Un
governo libero è un governo che non fa del male ai cittadini, ma che
al contrario dà loro la sicurezza e la tranquillità. Ma ci corre
ancora molto alla felicità, bisogna che l'uomo se la crei lui
stesso, perchè sarebbe un'anima ben grossolana quella che si
considerasse perfettamente felice godendo della sicurezza e della
tranquillità.
In
Europa confondiamo le cose; abituati come siamo a dei governi che ci
fanno del male, ci sembra che esserne liberati sarebbe il culmine
della felicità...L'esempio dell'America ci mostra proprio il
contrario. Lì il governo disimpegna bene i suoi doveri e non fa del
male a nessuno... Noi europei vediamo che siccome l'infelicità che
viene dai governi manca agli americani, essi sembrano mancare a se
stessi. Si direbbe che la sorgente della sensibilità si inaridisca
in loro.
Essi
sono giusti, sono ragionevoli, ma non sono felici...
Tutta
l'attenzione sembra rivolta agli arrangiamenti ragionevoli della
vita, e a prevenire tutti gli inconvenienti: arrivati alfine al
momento di raccogliere il frutto di tante cure e di sì lungo spirito
d'ordine, non si trova più un resto di vita per godere.
Si
direbbe che i figli di Penn non abbiano mai letto questo verso che
sembra la loro storia:
Et
propter vitam, vivendi perdere causas.
(E a
causa della vita perdere le ragioni per vivere, Giovenale, Satire,
VIII).
I
giovani dei due sessi, allorchè è giunto l'inverno, corrono insieme
in slitta sulla neve di giorno e di notte, fanno corse di quindici o
venti miglia molto allegramente e senza alcuno per sorvegliarli; e
non ne derivano mai inconvenienti. C'è la gaiezza fisica della
giovinezza che passa presto col calore del sangue e che è finita a
venticinque anni: non vedo le passioni che fanno godere.
C'è
tanta abitudine alla ragionevolezza negli Stati Uniti, che la
cristallizzazione dell'amore è stata da ciò resa impossibile.
Ammiro
quella felicità e non la invidio; è come la felicità degli esseri
di una specie diversa e inferiore. Mi aspetto molto meglio dalla
Florida o dall'America meridionale...
(Stendhal,
Dell'amore, 1822)
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