma anche pontifici, un 'fisicche du rolle' perfetto per fare il tesoriere 'magna magna'.
Cos'altro si può dire ancora ? Che lo sapevamo già, che tutti sanno già tutto e che si va avanti così, tra uno scandalo e l'altro, ma -in fondo- senza scandalo ?
Il tramonto dell'occidente avanza a grandi passi, grazie al cielo.
Verrà di peggio, per un pò.
Ma questa roba non può continuare.
Perch'io non spero di tornare ancora
Perch'io più nulla spero (non spero più nulla)
ne' spero ormai tornare il desiderio che torni il
Desiderio. (E. Montale, dono di C.)
Saluto, più degno, alla Romano (Lalla).
Bella scoperta, in questi giorni tristi e spenti, il suo 'Le parole tra noi leggere' (un altro verso di Montale), premio Strega 1969.
Due personaggi, quelli del figlio e della madre, ed una profondità ed ironia narrativa sul loro rapporto, davvero singolari e che da tempo non ritrovavo in un libro.
Pigro ? E' la troppa intelligenza che lo stanca.
La ruota dell'intelligenza non può incastrarsi nell'asse della vita. (Siccome si incantava e non andava avanti a vestirsi).
'Ma a cosa ti serve essere intelligente ?'. 'A farmi compagnia con me stesso'.
La piccola coppia era così amorosa che mi ispirò rispetto. E malinconia come tutte le cose felici.
'Infatti può essere felice chi vuole e sa esserlo, mentre altri si creano la loro infelicità rifugiandosi in una vita buia e noiosa. La vita è fatta per essere vissuta, e non si può viverla se non si è felici.'
Questa nostalgia della gioia è molto sua. Anche adesso sostiene che 'non è vivere se non si è felici'. Ma allora, a differenza di adesso, era ancora illuso che fosse possibile.
In questa nera oasi di pace cominciò a sentire la noia che è come un male lento e sempre uguale, e le mie giornate sono come un treno fermo d'estate in una piccola stazione.
Si ripresenta la domanda: come ho potuto dimenticarlo?
Forse allora mi era parso naturale ? Non so rispondere, ma arrischio un argomento.
Le cose troppo belle si dimenticano, vengono scartate come le troppo brutte, forse proprio perchè, non avendo un seguito, sono ormai dolorose.
Ciò che al momento è violenza, col tempo è illuminazione (si può applicare alla Storia).
'Il più alto grado di civiltà a cui l'uomo potrà giungere sarà di rendere superfluo il lavoro, distruggere le città e vivere sempre così.'
L'apocalittico 'distruggere le città' non era uno scherzo. Non vuol far paura, ma è il sogno di un idillio.
Nessuno credo pensa che il genio può ignorarsi. Genio significa vittorioso, vale a dire che sottintende una possibilità di scacco. Come si perdono e si distruggono le opere, può perdersi l'uomo, il suo genio. E fra i danni si possono contare quelli imputabili all'uomo stesso: la trascuratezza, la sfiducia.
Io credo che gli uomini di buona volontà non saprebbero neppure immaginare come si possa fare a non possederla, mentre posso affermare che coloro che effettivamente non la possiedono, anche se ne sono ardentemente desiderosi non sanno come fare ad acquistarla. Si tratta evidentemente di qualcosa di interiore, di una disposizione verso se stessi e verso il mondo esterno che si deve mutare. Oltretutto vi è una profonda differenza tra un atto di volontà momentaneo che può richiedere un grande coraggio ma che presenta sempre una difficoltà minore dell'applicazione continuata, del saper cioè resistere a ciò che ripugna, annoia e affatica.
In quanto al divertimento, viene sempre dopo, ed è anche superficiale, o meglio 'estetico'.
Al momento prevale l'irritazione, e nel fondo permane un senso doloroso di frustrazione; anche se si trattava di un gioco. E' il suo dramma, che può anche essere prospettato così: quello che lo fa libero è quello che lo fa inadatto alla vita.
Ogni tanto suo padre gli proponeva di entrare in un impiego, magari provvisoriamente.
La parola impiego, simbolo di sedentarietà, di mediocrità, gli faceva orrore: ma non diceva nè sì nè no.
Lui non aveva appunto alcuna disposizione nè inenzione di decidere qualcosa.
Si può sostenere che tale è l'attitudine di chi salvaguarda la propria libertà.
'Ma resiste e per lui è già un gran segno di virilità...'
Il resistere...sembra nascere piuttosto da paura (della vita) che è tutt'altra cosa.
Infatti non significa odio, ma amore. Paura di sprecarla, di perderla. In definitiva paura della vita come paura della morte.
Dalla sua stessa maturità non-sociale e perciò compatibile con l'ingenuità (il saggio non perde mail la sua ingenuità, proverbio cinese), nasceva l'impossibilità: la considerazione totalmente negativa, meglio la nessuna considerazione delle istituzioni, e ne discendeva nello stesso tempo il suo terrore della prassi.
Lui si sarebbe accomodato benissimo a continuare così, pur di scansare le responsabilità e le noie; infatti le lasciava nel vago, col risultato che gli facevano ancor più paura.
L'egocentrismo sembra essere il limite della sua bontà.
Il termine che indica il prevalere della difesa di sè è tanto antipatico quanto vago; e contrapporli non serve, non è nemmeno onesto. L'eccesso della difesa anzichè da troppo amore di sè nasceva in lui dalla paura.
Io senza divertirmi non posso vivere.
Sembra banale, invece è un pensiero filosofico, un pensiero estremo.
Non illumina soltanto il suo caso, ma tutta la natura umana.
'La varietà non è l'aroma, ma la sostanza stessa della vita', dice l'autore di 'Cella di isolamento'.
Noi non sappiamo più a che scopo vivere. Finora siamo vissuti sempre aspettando che accadesse qualcosa. ci siamo accorti che non accadrà nulla. Lei se ne era accorta prima, lei è più coraggiosa, più razionale. Io sono più passionale. Io sognavo avventure. Potrei anche essere felice di un viaggio in Bessarabia, ma poi mi domando: ' E dopo ? E dopo di noi ?
Dice che leggendo 'Chèri' ha scoperto cos'è che porta al suicidio. Non posso trattenermi dal piangere. Cambia un pò tono, ma insiste che è la sensibilità cioè il bisogno di piacere che porta a distruggersi.
'E' tutta questione di sensibilità. Chi non ha sensibilità è virtuoso'.
Ed ora, se spunta il sole, andrò di nuovo al Cungiareddu...
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