domenica 6 aprile 2014

dopo stalingrado

Giornate di poco lavoro e molto riposo a Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado d'Italia.
L'altra piccola Stalingrado, in quegli anni, era la mia patria natia, Carbonia.
Ora le fabbriche non ci sono più, in giro non si vedono operai o tute bliu, solo molti pensionati anziani da giardinetto.
Sono ospite della strana coppia rumeno-pugliese, che mi hanno dolcemente accolto nel loro nido, che è è divenuta ora la mia tana.
Nei prossimi giorni farò vacanza a Milano, una cosa strana per me.
Se ce la faccio vorrei vedere per la prima volta il Cenacolo di Leonardo.

Per ora mi accontento di scene meno artisitiche, ma decisamente folk.
Vivo nel quartiere arabo di Sesto: non ci sono più operai, ma migliaia e miglia di lavoratori di tutto il mondo, in una dimensione tipica dei grandi hinterland metropolitani.
Poco fa, davanti alle mie finestre, ho assistiro ad un match di lotta libera: un asiatico panzuto e di mezza età ha preso sgabelli e cestini di metallo dal bar cinese in cui si trovava e ha distrutto i finestrini di un'auto parcheggiata.
E' sceso un rumeno con una vera spada da combattimento e delle bottigllie di vetro.
Ha ferito il cinese sulla spalla sinistra e il sangue ha cominciato a flottare.
Gli ha tirato tre bottiglie senza colpirlo.
La gente intorno faceva finta di intervenire, ma non prendeva le parti di nessuno.
E'arrivata la polizia e sono scappati entrambi, il cinese a piedi, il rumeno con l'auto senza vetri.
Non so come sia andata a finire.
Da Stalingrado al Bronx, in pochi decenni: un progresso ?

Eppure questa è la dimensione delle metropoli globalizzate oggi.
Lavoro, gruppi chiusi, guerricciole di qaurtiere e tra bande, giustizia sommaria autogestita, ansie securitarie degli indigeni sbarrati in casa, referendum leghisti, voglia di 'essere padroni in patria', etc etc.
Qui vicino c'è la scuola Rovani-Arendt: ieri mattina ho incontrato anche via Rovani vicno al Centro di Terapia, e così ho scoperto che si tratta di uno scrittore risorgimentale milanese, un patriota.
Messo insieme alla Arendt, mi ha fatto venire in mente che le piccole e le grandi patrie hanno tutte lo stesso difetto nel manico.

Spero che in questi giorni anche la spalla ed il braccio abbiano riposo e migliorino ancora.
Resto dolorante, le ossa vanno meglio, ma nervi e articolazioni restano infiammati, muscoli ristretti e spenti.
Ci vorrà ancora tempo, pare, e pazienza.
Sono stanco di avere pazienza, e non solo su questo...


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