Chi viveva nella Repubblica islamica
dell'Iran era in grado di capire al volo il risvolto tragico e al
contempo assurdo di quel tipo di crudeltà. Era la stessa che
subivamo ogni giorno, e anche noi, per sopravvivere dovevamo
prenderci gioco della nostra infelicità. Sapevamo persino
riconoscere d'istinto la volgarità, posilost, in noi stessi prima
che negli altri. Per questo l'arte e la letteratura diventavano così
importanti: non erano un lusso, ma una necessità. Nabokov ha colto
in pieno che cosa significhi vivere in una società totalitaria, in
un mondo fittizio e pieno di false promesse, in cui si è
completamente soli e non si è più in gradi di distinguere tra
salvatori e carnefici.
Quando aveva ripreso la parola era
stato per dire che a suo modesto avviso un solo film di Stanlio e
Ollio valeva più di tutti i loro opuscoli rivoluzionari messi
assieme, opere di Marx ed Engels incluse. Quel che loro chiamavano
passione non lo era veramente, e non era nemmeno follia: era
un'emozione grezza, indegna della vera letteratura. Aggiunse che se
avessero modificato i piani di studi si sarebbe rifiutato di
insegnare. Restò fedele a quelle parole e non torno più...Mi
dissero che adesso viveva come un recluso nel suo appartamento, dove
ammetteva soltanto una cerchia ristretta di amici e discepoli. 'Lei
la vorrebbe conoscere di sicuro, professoressa', disse una ragazza
con allegria. Io non ne ero altrettanto certa.
'I sogni', dissi rivolta a Nyazi,
'sono ideali perfetti, compiuti in se stessi. Come si può
sovrapporli a una realtà imperfetta, incompleta, in perenne
mutamento ?'...
Quando lasciai l'aula, quel giorno,
non dissi niente di ciò che io stessa allora intuivo appena, e cioè
che il nostro destino era sempre più simile a quello di Gatsby. Lui
aveva cercato di realizzare il suo sogno facendo rivivere il passato,
e alla fine si era reso conto che il passato era morto e sepolto, il
presente soltanto una finzione, e che non c'era futuro.
Un mattino, all'improvviso e senza
che nessuno se lo aspettasse, scoppiò la guerra...tornavamo in
macchina a Teheran da una gita sul mar Caspio, quando sentimmo alla
radio la notizia dell'attacco iracheno. L'annunciatore lesse il
comunicato in tono piatto, come avrebbe fatto con una nascita o una
morte, e noi lo accettammo come qualcosa di irrevocabile, che a poco
a poco si sarebbe imposto su tutto il resto, insinuandosi fino nelle
pieghe più nascoste della nostra vita. In fondo è così che si
manifestano gli eventi repentini e devastanti, no ? Una mattina ti
svegli e scopri che, per via di forze che agiscono al di sopra del
tuo controllo, la tua vita non sarà mai più la stessa...
'Certo, per avere ragione ce l'hai.
Il regime si è insinuato così bene in ogni angolo della nostra vita
che non riusciamo più a pensare ad altro. Ci sembra che sia
onnipotente...
Lascia che ti ricordi del signor
Bellow, la tua ultima fiamma...,la frase sua che citavi sempre:
'questi prima ti ammazzavano, e poi ti costringevano a meditare sui
loro crimini...
La Russia aveva tentato di isolarsi
dal travaglio della coscienza moderna. Si era sigillata. All'interno
del paese sigillato, Stalin spargeva la vecchia morte. In Occidente,
il travaglio è quello di una morte nuova. Non ci sono parole per ciò
che accade all'anima nel mondo libero...Il nostro sepolto
discernimento la sa più lunga. I nostri remoti centri di coscienza
vedono tutto e lottano contro la chiara lucidità della veglia. La
lucidità della veglia ci costringerebbe ad affrontare la nuova
morte, il particolare travaglio del nostro lato del mondo. Aprire
davvero la coscienza a ciò che avviene realmente sarebbe un
purgatorio' .
(Azar Nafisi, Leggere Lolita a
Teheran, 2004)
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