Tanto per non smentirmi troppo, voglio ricordare qui due persone che sono morte in questi giorni, e che hanno attraversato la mia vita di 'amico della nonviolenza'.
Piero Pinna, primo obiettore di coscienza italiano, e Fulvio Manara, storico di Gandhi e persona squisita.
Il primo era anziano, ironico, leggermente malmostoso, magro e nevrotico, dagli occhi grandi e penetranti e dalle sopracciglia lunghissime e sempre in disordine.
Con lui, per il quale nutrivo da adolescente un'ammirazione sconfinata, ho organizzato la Catania-Comiso nel lontano 1982 ed ho condiviso molte riunioni e molte litigate.
Il secondo era purtroppo ancora abbastanza giovane, grassottello e bonario, tenace e attento a tutto, sensibilissimo e dolce, intransigente e in ascolto, accogliente e simpatico, curiosissimo e sempre dialogante.
Era uno dei pochi nonviolenti italiani che apprezzasse davvero il training, che non ci considerasse dei reprobi e dei traditori.
Era riuscito anche a pubblicare dei suoi articoli sul training nella famigerata rivista Azione Nonviolenta, covo di settari cattolici impossessatisi del patrimonio capitiniano (anche grazie all'avvallo del buon Piero di cui sopra, purtroppo).
Di recente sono entrato nella redazione della rivista Educazione Democratica anche grazie a un suo invito.
Ci stimavamo e ci volevamo bene, nel nostro modo silenzioso e accorto.
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Mi sento triste per la loro morte.
Piero mi ricorda la giovinezza, i sogni, gli ideali e i miti dei miei vent'anni, mai del tutto rinnegati.
Fulvio mi mancherà come amico e come compagno di strada, tanto...
Rassegniamoci, la morte è solo una parte della vita.
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