Non passa lo straniero
E' passato anche il 24 maggio.
Centesimo anniversario dell'entrata in guerra.
Effluvi e profluvi di retorica della pace da parte delle istituzioni.
Si celebrano i milioni di caduti per la patria.
Intanto si prosegue a preparare nuovi interventi militari.
E proseguono le 'missioni di pace' in corso.
E continuiamo a fabbricare stranieri da non far passare.
Ora sono negri, poveri, disperati.
Non sono più i poveri soldati dello spocchioso impero
austro-ungarico.
Ma l'Europa erge nuovi muri, ben più potenti delle trincee sul
Carso.
E i nuovi stranieri si accalcano loro addosso, senza tregua.
Intanto, in Iraq e in Siria, invece, passa lo straniero.
L'Isis avanza, e fa stragi di militari in fuga e di civili disperati.
Noi stiamo a guardare, preoccupati più per le rovine di una città
romana, che per i loro attuali abitanti.
Quelli che sopravviveranno saranno i profughi che domani batteranno
alle nostre porte.
E sapremo come accoglierli, statene certi, se non affogheranno nel tragitto.
Intanto, riniziamo a creare stranieri anche nell'Unione.
I greci la stanno per lasciare, direi.
'Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri
debitori' resta solo una frase del Padre Nostro.
I britannici, per motivi opposti, faranno lo stesso tra qualche
tempo.
Dopo il referendum sui matrimoni omosessuali in Irlanda, ci sarà
-pare- un referendum sulla permanenza nell'Unione in Inghilterra.
Ma l'euro rischia di crollare prima.
Per quanti mirabolanti artifizi possa ancora inventarsi Draghi il
numero di chi -europeo o meno- si sente straniero in casa propria sta
crescendo troppo.
Ed i conflitti interni al nostro stesso continente -tra ricchi e
poveri, tra inclusi ed esclusi, tra vecchie e nuove generazioni-
emergono con sempre più forza.
Nuove guerre da piangere e nuovi anniversari da celebrare ci attendono.
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