martedì 8 aprile 2014

i milanesi,berlinguer, e gli altri animali

A girare per Sesto capisci perchè Berlu punta a prendere voti dagli amici degli animali.
E' incredibile il numero di persone che va per strada con un cane, di qualunque taglia, razza, tipo e ideologia.
E ci parlano anche, di continuo, come se fossero proprio loro amici o parenti.
Che cosa può fare l'isolamento sociale e l'alienazione da lavoro (o non lavoro)...

A girare per Milano centro capisci che questa città prosegue ad attirare con stile e charme modaiolo uno stuolo di giapponesi e arabi da shopping, che non disdegnano la visitina a Leonardo o alla Madunìn.
Oggi, per la prima volta, ho visto il Cenacolo: sbiadito, quasi trasparente ed etereo, come dipinto da un alieno che è passato per caso sulla terra.
Circondato, anche lì, da giapponesi, altri alieni viventi.

Ho pochissime energie nelle gambe. mi stanco subito, dormo troppo poco e male.
Sono tornato a casa presto, poco fa.
Anche perchè stanotte sono andato a vedere molto tardi, in un terribile multisala da Ipercoop, 'Quando c'era Berlinguer' del mitico Uòlter.
Il personaggio è fortissimo, la storia umana e politica anche.
Ma il film è troppo stretto, impaurito, come se Uòlter temesse di non farcela.
Ma forse è un bene che non vada oltre: conoscendolo, rischiava di sbrodolare.
Come sempre il mitico non è onesto: non è onesto nell'essere lui a parlare di Berli, sarebbe più adatto a parlare di Berlu (quale differenza può fare una i o una u...).
E l'interpretazione degli eventi è tutta pro domo sua, come se quel che è accaduto dopo (anche grazie a lui) fosse ineluttabile e, alla fin fine, fosse stato giusto così.
Un pò come Francesco Piccolo: ma almeno lui ammette che, se segui Veltroni o Renzi, devi dimenticare e abbandonare Berlinguer, non puoi tenerli insieme.
Ed invece il mitico Uòlter ci prova, ancora una volta, a salvarsi la vita, e l'anima.
A rifarsi la storia per conto suo, e a salvare capra e cavoli.
Una cosa è chiara: è meglio che si dia solo al cinema o alla musica, da ora in poi.
Ma quel che è fatto è fatto...Quel che ha fatto ha fatto.
E quel che 'è stato' è stato (Stato).
Nei titoli finali è impressionante vedere che quasi tutti i protagonisti ed intervistati  'sono stati' , e non sono più.
Come Berlinguer, come un passato che non torna.
In soli trent'anni, in questa Guerra dei trent'anni, quel che resta sono solo macerie, dopo la catastrofe.
Checchè ne pensino quelli della Lista Tsipras, con cui battaglierò sabato notte a Lodi...

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