Il gioco e Maria Lai
di Enrico Euli, docente di metodologia del gioco presso l’Università di Cagliari
Giocare è una sintassi, non un vocabolario... Il gioco ci rende elastici e ci fa esercitare nel controllo dei mezzi che siamo capaci di usare, ma che in questo momento sono superflui... Nel giocare, le persone usano la propria capacità di combinare parti del comportamento che non ci sarebbe ragione di affiancare in un ambito pratico. Ma proprio esse creano la novità.
E' facendo le cose che un organismo sviluppa un'elasticità combinatoria...(J. Miller)
E' facendo le cose che un organismo sviluppa un'elasticità combinatoria...(J. Miller)
Quando vedi Maria Lai all'opera, sia dal vivo che nei vari film e documentari in cui appare o fa apparire le sue opere, molte di queste parole riemergono e si realizzano con stupefacente e semplicissima chiarezza.
Elasticità, processo creativo, combinazione di eventi, narrazione, connessione e riconnessione, novità nella ripetizione, apertura e definizione, curiosità, gratuità non funzionale e senso.
Tutte caratteristiche tipiche dell'arte, e della sua arte, e del gioco, e dei suoi giochi.
Quando ho una cordicella che è ben solida mi piace sentire che cos'è la solidità e che cosa è una cordicella, appendermici dietro e fare, saltandoci sopra, mille capriole scabrose... (J.Dubuffet)
Una adulta bambina, ed una bambina adulta, già a vederla e a sentirla parlare.
Negli ultimi anni, una giovanissima e vivacissima nonnina. Dolce e pungente, provocatoria e gentile.
Tutte caratteristiche tipiche dell'arte, e della sua arte, e del gioco, e dei suoi giochi.
Quando ho una cordicella che è ben solida mi piace sentire che cos'è la solidità e che cosa è una cordicella, appendermici dietro e fare, saltandoci sopra, mille capriole scabrose... (J.Dubuffet)
Una adulta bambina, ed una bambina adulta, già a vederla e a sentirla parlare.
Negli ultimi anni, una giovanissima e vivacissima nonnina. Dolce e pungente, provocatoria e gentile.
Uno spirito di gioco rimasto intatto, nello sguardo e nelle velocissime dita, nelle sue piccole e sapientissime mani.
Quando proponeva dei giochi non lo faceva, infatti, per bambini o per adulti: la sua arte è davvero pubblica, per tutti insieme, senza fittizie distinzioni ed oltre le convenzioni formali e delle età: i suoi 'giochi' si muovono nell'inconscio di ciascuno, parlano la lingua primaria delle metafore, molto più primitiva e molto più complessa e vitale degli anemici linguaggi dell'analisi e della coscienza. La sensibilità estetica è una rete di rimandi, di narrazioni sottese, di ubique relazioni: le metafore mescolano, sovrappongono, amalgamano i livelli di discorso, i concetti, creano nuove cornici e nuovi domini del discorso. Come in un bel film, l'azione artistica di Maria Lai si snoda ed emerge facendo tutto questo.
E facendolo insieme ad altri, co-costruendo l'opera e le sue regole, come in un eterno laboratorio vivente.
Il giocare, infatti, non è un'attività specifica, ma uno stile di vita, un modo di essere nel mondo.
E, in Maria Lai, si esprime la forza della cultura contadina e pastorale, delle rocce ogliastrine, della forma di vita entro cui è vissuta e che è andata a mescolarsi con i più eterei e sofisticati codici dell'arte e della civiltà occidentale. Anche questo fa la sua bellezza.
La bellezza arresta il moto. Per esempio: vedete un falco che si libra in volo per poi scendere in picchiata, oppure una volpe che fa capolino davanti a voi nel bosco, o l'allegro salto di un delfino nell'onda di prua. Questa rapida inspirazione, questo piccolo fiato -hshsh, come fanno i giapponesi fra i denti quando vedono qualcosa di bello in un giardino-, questa reazione, ahhh, è la risposta estetica, come il trasalire nel dolore o il gemere nel piacere.
Aisthesis risale agli omerici “aiou” e “aisthou”, che significano sia “percepisco” sia “resto senza fiato”. (J. Hillman).
Un restare senza fiato che non ha nulla di epico, di prepotente, di guerresco.
Un giocare, il suo, di continue concorrenze, ma nessuna competizione.
Un cooperare nel conflitto, una diuturna lotta nonviolenta tra quel che si crea e si distrugge, si lega e si scioglie, cambia e sta.
Stabilità e precarietà, persistenza e caducità, ordine e disordine: sempre congiunti e inseparati, indissolubili e ineliminabili, come la regola e il caso.
Maria Lai esprime il piacere del kosmos, la passione che tiene insieme i movimenti della vita e del mondo.
Come il gioco del Tempo, di quel bambino eracliteo che da sempre costruisce castelli di sabbia, solo e a ridosso delle onde...
Quando proponeva dei giochi non lo faceva, infatti, per bambini o per adulti: la sua arte è davvero pubblica, per tutti insieme, senza fittizie distinzioni ed oltre le convenzioni formali e delle età: i suoi 'giochi' si muovono nell'inconscio di ciascuno, parlano la lingua primaria delle metafore, molto più primitiva e molto più complessa e vitale degli anemici linguaggi dell'analisi e della coscienza. La sensibilità estetica è una rete di rimandi, di narrazioni sottese, di ubique relazioni: le metafore mescolano, sovrappongono, amalgamano i livelli di discorso, i concetti, creano nuove cornici e nuovi domini del discorso. Come in un bel film, l'azione artistica di Maria Lai si snoda ed emerge facendo tutto questo.
E facendolo insieme ad altri, co-costruendo l'opera e le sue regole, come in un eterno laboratorio vivente.
Il giocare, infatti, non è un'attività specifica, ma uno stile di vita, un modo di essere nel mondo.
E, in Maria Lai, si esprime la forza della cultura contadina e pastorale, delle rocce ogliastrine, della forma di vita entro cui è vissuta e che è andata a mescolarsi con i più eterei e sofisticati codici dell'arte e della civiltà occidentale. Anche questo fa la sua bellezza.
La bellezza arresta il moto. Per esempio: vedete un falco che si libra in volo per poi scendere in picchiata, oppure una volpe che fa capolino davanti a voi nel bosco, o l'allegro salto di un delfino nell'onda di prua. Questa rapida inspirazione, questo piccolo fiato -hshsh, come fanno i giapponesi fra i denti quando vedono qualcosa di bello in un giardino-, questa reazione, ahhh, è la risposta estetica, come il trasalire nel dolore o il gemere nel piacere.
Aisthesis risale agli omerici “aiou” e “aisthou”, che significano sia “percepisco” sia “resto senza fiato”. (J. Hillman).
Un restare senza fiato che non ha nulla di epico, di prepotente, di guerresco.
Un giocare, il suo, di continue concorrenze, ma nessuna competizione.
Un cooperare nel conflitto, una diuturna lotta nonviolenta tra quel che si crea e si distrugge, si lega e si scioglie, cambia e sta.
Stabilità e precarietà, persistenza e caducità, ordine e disordine: sempre congiunti e inseparati, indissolubili e ineliminabili, come la regola e il caso.
Maria Lai esprime il piacere del kosmos, la passione che tiene insieme i movimenti della vita e del mondo.
Come il gioco del Tempo, di quel bambino eracliteo che da sempre costruisce castelli di sabbia, solo e a ridosso delle onde...
pubblicato sul blog curato dal caro salvatore pinna per cinemecum
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